[Pagina precedente]...nte trovar sicurezza e impunità , col passare i confini e mutar soggiorno, chi aveva o violate le leggi, o troppo liberam. parlato o scritto, o offeso alcun principe o repubblica nello stato italiano in ch'ei dapprima si trovava.
61 Nótisi che il Tasso proccurò eziandio di render nazionale l'argomento della Gerusalemme col dare tra' Cristiani le maggiori parti del valore a due italiani; Tancredi di Campagna nel Napoletano il qual era patria del Tasso, e Rinaldo d'Este progenitore del Duca a cui il Tasso indirizzava il poema. E Rinaldo si è propriamente, non pure il secondo, ma l'altro Eroe della Gerusalemme con Goffredo, come ho detto a suo luogo, e, secondo l'intenzione del Tasso, a parti uguali, ma in effetto e' riesce maggior di Goffr.
62 V. p. 3173. Vedi ancora particolarm. lo Speroni Oraz. Ven. 1596. p. 23. e p. 56. 109. e Castiglione, Cortegiano e. Ven. 1541. carta 173; ed. Ven. 1565. p. 423-24, libro 4.
63 Veggasi la p. 3451-2.
64 p. 3125.
65 Argante, Clorinda, Solimano. Questi ed Argante sono anche espressam. emuli, ma tutti tre pari di valore. Altri eroi degl'infedeli non v'ha nella Gerus. V. p. 3535.
66 Di questi interessi accidentali vedi la pag. 2645-8.
67 Anche Omero e Dante hanno assai che fare per ridestar la nostra immaginaz. Contuttociò, quantunque la fantasia di L. Byron sia certo naturalm. straordinaria, nondimeno è pur vero che anch'ella è in grandiss. parte artefatta, o vogliamo dire spremuta a forza, onde si vede chiaram. che il più delle poesie di L. Byr. vengono dalla volontà e da un abito contratto dal suo ingegno, piuttosto che da ispiraz. e da fantasia spontaneam. mossa.
68 Veramente di tutti i poemi epici, il più antico, cioè l'Iliade, è, quanto all'insieme, allo scopo totale e non parziale, al tutto e non alle parti, all'intenzion finale e primaria, non episodica, addiettiva e secondaria e quasi estrinseca, accidentale ec.; è, dico il più sentimentale, anzi il solo sentimentale; cosa veramente strana a dirsi, e che par contraddittoria ne' termini, ed è infatti mostruosa ed opposta alla natura de' progressi e della storia dello spirito umano e degli uomini, e delle differenze de' tempi, alla natura rispettivamente dell'antico al moderno, e viceversa ec. È anche il poema più Cristiano. Poichè interessa pel nemico, pel misero ec. ec.
69 Veggasi la p. 3289-91.
70 V. Tasso, Gerus. 17. 93-4, dove parla d'Alfonso II. di Mod.a e confrontalo coi luoghi dello Speroni da me notati p. 3132. marg. princip. V. p. 4017.
71 Può vedersi la p. 3491-4. circa la timidità che è propria di questo secondo genere e che affatto impedisce di essere stimato nella società , distrugge qualunque stima si potesse esser conceputa di un individuo prima di conoscerlo ec. Ella è sovente comune anche al primo genere, ma solo con quelli di cui hanno soggezione, laddove nel secondo con tutti, perchè questi tali hanno soggezione di se stessi. Ella è affatto esclusa dal genere intermedio, e questo è il solo che ne sia sempre esente e al tutto sicuro.
72 L'abitudine di sempre pensare, e di poco parlare; di raccor tutto dentro e poco versar di fuori; di trattenersi con se stesso, di stare raccolto come un devoto, di poco agire, poco conversar nelle cose del mondo, poco trattare, per attendere agli studi; spendere tutte le sue facoltà nel proprio interno ec. ec. tutte queste cose rendono l'individuo incapace di portarsi bene nella società quanto un altro che sia pur di molto meno talento; perocchè a lui manca l'esercizio dell'operare, del conversare, di parlare (massime di cose frivole, come bisogna ec.) e le dette sue qualità ed abitudinipositive escludono anche positivamente la capacità di contrarre le abitudini e di aquistare le qualità sociali. Così la gravità a cui un tale individuo è neccessariam. abituato, la serietà , il pigliar le cose per l'importante, e se non importano lasciarle, esclude la possibilità di aquistar la leggerezza, l'abito di dar peso naturalm. alle cose minime, di scherzare, d'interessarsi con verità p. le bagattelle, di trovar materia di discorso dove assolutam. non ve n'ha ec. ec. tutte cose necessarissime in società : pigliar le cose, le materie, anche importanti e serie, da lato non importante e non serio, o trattarle non seriamente, superficialmente, scherzevolmente ec. ec. e come bagattelle ec. ec. e le profonde a fior d'acqua ec. ec.
