[Pagina precedente]...), which must have been the occasion of the speech, qui recte consulat, consul siet (nel Brutus: parlata citata da Varrone de L. L. IV. 14. p.24.), occurs at Rome: so that the unity of place is just as little observed. The Destruction of Miletus by Phrynichus and the Persians of Aeschylus were plays that drew forth all the manly feelings of bleeding or exulting hearts, and not tragedies: for the latter the Greeks, before the Alexandrian age, took their plots solely out of mythical story. It was essential that their contents should be known beforehand: the stories of Hamlet and Macbeth were unknown to the spectators: at present parts of them might be moulded into tragedies like the Greek; if a Sophocles were to rise up.
(8. Feb. Domenica. 1829.)
Albino, antico autore, ap. Macrob. II. 16. Stultum sese brutumque faciebat. (Bruto l'antico). Si faceva, cioè si fingeva. Vecchissimo italianismo del latino. V. Forcell. ec.
(8. Feb. Domenica. 1829.)
Storie o storielle trasportate da una nazione a un'altra. Vedi la pag. precedente, lin.10-17.
(8. Feb. Domenica. 1829.)
[4460]Affatto greco è l'uso che noi abbiamo di parecchi aggettivi neutri in significato di sostantivi astratti: lo scarso (?(???(????) per la scarsità, il caro per la carestia o la carezza, e simili. Uso tutto italiano, cioè non comune, che io mi ricordi, alle lingue sorelle; nè potuto derivare dal latino, al quale, pel difetto che ha di articoli, sarebbe mal conveniente.
(11. Feb. 1829.)
Svariato per vario.
Gnaivus per Gnaeus. Vedi la pag.4454. lin.4. - Achivus p. Achaeus ((??(??) è certamente da un ????(??, come Argivus da ?????(??.
Sinizesi. Dittonghi ec. Elisione dell'm finale in latino. Vedi la pag.4454. lin.17. segg. V. p.4465.
Gli antichissimi scrivevano fut, fusse per fuit, fuisse. Vedi la pag.4454. lin.20. Quindi anche fussem ec. per fuissem. E certamente così anco pronunziavano. Or questa antichissima pronunzia si è conservata nell'italiano: fu (fut. Anche in franc. fut) fusti, fuste, fummo (fumus per fuimus: franc. fûtes, fûmes), fussi ec. pronunzia de' nostri antichi scrittori, ed oggi del popolo di più parti d'Italia, e del toscano costantemente.
(15. Febb. Domenica. 1829.)
Alla p.4356. Dionisio d'Alicarnasso (vedi la p.4451. lin.9.), chiama inni gli antichi canti epici de' Romani in lode de' loro eroi.
Alla stessa pag. lin. ult. Gli antichi poemi epici de' Romani non consistevano che in pezzi, in canti, di argomenti diversi, benchè coincidenti in un solo fino ad un certo segno. Così il poema epico antico nazionale tedesco, the lay of the Niebelungen. Vedi di sopra il pensiero che comincia p.4450. capoverso ult. e specialmente le pagg.4455.4456.
[4461]Alla p.4413. E vedi, a tal proposito, particolarmente la pag.4356. capoverso 1. Gli antichi canti nazionali e poemi epici de' Romani, epici per l'argomento e la forma, erano in metri lirici. Vedi il pensiero citato nella pag. preced. capoverso ult., e specialmente la p.4455. e la seguente. Anche il poema della guerra punica di Nevio (libri o carmen belli punici) era in versi lirici di diverse misure, come può vedersi ne' frammenti di esso poema appresso Hermann, Elementa doctrinae metricae, III. 9. 31. p.629. sqq. (Niebuhr, Stor. rom. p.162. not.507. p.176., not.535.).
(16. Febbraio. 1829.)
