[Pagina precedente]...cere. V. Forcell. in affecto fin. e inaffector aris; il Gloss., gli spagn. ec.
(23. Nov. 1823.)
Alla p.3753. marg. - come forse sono contrazioni quei diminutivi di cui a p.3844. ec., cioè a dire pagella per paginella, asellus per asinellus, che noi diciamo, fabella per fabulella ec.
(23. Nov. 1823.). V. p.3992.
Alle cose dette altrove in più luoghi sopra il g protetico dei latini avanti la n, aggiungi gnatus, participio o aggettivo, e sostantivo, e gnatula, e v. Forcell. in queste voci.
(23. Nov. 1823.)
Al detto altrove sopra l'uso dello spagn. luego simile a quello che i greci fanno degli avverbi significanti statim ec. aggiungi un esempio di Aristot. Polit. l.8. Florent. 1576 p.615. princip. 652. fine. p.675. fine, ???? ??? ec. male inteso dal Vettori in tutti i tre luoghi, in un de' quali ridonda.
(23. Nov. Domenica. 1823.)
[3902] Andare per essere del che altrove. Petr. Sestina 1 verso penult. E 'l giorno andrà (sarà ) pien di minute stelle Prima ch'ec.
(24. Nov. dì di San Flaviano. 1823.)
A proposito del diminutivo positivato ????????, di cui altrove, si può notare che anche in francese il vocabolo che significa gregge, e particolarmente gregge di pecore (come ???????? e ??????) o di montoni, è originariamente diminutivo, cioè troupeau per troupe, la quale seconda voce equivarrebbe a grex che forse propriamente è generica come troupe, e significa moltitudine, adunanza ec. secondo che in latino e in italiano tuttogiorno s'adopera.
(24. Nov. 1823.)
Monosillabi latini. Lac: idea primitiva ec. Gr. ???? ????????, dalla qual voce gli etimologi derivano la latina.
(24. Nov. 1823.)
Dico altrove che la lingua ebraica non ha voci composte. Si eccettuino molti nomi propri, come Ab-raham, Ben-iamin, Mi-cha-el, Ierusalem (non è dell'antico ebraico) ec. e forse anche alcuni nomi, non propri, ma appellativi o cosa simile.
(24. Nov. 1823.)
L'uomo che ha molta capacità e quindi facilità , prontezza e moltiplicità di assuefazione, per questa medesima causa ha altrettanta capacità , facilità ec. di dissuefazione. Viceversa nel caso contrario. E sempre proporzionatamente, anzi sempre ugualmente, alla misura dell'una capacità risponde quella dell'altra. L'una [3903]e l'altra o sono la cosa stessa diversamente considerata, o due effetti gemelli d'una stessa causa, che non può produr l'uno senza produr l'altro nel medesimo grado. Dalle medesime cagioni fisiche, morali ec. che producono l'assuefabilità di un uomo o dell'uomo ec. nasce altrettanta sua dissuefabilità . E dall'una si può argomentare all'altra. L'uomo è assuefabile; dunque egli è dissuefabile; o viceversa. Il tale individuo ha tanta capacità di assuefazione; dunque tanta di dissuefazione nè più nè meno.
Questo principio, il quale risulta ed è dimostrato e sviluppato dalle osservazioni da me fatte altrove, si dee notare diligentemente, perchè nel corso delle nostre teorie sarà forse suscettibile di molte applicazioni.
(24. Nov. 1823.)
A ciò che ho detto altrove in proposito di pintar e dell'antico participio latino di pingo e de' verbi simili, aggiungasi dipinto (non dipitto) sostantivo e aggettivo o participio, dipintura ec. peint, e quindi peintre, peinture ec. dépeint ec. Pitto per pinto, non è che degli scrittori. Abbiamo però pittura, pittore ec. Ma anche pintore, pintura. Gli spagnuoli pintor ec. Fitto per finto (universale tra noi) non so se mai fosse del volgo e della lingua parlata. Da finto, e non da fictus o fitto, finzione, fintamente ec. infinto. fractus franto infranto, enfreint ec. Abbiamo però anche fizione ec. I franc. feint ec. Gli spagnuoli fingido (fingitus primitiva forma) ec. Vinto, non vitto (victus) se non poeticamente, ed or neanche ben si direbbe in poesia. Gli spagnuoli vencido, i francesi vaincu, che rispondono al [3904]primitivo vincitus di vinco, secondo il detto altrove della mutazione dell'itus latino in u, nella desinenza di molti participii francesi ec.
