[Pagina precedente]... fonte nacque una lingua sorella della francese, cioè l'italiana? E non vediamo noi quante parole nate o allevate nel nostro paese, cioè nella lingua latina; di qua passate in Francia; quivi alterate o di forma o di senso o d'ambedue; sono ritornate in Italia come forestiere ed altrui, e ricevute in questa lingua sorella della francese, e ciò fino dal cento o dal dugento o dal trecento, e tuttogiorno nella metà dell'ultimo secolo e in questo? E chi dicesse per questa ragione che la lingua francese è madre e non sorella dell'italiana, o chi negasse che la lingua francese sia provenuta [2783]d'Italia, s'apporrebb'egli al vero?
Credo eziandio che non poche voci venute dalla stessa lingua italiana (non dall'antica latina), e passate in Francia; di là ci sieno tornate, e ci tornino tuttavia bene spesso come forestiere: o che quelle nostre sieno dimenticate, o che queste sieno alterate in modo che non si riconoscano essere originalmente tutt'une colle nostre ancora esistenti, e già preesistenti alle sopraddette francesi. (Quanto a molte voci e forme italiane passate anticamente fra' provenzali, ed ora credute provenzali di origine, o perchè si trovano nei loro scrittori, e non più presso noi; o perchè, alquanto mutate dalla prima figura e significazione, le ritolsero dai provenzali i nostri primi poeti o que' del 300, e i commerci di que' tempi, vedi Perticari Apologia capo 11. 12. p.108-17. e capo 19. fine p.176-7.). Così dico di molte voci spagnuole ricevute nella nostra lingua durante il 500 e il 600, ne' quali secoli la letteratura spagnuola nata dall'italiana, modellavasi pur tutta sull'italiana, e quindi certo la loro lingua doveva abbondare, e abbondava, di parole e maniere provenutele dall'italiano.
Ma lasciando questo, potremo anche dire che il sistema de' continuativi fosse proprio della lingua onde nacquero la latina e la greca; che di lei fossero il verbo sum (il quale certo si trova [2784]tutto nella sascrita) e il verbo sto che ne deriva; che da lei li pigliassero le dette due lingue; e che poi dalla greca venisse nella latina, coll'andar del tempo e de' commerci, il verbo sisto. Così discorrete de' verbi apo ed apto, ???? ed ??????, de' quali nella mia teoria de' continuativi.
In questa supposizione la lingua latina resterebbe pur molto superiore alla greca, rispetto alla conservazione dell'antichità . 1. Ella avrebbe conservato il sistema de' continuativi, e la greca no. Di più ella n'avrebbe conservato il modo cioè la formazione da' participii passivi, il che alla lingua greca è impossibile. 2. Il suo verbo sum sarebbe più conforme a quello della lingua madre. E ciò si proverebbe, primo perch'esso, come ho detto, si trova molto più simile a quello della lingua sascrita antichissima, che non il greco ????: secondo, perchè esso si presterebbe ottimamente per la sua forma grammaticale, come altrove ho mostrato, alla formazione del verbo sto, il quale nella nostra supposizione sarebbe venuto dalla lingua madre, e in essa, come in latino, sarebbe stato un continuativo formato da sum: e perchè esso sum si presterebbe [2785]a questa formazione secondo la regola ordinaria de' continuativi latini, la qual regola nella nostra supposizione sarebbe provenuta dalla lingua madre.
Laddove nella lingua greca il verbo ???? per ragione grammaticale, e per origine considerata dentro i termini d'essa lingua, non ha che far niente con ????, ed è un tema intieramente distinto. Il tema ???? non si trova nel greco, ma ??????, ??????, ??????, e tali alterazioni. Ma in latino il tema sto si trova, non pur semplice, anche ne' composti adsto ec. ec. chiaro e puro. E il verbo sto si può dir quasi regolare, se non fosse il duplicamento nel perfetto steti, usitato però in molti altri verbi ancora, come in do monosillabo, di coniugazione affatto simile a sto ec. 3. Perchè il medesimo sto e per forma e per significato si riconoscerebbe in latino per derivato espressamente da sum, come abbiamo supposto ch'ei fosse nella lingua madre: laddove in greco nè per forma nè per significato avrebbe che far nulla con ????. In somma tutta la ragione grammaticale e dei continuativi in generale, e in particolare del verbo sto considerato come continuativo e derivativo di sum, la qual ragione abbiamo supposto che fosse nella lingua madre, sussisterebbe piena e perfetta nella lingua latina; laddove nella greca sarebbe intieramente perduta. Così discorrete della ragione grammaticale, [2786]e della origine e derivazione di apto o ????, le quali si troverebbero intere nella lingua latina, e per nulla nel greco; oltre al tema apo conservato nel latino e perduto nel greco.
