[Pagina precedente]...t, veluti quandam tesseram disponere oportet. Non enim denuo jacere licet, neque tesseram aliter ponere (versio Gesneri.) Al [4431]qual luogo Io. Conradus Orellius, Opusc. Graecorum veterum sententiosa et moral. t.1. p.455-6. Lips. 1819., fa questa annotazione. (?????? (????(?) (?????, denuo, iterum, wieder von vorne an. Sic et Paulus Apostolus Gal. IV. 9. ?(???(??? (questa voce è forse una glossa) (???????????(????(?(????. et Josephus Antiquitt. Lib. I. Cap. XVIII. §.3. ???(???(??????????(??????(???(?(?. quem locum apposite citat Schleusner. in Lex. N. Test. h.v.
(5. del 1829.)
Pitagora ap. Jamblich. de vit. Pyth. cap.18. p.183. ed. Kiesslingii (editio novissima, la chiama l'Orelli nel 1819): ?????(???(??(???(??(??(?(????(?(??????(????(???????(?. Benissimo: ma che dire di quella o intelligenza o cieca necessità che ha ordinate così le cose? e a che pro le fatiche, se il piacere, che è il solo fine possibile, è sempre male?
(6, 1829.)
Alla p.4406. Giuliano, ep.22. p.389. B. Spanhem. ??????????(??(???(???? (Erodoto). Strab. l. XIV. p.656. e Diodoro, l. II p.262 (Fabricius) chiamano Erodoto ???????(?. - Anche nelle lingue moderne, le prime prose scritte, voglio dire, i primi libri in prosa, sono ordinariamente storici, cioè cronache e simili.
(6, 1829.). V. p.4464.
Alla p.4353. poemata etc. duntaxat decantata voce, perinde ut: apud veteres Germ. ac Getas carmina antiqua, quae Tac. in lib. de morib. etc. et Jornandes cap.4 et 5 de reb. Geticis, celebrat. Fabric. B. G. I. I. p.3-4.
(6. 1829.)
Digamma. The history of Rome by B. G. Niebuhr, translated by Julius Charles Hare, M. A. and Connop Thirlwall, M. A. fellows of Trinity college, Cambridge. the first volume. Cambridge, 1828. sezione intitolata : Ancient Italy; p.17. not.33. Micali [4432]with great plausibility explains the Oscan Viteliu on the Samnite denary of the same age (the age of the Marsic war) to be the Sabellian form of Italia. T. I. p.52. The analogy of Latium Samnium, gives Italium, or with the digamma Vitalium, Vitellium; and Vitellio is like Samnio. Vitalia is mentioned by Servius among the various names of the country: on Aen. VIII. 328. - p.18. In the Tyrrhenian or the ancient Greek (not.36. In the former, according to Apollodorus Bibl. II. 5. 10.; in the latter, according to Timaeus quoted by Gellius XI. 1. Hellanicus of Lesbos cited by Dionysius, I. 35, does not determine the language. Tyrrhenian however here does not mean Etruscan, but Pelasgic, as in the Tyrrhenian glosses in Hesychius.) italos or itulos meant an ox. The mythologers connected this with the story of Hercules driving the Geryon's herd (not.37. Hellanicus and Apollodorus in the passages just referred to) through the country: Timaeus, in whose days such things were no longer thought satisfactory, saw an allusion to the abundance of cattle in Italy. (not.38. Gellius XI. 1. Piso, in Varro de re r. II. 1, borrowed the explanation from the Greeks.)... In the Oscan name of the country (dell'antica Italia), which, as we have seen, was Vitellium, there is an evident reference to Vitellius, the son of Faunus and of Vitellia, a goddess worshipt in many parts of Italy. (not.39. Suetonius Vitell. I.) - Altrove l'autore nota che Vitulus, cognome di una famiglia romana, non è che Italus; preso, come tanti altri, dal paese originario della famiglia.
(7. 1829.)
[4433]Ib. sezione intitolata The Oenotrians and Pelasgians, p.38-9. l'autore nota e dimostra that, according to manifold analogy, Sikelus and Italus are the same name (not.122. as (????? and ?????. Aristot. Meteorol. I. 14. p.33. Sylb. (vedi Cellar. t.1. p.886.) T and K are interchanged as in Latinus and Lakinius); e che però ugualmente Sicilia ed Italia sono un nome solo e medesimo I Siceli, secondo l'autore, furono Pelasghi, di quelli chiamati Tirreni, che dall'Italia, cioè da quella parte della penisola che allora si chiamava propriamente Italia, cacciati dagli Aborigini, emigrarono in Sicilia, così detta d'allora in poi, dal nome di questi emigranti, Siceli, cioè Itali.