Nelle razionali speculazioni circa la natura delle cose, è da aver sempre avanti gli occhi questo assioma importantissimo: che dal vedere che da certe disposizioni poste dalla natura in certi esseri, facilmente e frequentemente (o anche sempre) nascono certe qualità; che certe qualità, pur date dalla natura, facilmente e frequentemente ricevono certe modificazioni; che certe cause facilmente e spesso producono certi effetti; dal vedere, dico, queste cose, non si può dedurre che ciò segua naturalmente; che quelle qualità, quelle modificazioni, quegli effetti sieno voluti dalla natura; che la intenzione della natura sia stata che essi avessero luogo, allorchè ella pose in quegli esseri quelle disposizioni, qualità o cause. Se uno fa una spada e un altro se ne serve a fettare il pane, non segue che l'intenzione del fabbricatore fosse che quello strumento fettasse il pane, benchè quella spada possa servire, e benchè serva attualmente, a quest'uso. Infiniti sono i disordini nel corso delle cose, non solo possibili, ma facilissimi ad accadere; moltissimi tanto facili, [4462]che quasi sono certi ed inevitabili: nondimeno son disordini manifesti, nè si possono attribuire ad intenzione della natura. Per un esempio fra mille: niente è più facile nè più frequente in certe specie di animali, che il veder le madri o i padri mangiarsi i propri figliuoli, bersi le proprie uova o quelle della compagna. Questo disordine orribile, che fa fremere, tende dirittamente e più efficacemente d'ogni altro alla distruzione della specie: è impossibile attribuire ad intenzione della natura, la cui tendenza continua alla conservazione delle specie esistenti, è una delle cose più certe che di lei si possono affermare, e che in lei sembrino manifestarci un'intenzione; attribuirle dico un disordine per cui il produttore stesso distrugge il prodotto, il generante il generato. Se la natura procedesse intenzionalmente in tal modo, già da gran tempo sarebbe finito il mondo. Da queste considerazioni segue, che per quanto il fenomeno dell'incivilimento dell'uomo sia possibile ad accadere; per quanto, considerate le disposizioni e le qualità poste in noi dalla natura e costituenti l'esser nostro, esso fenomeno possa parer facile, inevitabile; per quanto sia comune; noi non abbiamo il diritto di giudicarlo naturale, voluto intenzionalmente dalla natura. Grandissimi e vastissimi avvenimenti, fecondi di conseguenze sommamente moltiplici, importantissime, possono aver luogo a mal grado, per così dire, della natura.
(16. Febb. 1829.) V. p.4467. 4491.
L'autore anonimo della vita d'Isocrate pubblicata dal Mustoxidi nella (?????(?(??????(??(????(???, Venez. 1816. ????(???? (quaderno 3); e ristampata dall'Orelli loc. cit. p.4431., t.2. Lips. 1821. - p.10. del ????(????, ed. Mustox.; p.5. ed. Orell. - ?(???????(?(??(??(??????(???????(????(???????(???(?(? [4463]??(???????( (e' non fa nulla, il ne fait rien) ?(??(??????(??(????????(???(????????(????(??????????(?? ('?????(???). (???????(???????(??????????. L'Orelli, l.c., p.525. fa questa nota: (????(???????(???(?(????(???????( i.e. hoc nullius fere vel perquam exigui momenti est. ut nos dicimus: es macht nichts pro es hat nichts zu sagen, es hat nicht viel auf sich.
(17. Feb. 1829.)
Meride nell'(????????(?. ((?????, ?????(???, (????(?. ????(??, ????????(???, (??????(?. E così sogliono i grammatici antichi, non solo in generale, ma anche ne' casi particolari, distinguere costantemente dall'attico al greco comune, e riconoscere l'esistenza del secondo.
(17. Feb. 1829.)
Rufino nella version latina dell'Enchiridion o Annulus aureus che porta il nome di Sesto o Sisto, num.372. ed. Orell., loc. cit. p.4431., t. I. p.266. Quod fieri necesse est, voluntarie SACRIFICATO. Nè il Forcell. nè il Du Cange non hanno esempio di sacrificare, sacrificium ec. in questo senso metaforico, sì comune nelle lingue figlie, specialmente nel francese.
(17. Feb. 1829.)
S. Nilo vesc. e mart. ???(?????(???????(???? Capita seu praeceptiones sententiosae, num.199., ed. Orell. ib. p.346. ?(???????(???(????(??????(????????(?? (conscientia) ?(??????(??(????(????????(?? (p. ???(?: quali-quali: italianismo) ?(??(???((?(???(? (scil. ??(????), ??(????(??????(??(????(??????.
(17. Feb. 1829.)
Il medesimo ap. Io. Damasc. Parallel. Sacr., Opp. ed. Lequien. t.2. p.419. et ap. Orell. ib. p.362. lin.6. ????(?? per ?(???, carne, cioè corpo (???(????, all'uso stoico.).
(17. Feb. 1829.)
[4464]Lysis in Epistola ad Hipparchum p.52. edit. Epistolarum Socratis et Socraticorum, Pythagorae et Pythagoreorum, Io. Conr. Orellii, Lips. 1815. (???????(?(???(???????(??(????(?????(???) ??(?????(?????(???????????(???, ???(?????(????(??????(????(???(???(???(???(???(??? (nemmen per sogno per in niun modo, niente affatto) ?(?????(??????????(???? (Orell. ib. p.600.).
