[Pagina precedente]...e disputare pro e contra. Nota ancora che rodere per erodere è bensì raro, appo Celso, pur si trova l. 7. c. 2. verso il fine. Nel lib. 7. c. 23 c'è il vocabolo rosio che non ha significato chiaro e si può spiegare in un modo e nell'altro, sebbene appena si può prendere anzi non si può per l'azione del corrodere, ma per il senso di ciò, vale a dire di un prurito veemente: fereque a die tertio spumans bilis alvo cum rosione redditur. E questo mi pare anzi il significato suo certo in questo luogo, come apparisce dal contesto dove nè prima nè dopo non si parla punto nè d'effetti nè di rimedi o altro analogo a corrosione. Rodere si trova anche in significato dubbio 3. volte nel l. 7. c. 26. sect. 4. circa il fine e c. 27 dopo il mezzo.
3 ??????? strano. V. le mie osserv. sui Taumasiografi greci. Mirum hoc videri potest, quod etc.
4 ?????????Dabbene, uomo probo.
5 ??????????? Calunniatore, delatore, spione. Non sono nomi propri.
6 Osservate in questo proposito che essendo certo non potersi perfezionare il corpo dell'uomo, anzi deperire nella civiltà , e quindi non darsi perfettibilità dell'uomo in quanto al corpo, (la quale infatti niuno asserì nè asserirebbe), tuttavia si sostiene la sua perfettibilità infinita in quanto all'animo (quanto intorno al corpo, volendo anche prendere per perfezioni quelle che oggi si credono tali, e in natura sono la maggior parte il contrario, certo però la perfettibiltà sarebbe finitissima).
7 Articolo del Monthly Magazine nello Spettatore di Milano 15. Ottob. 1816. Quaderno 62. p. 78-79. intitolato Lingua Persiana. Parte Straniera.
8 Intorno a Marcaurelio puoi vedere la p. 2166. fine.
9 Intorno ai participi in tus de' verbi neutri o attivi latini, come essendo di desinenza passiva, avessero spesso la significazione attiva o neutra, v. le note del Burmanno al Velleio l.2. c.97. sect.4. Infatti il lat. secondo l'opin. volgare mancherebbe di participi passati significanti azione, fuorchè deponenti. V. Forcellini voc. Musso. fine. e v. Partusa a um, e Pransus, e Coenatus, e p. 2277.2340.
10 V. in questo proposito p. 1240-42. e nota che i verbi in eggiare, par che almeno talvolta abbiano un valore effettivamente continuativo, come fronteggiare, scarseggiare e molti, ma molti altri, e in diversi sensi continui, ben distinguibili dal frequente e dal diminutivo: biancheggiare, rosseggiare, neutri ec.
11 Secondo il Forcellini il verbo obligari si trova in Ovidio nel significato espresso di cogi iuberi, come in italiano si dice essere obbligato a fare ec. Ma il Forcellini s'inganna. Ecco il passo di Ovidio con necessario accompagnamento de' versi circostanti, laddove il Forcellini riporta un verso solo (Trist. 1. el. 2. v. 81. seqq.)
Quod faciles opto ventos, (quis credere possit?)
Sarmatis est tellus quam mea VOTA petunt.
OBLIGOR, ut tangam laevi fera litora Ponti;
Quodque sit a patria tam fuga tarda queror.
Obligor qui non significa cogor, iubeor come dice il Forcellini. e come pare, se si recita questo verso solo, conforme fa egli; ma vuol dire fo voti, mi obbligo io stesso con voti, e non già sono costretto; ed è come dire obligor votis (giacchè questo apparisce dal contesto, e dalla parola vota del verbo antecedente), locuzione dello stesso genere di quelle di Cic. obligare militiae sacramento, obligare sempiterna religione, obligare scelere; e di Livio obligari foedere; e di Orazio obligare caput suum votis. in Oraz. però la significazione di devovere ec. Vedilo 2. 8. v. 5. Od. V. p. 2246.
12 Notate in questo proposito che da principio si contrastarono la preminenza il dialetto Veneziano e il Toscano, appunto perchè Venezia era pure insigne pel commercio. V. Monti, Proposta ec. vol. 2. par. 1 p. 191. ed anche p. 168. fine.
13 Altri meglio, flumine.
14 Quasi si verifica in questo senso e modo ciò che quel vecchio disse a Pico, della stupidità dei vecchi stati spiritosi straordinariamente da fanciulli.
