[Pagina precedente]...Tedeschi e fra gli altri da Klopstock, decisamente vago delle cose straniere, e solito d'antepor gli stranieri ai suoi nell'affetto, nella inclinazione e nei fatti.
(1. Giugno. 1824.)
Alla p.4085. Qua si dee riferire il nostro elegante uso di aggiungere il pronome pleonastico nelle frasi indeterminate, coll'ottativo, come, che che egli si voglia, comunque ciò si accada, per quanto egli si dica, non meno che me le sia servitore Caro, lettera a nome del Guidiccioni lett.35. o neutri o attivi che sieno i verbi. Ne' quali casi il pronome è sempre dativo ed accidentale al verbo, e s'inganna a partito chi sopra alcuno esempio sì fatto, battezza quel tal verbo per neutro passivo, come par che voglia fare il Rabbi o il Bandiera ne' Sinonimi v. Affermare, dove allegando il Bocc. Nov. 19. quantunque tu te l'affermi (cioè per quanto tu te lo affermi, maniera indeterminata) e chiamandolo modo toscano, ne cava il verbo affermarselo, verbo nullo, perchè in tale e simili frasi indeterminate tutti o quasi tutti i verbi attivi o neutri passivi possono ricevere questa forma e ricevonla elegantemente (sia ciò proprietà toscana o altrimenti), ma fuor di tali casi in niun modo si direbbe affermarselo o affermarsi, come io mi affermo che tu ec. o egli se lo afferma asseverantemente, (1. Giugno. 1824.); e il luogo del Boccaccio non prova che ciò si possa dire. Chi che si fosse, qual o qualche se ne fosse la cagione, qual si sia o qualsisia, non so chi si fosse che ec. non so [4099] che o quello che si faccia o si voglia ec.
(2. Giugno. 1824.). V. p.4103.
Pesado per pesante, que pesa, tanto nel proprio come nel figurato.
(2. Giugno. 1824.)
Non si può meglio spiegare l'orribile mistero delle cose e della esistenza universale (v. il mio Dialogo della Natura e di un Islandese, massime in fine) che dicendo essere insufficienti ed anche falsi, non solo la estensione, la portata e le forze, ma i principii stessi fondamentali della nostra ragione. Per esempio quel principio, estirpato il quale cade ogni nostro discorso e ragionamento ed ogni nostra proposizione, e la facoltà istessa di poterne fare e concepire dei veri, dico quel principio. Non può una cosa insieme essere e non essere, pare assolutamente falso quando si considerino le contraddizioni palpabili che sono in natura. L'essere effettivamente, e il non potere in alcun modo esser felice, e ciò per impotenza innata e inseparabile dall'esistenza, anzi pure il non poter non essere infelice, sono due verità tanto ben dimostrate e certe intorno all'uomo e ad ogni vivente, quanto possa esserlo verità alcuna secondo i nostri principii e la nostra esperienza. Or l'essere, unito all'infelicità , ed unitovi necessariamente e per propria essenza, è cosa contraria dirittamente a se stessa, alla perfezione e al fine proprio che è la sola felicità , dannoso a se stesso e suo proprio inimico. Dunque l'essere dei viventi è in contraddizione naturale essenziale e necessaria con se [4100]medesimo. La qual contraddizione apparisce ancora nella essenziale imperfezione dell'esistenza (imperfezione dimostrata dalla necessità di essere infelice, e compresa in lei); cioè nell'essere, ed essere per necessità imperfettamente, cioè con esistenza non vera e propria. Di più che una tale essenza comprenda in se una necessaria cagione e principio di essere malamente, come può stare, se il male per sua natura è contrario all'essenza rispettiva delle cose e perciò solo è male? Se l'essere infelicemente non è essere malamente, l'infelicità non sarà dunque un male a chi la soffre nè contraria e nemica al suo subbietto, anzi gli sarà un bene poichè tutto quello che si contiene nella propria essenza e natura di un ente dev'essere un bene per quell'ente. Chi può comprendere queste mostruosità ? Intanto l'infelicità necessaria de' viventi è certa. E però secondo tutti i principii della ragione ed esperienza nostra, è meglio assoluto ai viventi il non essere che l'essere. Ma questo ancora come si può comprendere? che il nulla e ciò che non è, sia meglio di qualche cosa? L'amor proprio è incompatibile colla felicità , causa della infelicità necessariamente, se non vi fosse amor proprio non vi sarebbe infelicità , e da altra parte la felicità non può aver luogo senz'amor proprio, come ho provato altrove, e l'idea di quella suppone l'idea e l'esistenza di questo.
