[Pagina precedente]..., o fortune, o dignità , una carriera in somma. Io non ho potuto mai concepire che cosa possano godere, come possano viver quegli scioperati e spensierati che (anche maturi o vecchi) passano di godimento in godimento, di trastullo in trastullo, senza aversi mai posto uno scopo a cui mirare abitualmente, senza aver mai detto, fissato, tra se medesimi: a che mi servirà la mia vita? Non ho saputo immaginare che vita sia quella che costoro menano, che morte quella che aspettano. Del resto, tali fini vaglion poco in se, ma molto vagliono i mezzi, le occupazioni, la speranza, l'immaginarseli come gran beni a forza di assuefazione, di pensare ad essi e di procurarli. L'uomo può ed ha bisogno di fabbricarsi esso stesso de' beni in tal modo.
(31. Mag.)
[4519]Sfilare - sfilacciare - sfilaccicare (v. Crus. in Spicciare): filaccica (plural.).
Anche i verbi lat. in urio si formano da' supini.
Alla p.4449. Per altro, la conformità di costumi, governo, religione, riti, lingua ec. fra troiani e greci, che apparisce nelle poesie omeriche, nelle tradizioni ec. (e che par favorire la congettura del Niebuhr, la quale ha però altri fondamenti), può essa ancora essere ingannevole, e non significare che la poca arte e istruzione di que' vecchi poeti, come dico altrove. Simili a quei pittori o artefici de' tempi bassi, e ad alcuni anche de' buoni secoli, che rappresentavano personaggi antichi e stranieri vestiti all'uso moderno e nazionale. Fra' moderni, il Pontedera (Julii Pontederae Antiquitatum lat. graecarumque enarrationes atq. emendatt. praecipue ad veteris anni rationem attinentes; Patav. 1740.; praefat. libro che mi pare non conosciuto dal Niebuhr), fondandosi parte in detta conformità , parte in altri argomenti, congetturò Trojanos Graecorum quondam fuisse coloniam.
(2. Giugno.)
Pésolo, pesolone. (pensulus per penzolo, pendulo ec.).
Sentito per sensibile, vivo; o per sensato. V. Crus.
Lego is - lego as, coi composti.
Spigolare, ruzzolare. Mugolare, mugghiare.
Alla p.4430. Di tal genere è anco una grandissima parte degli errori e sgrammaticature (sien d'uso generale o individuale) del parlar plebeo, rustico, de' dialetti ec.
Monofagia. Convivium, ????(????, coena (se è vera l'etimologia da ????(), tutti nomi significativi di comunanza. ec.
Alla p.4504. marg. Anche il nemico, l'offensore, ridotto all'inferiorità all'impotenza, è, non pur compassionevole, ma amabile, allo stesso offeso. [4520]Par che la natura abbia dato alla debolezza l'amabilità come una sorta di difesa e d'aiuto.
(17.Giugno.)
Beatus, participio aggettivato. Trambasciato, trangosciato ec. Trasognato. Moderato ec., smoderato, immoderato ec. Invisus per odioso.
(???( ozio chiamavano gli antichi i luoghi, i tempi ec. degli studi, e gli studi medesimi (onde ancora diciamo, senza intendere all'origine, scuola, e scolare per istudente, e gl'inglesi scholar per letterato, che dall'etimologia sonerebbe ozioso) che per gran parte di noi sono il solo o il maggior negozio.
(7. Luglio.)
Succhio (succulus) per succo.
?(??, dius-divus.
Ieiunus 1. participio contratto, a quanto pare, da ieiunatus (così fors'anche festinus); 2. in senso di qui ieiunavit o ieiunat. Delirus.
Mordeo, morsum - morsicare, (corrottamente mozzicare, smozzicare), morsecchiare.
Simus costantemente per sumus. Augusto ap. Sveton. in Aug. c.87.; Messala, Bruto ed Agrippa ap. Mario Vittorino de Orthographia p.2456. Manibiae per manubiae pur costantemente nelle iscrizioni Ancirane composte pur da Augusto. Contibernali in un antico monumento ap. Achille Stazio ad Sveton. de Cl. Rhetoribus.
Bubulcitare.
Alla p.4491. In un luogo piccolo vi sono partiti, amicizia non v'è. Vale a dire, che delle persone, per trovarsi ciò convenire ai loro interessi, saranno unite e collegate insieme per certo tempo (per lo più contro altre); ma non mai amiche. Amicizia non può essere che in città grandi, o pur fra persone lontane.
(8. Luglio.). V. p.4523.
