[Pagina precedente]...gere sarebbe contratto da corrigere come porgere da porrigere, e simili.
(3. Ott. 1823.)
Alla p.3526. Gran difetto però è nella Gerusalemme l'aver voluto compensare e bilanciare insieme i meriti, l'importanza, le parti di Goffredo e quelle di Rinaldo, e l'interesse per l'uno e per l'altro. Da ciò segue che l'interesse è [3591]veramente doppio, come nell'Iliade, ma non, come in questa diverso. E perciò appunto, contro quello che a prima vista si potrebbe giudicare, l'uno interesse nuoce all'altro e l'indebolisce; voglio dire perchè l'interesse è altro senza esser diverso, cioè concorre nella medesima parte, ch'è la cristiana, ed al medesimo fine, ch'è il buon esito dell'impresa de' Cristiani. Due interessi affatto diversi, e lontani l'uno dall'altro, possono non pregiudicarsi nè indebolirsi l'un l'altro. E così accade ne' due interessi d'Ettore e d'Achille, i quali cadono sopra due contrarie parti la greca e la troiana, e l'uno nasce dalla sventura, l'altro dalla felicità . Ma due interessi posti strettamente a lato l'uno dell'altro, prodotti ambedue dalla fortuna ec. miranti ambedue ad un medesimo fine, non possono non farsi ombra e non impedirsi scambievolmente. Ed essi non producono il bello effetto del contrasto di passioni nell'animo de' lettori, e gli altri bellissimi e poetichissimi risultati che nascono ancora dalla lettura dell'Iliade, o nascevano per lo meno, al tempo e ne' lettori o uditori per li quali ella fu composta.
[3592]Questa duplicità d'interesse, benchè paia non ripugnare all'unità (e così credette il Tasso, il quale si persuase poter con essa servire alla varietà e schivare l'uniformità , senza punto violar l'unità ), o benchè paia, se non altro, ripugnare alla perfetta unità molto meno che non faccia la duplicità d'interesse nell'Iliade, nuoce però molto più di questa al fine per cui l'unità si prescrive. Il qual fine si è che l'interesse nell'animo de' lettori non s'indebolisca col dividersi nè col distrarsi, e sia più forte come rivolto a un segno solo. Ora, come ho mostrato, la duplicità d'Eroe nella Gerusalemme indebolisce l'interesse nell'animo de' lettori, molto più che non faccia nell'Iliade. E ciò appunto perchè quella duplicità concorre in una medesima parte, ed è rivolta a un segno medesimo, e perchè i due interessi son troppo vicini e del tutto concordi, e sono due, senza esser diversi. Nella Iliade dove essi sono tutto l'opposto, essi non solo s'indeboliscono meno, ma non s'indeboliscono punto, o certo l'interesse totale risultante dal poema nell'animo de' lettori non pur non è indebolito dalla duplicità , ma a molti doppi [3593]accresciuto, e in buona parte assolutamente prodotto. Onde si confermano le mie osservazioni sulla necessità di un interesse veramente doppio, e di due interessi diversi, alla maniera che si vede nell'Iliade; e sul danno di quella unità che i precettisti hanno prescritta e che gli epici posteriori ad Omero si sono proposta. Perocchè, come ho mostrato in questo discorso, essa unità nuoce al suo medesimo fine, che è di far che l'interesse e l'effetto totale nel lettore sia più vivo essendo uno e indiviso, e mirando a un sol segno; chè altrimenti la prescritta unità non avrebbe ragione alcuna, ed il precetto sarebbe arbitrario, laddove il poeta dev'esser padrone della sua libertà in quanto l'esserlo e il disporne a suo modo non ripugna alla natura, e alla qualità e debito del poema epico. L'unità dunque da' precettisti prescritta nel poema epico, pregiudicando e ripugnando al suo medesimo fine, è qualità non pur dannosa, ma vana ed assurda in se stessa e ne' proprii termini.