73 V. p. 3386. fine.
74 Maggiormente sconvenevole però si è questo nella musica che nella poesia. Perocchè la scienza musicale, in ordine alla musica è di più basso e ben più lontano rango, che non è la poetica in ordine alla poesia. Il contrappunto è al musico quel che al poeta è la grammatica. La musica non ha un'arte che risponda a quel ch'è la poetica alla poesia, la rettorica all'oratoria. Ben potrebbe averla, ma niuno ancora ha pensato a ridurre a principii e regole le cagioni degli effetti morali della musica e del diletto che da lei deriva, e i mezzi per produrli ec.
75 Vedi la pref. di Timeo al suo Lessico Platonico appo il Fabric. B. G. edit. vet. 9.419.
76 Così anche parecchi inglesi, e generalmente tutti coloro che non sono assuefatti e non conoscono altro che studi e cose esatte. Ma certo è che di tali filosofi, metafisici, politici-matematici, ed aridi, ve n'ha più copia fra' ted. e dipoi fra' gl'ingl. che altrove, come in Francia o in Italia.
77 Similm. dicasi di nex, onde neco, eneco ec.
78 Puoi vedere le pagg. 3084-90.
79 Pendendo però più al sud.
80 Puoi vedere la p. 2989-91.
81 Veggansi le pagg. 3765-8.
82 Ciò per la varietà de'dialetti, o per altro, in modo però che le voci formate per tali alterazioni sono generalmente proprie degli scrittori greci o de' poeti; onde a noi partoriscono la stessa difficoltà , qual se ne fosse la cagione e l'origine e quando questa pur fosse particolare, la difficultà che a noi viene è ordinaria e generale ec.
83 Da ((( o da ((?????(????????, doppia alterazione.
84 Che l'amor proprio sia maggiore ne' fanciulli e ne' giovani che nell'altre età , segno n'è quella infinita e sensibilissima tenerezza verso se stessi, e quella suscettibilità e sensibilità e delicatezza intorno a se medesimi che coll'andar degli anni e coll'uso della vita proporzionatam. si scema, e in fine si suol perdere.
85 Da queste teorie séguita che le bestie, avendo meno vita dell'uomo, perocchè hanno meno spirito e più del materiale, e di ciò ch'esiste e non vive ec., debbano aver meno amor proprio, e più egoismo; e così è infatti: e che tra loro la specie men viva, come il polipo, la lumaca ec. dev'esser la più egoista: e che scendendo ai vegetabili e quindi per tutta la catena delle creature, si può dir che più scema la vita più cresca l'egoismo, onde l'éssere il più inorganizzato, sia in certo modo il più egoista degli esseri. ec.
86 Anche i climi, anche le stagioni, come influiscono sul più e sul meno della vita o vitalità , attività interna o esterna ec. debbono anche influire sul più e meno dell'amor proprio, e quindi anche dell'egoismo, e quindi anche della disposizione naturale alla misericordia, alla benevolenza ec. Veggansi le pagg. 2752.-5, 2926. fine-28.
87 Secondo questi discorsi una donna vecchia, massime vivuta nella gran società , dev'essere la più egoista persona umana (p. natura, e regolarmente parlando) che possa concepirsi.
88 Puoi vedere il Dialogo Delle Lingue dello Speroni dalla p. 121. in poi, cioè tutto il discorso tra il Lascari e il Peretto, sino alla fine del Dialogo.
89 Perocchè anche altri istituti egli seguì, ed altri fini si propose, tutti bellissimi e savissimi, ma che non appartengono al nostro proposito.
90 Osservisi che instigo propriam. è continuativo p. la significaz., perocchè instinguo propriamente significa l'atto del pungere, e quindi dello spingere, dell'indurre, ma instigo significa lo stimolare, lo stare attorno, il far ressa p. indurre. L'instinguere è lo scopo dell'instigare.
91 È però più verosimile che venga insidiare (cui v. p. 3350.). Altrimenti farebbe piuttosto insidor aris, come sedo as da sedeo (o da sido is) del che altrove.