(24. Nov. 1823.)
Alla p.3900. Incesso is ivi, (frequentativum ab INCEDO, dice il Forcell.). Quanto al suo preterito incessi (onde l'incesserint nell'esempio di Tacito hist. 3.77.), vedi il Forcell. in Incedo ne' due ult. paragrafi, e confrontisi ciò ch'egli dice del perf. facessi in Facesso.
(24. Nov. 1823.)
Incessare da incedere. V. il Forcell. in Incesso is, fine, e il pensiero antecedente, se vuoi.
(24. Nov. 1823.)
Alla p.3826. Il barbaro incapabilis (v. Forcell. e Gloss. ec.) o è voce falsa, o affatto barbara di formazione e fuor d'ogni regola, (come centomila simili delle latino-barbare, o delle moderne, anche in bilis), o dimostra un capo as atum, se non si dee leggere incapibilis da capitum (primitivo per captum), come io dubiterei.
(24. Nov. 1823.)
Dice per dicono, aiunt, del che altrove. V. la Crusca in Fitto §.3. esempio ult. e cercalo nel suo autore. (24. Nov. 1823.). Sta Orl. Innam. c.37. st.1, e non ha che far col proposito.
(24. Nov. 1823.)
Ho detto che tutte le lingue nascendo dai volgari, le nostre sono nate dal latino volgare e parlato e non dal latino scritto. Da questo principio segue, fra gli altri molti, questo corollario che tutte le voci, frasi, significazioni ec. italiane, francesi spagnuole, e tutte le proprietà di queste tre lingue, o di qualunque di [3905]esse, che si trovano ancora, in qualsivoglia modo, nel latino scritto di qualunque età , e che nelle dette lingue non sono state introdotte dagli scrittori, dalla letteratura, da' letterati, dalla favella de' dotti o colti ec. nè passati dall'una di esse lingue nell'altra per qualunque mezzo, dopo essere in quella stati introdotti dagli scrittori o dal parlar letterato ec., ma che vengono originariamente dal semplice uso del favellare ec.; furono tutte proprie del latino volgare e parlato, non meno che dello scritto; e quindi chi cerca l'antico volgar latino, ha diritto di considerarle come sue parti e qualità ec.
(24. Nov. 1823.)
Alla p.3835. È da notare però che l'ubbriachezza ec. anche quando esalta le forze, e cagiona una non ordinaria vivacità ed attività ed azione esteriore o interiore, o l'uno e l'altro, sempre però o quasi sempre cagiona eziandio nel tempo stesso una specie di letargo, d'irriflessione, d'??????((((, ancorchè l'uomo per altra parte sia allora straordinariamente sensibile, e riflessivo e profondo sopra ogni cosa.213 Ella infatti per sua proprietà trae l'uomo più o meno, ed in uno o in altro modo, fuor di se stesso, e in certa maniera, quando più quando meno, lo accieca, lo trasporta, lega le sue facoltà , ne sospende l'uso libero ec. Perciò appunto ella è ordinariamente piacevole, perocchè sospendendo o scemando in certo modo il sentimento della vita nel tempo stesso ch'ella accresce la forza, l'energia, l'intensità , il grado, la somma, la vitalità d'essa vita, sospende o scema o rende insensibile o men sensibile l'azione, l'effetto, l'efficacia, [3906]le funzioni, l'attualità dell'amor proprio, e quindi il desiderio vano della felicità ec., secondo il detto nella mia teoria del piacere sopra l'essenziale piacevolezza di qualunque assopimento, in quanto sospensivo del sentimento della vita, e quindi del sentimento, anzi dell'attuale esistenza dell'amor proprio, e del desiderio della felicità . L'ubbriachezza e tutto ciò che le si assomiglia o le appartiene ec. è piacevole per sua natura, principalmente in quanto ell'è (per sua natura) assopimento.214 Massime che questo nasce allora dall'eccesso medesimo della vita e del sentimento di lei, il qual eccesso è nella ubbriachezza quello che scema e mortifica più o meno esso sentimento (secondo che il troppo è padre del nulla, come altrove) e quasi estingue l'animo. (V. Victor. Commentar. in Aristot. Polit. Flor. 1576. pag. ult. lin.5.6.).Ond'è sommamente piacevole per se stesso, astraendo dalle circostanze che possono produrre in qualche parte il contrario, e dall'altre qualità , ed effetti, anche essenziali, dell'ubbriachezza ec. ec. fra tutti gli assopimenti quello prodotto dall'ubbriachezza e simili cause, perch'esso solo include, suppone e porta seco ed ha per madre l'abbondanza relativa della vita e del sentimento di lei, la qual vita e sentimento è per natura e necessità supremamente piacevole al vivente, come altrove in più luoghi, se non che negli altri casi la maggior vita e il maggior sentimento di essa è proporzionatamente maggiore amor proprio, e quindi desiderio di felicità , e questo vano, e quindi maggiore infelicità ec.
