[Pagina precedente]...a, scortecciare ec.; cangiato l'i lat. in e al solito, e come in tante altre diminuzioni (orecchia, pecchia ec., oveja ec. abeille ec. ec.), frequentazioni ec., nominatamente quella in ecchi... (e le corrispondenti franc. e spagn.) sì abbondante. Così, e secondo il detto a p.4500. princ., la nostra forma frequentativa ec., sì usitata, in eggio eggiare sarebbe pur dalla forma latina. - In tutte tali forme, se esse comprendono intera la forma latina, il lo lare, se vi si trova, è una giunta toscana. - Del resto, per forme ed esempi ec. v. l'indice di questi pensieri in Frequentativi, Diminutivi ec.
(17. Magg.)
In una lingua assai ricca, non solo è povera, o limitata, quella di ciascuno scrittore, come dico altrove, ma anche quella del popolo, e generalmente la parlata. P.e. l'italiano parlato, ancora in Toscana, non è punto più ricco del francese, nominatamente in fatto di sinonimi ec.
(18. Mag.)
A rivederla: solito saluto de' Toscani, anche passando, senza punto fermarvi, o da lungi. Assurdità di queste nostre adulazioni dette complimenti.
(18. Maggio.)
Troppe cure assidue insistenti, troppe dimostrazioni di sollecitudine, di premura, di affetto, (come sogliono essere quelle di donne), noiosissime e odiose a chi n'è l'oggetto, anche venendo da persone amorosissime. ?(???(???????????(??????(??(???I???(?????(???(????. - Galateo morale.
(18. Mag.)
Pullus - pollone; rejet - rejeton; surgeon (surculus). Poulet. Poitrine. Vagolare, svagolare (v. Alberti). Guerreggiare, gareggiare, serpeggiare, tratteggiare (v. Alberti), pennelleggiare, parteggiare, costeggiare, pompeggiare, pavoneggiare, patteggiare, osteggiare, campeggiare, aspreggiare, mareggiare.
Recondito. Uomo onorato, disonorato; azione disonorata ec.
Verbi in to da nomi femin. in tas. Nobilitas - nobilito. Debilito, mobilito.
Morve - morveau. Spia - espion, spione (la Crus. lo crede accrescitivo: male: e [4513]così d'altri tali, ec. ec.)
Misceo - mixtum - mestare, coi composti ec. Aggiungasi al detto altrove di meschiare ec.
Canto as, nel Forc., potrà somministrare esempi di uso continuativo.
Il detto intorno ai verbali in bilis, dicasi ancora circa quelli in ivus (nativus ec.), e gli altri tali.
Alla p.4511. marg. - e in occio: figlioccio (filiuculus, non filiolus), moccio (muculus), bamboccio, femminoccia, fantoccio, santoccio, casoccia, ec. - Filleul (filiolus, in altro senso.).
Certe idee, certe immagini di cose supremamente vaghe, fantastiche, chimeriche, impossibili, ci dilettano sommamente, o nella poesia o nel nostro proprio immaginare, perchè ci richiamano le rimembranze più remote, quelle della nostra fanciullezza, nella quale siffatte idee ed immagini e credenze ci erano familiari e ordinarie. E i poeti che più hanno di tali concetti (supremamente poetici) ci sono più cari. V. p.4515. Analizzate bene le vostre sensazioni ed immaginazioni più poetiche, quelle che più vi sublimano, vi traggono fuor di voi stesso e del mondo reale; troverete che esse, e il piacer che ne nasce, (almen dopo la fanciullezza), consistono totalmente o principalmente in rimembranza.
(21. Mag.)
Alla p.4428. Chi pratica poco cogli uomini, difficilmente è misantropo. I veri misantropi non si trovano nella solitudine, si trovano nel mondo. Lodan quella, sì bene; ma vivono in questo. E se un che sia tale si ritira dal mondo, perde la misantropia nella solitudine.
(21. Mag.)
