[Pagina precedente]...a solitudine riesce necessariamente un metafisico. E se da prima egli era filosofo di società , da poi, contratto l'abito della solitudine, a lungo andare egli si volge insensibilmente alla metafisica e finalmente ne fa il principale oggetto dei suoi pensieri e il più favorito e grato.
(12. Maggio. Festa dell'Ascensione. 1825.)
Tetta, tettare ec. - ????? ec.
Diminutivi positivati. Brachium - ??????? quasi da un ??????? o ??????? o ??????? ec. perduto.
(21. Maggio Vigilia della Pentecoste. 1825.)
???? ?????? ???????????. Joseph. de vita sua §.59.
(27. Mag. 1825.). §.68. ??????? ????? ???? ?????? ?????? ?????????? c. Apion. 2.37. p.493. lin.7.
???? ????? ?? ????? ??????????? ?? ?? ??? ???????. Italianismo. Lo prendono (cioè lo colgono, lo soprapprendono) alle spalle. Joseph. de vita sua §.72.
Senz'altro (niun) fine. Casa Istruz. al Card. Caraffa. opp. t.2. p.4. lin.19. ed. Ven. 1752.
?????? per primum, luego ec. Pseudo-Joseph. de Maccabeis §.1. fin. §.3. p.499. lin.4. ante fin.
(31. Maggio 1825.)
Grado-gradino. Pisum-pisello. Struffo-strufolo ec. V. Crus.
Monosillabi latini. Flo.
Arrischiato (Baldi Vita di Federigo di Montefeltro, Roma 1824. tom.1. p.89. princ.), arrisicato (Crus.) per che suole arrischiarsi, che si arrischia.
Disonorato, Inonorato, Inhonoratus ec. per disonorevole.
Honorus, inhonorus per honoratus, inhonoratus.
???? per praeter. Isocr. Paneg. ed. Cantabrig. 1729. p.175. lin.1.
[4140] Stella quasi astella o astellum da ????? o da ??????.
(12. Luglio. dì di S. Gio. Gualberto. 1825.)
Tanto è necessaria l'arte nel viver con gli uomini che anche la sincerità e la schiettezza conviene usarla seco loro con artificio.
(Milano. 22. Sett. 1825.)
Spasimato per spasimante. Crus. Entendu per intendente. Innamorato per che innamora. Petr. Son. Ma poi che 'l dolce riso. v. penult. e Canz. Poi che per mio destino, stanza 5. v.9.
Sì ch'io vo già della speranza altiero. Petr. Son. Quando fra l'altre dame. V. anche Sestina A qualunque animale, v. penult. e Canz. Sì è debile il filo, stanza 6. v.2 e Canz. Lasso me, st.4. v.9.
Gaio, gai franc. ec. - ?????.
Miglio, milium ec. - millet, diminutivo positivato. Entrailles - ???????, interiora ec. Ladrillo spagn. Laterculus ec. - later. Scalino - scala, scaglione ec.
Tra via, per in via. Petr. Son. A piè de' colli. e altrove spessissimo fra via, e tra via, esso Petrarca, ed altri, prosatori e poeti.
Poi per ????, cioè nondimeno ec. del che altrove. Petr. Son. Perch'io t'abbia guardato.
???? ??????. Eupolis Comicus ap. Stob. ???. ??. p.32. ed. princeps Gesneri, Tiguri 1543.
?????????? ?? ?????? ??? ????????? ?? ?????? ???? ???? ?????? ????????? ?????? ?????. Thucydid. ap. Stob. serm.6. ???? ???????. (Milano. 22. Sett. 1825.) lib.2. in concione Phormionis. V. Plat. ed. Astii. t.4. p.228. lin.12. p.236. lin.30. p.358. lin.20.23.
Se Dio facesse altro di me, vale, facesse alcuna cosa, nulla. Così, Machiavelli, Commedia in prosa senza titolo, opp. Italia 1819. vol.e 6° at.2. sc.1. p.328. Io guarderei molto ben chi egli fusse, prima ch'io facessi altro, cioè nulla, cioè cosa alcuna. Senza pensare altro, io mi avvierò là . ib. 2. 7. 337-8. E del vecchio eramo come certissimi che prestatomi indubitata fede, ne dovesse andar la senza pensare altro. Cioè nulla. 3. 1. 340. La padrona subito si spoglia, e senza pensare ad altro (a nulla) nel letto si corica. ib. 341. (Milano.).
[4141]AGGRESSER, v. a. (verbe actif). Attaquer, être aggresseur. Jean Molinet, Dicts et faits notables, p.125. Articolo dell'Archéologie française par Charles Pougens, appendice à la suite de la lettre a. Paris 1821-25. tom. I. p.48.