(24. Nov. Festa di S. Flaviano 1823.)
Alla lista de' verbi frequentativo-diminutivi, disprezzativi, vezzeggiativi ec., frequentativi o diminutivi semplicemente ec. italiani, data da me altrove, aggiungi: in ettare, come da balbo, balbettare.
(25. Nov. 1823.)
[3907]Alla p.2924. Personale: ????? ??? ????? ????, ????? ????? ec. ec. Impersonale ????? ??? ?????? ?????? (se così è). Aristot. Polit. Flor. 1576. p.557. fin. ?? ??????? ?? ??? ???? ??? ?????? ?????? p.590 fin. ???? ?? ?????? ???? ??? ?????? ?????? p.595.3 In italiano non credo che avere per essere sia mai veramente impersonale. Ci ha molti è il singolare pel plurale, come in greco co' nomi neutri, e in italiano, massimo antico o volgare, assai spesso. Dunque in questa frase v'è la persona, cioè molti. Ebbevi di quelli che ec. Si sottintende alcuni. Pur questa frase (e simili) per se stessa è impersonale, e può chiamarsi così, giacchè in origine in tutte le frasi impersonali qualche cosa si sottintende, come nelle soprascritte greche ?? ???????? e simile.
(26. Nov. 1823.)
Diminutivi positivati. Cultellus (coltello, couteau ec. V. i Diz. in coutre. Trovo in 2. lett. di Feder. II. coutelet, per coltellino.) cultellare, cultellatus ec. V. Forcell.
(26. Nov. 1823.)
Alla p.3819. I nomi latini neutri della 3. che hanno l'accusativo come il nominativo, e ben diverso dall'ablativo, si vede che nelle nostre lingue non hanno a far niente (in generale) cogli ablativi latini, ma ben co' nominativi e accusativi Come tempus-tempore, tempo, temps ec.; semen-semine, seme ec., ec.
(26. Nov. 1823.)
Bisogna notare che i diminutivi positivati (verbi o nomi ec.) da me raccolti non sieno di senso neanche frequentativo, nè disprezzativo, nè vezzeggiativo, nè simile, eccetto se tale non fosse anche quello del positivo, al quale esso deve insomma essere totalmente conforme. Misculare (a proposito di cui ho preso a discorrere de' diminutivi [3908]positivati) a principio ebbe forse un senso frequentativo, che poi perdè, restandogli quello del positivo. E così gli altri, ciascuno de' quali (nomi o verbi) in origine dovettero in qualunque modo differire nel senso dai positivi. Del resto i verbi in ulare ec. propriamente sono diminutivi e perciò spettano al mio discorso. Hanno però talora un senso simile al frequentativo (come tanti verbi italiani altrove da me notati), ma non perciò si possono men giustamente porre fra' diminutivi, giacchè solo dalla diminuzione ricevono quel tal potere di significar la frequenza ec. il qual significato è come una specie de' significati diminutivi ec.
(26. Nov. 1823.). v.1823
Alla p.3520. E bene spesso l'irriflessione de' fanciulli, degl'ignoranti, degl'inesperti ec. fa quello stesso, e così perfettamente, o assai meglio ancora, che può fare e fa la riflessione, la prudenza, la provvidenza, l'accorgimento, l'abilità , la prontezza ec. e la presenza di spirito acquistata a forza di pratica ec. trova gli stessi partiti che potrebbe abbracciare dopo maturissima considerazione l'uomo il più riflessivo, e dov'è bisogno di prontezza, con altrettanta e maggior prontezza li trova e li eseguisce, che possa fare l'abito della riflessione ec.
(26. Nov. 1823.)
Causare per accusare, accagionare, del che altrove in proposito dell'antico lat. cuso. Machiavelli Vita di Castruccio Castracani, non molto avanti il mezzo, tutte le Opere, 1550, parte 2.a p.73. principio. Occorse in questi tempi che il popolo di Roma cominciò a tumultuare per il vivere caro, causandone l'assenza del Pontifice che si trovava...
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