15 Si può qui recare l'es. del verbo sustentare vero continuativo, non di tenere (onde il continuativo tentare) ma del suo composto sustinere. V. il Forc. in sustento. ex meis angustiis illius sustento tenuitatem, egestatem lenocinio sustentavit ec. ec. Non avrebbe potuto dire sustineo, sustinuit. Sostentar la vita in italiano va benissimo; non però in vece sostenere per mantenere, evidente azione continuata.
16 Il fine della letteratura è principalmente il regolar la vita dei non letterati; è insomma l'utilità loro, ed essi se n'hanno a servire. Ora io non ho mai saputo che la condizione di chi è servito, fosse peggiore e inferiore che non quella di chi serve.
17 Contrariamente. Non si trovano forse mille contrarietà fra le indoli, opinioni, costumi, di diversi tempi, nazioni, climi, individui, popoli civili fra loro, e rispetto ai non civili, e questi fra se medesimi, ec.? Pur tutti hanno i medesimi principii elementari costituenti la natura umana.
18 Puoi vedere la p. 3075.
19 V. p. 3469.
20 Le scienze al tutto esatte nel loro modo di dimostrare e nelle loro cognizioni, proposizioni, parti e dogmi, insegnam. soggetti ec. come sono le matematiche, lo Speroni (Dial.i Ven. 1596. p. 194. mezzo) le chiama scienze certe. Generalmente però quelle che io qui intendo, le chiama dimostrative (p. 160. mezzo. 161 princ. ec. e così ragioni dimostrative p. 181. opposte alle probabili persuasive o congetturali); il qual nome abbraccia sì le esatte sì le men certe, speculative e morali o materiali ec. che sieno.
21 Veggasi la p. 3673-5.
22 Forse a questo discorso appartengono eziandio suspicor o suspico, ed auspico o auspicor, da specio, seppur quello non viene piuttosto da suspicio onis, e questo da auspicium o da auspex auspicis. Forse ancora, qua si dee riferire plico da plecto, de' quali verbi mi pare aver ragionato altrove in altro modo. Da plecto-plexus si fanno anche i continuativi amplexor o complexo. E notare che si trova anche amplector aris in luogo di amplector eris, il che per altra parte confermerebbe che plecto is fosse in continuat. anomalo di plico, come mi pare aver detto altrove. V. p. 2903.
23 Salvo ne' continuatt. d' temi monosill. p. e. dato, flato, nato ec. come altroveA questo proposito molto che betere o bitere o bitire sia in continuat. anomalo (come viso is) di un bo dal gr. ???, come no da ???, do da ???, e altri tali temi monosill. latt. fatti da tali verbi greci così contratti. Ebito sarebbe ??????? ex-eo. V. Forc. in Beto. V. p. 3694.
24 Chi sa che lo stesso stipare non venga appunto da ????? piuttosto che da ??????? V. Forcellini in stipa, stipo, stuppa ec. Certo s'egli ha che fare con stupa o stipa, esso viene da questa voce, e non al contrario come vuol Servio.
25 Anche gli antichi e primi scrittori latini hanno sapore e modo tutto familiare, sì poeti, come Ennio e i tragici, di cui non s'hanno che frammenti, Lucrezio ec.; sì prosatori, come Catone, Cincio ed altri Cronichisti, di cui pur s'hano frammenti, ec.
26 V. p. 3351.
27 Seppure però la lingua ebraica ha genio, o altra indole come quella di non averne veruna. E certo la lingua ebraica per essere informe, può forse esser bene rappresentata e imitata con una traduzione in qualsivoglia lingua, che per esser troppo esatta sia anch'essa informe. Il che non accadrebbe in verun caso. Vedi la pag. 2909.2910 fine-2913. Vedi anche una giunta a questa pagina nella p. 2913.
28 V. p. 2989.
29 Veggasi la p. 2929.
30 Così Virg. Georg. 4. 116.7.
31 Veggasi la p. 2998. e 3007.
32 Non solo gli scrittori ebraici o le varie materie in lingua ebraica, ma neppur essa la lingua ha uno stile, cioè un modo determinato, come l'ha bene, anzi troppo determinato, la francese: perocchè la lingua ebraica è troppo informe per avere uno stile proprio; e precisamente ella è l'estremo contrario della francese quanto all'informità . V. la p. 2853. margine. V. p. 3564.
33 V. la pag. 2841. fine. Potus us è da po, non da poto, come motus us è da moveo, non da moto as, e puoi vedere in questo proposito la p. 2975. principio.
34 Lo comprova anche il significato rispettivo, sì per l'affinità , sì per la continuità ec. Similm. da sello muovere, senso analogo a quel di veho, si fa procello, onde procella, che è quasi vexo, e percello; ec. ec. ec.