(13-14. Giugno 1823.)
Alla p.2776. La voce ??????? properispómena può benissimo essere un antico participio di un verbo ???? (v. la p.2826. marg.) come ?????? di ????, ?????? di ???? per sincope di ????????, da ???? sincope di ??????. Non così di ????? al quale non può in nessun modo appartenere. Che se i grammatici fanno questa voce ??????? proparossìtona, scrivendo ???????, 1. non tutti così fanno, e vedi Schrevel. e Forcell. in Harpyiae: 2. può ben essere che questa voce sia proparossìtona ne' due luoghi dell'Odissea, e in quello della Teogonia (v.267.) ne' quali è usurpata per antonomasia, come vuole il Visconti che sia nell'Odissea, o per nome appellativo, come è nella Teogonia: perciocchè perduta la sua forma e significazione di participio, e ridotta a sostantivo, [2787]e mutato uso, condizione e significato, non è maraviglia ch'esso muti l'accentazione come accade in altre mille parole. Ma tale ancora, ella si riconosce per un participio femminino, il quale non può venire se non da ???? parossìtono, e non da ????, nè da ????? nè da ??????, e il cui mascolino sarebbe ?????. E nel luogo delle iscrizioni triopee, dov'ella è aggettivo, io son d'opinione che vada scritta properispómena. Non so come la scriva il Visconti: la lapide non ha accenti. 3. Ognun sa che in queste materie degli accenti, come in tante altre, non è da prestar gran fede ai grammatici che abbiamo, benchè greci, e ch'essi sono stati corretti cento volte dagli eruditi moderni colla più accurata osservazione dell'antichità ; delle origini, delle derivazioni, delle analogie, della ragion grammaticale della lingua greca. E se ciò accade anche nelle cose che appartengono alla lingua di Tucidide o di Platone, quanto minor forza avrà un'obbiezione [2788]fondata sull'autorità di sempre recenti e semibarbari e poco dotti grammatici in materie così antiche, come è questa; nella quale poi in particolare, i grammatici, secondo il Visconti, errarono nella stessa significazione della parola, pigliando per démoni alati, per tempeste, procelle, venti ec. (vedi lo Scapula e il Tusano) quelle che, secondo il Visconti, non erano altro che le Parche.
Del resto, quando ben si volesse che ??????? fosse participio di ????? (il che io non credo) fatto per sincope d'?????????, (come anche ????? da ??????? o ??????? o ?????? o ??????, ????? da ??????? o da ??????, ?????? da ???????? o da ???????) e che il latino rapio non fosse un disusato ???? (supposto dal Visconti) ma questo ????? (del quale trovo nel Tusano: ??????, pro ??????, usurpatur, Etym.) resterebbe sempre fermo e che ??????? o ??????? fosse in origine un participio ec. e che la lingua latina conservi qui l'antichità più della greca, nella quale quest'?????, che sarebbe, certo più antico di ??????, sarà pur sempre o inusitato o rarissimo, e forse noto per lo [2789]solo Etimologico. (14. Giugno 1823.). Nota che il Visconti, se ben mi ricordo, non cita se non due luoghi dell'Odissea, e questi sono, s'io non m'inganno, ?, 241. ?, 371. In due altri luoghi Omero usa quella voce, l'uno Odiss. ?, 77. dov'ella sta parimente per le Parche, l'altro Iliade, ?, 150. dov'ella è puro aggettivo d'una cavalla, e viene a dir veloce, benchè gl'interpreti la rendono per Harpyia sostantivo o appellativo, come negli altri luoghi d'Omero. Raptim dicono i latini per cito ec. Così ?????? o ?????? per veloce. V. ne' Lessici ??????????, ????????, ????????, ??????????, ??????????, ????????, ??????????, ed ?????? per ????? ???, cito intelligo et mente percipio, quasi mente corripio, usato da Sofocle. V. anche i lessici latini in rapio e suoi derivati e composti. Noi diciamo ratto (cioè raptus) aggettivo e avverbio per veloce, presto ec. Così rattezza, rattamente ec. E i latini rapidus, rapido, francese rapide ec. V. lo spagnuolo in questa radice, o in altra metafora di velocità , tolta dal rapire in qualunque sia voce o modo.
