[Pagina precedente]...azione tende naturalmente a propagarsi, [4280]e a far sempre nuove conquiste, e non può star ferma, nè contenersi dentro alcun termine, massime in quanto all'estensione, e finchè vi sieno creature civilizzabili, e associabili al gran corpo della civilizzazione, alla grande alleanza degli esseri intelligenti contro alla natura, e contro alle cose non intelligenti. Può servire per la Lettera a un giovane del 20° secolo.
Il vedersi nello specchio, ed immaginare che v'abbia un'altra creatura simile a se, eccita negli animali un furore, una smania, un dolore estremo. Vedilo di una scimmia nel Racconto di Pougens, intitolato Joco, Nuovo Ricoglitore di Milano, Marzo 1827. p.215-6. Ciò accade anche nei nostri bambini. V. Roberti Lettera di un bambino di 16 mesi. Amor grande datoci dalla natura verso i nostri simili!!
(Recanati. 13. Apr. Venerdì Santo. 1827.). V. p.4419.
Badare-badigliare, sbadigliare ec.; badaluccare, badalucco ec. V. N. Ricoglitore, loc. cit. qui sopra, p.162-3. Rosecchiare, rosicchiare.
Presso gli Spagnuoli, i quali si dicono essere quelli che nelle colonie meglio trattano gli schiavi, i Neri nell'isola di Cuba hanno diritto di forzar per giudizio i loro padroni a venderli ad altri, in caso di mali trattamenti. V. il N. Ricoglitore, loc. cit. qui sopra, p.175. Così appunto gli schiavi aveano il diritto ??(???(?????(??(? presso gli Ateniesi, dov'erano meglio trattati che in alcun'altra parte di Grecia. V. Casaubon. ad Athenae. l.6. c.19. init.
(Recanati. 15. Apr. dì di Pasqua. 1827.)
Dico altrove che la moderna pronunzia francese distrugge ed annulla bene spesso l'imitativo che aveva il suono della parola in latino, e in cui spesso consisteva tutta la ragione di essa parola. Il simile si dee dire di altre voci che la lingua francese ha da altre lingue che la latina, ovvero sue proprie ed originali. Miauler, miaulement parole espressive della voce del gatto, nella lor forma scritta (e però primitiva) hanno una perfettissima imitazione, nella pronunziata che ne rimane? Ognuno che abbia udito una sola volta il verso del gatto, sa che esso è mià e non miò; e dirà imitativo l'italiano miagolare (o sia questo originato dal francese, o viceversa, o l'uno [4281]e l'altro nati indipendentemente dalla natura), e corrotto affatto il franc. miauler, miaulement (noi diciamo miao o gnao, come anche gnaulare, e non già gnolare). Gli spagnuoli maullar o mahullar, maullido, maullamiento, mau.
(16. Aprile. Lunedì di Pasqua. 1827.)
Miauler franc. maullar o mahullar spagn. - mia-g-olare.
Upupa lat. e italiano - bubbola. Hamus-hameau.
Alla p.4255. principio. Vir gente et fama nobilis, dice il Reimar, Praefat. ad Dion. §.6, di Giovanni Leunclavio, famoso erudito tedesco del secolo 16°, quem merito admiratur Marquardus Freherus in epistola dedicatoria ad Leunclavii Jus Graeco-Romanum quod inter varias peregrinationes, in multis principum aulis, legationibus et negotiis occupatus, tot ac tanta opera summa accuratione ediderit, quot et quanta quis otiosus et huic uni rei operatus vix proferret in lucem. Le soprascritte osservazioni del Chesterfield spiegano questo fenomeno, ripetuto del resto assai spesso; e notato colla stessa ammirazione da molti, in molti e molti altri; e certamente non raro. Esse spiegano il simile e maggior fenomeno di Cicerone tra gli antichi, di Federico di Prussia tra i moderni, e di tanti altri tali. A segno che sarà forse più difficile il trovare un letterato, altronde ozioso e disoccupato, che abbia molto scritto e con accuratezza grande, di quello che un letterato che, occupato d'altronde, abbia prodotto molte e studiate opere. Certo di questi non è difficile a trovarne, e ciò conferma le osservazioni del Chesterfield; secondo le quali, le stesse occupazioni di siffatti uomini, debbono servire a render ragione della moltitudine e dell'accuratezza dei loro lavori, e a scemarne la meraviglia, mostrandole occasionate da un abito di attività prodotto o sostenuto da esse occupazioni; attività tanto maggiore e più viva ed acuta, quanto la copia e la folla e l'assiduità di esse occupazioni era più grande. (Recanati. 17. Aprile. Martedì di Pasqua. 1827.). Esempio mio, [4282]per lo più ozioso, ed inclinato all'inerzia, o per natura o per abito; pure in mezzo a questa inazione profonda, un giorno che io abbia occasione di adoperarmi, e molte cose da fare, non solo trovo tempo da sbrigar tutto, ma me ne avanza, e in quell'avanzo, io provo (e m'è avvenuto più volte) un vero bisogno, una smania, di far qualche cosa, un orrore del non far nulla, che mi pare incomportabile, come se io non fossi avvezzo a passar le ore, e per così dire i mesi, nella mia stanza colle braccia in croce.