Alla p.4504. Furunculus, carbunculus (carbonchio, carbunco, carboncolo, carbuncolo, carbunculo: in una sola terminazione d'una sola voce, quanta varietà di pronunzie! escarboucle) ec.: per lo più da voci che abbiano la n, nel nominativo o nel genitivo, se sono nomi. (21. Mag.). - Del [4514]resto, la contrazione di cul... in cl..., deve estendersi a tutte l'altre desinenze in ul..., specialmente in gul... ec. Dico, quanto alla corruzione subìta da tali desinenze nelle forme volgari. (22. Maggio. 1829. Recanati.). - Vannozzo, Vannoccio. Cerviatto, o cerbiatto. - Le voci in cul..., specialmente precedendo consonante, sono contratte da icul..., come tuberculum da tubericulum, laterculus da latericulus, onde lo spagn. ladrillo; mangiata la i come in tanti altri casi. - Che la desinenza acul... particolarmente, nel latino basso, o volgare ec., avesse forza disprezzativa, come accio acciare, as asse asser franc., azo azar spagn., rilevasi non solo dal consenso di queste 3 lingue figlie circa cotal forma e significato, ma anche dai nostri collettivi disprezzativi in aglia (marmaglia, plebaglia, canaglia, ciurmaglia, giovanaglia ec.), e così, mi pare, spagnuoli; e dalle voci francesi pur disprezzative in ail aille ailler (canaille, rimailler, rimailleur ec.). Non a caso queste 2 forme in aglio ed accio (e lor corrispondenti), che d'altronde nei nostri idiomi considerati da se non hanno niente di comune, si abbattono ad essere ugualmente disprezzative: esse derivano da una stessa forma latina la loro origine grammaticale: è naturale che da questo principio comune derivino anche la loro significazione disprezzativa. (23. Mag.). - Vittuaglia ec. Foraggio-are, fourrage-er: v. spagn. Bitorzo (bitorcio, quasi bitorculus), bitorzolo ec. Santocchieria. Foeniculum - (foenuculum) - finocchio - fenouil. - La desinenza in gn... ñ ec. è per lo più da neus ec.; p.e. castanea-castagna. - Aveugle, aveugler - aboculus. Muraglia. Pagliuca (Alberti). Molliccio, molliccico. v. p.4515.
Minuto, participio aggettivato, coi derivati ec. V. lat. franc. spagn.
Soperchio soperchiare, superculus superculare: dello stesso genere che parecchio apparecchiare, pariculus appariculare, di cui altrove; dove la desinenza in cul... è semplice desinenza e non diminuzione. Puoi vedere la p.4443. ec.
Ruina-rovina ec.
[4515]Alla p.4513. Similmente molte immagini, letture ec. ci fanno un'impressione ed un piacer sommo, non per se, ma perchè ci rinnuovano impressioni e piaceri fattici da quelle stesse o da analoghe immagini e letture in altri tempi, e massimamente nella fanciullezza o nella prima gioventù. Questa cosa è frequentissima: ardisco dire che quasi tutte le impressioni poetiche che noi proviamo ora, sono di questo genere, benchè noi non ce ne accorgiamo, perchè non vi riflettiamo, e le prendiamo per impressioni primitive, dirette e non riflesse. Quindi ancora è manifesto che una poesia ec. dee parere ad un tale assai più bella che un'altra, indipendentemente dal merito intrinseco. ec. ec.
Zoppicare. Medeor - medico as.
Alla p.4493. Com'è notato, una gran parte del piacere che i sentimenti poetici ci danno e ci lasciano, consiste in ciò, ch'essi c'ingrandiscono il concetto, e ci lasciano più soddisfatti, di noi medesimi. Appunto come i sentimenti, come le azioni, nobili, magnanime, pietose; come i sacrifizi ec. (e come la conversazione di chi ha la vera arte di esser amabile). E appunto come questi non cadono se non in chi sia felice, contento di se, in chi si stimi ec., così nè più nè meno i sentimenti poetici.
(24. Mag.)
Alla p.4514. Lucigno-lo. - In uomicci-uolo, omici-atto, omici-attolo, e simili, la solita moltiplicazione della forma latina in ulus. - Coraggio, per cuore (corazon, coraje, courage): v. Crus., quasi coraculum. Incorare-incoraggiare. Visage, envisager, ombrage, ombrager, language, usage, ouvrage ec. ec. Questa forma in age ager, è tutta francese, provenzale ec. Di là la nostra, sì abbondante anch'essa, in aggio, aggia, aggiare; e grandissima parte almeno delle voci che hanno questa desinenza (viaggio-are ec. Piaggia non è, come dico altrove, [4516]da plagula, ma da plage; e così spiaggia.) Però in ispagnolo tali nomi finiscono per lo più in e (viaje, mensaje ec. ec.). - V. ancora il pensiero seg. - V. p.4518.4521.