Del resto e in generale è certissimo che nella natura delle cose si scuoprono mille contraddizioni in mille generi e di mille qualità , non delle apparenti, ma delle dimostrate con tutti i lumi e l'esattezza la più geometrica della metafisica e della logica; e tanto evidenti per noi quanto lo è la verità della proposizione Non può una cosa a un tempo essere e non essere. Onde ci bisogna rinunziare alla credenza o di questa o di quelle. E in ambo i modi rinunzieremo alla nostra ragione. (2. Giugno. 1824.). - Vedi un'altra evidente contraddizione della natura, e si può dire, in cose fisiche, [4101]notata alla p.4087. e anche nel citato dialogo.
(3. Giugno. 1824.)
???? ???? in senso simile all'italiano in quanto o in quanto che, del che, e simili altre frasi, ho detto altrove. Luciano opp. 1687. t.1. p.800.
(3. Giugno. 1824.)
????? per primum. Luciano ib. p.805.
(3. Giugno 1824.)
Diminutivi positivati. Radium-rayon.
(4. Giugno. 1824.)
Oficio descansado, cioè donde el hombre descansa. Cervantes Novelas exemplares, Milan 1615. p.192.
(4. Giugno 1824.)
A proposito di quel che ho scritto altrove sopra un luogo di Donato ad Terent. relativo al digamma, dove si parla di Davus, anticamente Da?us ec. notisi che i Greci dicevano infatti ????, o ????? o ???? o ????, e v. Lucian. opp. 1687. t.1. p.797. e not. e p.996.
(4. Giugno. 1824.)
En el entretanto que. Cervantes loc. cit. qui sopra, p.195.
(5. Giugno. 1824.)
Divido-diviser.
(7. Giugno. 1824.)
In quanto per poichè alla greca, del che altrove in più luoghi. Vedi Bembo opp. t.3. p.129. col.2. fine e Rabbi Sinonimi v. poichè, e Crusca se ha nulla.
(9. Giugno. 1824.)
Altro per nulla ec. V. Caro Lettera a nome del Guidiccioni, lett. 15. fine. finchè non ho altro in contrario (modo comunissimo: avere o non avere altro in contrario, coll'interrogazione o positivo ec.), lett. 7. fine. senza darne altra (niuna) notizia al Padrone.
(10. Giugno. 1824.)
Rilevato per rilevante, e così relevado in Cervantes Novelas [4102]exemplares. Milan 1615. p.252.
(11. Giugno. 1824.)
Hasta tanto come in ital. fino a tanto ec. di cui altrove. Cervantes loc. cit. qui sopra, p.263.
(11. Giugno. 1824.)
Illustratus per illustris, il participio per l'aggettivo. V. l'index latinitatis a Cic. de rep. e il Forcell.
(12. Giugno. 1824.)
Il tale negava che si potesse amare senza rivale. E domandato del perchè, rispondeva: perchè sempre l'amato o l'amata è rivale ardentissimo dell'amante (del proprio amante).
(13. Giugno. Domenica della SS. Trinità . 1824.)
?????? ?? ??. Lucian. op. 1687. t.2. p.28. verso il fine. p.31. princip.
(14. Giugno. Vigilia di S. Vito Protettore di Recanati. 1824.)
Al detto altrove della somma facoltà e fecondità della lingua greca, non ancora esaurita nè spenta, aggiungi che oggidì chi vuol sostituire al suo proprio qualche nome finto espressivo di qualche cosa, o dar nome significativo a qualche personaggio immaginario, come Moliere nel Malato immaginario, nei nomi de' medici, o nominar qualche nuovo essere allegorico, o nuovamente nominare i già consueti ec. ec. non ricorre ordinariamente ad altra lingua (qualunque sia la sua propria, in tutta l'Europa e America civile) che alla greca.
(15. Giugno. Festa di S. Vito Protettore di Recanati. 1824.)
?? ??? ??? ?????? ?????. Luciano opp. 1687. t.1. p.41-42.
(16. Giugno. Vigilia della Festa del Corpus-Domini. 1824.)
????? ?? ?? ??? quanto, per ciò che spetta alla navigazione. Luciano loc. cit. qui sopra. p.34.
(16. Giugno. Vigilia della Festa del Corpus-Domini. 1824.)
[4103] Tutto quanto, tutti quanti - ??? ????, ?????? ????, ????? ????, ?????? ????, ?????? ????, ???????? ???? ec. ec. V. lo Scapula ec. ec.
