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(26. Marzo. ultimo Venerdì. 1824.)
Continuo per continuamente. D. Quij. Nome aggettivo in luogo d'avverbio, del che altrove.
(26. Marzo. 1824.)
Participii in us di verbi neutri. Licitus, licitum est o fuit dall'impersonale licet, come gavisus e gavisus sum dal personale gaudeo. Vedi il Forc. in Licitus, licet ebat, liceor, liceo, licito avverbio fatto da questo participio, ec.
(27. Marzo. 1824.)
[4054]Alla p.4050. Noi diciamo eccetto se non, se pure non, se però non, fuorchè se o se non, quando non, salvo se non ec. E queste frasi e la greca rispondono alla latina nisi o nisi si. Il non sì nel greco che nell'italiano vi sta fuor di ragione e per comun proprietà d'ambe le lingue.
(28. Marzo. Domenica quarta di Quaresima. 1824.)
Ri-v-us, ri-u-o - ri-g-agnolo ec. - rio ital. e spagn.
(28. Marzo. 1824.)
Diminutivi positivati Rivus - ruisseau e ruscello che sono in parte e sovente positivati. Ascia lat. ascia e asce ital. hâche franc. ec. - accetta quasi ascetta, spesso positivato ec. perchè s'usa promiscuamente ascia e accetta, l'uno in cambio dell'altro, benchè forse abbiano differenza di significato proprio, che non ebbero però in origine, eccetto quanto alla diminuzione.
(28. Marzo. 1824.)
Dormido per dormiente (fors'anche durmido). Voz algo dormida. D. Quij. E in altre maniere. Se però dormir non è anche neut. pass.
(28. Marzo. Domenica quarta di Quaresima. 1824.)
Diminutivi greci positivati. ???????. Luciano in Reviviscent. t.1. opp. 1687. p.418. Notisi in proposito di questo e altri diminutivi positivati di Luciano, da me altrove segnati, che Luciano usa il linguaggio in gran parte familiare. Nel detto luogo si parla del muro dell'acropoli o cittadella di Atene. In due di Omero (Odiss. ? V. 165.343) ??????? si unisce con ????. Parrebbe ridicolo l'interpretarlo parvus murus, come fa lo Scapula, e sembrerebbe che non si potesse trovar luogo dove fosse più evidente la positivazione di voci diminutive greche. Nondimeno (oltre che v'ha varietà di lezione, o dubbio degli eruditi sulla voce ???????, almeno nel primo di questi luoghi, come rilevo dall'Indice delle voci omeriche), si potrà forse dire che ??????? è detto da Omero a differenza dei muri di città, e simili, detti [4055] ?????, poichè egli quivi parla dei muri di un cortile, e che ???? si riferisca alla grandezza di que' muri in quanto muri di cortile. Non per tanto il luogo di Luciano e altri di Tucidide appo lo Scap. mostrano che ??????? si diceva anche de' muri di città fortezza ec. (moenia), e possono servire a illustrare quelli d'Omero, confermar la lezione, (massime il luogo di Luciano che è evidente), e provando che quivi ??????? sta semplicemente per ??????, benchè unito con ????, aggiungere una insigne prova alla mia opinione circa la positivazione di molti diminutivi greci, in particolare nel dir poetico, o piuttosto antico o ionico ec.
(28. Marzo. Domenica quarta di Quaresima. 1824.)
??? ????? ?????? menar pel naso proverbio greco conforme all'italiano, del che altrove, con un luogo di Luciano, ove vi si aggiunge il ????. Aggiungi lo stesso Luciano in Reviviscentibus opp. 1687. t.1. p.396. V. il Forcell. i Lessici e gli scrittori di adagi e proverbi ec.
(29. Marzo. 1824.). Lucian. ib. 556. 560.
Plurali in a. Martella. Crusca in Asce.
(29. Marzo. 1824.)
Diminutivi positivati. Lens-lenticula (lente, lenticchia ec.).
(31. Marzo. 1824.)
Dita plur. di dito. Nota che il corrispondente nome latino non è neutro ma mascolino.
(1. Aprile. 1824.). Nocca, Uova.
Come in italiano l'uomo per on franc., per si ec., del che altrove, così anche in ispagn. el hombre nel modo stesso. D. Quij. par.2. cap.40. ed. Madrid. 1765. tomo 3. p.446.
