[Pagina precedente].... lib.3. princip. La Crus. ha Digiune.
Ragionato per ragionevole, ragionatamente ec. v. Crusca. Minutus, minuto ec. da minuo, per piccolo. Svagato, divagato, distratto, distrait ec. per che suole essere svagato ec. Dissipito cioè non saputo per dissipiente, che non sa, non ha sapore. Dissapito. Dissaporito.
Sfondare-sfondolare, sfondolato. Aratro arato voce antica - aratolo.
Alla p.4144. Io credo certo ch'Epitteto (il quale viveva in Roma) alluda in questo luogo al costume romano di chiamar le donne dominae, costume che certo ci dovette essere, e passare in consuetudine grandissima poichè nel nostro volgare domina (donna) è restato sinonimo, anzi vicario, di mulier. V. il Ducange in Domina, [4247]§ .6. e il Forcell. che dice così chiamate le madri di famiglia e le mogli, e queste, cioè le maritate, sono propriamente in ital. le donne. Questa è però, secondo me, la vera interpretazione del luogo di Epitteto, cioè che le femmine, appena maritate, divengono di nome donne, che val padrone. Del resto noi diciamo similmente le non maritate, donzelle, cioè padroncine. V. Ducange in Domicellus, ed anche vedilo in Domnus. I mariti ancora si chiamavano particolarmente domini. Forcell.
(Recanati. 2. Feb. Festa della Purificazione di Maria Vergine Santissima. 1827.)
Magistrato274 da bene. Magistrato malvagio. Qual è il segno da riconoscerlo? Di tutte le altre cose non ne troverete una, dove stabilito ancora e confessato il fatto, non sieno vari e opposti giudizi, o interpretazioni qual buona qual sinistra. Rigoroso, severo: se tu lo lodi per questo capo, altri per questo medesimo lo chiamerà vendicativo, crudele, ministro della tirannide, esecutore di vendette e risentimenti privati sotto specie di pubblici, nemico dei cittadini, fanatico, persecutore, odiatore dei lumi, della libertà , del progresso della civilizzazione. Clemente: sarà freddo, debole, protettore dei vizi e dei malvagi, complice dei perturbatori della società , fautore delle male opere. Se vi sono partiti, ed egli ne favorisce uno, l'altro o gli altri lo condannano; se nessuno, egli è un insensato, un vile, almeno un furbo. Così dell'ambizione; ec. ec. Ma quanto all'astinenza o all'appetenza dell'altrui o del pubblico, voi non troverete due persone che concordato il fatto, discordino nel lodarlo o nel biasimarlo, o anche nell'interpretarlo. E questo è quasi il solo capo dal quale in verità suol dipendere il nome che uno acquista nei magistrati di uomo da bene, o di tristo. Da bene è sinonimo di disinteressato, malvagio di cupido; integrità di disinteresse ec. Da ciò parrebbe che gli uomini non fossero d'accordo se non nel concetto della roba, e che l'ufficiale pubblico potesse a suo modo dispor della vita, dell'onore, della libertà , di tutti gli altri beni dei cittadini, purchè rispettasse i danari e le possessioni.
(4. Feb. Domenica. 1827.)
Cano is, con-cino is ec. - Vati-cinor aris, ec. buccinare ec. V. Forc.
[4248]( ?(???? per ?(??????. V. Casaub. ad Athenae. l.8. c.10. sulla fine. Plat. ed Astii t.4. p.104. lin.23. p.200. lin.9.
???????? ha diverso accento quando si scrive per infelice e quando per malvagio; ?(?????? o ??????(?; come ho notato altrove di ???????. Puoi vedere Casaub. ad Athenae. l.8. c.10. titul. et init.
Del digamma eolico v. Casaub. ad Athenae. l.8. c.11. due volte.
Al detto altrove di curtus, cortar, scortare, scorciare, accorciare ec. aggiungi accortare.
Metior iris-metor aris. Ed anche metio (Lattanz. ha metiebantur passiv.) e meto.
Capperi. Origine greca di questa esclamazione. V. Menag. ad Laert. l.7. segm.32.
'P???(?-racaille. V. Casaub. ad Athenae. l.9. c.5.
Sottosopra, sossopra, sozzopra ec. - (????(??.
Assegnato per parco ec. V. Crusca, e Caro. Lett.175. vol.1.