35 Similmente noi figgere-fisso e fitto, del che puoi vedere p. 3284. e p. 3283. dove hai fixare affatto analogo di vexare. Veggasi la p. 3733. seg.
36 Veggasi la p. 3035. segg.
37 Parlo di quelle idee che avanzano decisamente lo spirito umano e l'intelletto. Avvi molte idee nuove, che non son tali se non perchè nuovamente composte d'altre idee già note (al contrario delle idee nuove di cui qui si parla). Ma queste appartengono la più parte all'immaginazione, e spetta al poeta il proccurarcele. E l'intelletto non ci guadagna. Altre nuove idee vengono dirittamente dai sensi, quando vediamo o udiamo ec. cose non più vedute o udite, le quali idee non si può ora determinare quando siano più semplici e quando più composte delle già possedute. Ma queste nuove idee non derivano dall'intelletto, del quale adesso ragioniamo.
38 Notisi che i nomi delle lettere ebraiche (onde derivano quei delle greche, che in greco non significano niente) hanno tutti una significazione indipendente affatto dal suono della rispettiva lettera, e son parole della lingua, né hanno relazione alcuna tra loro, né colla rispettiva lettera altro che il cominciare appunto per essa, come alèf, dottrina; beth, casa ec.
39 Da queste osservazioni si deduce quanto la natura e l'ingegno son più ricchi dell'arte e come l'imitatore è sempre più povero dell'imitato. V. Algarotti Pensieri. Opp. Cremona, t.8. p.79.
40 V. Chateaubriand, Génie. Paris 1802. Par. 2. l.2. ch.10 fin. t.2. p. 105-6.
41 Si può vedere la p. 3252. sg. 3400 sgg.
42 Appo Oraz. Sat. II. I. V. ult. tu missus abibis è lo stesso che missus, cioè absolutus eris, cioè mitteris o absolveris. I greci ???????? con participio: uso analogo al nostro ec. ec.
43 Si può vedere la p. 3036.
44 Disguisare mi par nostro antico V. Crus.
45 Come fornicare da fornix fornicis, ad altri assai; duplico da duplex, triplico ec. frutico da frutex, rusticor da rusticus. Veggasi la p. 3752-4.
46 Propago as da pango is. Vedi la p. 3752-3.
47 Vedi p. 3041.
48 Veduto sarebbe appunto il regolarissimo viditus, secondo il detto a pag. 3074. sqq. 3362-3. Così da fundo regolarm. funditus dimostrato da funditare; da medeo, meditus dimostrato da meditare, come altrove dico, cioè p. 3352-60.
49 Censeo-censitus e census a um, onde census us, secondo l'osservaz. da me fatta circa tali verbali della 4a. Notabile è che censitus intero negli scrittori latt. è più raro e più moderno che il contratto census. Cosa simile alla presente di visus p. visitus. V. p. 3815. fine.
50 Notate però che similim. si dice populus (onde populo o populor) e popellus. In Fedro IV. 7. V. 22. fabella è vero diminutivo di fabula, come popellus lo è di populus. In tal caso favella e favellare che i lat. dicevano fabula e fabulare. appartengono alla classe de' nostri diminutivi presi in vece de' positivi. Abbiamo anche favola positivo, ma in altro senso, pur latino però. V. p. 3062.
51 Spagn. asar. It. lessare ec.
52 V. p. 3816.
53 Parido o parida partic. di terminaz. passiva, s'usa dagli spagn. attivam. p. che ha partorito. Estar parida, esser puerpera, ec.
54 Così l'h è accidentale in dich'io in giuochi ec. ec.
55 Puoi vedere la p. 3544.
56 Veggasi la p. 3452 fine-58.
57 V. la p. 3448. segg. e in particolare 3450-1.
58 Veggasi la p. 3451-2.
59 Petr. Tr. della Fama cap. 2. terzina 48.
60 Erano allora i politici privati più di numero in Italia che altrove, l'opposto appunto di oggifì, perchè pure al contrario di oggidì, era in quel secolo maggiore in Italia che altrove e più comune e divulgata nelle diverse classi, la coltura, e l'amor delle lettere e scienze ed erudizione per una parte (le quali cose tra noi si trattavano in lingua volgare, e tra gli altri p. lo più in latino, fuorchè in Ispagna), e per l'altra una turbolenta libertà fomentata dalla molteplicità e piccolezza degli Stati, che dava luogo a poter facilme...
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