(9. 1829.)
Ib. p.40. not.127. Salmasius saw that Maleventum or Maloentum, in the heart of what was afterward Samnium would in pure Greek have been Maloeis or Malus. E l'autore lo dimostra con altri esempi di nomi latini neutri in entum derivati da nomi greci mascolini in ?? o ???, genitivo ?????. Vedi nel Cellar. e nel Forc. le sciocche etimologie di Maleventum date dagli antichi latini, le quali dimostrano la loro ignoranza o inavvertenza circa il digamma. (9. 1829.). Anzi da tale ignoranza sembra nato il nome di Beneventum dato a quel che prima fu Maleventum.
Ib. p.50-1. We may observe a magical power exercised by the Greek language and national character over foreign races that came in contact with them. The inhabitants of Asia Minor hellenized themselves from the time of the Macedonian conquest, almost without any settlements among them of genuine Greeks: Antioch, though the common people spoke a barbarous language, became altogether a Greek city; and the entire transformation of the Syrians was averted only by their Oriental inflexibility. Even the Albanians, who have settled as colonies in modern [4434]Greece, have adopted the Romaic by the side of their own language, and in several places have forgotten the latter: it was in this way only that the immortal Suli was Greek; and the noble Hydra itself, the destructions of which we shall perhaps have to deplore before the publication of this volume, is an Albanian settlement... Calabria, like Sicily, continued a Grecian land, though Roman colonies were planted in the coasts: the Greek language only began to give way there in the 14th century; and it is not three hundred years since it prevailed (dominava) at Rossano, and no doubt much more extensively; for our knowledge of the fact as to that little town is merely accidental: indeed even at this day there is remaining in the district of Locri a population that speaks Greek. (not.163. For the assurance of this fact, which is stated in several books of travels in a questionable manner, I am indebted to the Minister Count Zurlo; whose learning precludes the possibility of his having confounded the natives with the Albanian colonies.).
(10. 1829.)
Ib. sezione intitolata The Opicans and Ausonians, p.57. Olsi, as it stands in the Periplus of Scylax (not.190. ?????(. Peripl. 3.), is no errour of the transcriber; it is Volsi dropping the Digamma; hence Volsici was derived, and then contracted into Volsci... I have no doubt that the Elisyci or Helisyci, mentioned by Herodotus (VII. 165.) among the tribes from which the Carthaginians levied their army to attack Sicily in the time of Gelon, are no other people than the Volsci. - .
(10. 1829.)
Dispersar spagn. (Quintana).
[4435]Discorso sopra Omero, ec. Ateneo, l.14. p.619. E. F. 620. A. ricorda certe canzoni ((??() popolari lamentevoli, solite cantarsi da' villani (?(?(?(??(???(???) fra' Mariandini, popolo dell'Asia, che abitò fra la Bitinia e la Paflagonia, sopra un loro antico; canzoni mentovate anche da Esichio voc. ?(????. - Ib. 620. b. c. parlando dei rapsodi, dice ??????(??????(???(????(?(?????(??????(????(???(???????(? (essere state canatate da' rapsodi) ?(??(?????( '??(?????(??(???(??(?????(??????(???????(???, (????(?????(???????(??????(???. - Ib., d. '?(???????(? ??(???????(??(??'???????????(??(? (sacrificiis, Dalechamp.), (???????????(? ???(??(? ?(????(?(???(??(, (????(?????? '????(????(?????(?(???( '????(???, '???(????????(??( '??(???. Non so poi il come. Dalech. traduce historiam Herodoti egisse: Fabric. in Erodoto, dice in theatro decantata fuisse, citando semplicemente questo luogo, dove però (????(?????? è ben più che decantasse. Casaub. qui non ha nulla.
(11. 1829. Domenica.)
Orelli, loc. cit. p.4431. princip.; p.519.??(?(??. Exempli gratia, verbi causa, ut saepius. V. Ernesti ad Xenoph. Mem. IV. c.7, 2. Ruhnken. ad Timaei Lex Plat. p.56. ed.2. et Fischer in Indice ad Aeschin. Socr. hac voce.
(11. 1829.)