Certo molte cose nella natura vanno bene, cioè vanno in modo che esse cose si possono conservare e durare, che altrimenti non potrebbero. Ma infinite (e forse in più numero che quelle) vanno male, e sono combinate male, sì morali sì fisiche, con estremo incomodo delle creature; le quali cose di leggieri si sarebbono potute combinar bene. Pure perch'elle non distruggono l'ordine presente delle cose, vanno naturalmente e regolarmente male, e sono mali naturali e regolari. Ma noi da queste non argomentiamo già che la fabbrica dell'universo sia opera di causa non intelligente; benchè da quelle cose che vanno bene crediamo poter con certezza argomentare che l'universo sia fattura di una intelligenza. Noi diciamo che questi mali sono misteri; che paiono mali a noi, ma non sono;, benchè non ci cade in mente di dubitare che anche quei beni sieno misteri, e che ci paiano beni e non siano. Queste considerazioni confermano il sistema di Stratone da Lampsaco, spiegato da me in un'operetta a posta.
(18. Febbraio. Domenica di Sessagesima. 1827.)
(????? ridondante. V. Casaub. ad Athenae. l.9. c.10. dopo il mezzo, dove il Casaub. non pare avere atteso a questa proprietà del grecismo, nè compresala bene.
Alla p.4184. Del resto io posso per la mia inclinazione alla monofagia, esser paragonato all'uccello che i greci chiamavano porfirione, se è vero quel che ne raccontano Ateneo ed Eliano, che quando esso mangia, abbia a male i testimoni. V. Casaub. ad Athenae. 9. c.10. sotto il principio. V. p.4422.
[4249]GIUOCO DI MANO, GIUOCO DI VILLANO, is a very true saying, among the few true sayings of the Italians. Chesterfield Letters to his son, lett.259. Il conte di Chesterfield era veramente molto pratico e della lingua, ed anche dei particolari e minuti detti usuali nel nostro parlar familiare. Nè io disapproverei molti de' suoi giudizi circa la letteratura e le cose nostre, come p.e. quello circa il Petrarca (lett.217.), simile al parer del Sismondi: PETRARCA is, in my mind, a sing-song love-sick Poet; much admired, however, by the Italians: but an Italian, who should think no better of him than I do, would certainly say, that he deserved his LAURA better than his LAURO (alludendo alla coronazione del Poeta in Roma); and that wretched quibble would be reckoned an excellent piece of Italian wit. Io, con licenza di Milord, non credo che sia vera quest'ultima cosa, nè che fosse vera al tempo suo, ma ben sono della sua opinione in quanto al Petrarca. V. p.4263. Il qual giudizio troverà pochi approvatori in Italia fuori di me. Ma quello dei nostri detti e proverbi, è certamente falso ec. (Può servire per un articolo sopra i proverbi).
(Recanati 27. Feb. ult. di Carnovale. 1827.)
Ultimatamente per ultimamente, Crusca. L'usa anco il Bembo nelle Lettere.
Il Bembo fu un Cesari del 500, il Cesari è un Bembo dell'800. Simili negli effetti che hanno operati, e nelle circostanze dei tempi quanto alla lingua, e nei mezzi usati e nelle opinioni, cioè nella divozione al 300. ec. Ma similissimi anco nell'esser loro naturale (lasciando l'esser vicini di patria, e d'una provincia stessa). Molta lettura e studio: nessuno ingegno da natura; nessuna sembianza di esso, acquistata per l'arte. Mai niun barlume, niuna scintilla di genio, di felice vena, ne' loro scritti. Aridità , sterilità , nudità e deserto universalmente. Pochi o niuno de' nostri autori e libri che hanno avuto fama e che si stampano ancora, furono mai così poveri per questa parte, come il Bembo e gli scritti suoi.
(27. Feb. 1827.)
Pel Manuale di filosofia pratica. Desiderio naturale, necessario, e perpetuo [4250]nell'uomo, di un futuro miglior del presente, per buono che il presente possa essere. Importanza quindi dell'avere una prospettiva e una speranza, per esser felice. Importanza del sapersi fare, comporre e propor da se stesso tal prospettiva. Non sempre le circostanze, l'età ec. permettono una prospettiva di miglioramento e di avanzamento nello stato ec. Oltracciò gli avanzamenti e miglioramenti grandi sono di difficile conseguimento, e non conseguendosi, e ingannata la speranza, restiamo turbati. Utilità somma del sapersi proporre di giorno in giorno un futuro facile, o anche certo, ad ottenere; dei beni che avvengono d'ora in ora; godimenti giornalieri, di cui non v'ha condizione che non sia fornita o capace: il tutto sta sapersene pascere, e formarne la propria espettativa, prospettiva e speranza, ora per ora: questo è ufficio di filosofo, ed è pratica incomparabilmente utile al viver felice.