(1. Apr. 1824.)
La lingua spagnuola è già conformissima all'italiana per indole (oltre all'estrinseco) quanto possa esser lingua a lingua. Ma più conforme sarebbe, se ella fosse stata egualmente coltivata, formata e perfezionata, cioè avesse avuto ugual numero e varietà e capacità di [4056]scrittori che ebbe l'italiana. Dalla piega che ella prese effettivamente si raccoglie che quando avesse progredito, la forma e l'indole che avrebbe avuta in uno stato di perfezione non sarebbe stata punto diversa dall'italiana, alla quale per conseguenza la lingua spagnuola sarebbe stata tanta più conforme che ora per la maggior conformità di grado e di perfezione, perchè ora la maggiore, anzi forse unica differenza che passi tra il genio o piuttosto la forma intrinseca di queste due lingue, si è che l'una è molto meno formata e perfezionata dell'altra, e anche men ricca, il che con la copia degli scrittori e delle materie non sarebbe stato.
(1. Aprile. 1824.)
Moveo - moto, motito.
(1. Aprile. 1824.)
Cessatus partic. di cesso verbo neutro. V. Forc. in Cessatus e in particolare il secondo es. paragonandolo col secondo §. di Cesso.
(3. Aprile 1824.)
Al detto di acquistare in proposito di quisto, quaesitus ec. aggiungi lo spagn. aquistar. D. Quij. V. i Dizionari.
(4. Aprile. Domenica di Passione. Nevica. 1824.)
Grandissima, e forse la maggior prova e segno del progresso che ha fatto negli ultimi tempi lo spirito e il sapere umano in generale e le scienze fisiche in particolare, è che per ispazio di quasi un secolo e mezzo, quanto ha dalla pubblicazione de' Principii matematici di filosofia naturale a' dì nostri (1687), non è sorto sistema alcuno di fisica che sia prevaluto a quello di Newton, o quasi niun altro sistema di fisica assolutamente, almeno che abbia pur bilanciato nella opinione per un momento quello di Newton, benchè questo sia tutt'altro che certo [4057]e perfetto, anzi riconosciuto ben difettoso in molte parti, oltre alla insufficienza generale de' suoi principii per ispiegare veramente a fondo i fenomeni naturali. Nondimeno i fisici e filosofi moderni, anche spento il primo calor della fama e della scuola e partito di Newton, si sono contentati e contentansi di questo sistema, servendosene in quanto ipotesi opportuna e comoda nelle parti e occasioni de' loro studi che hanno bisogno, o alle quali è utile una ipotesi. Ciò nasce e dimostra che gli spiriti e nella fisica e nell'altre scienze e in ogni ricerca del vero e in ogni andamento dell'intelletto si sono volti all'esame fondato dei particolari (senza cui è impossibile generalizzare con verità e profitto) e alla pratica ed esperienza e alle cose certe, rinunziando all'immaginazione, all'incerto, allo splendido, ai generali arbitrarii, tanto del gusto de' secoli antecedenti e padri di tanti sistemi a quei tempi, che rapidamente brillavano e si spegnevano, e succedevansi e distruggeansi l'un l'altro.
(4. Aprile 1824. Domenica di Passione. Nevica.)
Altro per alcuno o ridondante, del che altrove. Aggiungasi quell'uso dell'avv. altrimenti o altramente ec., uso frequentissimo appresso i nostri, massime de' buoni secoli, e non raro neanche oggidì, nel qual uso quell'avverbio sembra un assoluto pleonasmo, quando cioè egli è congiunto alla negazione, p.e. così: non v'andò altrimenti, cioè non v'andò. (In altro modo egli può esser congiunto alla negazione con significati diversi, come quando si dice non altrimenti per parimente, non altrimenti che per come.) Par ch'esso avv. in tali casi equivalga al punto, al guari e simili italiani e francesii ec. aggiunti sì spesso alla negazione senz'alcuna maggior forza. In fatti spesso, o il più [4058]delle volte esso avverbio in questo caso non importa nulla, ma originariamente e veramente, e forse talvolta effettivamente massime presso gli antichi, vale in alcun modo. Gli altri l'usarono e l'usano senza certo aver mai neppure immaginato o sospettato quel che ei significhi in tali casi. Nei quali egli ha alcun chè a fare con quell'uso dell'avverbio ?????, di cui altrove.