(14. Giugno. 1823.). V. la Crus. in Rapina §.1. Rapinosamente, Rapinoso, e questi pensieri p.4165. fin.
[2790]Il nome di Arpalice (della quale vedi Forcell. in Harpalyce) non credo che sia nato, nè si debba cercare altronde che dalla velocità ec. Io poi son d'opinione che nel citato luogo della Teogonia, 265-9, la voce ????????non sia punto un appellativo, come hanno creduto i grammatici, gl'interpreti e i Lessicografi, ma un puro aggettivo significante ratte, veloci, il che mi persuadono sì il confronto del citato luogo dell'Iliade, sì le addotte osservazioni in proposito, sì tutto il contesto del luogo d'Esiodo.
?????? (figlio di Nereo e della Terra) ?? ?O????????????????????????????
???????? ?????????? ? ?? ?????? ????? ????? ??????????? ???????? (così scrivono con lettera maiuscola) ?????? ?? ?O??????? ??, (nomi propri, e simboleggiano le procelle e i venti, come indica la loro etimologia, e come pur dicono i grammatici e gli interpreti) [2791]?? ?? ?????? ??????? ??? ??????? ??? ??????? ?O????? ??????????? ??????????? ??? ??????.
Io tengo per fermo che ??????? sia un secondo epiteto compagno di ????????. Il duplicare o moltiplicare gli epiteti senza congiungerli fra loro con alcuna particella congiuntiva, poco usitato dai poeti latini, è familiarissimo ai poeti greci; e proprissimo di Omero, e dietro lui, degli altri: siccome di Dante (secondochè osserva Monti nella Proposta) e degli altri poeti italiani. Vedi fra gli altri infiniti luoghi, Odiss. ?, 96-100, il qual luogo è ripetuto più d'una volta nell'Iliade, e s'io non fallo, anche nell'Odissea.
Del resto il luogo dell'iscrizione triopea ???????? ??????? ?????????? ????????, dove ??????? è manifesto aggettivo e sta per rapaci, notisi essere espressamente imitato dai seguenti versi dell'Odissea, ed averli l'autore avuti onninamente in vista. ??? ?? ??? ??????? ??????? ??????????. ?, 241. ?, 371. ????? ?? ??? ?????? ??????? ??????????. ?, 77.
[2792]Notisi ancora l'aggettivo ???????? compagno d'??????? e tuttavia non legato con questo per nessuna congiunzione.
Il disuso del tema da cui venne il participio ???????, il disuso di questa voce in senso o di participio o d'aggettivo, e l'uso comune della medesima per significare con nome appellativo quelle favolose bestie alate delle quali vedi Forcell. in Harpyiae, uso e favola che par più recente dei tempi d'Omero e d'Esiodo, dovettero indurre in errore i grammatici e gl'interpreti greci (e quindi i moderni) sopra il vero senso di quella voce negli addotti luoghi de' due poeti, e massime in quelli dell'Odissea. Vedi l'interpretazione che ne dà Eustazio presso lo Scapula ec. Quando però non si voglia credere che la stessa mala intelligenza della voce ??????? appresso Omero ec. (la qual mala intelligenza dev'essere molto antica) abbia dato origine ovvero occasione alla favola delle Arpie, il quale accidente non mancherebbe di esempi. Delle Arpie vedi le note a Luciano, opp. Amstel. 1687. t.1. p.94. not.5.
(15-16. Giugno 1823.)
Et ferruginea (Charon) subvectat corpora cymba. Aen. 6.303. Chi non sente che questo subvectat è continuativo, e indica costume di subvehere tuttodì? Ma per meglio sentirlo, sostituiscasegli la voce subvehit, e veggasi se la proprietà latina di questo luogo non va tutta in fumo. Vedi altri simili esempi nel [2793]Forcellini in vecto, convecto, advecto ec.
(16. Giugno 1823.)
Traslatare, trasladar, translater continuativi barbari di transferre.
(16. Giugno 1823.)
Gli scritto...
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