92 Lo dice Svetonio nello stesso cit. luogo: vulgo canebantur.
93 Nel freddo si ha la forza di agire, ma non senza incomodo. La temperatura dell'aria che vi circonda, opponendosi à ce que voi possiate uscir di casa e di camera senza patimento, vi consiglia l'inazione e l'immobilità nel tempo stesso che vi dà la forza dell'azione e del moto. Si può dir che se ne sente la forza e la difficoltà nel tempo stesso. Nel caldo tutto l'opposto. Si sente la facilità dell'azione e del moto nel tempo stesso che se ne scarseggiano le forze. L'uomo prova espressamente un senso di libertà fisica che viene dall'amicizia dell'aria e della natura che lo circonda, un senso che lo invita al movimento e all'azione, ch'egli talora confonde con quello della forza, ma che n'è ben differente, come l'uomo si può avvedere, quando cedendo all'inquietezza che quel senso gl'ispira, e dandosi all'azione, la totale mancanza di forze che gli sopraggiunge, gli toglie quel senso di libertà , e l'obbliga a desiderare e cercare il riposo. Anche per se medesima la debolezza e il rilasciamento prodotto da causa non morbosa, come dal caldo, dà una certa facilità di determinarsi all'azione al movimento al travaglio, più che la tensione prodotta dal freddo. Può parere un paradosso, ma l'esperienza anche individuale lo prova. Pare che il corpo rilasciato sia più maneggiabile a se medesimo. Bensì la sua capacità di travagliare è poco durevole. ec.
94 Si trova anche ????????? e ???????????.
95 Il detto passaggio è direttam. contrario all'imitazione, che dev'essere l'immediato scopo e l'ufficio della musica, come dell'altre belle arti e della poesia, che dovrebb'essere inseparabile dalla musica (e così viceversa), e tutt'una cosa con essa ec. Di ciò di altrove.
96 Il latino si stabilì in Inghilterra a un di presso come il greco nell'alta Asia, e l'italiano in Dalmazia, nell'isole greche e siffatti dominii de' Veneziani: cioè come lingua di qualunque persona colta e della scrittura, ma non parlata dal popolo, benché fosse intesa. Così il turco in Grecia ec.
97 Vell. II. 90. 2. 3. Flor. II. 17. 5. Liv. 28. 12.
98 Petr. Son. La gola, il sonno.
99 Puoi vedere le pagg. 2979-80. e 3717-20.
100 V. p. 3728.
101 Massimam. modi e significati.
102 La storia offrirà molte prove di fatto della conformità fra l'indole spagnuola e italiana (e greca). Fra l'altre cose, l'abuso pubblico e privato della religion cristiana fatto nella Spagna, non ha nella storia moderna altro più simigliante che quello fatto in Italia, e quanto all'opinioni, e quanto alle azioni, e quanto alle istituzioni, leggi, usi, costumi ec. e tutto ciò ch'è influito dalla religione. Veggansi le pp. 3572-84, e massime dalla 3575. in poi.
103 Veggasi fra l'altre, la p. 2906. segg.
104 Massime ne' prosatori: quanto a' poeti vedi la p. 3419.
105 Veggasi la p. 2989.
106 Molto meno io vorrei consigliare che la lingua o lo scrittore italiano si modellasse sulla lingua spagnuola, molto alla nostra inferiore in perfezione, benchè conforme in carattere. Oltre che una lingua già perfetta non si dee modellare, anzi dee fuggir di modellarsi sopra alcuna altra, sia quanto si vuole perfettissima. E così a proporz. discorrasi della letteratura ec.
107 Questo viene a essere, se così vogliamo chiamarlo, un latinizzare, grecizzare ec. l'italiano, ma affatto insensibilmente, e indistinguibilm. dall'italianizzare; un latinizzare non diverso dall'italianizzare ec.
108 V. p. 3738.
109 Intendo per occupaz.i gli spassi ec.
110 V. p. 3561.
111 V. p. 3428.
112 Puoi vedere la pag. 3429.
113 Secondo il detto a p. 3397-9. e 2906.
114 Veggasi a questo proposito la Parte de la Chronica del Peru di Pedro de Cieça de Leon. e Anvers 1554. 8.vo piccolo. cap. 53. fine. a car. 146. p. 2. cap. 62. 63. 100. 101. principio.
115 V. ancora la Correspond. du Prince royal de Prusse et de Voltaire dans le oeuvres complettes du Roi de Prusse 1790. t. 10. lettre 96. de Voltaire p. 422. et suiv.
116 Quel che si è detto della durevolezza, dicasi ancora della grandezza e magn...
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