(5. Aprile. 1824.)
È un grand'errore di quelli che hanno a congetturare o indovinare le risoluzioni o gli andamenti d'altri, sia nelle cose private sia nelle pubbliche, e queste o politiche o militari, e sia con dati o senza dati, il considerare con ogni sorta di acutezza e di prudenza quello che sia più utile a quei tali di risolvere o di fare, più conveniente, più secondo lo stato loro e delle cose, più giusto, più savio, e trovatolo, risolversi che essi faranno o determineranno, ovvero fanno e determinano appunto questa o queste cose o l'una di queste in ogni modo. Diamo uno sguardo all'intorno alla vita, alle azioni e risoluzioni degli uomini, e vedremo che per dieci ben fatte, convenienti ed utili a quei che le fanno, ve n'ha mille malissimo fatte, sconvenientissime, inutilissime, dannosissime a essi medesimi, più o meno, contrarie alla prudenza, a quello che avrebbe risoluto o fatto un uomo savio e perfetto, trovandosi nel caso loro. Vedremo che gli uomini il più delle volte non deliberano maturamente quando v'ha bisogno di maturità, non conoscono l'importanza delle cose che hanno a risolvere o a fare, non sospettano nemmeno che sia loro utile o necessario di consultare intorno ad esse, e non entrano affatto in alcuna consulta. Parlo egualmente de' grandi e de' piccoli, [4059]delle cose pubbliche e delle private, piccole relativamente e grandi. È certissimo che gli affari degli uomini qualunque, che vanno male, non vanno così (se non di rado) senza loro colpa o insufficienza; or come dunque dovrà essere regola per indovinare le opere o risoluzioni loro, il cercare quello che lor sia più utile e conveniente? Il numero o degli sciocchi assolutamente, o degl'inetti ai carichi e alle cose che hanno a maneggiare, benchè valorosi nel resto, o di quelli che anche al loro carico sono adattati, ma non perfetti, o insomma delle risoluzioni e delle azioni mal prese e mal fatte, inutili o dannose a chi le ha fatte o prese, sconvenienti al caso, o finalmente tali che nelle date circostanze non erano le migliori; il numero dico di tali azioni, risoluzioni ed uomini soverchia ed ha sempre soverchiato di grandissima lunga quello delle azioni, risoluzioni ed uomini loro contrarii, come apparisce da tutte le antiche e moderne storie sì civili sì militari sì private, e dall'osservazione della vita e avvenimenti giornalieri privati o pubblici. Onde quella regola in vece di condurre alla probabilità dell'indovinare, conduce chi la segue ad avere cento probabilità per una, contro quella o quelle cose che egli sceglie e quel giudizio o congettura che ei forma. Di più, assolutamente parlando, è falsissimo e malissimo considerato il persuadersi che gli uomini nel caso proprio veggano quel medesimo che in esso caso veggono gli altri posti fuori di esso, e pensino e sentano e sieno disposti allo stesso modo. Onde ancorchè pognamo in due persone perfetta parità di prudenza, di esperienza, insomma di attitudine a risolvere e fare in un dato caso quello che si conviene, è certissimo che se di queste due persone l'una [4060]si troverà nel caso e l'altra fuori considerandolo senza comunicare con quella, il più delle volte la risoluzione o il modo dell'azione dell'una sarà diversissima più o meno da quello che all'altra parrà si fosse convenuto. Aggiungasi la diversità dei principii, delle abitudini e di mille altre cose anche minime che diversificando gli spiriti (giacchè non si dà spirito perfettamente uguale ad un altro, più che si dieno due fisonomie al tutto conformi), diversificano altresì con mille modi le risoluzioni ed azioni di uno da quelle di un altro, anche supponendo in ambedue ugual capacità, e parità di caso, anzi diversificano le risoluzioni e azioni di una persona stessa in casi uguali o simiglianti. Senza poi parlare delle passioni e delle occasioni e circostanze del momento, spesso minime, che così minime modificano sovente e sovente cagionano al tutto e determinano le risoluzioni ed azioni di uno, mentre che l'altro che vuole indovinarle non è affetto da tali circostanze, sia fisiche, sia morali, sia qualunque. La vera regola per isbagliare il meno possibile, e la vera politica in tali casi, è conoscere quanto si può il carattere,...
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