[4521]. Alla p.4512. La forma in accio acciare, azzo azzare, e le corrispondenti francesi e spagnuole (e così in eccio, iccio ec.), vengono veramente, almeno per lo più, dalla latina in aceus, iceus ec. Gallinaceus, gallinaccio.
Che fosse proprio del volgare latino il dar questa desinenza ai positivi, nomi o verbi, e ciò senz'alterazione di significato, e che da ciò venga il tanto uso della forma in accio ec. nelle lingue figlie, massime dove essa non altera la significazione (come in minae minacce, minari minacciare), può congetturarsi, fra l'altro, dal riferito da Svetonio (Aug. c.87.) che Augusto soleva scrivere pulleiaceus in vece del positivo pullus. Augusto nelle singolarità delle sue voci ed ortografia riferite da Svetonio (ib. et c.88.), si accostava al dir volgare: il suo baceolus è il nostro baggeo. Quest'osservazione dunque serva particolarmente pel Tratt. del Volg. lat. - La forma in ezzare, onde (e non viceversa) eggiare, e le corrispondenti francesi e spagnuole, sono dalla greca frequentativa in (????, e dalla lat. issare, che di là viene. Il betissare di Augusto ap. Sveton. (87.), da noi si direbbe bietoleggiare. Cambiato, al solito l'i in e.
(9. Luglio.)
- Se però ezzare è per ecciare, allora apparterrà al detto qui sopra. E viceversa se azzo, izzo ec. è per aggio ec., allora non cadrà sotto il qui sopra detto.
(10. Luglio.)
- Incumulare - encumbrar - ingomberare.
Molti avverbi e preposizioni delle lingue nostre sono fatte coll'aggiunta di un de affatto pleonastico alle corrispondenti latine. De retro: diretro, dirietro, dreto, dietro (il volgo marchegiano appunto latinamente: de retro); e poi, [4522]raddoppiato ancora il di, di dietro; derrière, detras. De ubi: dove. De unde: donde. De ante: delante, dianzi, dinanzi, davanti, devant. De post: di poi, dopo, da poi, depuis, despues. De mane: dimani ec. demain.
(11. Lugl.)
Così di sopra, di sotto, da presso, da lungi, da vicino, da o di lontano. Quest'uso par fosse proprio del volgar latino 1° perchè comune a tutte 3 le lingue figlie, 2° perchè si trova già in parte nel latino scritto. Desuper, desubito, derepente; dove il de ridonda: dehinc, deinde; dove il de (come in donde) è ripetuto; perchè già il semplice hinc vale de hic, inde è de in (dein).
Iuvi per iuvavi, ad-iutum ec. per ad-iuvatum.
La prosa in verità , parlando assolutamente, precedette da per tutto il verso, come è naturale; ma il verso conservato precedette quasi da per tutto la prosa conservata.
(11. Luglio.)
L'uso degli antichi filosofi greci, di abbracciar col circolo dei loro Trattati tutte le parti dello scibile (uso notato da me altrove), onde esso circolo veniva ad essere un'enciclopedia, fu seguito anche, ne' bassi tempi, da' latini: dico da quelli che scrissero, o in più opere separate o in una sola, de 4r o de 7m disciplinis (come Boezio, Cassiodoro, Marziano Capella, Beda, Alcuino) ec.; piccole enciclopedie, dove però si copiavano per lo più tra loro. E dico tra loro: i più antichi o non conoscevano, o non avevano, o non leggevano, o non potevano intendere.
(11. Lugl.)
[4523]Alla p.4520. fin. Chi non è mai uscito da luoghi piccoli, come ha per chimere i grandi vizi, così le vere e solide virtù sociali. E nel particolare dell'amicizia, la crede uno di quei nomi e non cose, di quelle idee proprie della poesia o della storia, che nella vita reale e giornaliera non s'incontrano mai (e certo egli non si aspetta d'incontrarne mai nella sua). E s'inganna. Non dico Piladi e Piritoi, ma amicizia sincera e cordiale si trova effettivamente nel mondo, e non è rara.
Del resto, i servigi che si possono attendere dagli amici, sono, o di parole (che spesso ti sono utilissime), o di fatti qualche volta; ma di roba non mai, e l'uomo avvertito e prudente non ne dee richiedere di sì fatti (di tal fatta).
(21. Luglio.)
Insatiatus per insatiabilis. Citus, particip. aggettivato.
Naevus-neo.
Frigus - frio (spagn.). Ragunare - raunare. Nego - nier. Raggi - rai.