(Recanati. 17. Apr. Martedì di Pasqua. 1827.)
Uomo, viso, contegno, stile (ec.) sostenuto. Volg. ital. Onde è sostenutezza, usato dal Salvini, e registrato dalla Crusca.
Consummatus per summus. V. Forcellini.
Anche i francesi nel dir familiare usano autre per aucun, o ridondante. Così sans autre examen senz'altro esame, per sans aucun examen, in certi versi del modernissimo Andrieux, appresso MM. Noël e Delaplace, Leçons de littérature et de morale, 4me édit. Paris 1810. tome 2. p.58. Così ancora autrement per guère, o ridondante, pure nello stil familiare. V. Alberti, e Richelet, Dizz.
(Recanati. 18. Apr. 1827.)
Homme, esprit, dissipé. Disapplicato.
??????(?( (cioè in questa, in questo, in questo mezzo). Dione Cass. ed. Reimar, p.65. lin.98. p.192. lin.5.
(Recanati. 20. Apr. 1827.)
Nae-v-us - Ne-o. V. franc. spagn. ec.
Amouracher, s'amouracher. Flamboyer.
Culter, cultrum-cultellus, coltello, couteau ec. ec. V. Forcell., gli Spagnuoli ec.
Alla p.4278. Il qual dolore si prova anche lasciando uno stato penoso, e il fine del quale sia stato da noi desideratissimo, e ci sia attualmente oltremodo caro. Il carcerato posto in libertà , piangerà nell'uscir della sua prigione, non per altro che pensando alla fine del suo stato passato: Filottete, partendo per l'assedio di Troia, dà un addio doloroso all'isola disabitata e all'antro de' suoi patimenti.
L'estate, oltrechè liberandoci dai patimenti, produce in noi il desiderio de' piaceri, [4283]ci dà anche una confidenza di noi stessi, e un coraggio, che nascono dalla facilità e libertà di agire che noi proviamo allora per la benignità dell'aria. Dalla qual sicurezza d'animo, e fiducia di se, nasce, come sempre, della magnanimità , della inclinazione a compatire, a soccorrere, a beneficare; siccome dalla diffidenza che produce il freddo, nasce l'egoismo, l'indifferenza per gli altri ec.
Alla p.4245. Aggiungi a queste cose la voluttà (ben conosciuta e notata dagli antichi) del piangere, del gemere, dello stridere, dell'ululare nelle disgrazie; della quale noi siamo privati.
(Recanati. Domenica in Albis. 22. Aprile. 1827.)
Il primo fondamento del sacrificarsi o adoperarsi per gli altri, è la stima di se medesimo e l'aversi in pregio; siccome il primo fondamento dell'interessarsi per altrui, è l'aver buona speranza per se medesimo.
(Firenze. 1. Luglio. 1827.)
Anticipare, posticipare, participare ec. da capere.
Summittere o submittere per sursum mittere o de subtus mittere. Subiectare, simile.
Bucherare. Spicciolato.
Fra giorno, cioè di giorno, nel giorno, dentro giorno, dentro il corso del giorno.
Innumerato per innumerabile. Palmieri (scrittore del sec.15.), Della vita civile. V. Crus. Forcell. ec.