Ritornando al Tasso, molto ingegnoso è quel modo in ch'egli proccura, quasi espressamente prevenendo le obbiezioni de' rettorici, di mostrar [3594]l'accordo de' suoi due Eroi nella sua opera, e che dal loro esser due, non nasca nel suo poema duplicità d'interesse. Parla l'anima di Ugone a Goffredo, e dice di Rinaldo (c.14. stanza 13.) Perchè-lece. Colle quali parole poste nell'altrui bocca il Tasso viene molto chiaramente a dire ai pedanti e a' detrattori in persona propria: Gli eroi del mio poema son due, ma l'interesse è un solo, perchè una è l'impresa e uno il fine a cui servono entrambi. Ma questa distinzione metafisica, accettata ancora e predicata da' precettisti (indipendentemente dal negozio del Tasso), e da molti ancora di buon giudizio, non si avvera mai nell'animo de' lettori.147 Due Eroi d'ugual merito, o che servano alla stessa impresa, o che ad imprese diverse, fanno nell'animo de' lettori due distinti interessi (che tanto più s'offuscano l'uno coll'altro, quanto men sono diversi, e più tra loro somiglianti od uguali, e concordi): perocchè questi due Eroi sono sempre per verità , nell'animo de' lettori, due ben separate persone, e non già una sola, come vorrebbe il Tasso, della quale l'un degli Eroi sia capo, l'altro mano; o sieno che che si voglia.
[3595]Provasi questa verità con effetto nella lettura della Gerusalemme. Ma siccome è soltanto supponibile, come il punto matematico, e non mai però vero il caso di un uomo che intra duo cibi distanti e moventi d'un modo, innanzi si muoia di fame che e' si rechi a' denti l'un d'essi cibi (Dante Par.4.), e tra due o più cose da scegliere, l'uomo trova sempre, e trovò, alcuna diversità che l'inclini e determini ad elegger l'una, e l'altra rifiutare; o quando non sia in sua mano l'eleggere, o non si tratti di sceglier coll'opera, è impossibile che egli coll'affetto (sia il desiderio, sia l'amore, sia il compiacimento, sia qualunqu'altro) non s'inclini più ad una cosa ch'a un'altra, o più da una che da un'altra non fugga; così non potendo accader che di due o più Eroi, quanto si voglia pari di merito, l'uno, per qualsiasi cagione, non prevaglia nell'animo de' lettori, massime quando il loro merito sia di specie diverso; però è ben lungi che l'interesse nella Gerusalemme (piccolo e quasi morto com'egli è, secondo che ho detto altrove, e seppur v'è interesse alcuno) sia quanto al lettore con esatta parità di misura diviso tra Goffredo e Rinaldo. Ben è vero che l'uno di questi Eroi nuoce all'interesse dell'altro, ma pure, se il lettor prova nella Gerusalemme qualche interesse, ei non manca di scegliere tra' due Eroi quello in che egli ne ponga la maggior parte, e forse anche [3596]tutto. Or questo Eroe prescelto (e me n'appello al testimonio di qualsivoglia lettore della
Gerusalemme), contro l'intenzione del poeta, o certo contro il manifesto scopo del poema, e quindi contro il suo debito, e in pregiudizio del dovuto effetto e dell'unità (molto più che nell'Iliade ella, e lo scopo e il debito della qualità del poema non sono pregiudicati); questo eroe, dico, è Rinaldo; laddove tutte le dette cose volevano, prima, che l'interesse fosse uguale, anzi indiviso tra i due; poi per lo meno (essendo questo veramente per natura impossibile, perchè da una parte la duplicità degli Eroi non si può palliare ed eludere, come vorrebbe il Tasso, in modo veruno, sia quale si voglia, nè fare che il lettore se la dissimuli, considerando le due persone come una sola; dall'altra parte non si può togliere che tra' due o più, il lettore non iscelga e non ponga l'uno innanzi all'altro, e se son più, l'un dopo l'altro per gradi) ch'ei fosse maggiore per Goffredo.