Il vescovo Ulfila, se non fu il primo introduttore dell'alfabeto presso la sua nazione (i Goti), gli diede almeno quella forma che noi conosciamo. Castiglioni ap. la B. Ital. Maggio 1829. t.54 p.201.
Non solo noi diveniamo insensibili alla lode, e non mai al biasimo, come dico altrove, ma in qualunque tempo, le lodi di mille persone stimabilissime, non ci consolano, non fanno contrappeso al dolore che ci dà il biasimo, un motteggio, un disprezzo di persona disprezzatisima, di un facchino.
(29. Lug.)
In un trattenimento, chi si vuol divertire, propongasi di passare il tempo. Chi vi cerca e vi aspetta il divertimento, non vi trova che noia, e passa quel tempo assai male.
(29. Lug.)
[4524]Est Dicaearchi liber de interitu hominum, Peripatetici magni et copiosi, qui collectis ceteris causis, eluvionis, pestilentiae, vastitatis, beluarum etiam repentinae multitudinis, quarum impetu docet quaedam hominum genera esse consumta; deinde comparat quanto plures deleti sint homines hominum impetu, id est bellis aut seditionihus, quam omni reliqua calamitate. Cic. de Off. II. 5. (16.).
(5. Sett. 1829.)
Luccicare. Albico as.
Rue - ruga (ital. antico).
Despicere - despicari: e simili.
Burrone, burrato, borro, botro - ?(????.
(12. Aprile. 1830. Lunedì di Pasqua.)
È curioso a vedere, che gli uomini di molto merito hanno sempre le maniere semplici, e che sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco merito.
(Firenze 31. Maggio 1831.)
Eccellente umanità degli antichi. Quid enim est aliud, erranti viam non monstrare, quod Athenis exsecrationibus publicis sancitum est, si hoc non est? etc. Cic. de off. l.3. alquanto innnanzi il mezzo.
(Roma 14. Dic. 1831.)
??(???? l'ubbriaco, appellativo di un Sileno in un vaso antico. Muséum étrusque du prince de Canino, n.1005. (Roma 14. Dic. 1831.)
(?????(???(????(??(?? (vada, cioè eveniat) (?????(???(??(???. Plat. Apolog. Socr. haud procul ab init. ed. Ast. opp. t.8. p.102. (in marg. 19. A.) nel Critone (init. p.164. in marg. 43. D.) dice pur Socrate: ?(???(??????(?????(????(???, ??(????(???.
??(?????(????(????(????(?(???? (tutto il contrario). ib. 138. (34. A.) e così altrove nella medesima Apologia.
?(??(????(????(??????(?(??????(????(????????????(????(? ec. [4525](in vece di ?(????????(), ib. 144. (36. D.) - nessuna cosa più... quanto ec. idiotismo nostro, usato anche da' buoni e antichi.
(?????(???????(??(?(???(??(???(???(????(????. ib. 148. (38. C.) avrete nome di avere ucciso Socrate.
(Roma 6. Gennaio 1832.)
Uomini originali men rari che non si crede.
Gli uomini verso la vita sono come i mariti in Italia verso le mogli: bisognosi di crederle fedeli benchè sappiano il contrario. Così chi dee vivere in un paese, ha bisogno di crederlo bello e buono; così gli uomini di credere la vita una bella cosa. Ridicoli agli occhi miei, come un marito becco, e tenero della sua moglie.
(Firenze 23. Maggio. 1832.)
Cosa rarissima nella società , un uomo veramente sopportabile.
Due verità che gli uomini generalmente non crederanno mai: l'una di non saper nulla, l'altra di non esser nulla. Aggiungi la terza, che ha molta dipendenza dalla seconda: di non aver nulla a sperare dopo la morte.
Grande studio (ambizione) degli uomini mentre sono immaturi, è di parere uomini fatti, e quando sono uomini fatti, di parere immaturi.
(16. Settem. 1832.)
La cosa più inaspettata che accada a chi entra nella vita sociale, e spessisimo a chi v'è invecchiato, è di trovare il mondo quale gli è stato descritto, e quale egli lo conosce già e lo crede in teoria. L'uomo resta attonito di vedere verificata nel caso proprio la regola [4526]generale.
(Firenze. 4. Dic. 1832.)
FINE
1 Vedi a questo proposito la pag. 3441.
2 Non ha niente, e però questo significato è nuovo e da aggiungersi ai vocabolari latini, cioè rodere per pruire. (non è neutro però giacchè n'abbiamo veduto il passivo) quantunque si potrebb...
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