(Bologna. 6. Ottobre. 1825.)
Dissimulato, Simulato, Dissimulé ec. per dissimulatore ec. V. Forcellini.
Nel corso del sesto lustro l'uomo prova tra gli altri un cangiamento sensibile e doloroso nella sua vita, il quale è che laddove egli per lo passato era solito a trattare per lo più con uomini di età o maggiore o almeno uguale alla sua, e di rado con uomini più giovani di se, perchè i più giovani di lui non erano che fanciulli, allora spessissimo si trova a trattare con uomini più giovani, perchè egli ha già molti inferiori di età , che non sono però fanciulli, di modo che egli si trova quasi cangiato il mondo dattorno, e non senza sorpresa, se egli vi pensa, si avvede di essere riguardato da una gran parte dei suoi compagni come più provetto di loro, cosa tanto contraria alla sua abitudine che spesso accade che per un certo tempo egli non si avveda ancora di questa cosa, e séguiti a stimarsi generalmente o più giovane o coetaneo dei suoi compagni, come egli soleva, e con verità , per l'addietro.
(Bologna. 8. Ottobre. 1825.)
Chi di noi sarebbe atto a immaginare, non che ad eseguire, il piano dell'universo, l'ordine, la concatenazione, l'artifizio, l'esattezza mirabile delle sue parti ec. ec.? Segno certo che l'universo è [4142]opera di un intelletto infinito. - Ma sapete voi che dalla estensione e forza dell'intelletto dell'uomo, a un'estensione e forza infinita ci corre uno spazio infinito? L'intelletto umano non è atto a immaginare un piano come quello dell'universo. Ma un intelletto mille volte più forte ed esteso dell'umano, potrà pure immaginarlo. Non vi pare che possa? Dite dunque un intelletto maggiore dell'umano un millone di volte, un bilione, un trilione, un trilione di trilioni. Non arriverete mai ad un intelletto infinito, e però mai ad un intelletto grande, se non relativamente (giacchè un intelletto anche un trilion di volte maggior del nostro, non sarebbe già un intelletto grande per se, ma solo relativamente al nostro, e sarebbe infinitamente minore di un intelletto infinito), e però mai ad un intelletto divino. Lo stesso dico della potenza. L'uomo non può fare il mondo. Non però il farlo richiede una potenza infinita, ma solo maggiore assai dell'umana. Deducendo dalla esistenza del mondo la infinità e quindi la divinità del suo creatore, voi mostrate supporre che il mondo sia infinito, e d'infinita perfezione, e che manifesti un'arte infinita, il che è falso, e se ciò è falso, niente d'infinito si dee attribuire all'autore della natura. V. p.4177. Lascio anche stare le innumerabili imperfezioni che si ravvisano, non pur fisicamente, ma metafisicamente e logicamente parlando, nell'universo.
Del resto quello che nella struttura ec. del mondo e delle sue parti, p.e. di un animale, a noi pare ammirabile, e di estrema difficoltà ad essere immaginato, non fu infatti niente difficile. Le cose [4143]sono come sono perchè così debbono essere, stante la natura loro assoluta, o quella delle forze e dei principii (qualunque essi sieno) che le hanno prodotte. Se questa natura fosse stata diversa, se le cose dovessero essere altrimenti, altrimenti sarebbero, nè però sarebbero men buone e men bene andrebbero (o vogliamo dir più cattive e camminerebbero peggio) di quel che fanno ora che sono così come noi le veggiamo. Anzi allora questo che noi chiamiamo ordine e che ci pare artifizio mirabile, sarebbe (e se noi lo potessimo concepire, ci parrebbe) disordine e inartifizio totale ed estremo. Niuno artifizio insomma è nella natura, perchè la natura stessa è cagione che le cose vadan bene essendo ordinate in un tal modo piuttosto che in un altro, e questo modo non è necessario assolutamente all'andar bene, ma solo relativamente al tale e non altrimenti essere della natura, la quale se altrimenti fosse, le cose non andrebbero bene, non potrebbero conservarsi ec., se non con altro modo ec.
(Bologna. 8. Ottobre. 1825.)
????? per primum. Epictet. Enchirid. Cap.V.
?????? ??? (para, acquire, compara tibi), ?????, ??? ??? ????? ??????. Epictet. Enchirid. cap.31.
?(? ??? ??????? ?????? ??????, ???? ?? ????????. E se con queste cose, cioè con tutto questo, ti conviene andare, porta in pace quel che ti accadrà , che te ne accade. Così il Bartoli nel Mogol, con essere, per con tutto l'essere, non ostante l'essere. Italianismo di Epitteto, Enchiridio, cap.52.
