[Pagina precedente]...articipii avveduto ec. aggettivati ec. Condolido per condolente, participio vero e non in senso d'aggettivo. D. Quij. par.2 cap.21. avanti il mezzo.
(4. Marzo 1824.)
Senz'altro patto per senza niun patto. Guicc. l.7. ed. Friburgo t. 2. p.124. principio. ed aggiunge assolutamente ch'è l'interpretazione espressa dell'anzidette parole.
(5. Marzo 1824.)
L'ulus de' lat. si cambia ordinariamente dagl'italiani in io (così l'ulum, e in ia l'ula), raddoppiando la consonante che lo precede, se ella in latino è pura, come oculus-occhio, nebula-nebbia ec.; se impura non si raddoppia, come masculus-maschio ec.
(5. Marzo 1824.)
Vischio, succhio sost. e molti simili, sembrano esser tutti diminutivi positivati, fatti nel modo detto nel pensiero precedente, e però venuti certo dal latino e probabilmente stati usati nel volgar latino in luogo de' loro positivi succus, viscum o viscus ec. ec. (5. Marzo 1824.). Così ho detto altrove de' nostri verbi in iare ec.
Tomber-tombolare, tombolata ec. (5. Marzo 1824.). Di tali verbi italiani, oltre diminutivi frequentativi vezzeggiativi ec. alcuni, anzi forse, almeno in molti casi, non pochi, sono disprezzativi.
(6. Marzo 1824.)
Al detto altrove di apparecchiare, aparejar ec. aggiungi sparecchiare e simili composti ec. ital. spagn. e franc.
(6. Marzo. 1824.)
Diminutivi greci positivati. ?????-?????? diminutivo assolutamente positivato, e proprio, a quel che sembra, di Omero, (sopra il che altrove) benchè si trovi anche in Senof. nel Cineg. dove bisogna però vedere se è veramente positivato, o se essendo, non è preso da Omero.
(6. Marzo. 1824.)
Gli uomini sarebbono felici se non avessero cercato e non cercassero di esserlo. Così molte nazioni o paesi sarebbero ricchi e felici (di felicità nazionale) se il governo, anche con ottima e sincera intenzione, non cercasse [4042]di farli tali, usando a questo effetto dei mezzi (qualunque) in cose dove l'unico mezzo che convenga si è non usarne alcuno, lasciar far la natura, come p.e. nel commercio ch'è più prospero quanto è più libero, e men se ne impaccia il governo. Similmente dicasi de' filosofi ec. Del resto la vita umana è come il commercio; tanto più prospera quanto men gli uomini, i filosofi ec. se ne impacciano, men proccurano la sua felicità , lasciano più far la natura.
(7. Marzo. prima Domenica di Quaresima. 1824.)
Altro per nessuno o ridondante. Guicc. t.2. ed. Friburgo p.144. lin. penult.
(7. Marzo. I. Domenica di Quaresima. 1824.)
????? ????????? ec. Questa forma è propria del greco, ed usasi eziandio con molti altri avverbi o significanti il med. che ?????, o d'altro significato, come ???, ?????? (i quali ricevono anche il participio presente, secondo la natura del loro significato, ed altri participii, oltre i passati) ec. ed è chiamata, se non erro, propria degli attici (benchè si trova anche in autori anteriori, per dir così, all'atticismo, come in Anacr. od. 33. ????? ????????? od. 55 ????? ???? ec.) - subito nato, dopo nato, appena nato ec. né à peine (vix natus) ec. despues de nacido ec. V. i Diz. franc. e spagn. e il Forcell. negli avv. corrispondenti a subito, dopo ec. simul ec.
(8. Marzo. 1824.)
Indigesto per indigeribile o difficile a digerire. - Indigesto per che non ha digerito o che non digerisce.
(8. Marzo. 1824.)
??????-minuo, forse l'uno e l'altro da ?????, alterato nel greco colla interposizione del ?, (cosa usata), conservato purissimo in latino, eziandio ne' composti: della qual conservazione dell'antichità appo i latini più che appo i greci, dico diffusamente altrove.
(8. Marzo 1824.)
[4043]????????-argi-v-us. Orazio e Ovidio alla greca comune, argeus, l'uno in un luogo, e l'altro in un altro. Così da ??????, oltre achaeus, achivus che forse è più proprio latino e più volgare, e achaeus sarà solamente letterario, come anche argeus senza fallo; e forse altri simili.
(8. Marzo. 1824.)