(18. Febbr. 1829.). V. p.4470.
Alla p.4165. Così Callimaco, ?(?????(??(??'?((?, nel noto epigramma sopra il tor moglie di condizione pari, verso ult. Vedilo nell'Orelli ib. p.176. e le note a quel luogo, ib. p.555., e del Menag. ad Laert. ec., e nelle opp. di Callimaco. Il luogo di Teone citato nel pensiero a cui questo si riferisce, conferma la lezione ?(??'?((???????(??(??, ed è qui assai notabile e prezioso. - Così noi diciamo anche andamenti, procedimenti, per azioni, o per modi di operare, di governarsi. ec.
(18. Febbr. 1829.)
Gratari - gratulari. Trembler (tremulare).
Alla p.4431. Tucidide, nel proemio, chiama gli storici ??????(????????????(? è usato per iscrivere istoria, narrare, raccontare; ????????(? per historiae scriptio; (???????????( da Eustazio per prosa, soluta oratio; ed anche ??????(??? si dice semplicemente per prosatore. ????????? per istorico da Senofonte. (????(?? pur si dice particolarmente per ?????(????, cioè ne' significati qui sopra detti di ????????(?. Isocrate nell'epilogo del ??(? ??????(?, distingue espressamente ?(????(???? e ?(??????(????? (?(?????????(????? ??(??(???????(??????(??(? ????????(??? ec.); ed Ammonio de Diff. Vocab. definisce il??(??????????????(??(????(??????(???, (???????????(?????????(?. Appunto come se ?(????(???? non fossero ??????????(??, cioè scritti; o come se ?????(???? non valesse [4465]anche, come vale, semplicemente scrivere, conscribere. (???????(? per istorico passim: ????????(? poeti e scrittori, cioè prosatori, passim, e in Laerz. VI. 30. ???????( per istoria, narrazione, opera o composizione istorica, ap. Pausan. (?(????(?(??(?????????(?????????(??????(?????) e specialmente Arriano (Alexand. praef. 5. ???????(: I. 12. 7. IV. 10. 2. V. 4. 4. V. 6. 12. VI. 16. 7. VII. 30. 7. Indic. 19. 8. ???????(). ???????(??? prosa oratione, prosaice. Plutar. ??(??(??(??(??????????(???????(??(?????????(????????????(???: Isocr. nell'esord. o ????(???? dell'ad Nicocl.. (Scapula, Tusano, Budeo: i quali non citano Arriano; e il solo Tusano Ammonio, ad altro oggetto, e non riporta le parole.).
(19. Febbr. 1829.)
Alla p.4440. (la quale, del resto, è anch'essa d'imaginazione, come ho detto altrove, ec.).
(19. Feb. 1829.)
?(?????????(??.
Tardivo (ital.) - tardío (spagnuolo.).
Segnalato, señalado, signalé, per degno di essere segnalato, cioè notato; notevole.
Alla p.4460. In the epitaph of L. Cornelius Scipio Barbatus, Lucanaa - The doubling the vowel belongs to the Oscan and old Latin: in the Julian inscription of Bovillae we find leege. Niebuhr, sezione intitolata The Sabines and Sabellians, not.248. p.72-3.
(24. Feb. 1829.)
Alla p.4442. Verano spagn. non è altro che vernum: verno per verno tempore o vere è assai frequente anche nel buon latino (Forcell.). Secondo l'Amati, nel Giornale arcad. tom.39., 3zo del 1828, p.240. l'appellazione di PREIVERNUM o PRIVERNUM (oggi Piperno, antica città de' Volsci), tiensi per gli uomini più istruiti di fabbrica latina; da PREIMUM, o PRIMUM, e VERNUM, sottinteso TEMPUS: essendo la posizione del paese, in monti aprici e non molto elevati, [4466] attissima ad anticipata primavera.
(24. Feb. 1829.)
Primavera, cioè primum ver o vernum, pel semplice ver. Anche questo è d'antichissimo uso latino. Vedi il pensiero precedente, e il Forcell. in Ver.
(24. Feb. 1829.)
Alla p.4437. Ben sono frequentissimi gli esempi di tal genere, non solo quanto a voci, inflessioni e simili, non proprie della lingua scritta, e solamente volgari, ma quanto a sintassi e dicitura affatto sgrammaticata, anzi strana, nelle iscrizioni di gente popolare, sì greche, e sì massimamente latine; come è fra le mille, quella ritrovata in Ostia, e pubblicata ultimamente dall'Amati. Giorn. arcad. t.39., 3zo del 1828., p.234.
Hic iam nunc situs est quondam praestantius ille
Omni...
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