Considerazioni sopra Omero ec. Non solo le poesie omeriche, ma molti altri scritti, e forse tutti quelli della più alta antichità, non solo poesie ma prose ancora, esistenti in oggi o perdute, ebbero probabilmente i loro diascheuasti, che ridussero la loro ortografia e dicitura a forma più moderna e meno rozza ed irregolare: e in tal forma soltanto, cioè diascheuasmenoi più o meno, passarono essi scritti alla posterità. Ed io non posso tenermi dal credere che anche Erodoto, e anche quel che abbiamo di genuino d'Ippocrate, non ci sia pervenuto alterato e riformato da' diascheuasti (che possiamo tradurre riformatori). [4436]Essi hanno ancora nella sintassi, e nella maniera, molta di quella irregolarità e di quella mancanza d'arte che si può aspettare dal loro tempo, ma non tanta: Senofonte ed altri del buon tempo ne hanno forse non meno: e in genere io trovo la costruzione e la dicitura loro molto più formata ed artifiziale di quel che mi paia verisimile in quell'età. Non vi è abbastanza visibile l'infanzia della prosa, sì manifesta nei nostri, non dico Ricordano o suoi coetanei, ma i Villani ec. (Così negli spagnuoli del 13. sec., ne' francesi ec.) L'infanzia della prosa si vede bensì manifestissima in alcuni dei frammenti che restano di Democrito, contemporaneo all'incirca di Erodoto (morì di più di 100 anni nell'Ol. 94. Erod. fiorì Ol. 84. 440 anni circa av. G. C. Ippocrate morì circa l'Ol. 100: ne' suoi scritti è citato Democrito). Veggansi specialmente nella collezione (manchevole però ed imperfetta) datane dietro Enrico Stefano dall'Orelli (loc. cit. p.4431. princip.) p.91-131. i frammenti morali 43. 50. 70. 73. 121. fisici 1. Una stessa cosa si ripete in uno stesso periodo, non vi è quasi sintassi, parole necessarie, ed intere frasi o periodi, si omettono e sottintendono, l'un membro del periodo non ha corrispondenza coll'altro, il discorso procede per via di quelle forme che i greci chiamano anacoluti (o anacolutie), cioè inconseguenti, che è quanto dire senza forme. Tali frammenti, cioè luoghi échappés (come di molti è naturale che accadesse) alla diascheuasi, possono servir di saggio della vera prosa di quell'età; sono similissimi al fare p.e. del nostro Gio. Villani; e paragonati col dir di Erodoto, possono servir di prova della mia opinione. Dico échappés ec. perchè certo, se Erodoto, anche Democrito subì la diascheuasi, e ??????????(??? corse fra gli antichi; negli altri suoi frammenti per la più parte, non si trova niente di simile; e Democrito passò fra gli antichi per egregio anche nello stile. (Cic. in Oratore c.20. (67.) Itaq. video visum esse nonnullis, Platonis et Democriti locutionem, etsi absit a versu, tamen, quod incitatius feratur, [4437]et clarissimis verbor. luminibus utatur, potius poema putandum quam comicorum poetar.; ap. quos, nisi quod versiculi sunt, nihil est aliud quotidiani dissimile sermonis. De Orat. I. 11. (49.) Si ornate locutus est, sicut fertur, et mihi videtur, physicus ille Democr.; materies illa fuit physici, de qua dixit; ornatus vero ipse verbor., oratoris putandus est.) Cicerone lo loda anche di chiarezza. (de Divin. II. 64. (133.) valde Heraclitus obscurus; minime Democritus). I frammenti sopra notati s'intendono solamente per discrezione. È ben vero che questa discrezione tutti l'hanno, e malgrado la forma perplessa e intricata, tutti gl'intendono alla prima. E in verità son chiari. Così i nostri antichi, così quasi tutti i libri di siffatti tempi e stili, primitivi, ingenui, con poca arte, quasi come natura détta: natura parla al lettore, come ha dettato allo scrittore; essa serve d'interprete. Del resto quei costrutti e quella maniera di dire, poichè l'uso dello scrivere in prosa fu divenuto comune, sparirono quasi affatto; non si trovano nè anche nelle scritture greche che si leggono su' papiri venuti d'Egitto, tutte, benchè oscure, intricate, rozze, senz'arte, pure più logiche, più grammaticali, più regolari e formate, benchè fatte da persone ignoranti e prive de...
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