Alla p.4444. Vedi nella p.4473. capoverso penult. e suoi annessi, l'immenso e svariatissimo uso fatto nel latino volgare o de' bassi tempi, di questa medesima forma in icul... cul... ul... or con forza diminutiva frequentativa ec., or positivata, or come semplice desinenza. (25. Mag.). V. qui al fine della p. uso manifesto per le quasi infinite forme che ne derivarono nei nostri volgari. Dal che si vede che l'uso antichissimo di quella forma, non cessò mai, nè fu men frequente negli ultimi tempi del latino che nei primitivi.
Il detto altrove dell'incontrastabilmente maggior numero di suoni nelle lingue settentrionali che nelle nostre, causa, in parte della lor mala ortografia, per la scarsezza dell'alfabeto latino da loro adottato; è applicabile ai dialetti dell'Italia superiore, perciò difficilissimo ancora a bene scriversi. Mezzofanti diceva che al bolognese bisognerebbe un alfabeto di 40 o 50 o più segni. Non è questa la sola conformità che hanno que' dialetti colle lingue settentrionali. Del resto, i dialetti generalmente sono più ricchi che l'alfabeto comune. Il toscano parlato ha anch'esso un po' più suoni che le lettere, ma pochi più. Il marchigiano e il romano quasi nessuno: esse sono veramente (in ciò come in mille altre cose) l'italiano comune e scritto, o il volgare più simile a questo, che sia possibile.
(25. Mag.)
Gracchiare (da gra gra: v. Forc. in graculus), scorbacchiare, scornacchiare, spennacchiare. Gorgheggiare.
Al capoverso 1. Anche qui i toscani abbondano più che gli altri, e spesso dove questi usano il positivo (nome o verbo), essi il diminutivo [4517]o frequentativo ec., benchè senza differenza di senso. Noi amiamo p.e. spennare, i toscani spennacchiare ec. ec.
(26. Mag.)
La natura non ci ha solamente dato il desiderio della felicità , ma il bisogno; vero bisogno, come quel di cibarsi. Perchè chi non possiede la felicità , è infelice, come chi non ha di che cibarsi, patisce di fame. Or questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità di soddisfarlo, senza nemmeno aver posto la felicità nel mondo. Gli animali non han più di noi, se non il patir meno; così i selvaggi: ma la felicità nessuno.
(27. Mag.)
Bollito per bollente. Patito. Indigesto per non digeribile, e per che non ha digerito.
Umanità degli antichi ec. Vecchi. Cosa lacrimevole, infame, pur naturalissimo, il disprezzo de' vecchi, anche nella società più polita. Un vecchio (oggi, in Italia, almeno) in una compagnia, è lo spasso, il soggetto de' motteggi di tutta la brigata. Nè solo disprezzo: trascuranza, non assisterli, non prestar loro quegli uffizi, quegli aiuti, il cui commercio è il fine e la causa della società umana, de' quali i vecchi hanno tanto più necessità che gli altri. I giovani sono serviti, i vecchi conviene che si servan da se. In una medesima stanza, se ad una giovane cadrà di mano il fuso, il ventaglio, sarà pronto chi lo raccolga per lei; se ad una vecchia, a cui il levarsi in piedi, l'incurvarsi, sarà penoso veramente, la vecchia dovrà raccorselo essa. E così ancora in casi di malattie ec. ec. Spesso i vecchi, anco in uguaglianza di condizione, hanno ad [4518]aiutare e servire i giovani. E parlo d'aiuti e di servigi corporali. Ci scandalizziamo di quei Barbari che si fanno servir dalle donne: ma il fatto nostro è lo stesso, se non peggiore. E viene dallo stesso spietato e brutale, ma naturale principio, che il forte sia servito, il debole serva.
(27. Mag.)
Alla p.4516. La forma aiuolo e aiólo in legnaiuolo, erbaiuolo, vignaiuolo, stufaiuolo o stufaiolo, fruttaiuolo o fruttaiolo, calzaiuolo, pesciaiuolo, armaiuolo e simili, è altresì originariamente diminutiva da ariolus (lignariolus ec.). Così in aruolo, arólo (che è di noi marchegiani), eruolo: pizzicaruolo, pizzicarolo, (Alberti), pizzicheruolo. - Inguina - (inguinacula plural.). anguinaglia, anguinaia. V. franc. spagn. Ventraia.
Tombereau. Doucereux. Fiocco - flocon.
Manuale di filosofia pratica. Memorie della mia vita. Come i piaceri non dilettano se non hanno un fine fuori di essi, secondo dico altrove, così neanche la vita, per piena che sia di piaceri, se non ha un fine in totale ec. Bisogna proporre un fine alla propria vita per viver felice. O gloria letteraria...
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