Nè la occupazione nè il divertimento qualunque, non danno veramente agli uomini piacere alcuno. Nondimeno è certo che l'uomo occupato o divertito comunque, è manco infelice del disoccupato, e di quello che vive vita uniforme senza distrazione alcuna. Perchè? se nè questi nè quelli sono punto superiori gli uni agli altri nel godimento e nel piacere, ch'è l'unico bene dell'uomo? Ciò vuol dire che la vita è per se stessa un male. Occupata o divertita, ella si sente e si conosce meno, e passa, in apparenza più presto, e perciò solo, gli uomini occupati o divertiti, non avendo alcun bene nè piacere più degli altri, sono però manco infelici: e gli uomini disoccupati e non divertiti, sono più infelici, non perchè abbiano minori beni, ma per maggioranza di male, cioè maggior sentimento, conoscimento, e diuturnità (apparente) della vita, benchè questa sia senza alcun altro male particolare. Il sentir meno la vita, e l'abbreviarne l'apparenza è il sommo bene, o vogliam dire la somma minorazione di male e d'infelicità , che l'uomo possa conseguire. La noia è manifestamente un male, e l'annoiarsi una infelicità . Or che cosa è la noia? Niun male nè dolore particolare, (anzi l'idea e la natura della noia esclude la presenza di qualsivoglia particolar male o dolore), ma la semplice vita pienamente sentita, provata, conosciuta, pienamente presente all'individuo, ed occupantelo. Dunque la vita è semplicemente un male: e il non vivere, o il viver meno, sì per estensione che per intensione è semplicemente un bene, o un minor male, ovvero preferibile per se ed assolutamente alla vita ec.
(8. Marzo. 1824.). V. p.4074.
[4044]Forse diminutivo positivato: ???????? (spelaeum). V. i Less.
(9. Marzo. 1824.)
Alla p.4025. Vedilo pure tom.2. lib.7. p.18. l.8. p.219. analoghi a' quali v'ha diversi altri luoghi nello stesso autore.
(9. Marzo. 1824.). V. qui sotto.
Menare, portare, tirare ec. pel naso - ??? ????? ?????? nello stesso senso. Lucian. Dial. Deor., Iov. et Iunon. t.1. opp. 1687. p.196. V. i Less. e la Crus. e il Forcell. e i francesi e gli spagnuoli (9. Marzo. 1824.). Nóta che Luciano lo usa come proverbio o modo di dire vulgato, colla voce ????.
????? - lae-v-us.
(9. Marzo 1824.).?????? - scae-v-us.
Al detto altrove dei verbali in bilis in ilis ec. ec. si aggiungano quelli formati da essi in ilitas, bilitas, e altri generi, siano del buono o del barbaro latino o delle lingue moderne, sia che i verbali da cui essi sono formati sieno individualmente noti o ignoti ec. ec., sia pure che tali nomi sostantivi verbali, derivino immediatamente dai verbi, e in tal caso bisogna vedere da che voce dei verbi e in che modo, secondo i rispettivi generi d'essi verbali.
(10. Marzo. 1824.)
Al capoverso 2. di questa pagina. Anche nella lega di Cambrai contro i Veneziani fu presa per pretesto, o maggior coonestazione, secondo l'uso di quelli e de' passati tempi, il voler far guerra contro i Turchi. V. il Guicc. t.2. p.180. e quivi le note, e p.186. sulla fine. Ed è notabile in questo caso tanto più questo pretesto, quanto per distruggere i Veneziani allegavano la necessità di farlo a volere opprimere i Turchi, de' quali i Veneziani erano i maggiori nemici, e quelli che avevano avuti seco maggiori guerre (come pur n'ebbero appresso), e fatti loro e riportatine maggiori danni. (10. Marzo. 1824.). V. p.4073.
Non ne fece altro per non ne fece nulla; non se ne fece altro; non se ne farà , se ne fa altro; modi consueti del nostro favellare. Non volle farne altro cioè nulla: nelle note al Guicciard. t.2. p.183.191.363.
(10. Marzo. 1824.)