(Bologna. 9. Ott. Domenica. 1825.). La stessa frase col senso medesimo si trova anche cap.39. fin.
[4144]?? ??? ??????? ( p. ??????) ????? ????????. M. Antonin. VI.2. Del resto amant stoici extenuandarum rerum causa, deminutiva (Simpson not. in Epictet. c.12.): e in Arriano et Epicteto diminutiva significant extenuationem et vilitatem ipsius rei, non autem parvitatem (id. ad c.24.). V. p.4145.
Museau - muso. Goupil o golpil, e per la femmina goupille, quasi vulpilla, cangiato al solito il v in g; antica voce francese per renard, appresso Pougens, Archéologie française, art. Goupil, con parecchi derivati, cioè goupiller verbo neutro, goupillage e goupilleur, dei quali pur si hanno esempi loc. cit. t.1.
(Bologna. 10. Ott. 1825.)
Si sa quanto poco fossero considerate le donne presso i Greci e i Romani, e come il servirle e trattarle quasi superiori agli uomini, come si fa oggi, non avesse origine, secondo il Thomas (Essai sur les femmes), se non nei tempi cavallereschi dai costumi dei settentrionali conquistatori di Europa, i quali avevano un'antica loro superstizione che riguardava le donne come tante deità . Nondimeno pare che a tempo degl'Imperatori romani la condizione delle donne fosse già molto simile alla presente. Lascio le odi di Orazio e i libri di Ovidio, Tibullo, Properzio ec. Epitteto Enchirid. cap.62. ?? ???????? ????? ??? ??????????????? ???? ??? ??? ?????? ?????? ?????????. ????????? ?????? ??? ???? ??? ????? ?????? ????????, ????? ?? ???????????? ???? ????????, ???????? ????????????? ??? ?? ????? ????? ????? ??? ???????. Dove trovo nelle note: V. Serv. ad. Virg. En. 6.397. Suet. in Claud. c.39.
(Bologna. 1825. 10. Ottobre.). V. p.4246.
Somiglianza di costumi antichi e moderni, ovvero antichità di costumi che si credono moderni. - La lucerna di terra cotta (fittile) [4145]di cui si era servito Epitteto, fu venduta per 3000 dramme. V. p.4166. fin. I ricchi Ateniesi per lusso usavano di tener servi negri. Teofrasto Caratteri cap.21. Terenz. Eunuch. 1. 2. 85. Auctor ad Herenn. IV. 50. Visconti Museo Pio Clem. t.3. fig. 35. rappresentante la statua di un Negro servente al bagno. Negli spettacoli antichi si gridava da capo (?????) come da noi. V. le mie noterelle latine sul Simposio di Senofonte. Similmente di tenere in casa una scimmia o più d'una ancora. Ib. c.5. V. p.4170.4298.
Alla p.4144. capoverso 1. In questo senso bisogna intendere quel luogo di Epitteto Enchirid. c.24. ?????? ???? ????? ?????????????, ???? ? ?? ???????? ??? ? ?? ??????? ? ???? ??????? ? ?? ???????.
E comandolle che senza altro (nulla) dire, per sua propria l'allevasse. Caro Gli Amori pastorali di Dafni e Cloe di Longo Sofista, ragionamento primo, p.6. ediz. di Crisopoli (Pisa) 1814. nel volume 2do della Collezione degli Erotici greci tradotti in volgare.
MORDILLER. Mordre légèrement et frequemment; faire un grand nombre de petites morsures. Pougens Archéologie française art. mordiller, Paris 1821-5. tom.2. p.29. Antica voce francese, adoperata anche da Scarron e dalla Sévigné, e inserita anche nel Dizionario dell'Accademia francese nell'ediz. del 1798.
Ella è cosa forse o poco o nulla o non abbastanza osservata che la speranza è una passione, un modo di essere, così inerente e inseparabile dal sentimento della vita, cioè dalla vita propriamente detta, come il pensiero, e come l'amor di se stesso, e il desiderio del proprio bene. Io vivo, dunque io spero, è un sillogismo giustissimo, eccetto quando la vita non si sente, come nel sonno ec. Disperazione, rigorosamente parlando, non si dà , ed è così impossibile a ogni [4146]vivente, come l'odio vero di se medesimo. Chi si uccide da se, non è veramente senza speranza, non più che egli odii veramente se stesso, o che egli sia senz'amor di se stesso. Noi speriamo sempre e in ciascun momento della nostra vita. Ogni momento è un pensiero, e così ogni momento è in certo modo un a...
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