Che la vita nostra, per sentimento di ciascuno, sia composta di più assai dolore che piacere, male che bene, si dimostra per questa esperienza. Io ho dimandato a parecchi se sarebbero stati contenti di tornare a rifare la vita passata, con patto di rifarla nè più nè meno quale la prima volta. L'ho dimandato anco sovente a me stesso. [4284]Quanto al tornare indietro a vivere, ed io e tutti gli altri sarebbero stati contentissimi; ma con questo patto, nessuno; e piuttosto che accettarlo, tutti (e così, io a me stesso) mi hanno risposto che avrebbero rinunziato a quel ritorno alla prima età , che per se medesimo, sarebbe pur tanto gradito a tutti gli uomini. Per tornare alla fanciullezza, avrebbero voluto rimettersi ciecamente alla fortuna circa la lor vita da rifarsi, e ignorarne il modo, come s'ignora quel della vita che ci resta da fare. Che vuol dir questo? Vuol dire che nella vita che abbiamo sperimentata e che conosciamo con certezza, tutti abbiam provato più male che bene; e che se noi ci contentiamo, ed anche desideriamo di vivere ancora, ciò non è che per l'ignoranza del futuro, e per una illusione della speranza, senza la quale illusione e ignoranza non vorremmo più vivere, come noi non vorremmo rivivere nel modo che siamo vissuti.
(Firenze. 1. Luglio. 1827.)
È ben trista quella età nella quale l'uomo sente di non ispirar più nulla. Il gran desiderio dell'uomo, il gran mobile de' suoi atti, delle sue parole, de' suoi sguardi, de' suoi contegni fino alla vecchiezza, è il desiderio d'inspirare, di communicar qualche cosa di se agli spettatori o uditori.
(Firenze. 1. Luglio. 1827.)
Una delle cause della imperfezione e confusione delle ortografie moderne, si è che esse si sono quasi interamente ristrette all'alfabeto latino, avendo esse molto più suoni, massime vocali, che non ha quell'alfabeto. Ciò si vede specialmente nell'inglese, dove per conseguenza uno stesso segno vocale deve esprimere ora uno ora un altro suono, senza regola fissa, e servire a più suoni. I caratteri dell'alfabeto latino non bastano a molte lingue moderne. E generalmente si vede che le ortografie sono tanto più imperfette, quanto le lingue sono più [4285]distanti per origine e per proprietà dal latino, sulla ortografia del quale tutte, malgrado di ogni repugnanza, furono architettate.
Le contrazioni greche (sì quelle in uso ne' vari dialetti, e sì quelle attiche, e passate nel greco comune) non sono che modi di pronunziare certi dittonghi o trittonghi ec.: come appunto in francese au, ai ec. che si pronunziano o, e ec.; in inglese ea, ee ec. che si pronunziano i, e ec. ec. Così in greco ?? si contrae, cioè si pronunzia ?; ?? si pronunzia ????????????????????????? ec. ec. Ma non per questo i greci pronunziando (cioè contraendo)??? scrivevano ?? ec., benchè questa seconda fosse la pronunzia e la scrittura regolare; ma scrivevano ? come pronunziavano. E non solo il greco comune, ma ciascun dialetto con tutte le irregolarità e idiotismi di pronunzia, si scriveva come si pronunziava. Perchè in francese, in inglese ec. (i quali anticamente e regolarmente pronunziarono certo au, ai, ea, ee ec. come ora scrivono) non si scrivono i dittonghi ec. come si pronunziano?
(Firenze. 1. luglio. 1827.)
Successus particip. da succedo. V. Cic. Ep. ad. fam. l.16. ep.21.
Avvengachè tra gli scrittori che io ho visti, non si trovi in maniera alcuna chi altrimenti (ridondante) costui si fosse. Giambullari, Istoria dell'Europa, lib.7. principio, Pisa, Capurro. 1822. t.2. p.173.
Sull'orlo d'un laghetto, ch'era vicino a certe balze sopra le coste di Agnano, stavano una testuggine, e due altri uccelli pur d'acqua. Firenzuola, Discorsi degli animali.
(Firenze. 1. Luglio. 1827.)
L'amore e la stima che un letterato porta alla letteratura, o uno scienziato alla sua scienza, sono il più delle volte in ragione inversa dell'amore e della stima che il letterato o lo scienziato porta a se stesso.
(Firenze. 5. Luglio. 1827.)
[4286]Alla p.4245. Di tal genere è ancora quella tanta ospitalità esercitata dagli antichi con tanto scrupolo, e protetta da tanto severe leggi, opinioni religiose ec. quei diritti d'ospizio ec. affinità d'ospizio ec. Ben diversi in ciò dai moderni.
(5. Luglio. 1827.)
Cuna, cunula, culla.
Favonius-Faunus. V. The Monthly Repertory of english literature, Paris, N.51. June 1811. vol.13. p.331.
Vino. Il piacer del vino è misto di corporale e di spirituale. Non è corporale semplicemente. Anzi consiste principalmente nello ...
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