In tutta l'Europa (massime in Italia, dove tutti gli assurdi e gl'inconvenienti sociali sono maggiori che altrove) non reca infamia l'essere [4045]o essere stato vizioso, nè l'aver commesso delitti (massime trattandosi di alcuni tali vizi e delitti, certi dei quali, anche atroci, fanno piuttosto onore, stima, e rispetto, che altro); ma bensì l'essere o l'essere stato punito di qualsivoglia vizio o misfatto, anzi pure della virtù o di azioni virtuose e degne di lode e di premio.261 Negli Stati Uniti d'America l'opinione pubblica non attacca veruna infamia alla punizione, e il colpevole che è stato punito e rientra nella società , v'è tanto più esente da obbrobrio che l'impunito che in essa si aggira, quanto che 1. si considera ch'egli ha espiato colla pena subita il suo fallo, e riparato e data soddisfazione del torto fatto alla società , e pagato il debito contratto seco lei: 2. si giudica, come in fatti ordinariamente succede, che la pena, la quale colà si considera e si chiama penitenza (le prigioni si chiamano case di penitenza), e le cure che nel tempo di essa espressamente si usano per curare con rimedi sì fisici che morali il morale del colpevole, abbiano corretto e riformato il suo carattere, i suoi costumi, le sue inclinazioni, i suoi principii, e ridottolo alla buona strada, con che e di diritto e di fatto e di opinione egli torna intieramente a paro e a livello degli altri cittadini o forestieri. Vedi il racconto sulle prigioni di Nuova York nell'Antologia di Firenze num. 37. Gen. 1824. e in particolare la pag.54.
(11. Marzo. 1824.)
?????? ?????????-???? ???????? possono essere esempi o di accrescimenti o di troncamenti fatti da' greci ai loro temi senz'alterazione di significato. Così ?? p. ?????, o quella sia la radice, o un troncamento, del che altrove.
(12. Marzo 1824.)
[4046] Acertado per que acierta o que suele acertar, tanto di persona, quanto di cosa. D. Quij. par.2. cap.25. verso il fine, cap.26. un poco sotto il principio. ec.
(12. Marzo. 1824.)
?????? per ??????? ec. del che altrove. V. Luciano opp. 1687. tom.1. p.222. linea 10. in Dearum iudicio, e Plat. Phaedon. opp. ed. Astii, t.1. p.478. B.
(12. Marzo. 1824.)
Il nostro pronome si, massime nel dir toscano, spessissimo ridonda per grazia e proprietà di lingua e per idiotismo, contro le leggi grammaticali delle favelle. Così fra' latini il pronome sibi (a cui risponde il nostro si, che ne' detti casi non so se tutti, è dativo, come in se n'andò e simili), massime appo gli antichi, e questi, comici, onde siffatto uso dovette esser proprio del dir volgare o familiare. V. il Forcell. in Sui.
(13. Marzo. 1824.). V. qui sotto.
Essere in se (être en soi ec. V. i Diz. franc. e spagn.). ?? ???? ????? - V. Luciano nel Dial. di Nettuno e Polifemo, opp.1687. t.1. p.241. fine. Così esso ed altri sovente. Il Forcellini non ha nulla in proposito, nè in Sui, nè in Sum.
(13. Marzo. 1824.)
Carra plur. di carro.
(14. Marzo. 2.a Domenica di Quaresima. 1824.)
Necessitado per que necessita, cioè ha menester, e si unisce anche col genitivo, come il suo verbo. D. Quij. in più luoghi. Quanto ad errado, di cui altrove, notisi che in ispagnuolo si dice anche errarse. D. Quij. par.2. cap.27. se havia errado (avea sbagliato).
(14. Marzo. 1824.)
Al capoverso 3. di questa pag. Dubito che anche in franc. e in ispagn. anche più vi sieno usi simili. V. per esempio il fine del pensiero preced.
(14. Marzo. 1824.)
I nostri nomi diminutivi o disprezzativi ec. in acchio ecchio ec. e i verbi diminutivi o frequentativi o disprezzativi ec. in acchiare ecchiare ec. sono di una forma espressamente originata dal latino, cioè dalla forma diminutiva o frequentativa [4047]ec. in culus e culare. Lo stesso dico de' nomi e verbi francesi diminutivi o frequentativi o disprezzativi ec. in ail aille ailler iller eiller (sommeiller) ec. de' quali altrove. E credo che anche lo spagn. in illo o illar ec. venga da essa forma latina (come periglio péril ec. da periculum, del che in più luoghi) più tosto che da quella in illus illare ec.
(15. Marzo. 1824.)
Alle altre barbarie umane da me altrove notate si aggiunga la pederastia, snaturatezza infame che fu pure ed è comunissima in Oriente (per non dir altro) e non fu solo propria de' barbari ma di tutta una nazione così civile come la greca, e per tanto tempo (lasciando i romani), e sì propria che sempre che i greci scrivono d'amore in verso o in prosa, intendono (ecce...
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