(Recanati. 1° dì di Quaresima. 28. Feb. 1827.)
Ho detto altrove che nella primavera l'uomo suole sentirsi più scontento del suo stato, che negli altri tempi. Così ancora nella state più che nel verno. La cagione è che allora l'uomo patisce meno. Però desidera più il godimento e il piacere diretto. Nella primavera poi tanto più sensibile è questo desiderio, quanto è più sensibile la privazione del patimento e dell'incomodità che reca il freddo, la qual cessa allora appunto. La infermità , il timore, il patimento di qualunque sorta volgono l'amor del piacere nell'amor del non patire, o del fuggire il pericolo. l'animo in quello stato, è meno esigente. Il non patire è più possibile ad ottenersi che il godere. Però nell'inverno si sente meno la scontentezza del proprio essere, che nella buona stagione. Nella quale l'animo ripiglia la sua avidità del piacere; e, come è naturale, nol ritrova mai.
(Recanati 2. Marzo. 1827. I. Venerdì di Marzo.)
A vóto per frustra. - ?(?????(?? V. Casaubon. ad Athenae. l.11. c.6. sul mezzo.
Parrebbe che tutta quella infinita cura che pose Isocrate circa la collocazione delle parole e la struttura della dizione, non ad altro l'avesse egli posta, [4251]fuorchè a proccurare la più perfetta, la più squisita, la maggior possibile, la più singolare chiarezza. Questa dote non si osserva negli altri autori che l'hanno, se non in quanto nel leggerli non si patisce, vale a dir non si sentono impedimenti e difficoltà . In Isocrate ella si osserva, perchè non solo non si patisce leggendolo, ma per essa si prova un certo piacere. Negli altri ella è qualità negativa, in questo è positiva; ha un certo senso, un sapore proprio. Quel piacere che dà in molti autori una temperata difficoltà che si prova leggendoli, e superando facilmente quella difficoltà ad ogni passo, quel medesimo dà nel leggere Isocrate la somma e straordinaria facilità . Par di sentirvi quel gusto che si prova quando in buona disposizione di corpo, e volontà di far moto, si cammina speditamente per una strada, non pur piana, ma lastricata. Io non credo che si trovi autor così chiaro e facile in alcuna altra lingua, come è Isocrate (e certo senza compagni) nella greca. Esso è facilissimo anche ai principianti in quella lingua, che è pur la più difficile (se non prevale in ciò la tedesca) di tutte le lingue del mondo. Tanto più mirabile in questo, quanto che si sa bene con quanto studio Isocrate cercasse gli altri pregi della dicitura, e soprattutto fuggisse il concorso delle vocali; (il che egli ha fatto effettivamente e conseguito quasi da per tutto ed interamente) difficoltà certo grandissima, ed inceppamento; come ognun vedrebbe provandovisi; il quale però non ha punto impedito quella maravigliosa facilità .
(7. Marzo. Mercordì di quattro tempora. 1827.)
Grispignolo. Lappa-lappula. lat., lappola. ital.
Parrebbe che secondo ogni ragione, secondo l'andamento naturale dell'intelletto e del discorso, noi avessimo dovuto dire e tenere per indubitato, la materia può pensare, la materia pensa e sente. Se io non conoscessi alcun corpo elastico, forse io direi: la materia non può, in dispetto della sua gravità , muoversi in tale o tal [4252]direzione ec. Così se io non conoscessi la elettricità , la proprietà dell'aria di essere instrumento del suono; io direi la materia non è capace di tali e tali azioni e fenomeni, l'aria non può fare i tali effetti. Ma perchè io conosco dei corpi elastici, elettrici ec. io dico, e nessuno me lo contrasta; la materia può far questo e questo, è capace di tali e tali fenomeni. Io veggo dei corpi che pensano e che sentono. Dico dei corpi; cioè uomini ed animali; che io non vegg...
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