(20. Giugno. Domenica. 1824.)
Alla p.4099. Qua spetta il nostro idiotismo sempre comune tra noi, massime nello scritto, dal 300 a oggi, di aggiungere il si (dativo) al verbo essere. Questo si è, questa si fu la cagione ec.
(21. Giugno. Festa di S. Luigi Gonzaga. 1824.)
Ficulneus - ficulnus appo Orazio, e nóta che l'us vi è breve.
(21. Giugno. Festa di S. Luigi Gonzaga. 1824.)
Experimentado per esperto, come noi sperimentato ed esperimentato, del che altrove. Cervantes Novelas exemplares. p.354. Milan 1615. 432.
(22. Giug. 1824.)
Altro per nulla, cosa alcuna. Guicc. t.4. p.50. ediz. di Friburgo: innanzi tentasse altro: e non aveva ancora tentato niente.
(23. Giugno. Vigilia di S. Giovanni Battista. 1824.)
Il est aisé de voir la prodigieuse révolution que cette époque (celle du Christianisme) dut produire dans les moeurs. Les femmes, presque toutes d'une imagination vive et d'une ame ardente, se livrèrent à des vertus qui les flattoient d'autant plus, qu' elles étoient pénibles. Il est presqu'égal pour le bonheur de satisfaire de grandes passions, ou de les vaincre. L'ame est heureuse par ses efforts; et pourvu qu'elle s'exerce, peu lui importe d'exercer son activité contre elle-même. Thomas Essai sur les Femmes. Oeuvres, Amsterdam 1774. tome 4. p.340.
(24. Giugno. Festa di S. Giovanni Battista. 1824.)
[4104] Agnomen, cognomen, coi derivati ec. aggiungansi al detto altrove circa il g premesso a varie voci latine, come nosco agnosco ec. Anche nomen viene da nosco.
(25. Giug. 1824.)
Il tale diceva che noi venendo in questa vita, siamo come chi si corica in un letto duro e incomodo, che sentendovisi star male, non vi può star quieto, e però si rivolge cento volte da ogni parte, e proccura in vari modi di appianare, ammollire ec. il letto, cercando pur sempre e sperando di avervi a riposare e prender sonno, finchè senz'aver dormito nè riposato vien l'ora di alzarsi. Tale e da simil cagione è la nostra inquietudine nella vita, naturale e giusta scontentezza d'ogni stato; cure, studi ec. di mille generi per accomodarci e mitigare un poco questo letto; speranza di felicità o almen di riposo, e morte che previen l'effetto della speranza.
(25. Giugno. 1824.)
??? ??????? - intanto, del che altrove. Luciano opp. 1687. t.2. p.48. principio, 51. dopo il mezzo. 64.
(25. Giugno. 1824.)
Plus le lien général s'étend, plus tous les liens particuliers se relâchent. On paroît tenir à tout le monde, et l'on ne tient à personne. Ainsi la fausseté s'augmente. Moins on sent, plus il faut paroître sentir. Thomas, loc. cit. qui dietro, p.448. Questo ch'ei dice dei legami di società sostituiti a quei di famiglia, di ristrette amicizie ec. ben puossi applicare all'amore universale sostituito al patrio al domestico ec.
(27. Giugno. Domenica. 1824.)
Callado per tacente, come tacitus da taceo-itum, del [4105]che altrove. Cervantes Novelas exemplares, Milan 1615. p.431.
(27. Giugno. 1824.)
Dilettare-dileticare coi derivati ec. frequentativo o diminutivo alla latina, e può anche aggiungersi agli esempi delle forme frequentative italiane di verbi, da me altrove raccolte.267 Avvertasi però che ha un significato diverso da dilettare, e forse è corruzione di solleticare, e così diletico, che altrimenti sarà un diminutivo o frequentativo di diletto.
(29. Giugno. Festa di S. Pietro. giorno mio natalizio. 1824.)
L'infelicità abituale, ed anche il solo essere abitualmente privo di piaceri e di cose che lusinghino l'amor proprio, estingue a lungo andare nell'anima la più squisita ogn'immaginazione, ogni virtù di sentimento, ogni vita ed attività e forza, e quasi ogni facoltà . La cagione è che una tale anima, dopo quella prima inutile disperazione, e contrasto feroce o doloroso colla necessità , finalmente riducendosi in istato tranquillo, non ha altro espediente per vivere, nè altro produce in lui la natu...
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