Ma Goffredo (e questo è un altro grandissimo, ed intimo, benchè poco o non mai osservato difetto della Gerusalemme, e benchè colpa della natura de' tempi moderni e delle raffinate idee, anzi che del Tasso), Goffredo è personaggio pochissimo interessante, e forse nulla, perchè i suoi pregi e 'l suo valore son troppo morali. Egli è persona troppo seria, troppo poco, anzi niente amabile, benchè per ogni parte stimabile. E come può essere amabile un uomo assolutamente privo d'ogni passione, e tutto ragione? un carattere freddissimo? Difficilmente ancora può farsi amare chi non è o non apparisce [3597]capace per niun modo di amare. Ora il Tasso gli fa un pregio di questa incapacità . (c.5. st.61-4.) Achille è interessantissimo perch'egli è amabilissimo. Ed è amabilissimo non solamente a causa del suo sovrano valor personale, ma eziandio per la stessa ferocia, per la stessa intolleranza, per la stessa suscettibilità , veemenza ed impeto di carattere e di passioni, superbia, carattere e maniere disprezzanti (veri mezzi di farsi amare, e forse soli ec.) iracondo, incapace di sopportare un'ingiuria, soverchiatore, un poco étourdi, volage ec. e per lo stesso capriccio, qualità che congiunte colla gioventù e colla bellezza, e di più col coraggio, la forza e i tanti altri pregi, fortune, circostanze, e meriti reali di Achille, sono sempre amabilissime, e fanno amatissimo chi le possiede. Ciò avviene anche oggidì e sempre avverrà . (E veramente Achille è un personaggio completamente amabile: non sarebbe tale se mancasse dei detti difetti). Nondimeno s'elle si trovassero oggi in una persona civile in quel grado in cui Omero le dipinge in Achille, esse parrebbero certamente eccessive, e mal riuscirebbero; ma ben bisogna distinguere i tempi antichissimi da' moderni, e la misura conveniente a nazioni semirozze da quella che può star bene nelle civili. Del resto poi il poema epico in qualunque secolo dee proporre un personaggio che sia singolare, e le cui qualità eccedano le ordinarie anche quanto alla misura. Questo personaggio non dev'esser solamente amabile ed ammirabile ma mirabilmente amabile, e singolarmente ammirabile. Il Tasso si guardò bene dal dar negli eccessi per questa parte, rispetto a Rinaldo. Ei gli diede le dette qualità , per le quali lo fece amabile (mentre Goffredo non lo è) e perchè amabile, interessante assai più di Goffredo (quanto può essere quel leggiero interesse che si prende per uomini non isventurati, e in impresa che non può più starci a cuore, secondo il già detto in tal proposito). [3598]Se il Tasso eccedette in Rinaldo, ciò fu piuttosto dal lato contrario. Cioè nel farlo ancor troppo ragionevole, troppo pio e devoto. Colle quali qualità ei si credette di ornarlo e renderlo più interessante, e si stimò in dovere di attribuirgliele, e facendo altrimenti avrebbe creduto di peccare, non solo contro la morale o la religione, ma contro la poesia e contro il buon giudizio e contro la proprietà del poema epico. Egli arriva sino a farlo confessare e far la sua penitenza sul monte Oliveto, prima di andare all'impresa del bosco (c.18. stanza 6-17.). Egli avrebbe creduto lasciare una gran macchia nell'onor di Rinaldo e una grande mancanza nella stima de' lettori verso di lui, s'e' non gli avesse fatto purgar la coscienza ed assolverlo de' peccati dell'uccision di Gernando e delle fornicazioni con Armida. Contuttociò il carattere di Rinaldo riesce bene amabile. Ma Goffredo non ha nè ferocia, nè capriccio, nè impeto, nè passione veruna; non è giovane, non risplende per bellezza; il suo coraggio e la sua prodezza di cuore e di mano piuttosto si afferma di quello che si dimostri e si faccia operare; i suoi pregi eroici [3599]si riducono ad una somma pietà e devozione e cura e zelo religioso (ma non superstizioso nè passionato in niun modo) e quasi santità , sì di pensieri, sì di parole e sì di fatti che lo fanno degno di visioni celesti e di conversar cogli Angeli e co' Beati, e d'impetrare o far miracoli (v. fra gli altri luoghi c.13. st.70 e segg.), e ad un eccellente senno; qualità niente amabili, perchè tutte, per così dire, immateriali. Adunque Goffredo non è amabile, ma stimabile solamente. Adunque non è che pochissimo interessante o nulla; massime oggidì ch'è svanito l'interesse dell'impresa, come ho già detto a suo luogo, e quel zelo o fanatismo di religione, nel quale il Tasso lo fa singolare.
Difficilmente si può concepire vivo interesse per una persona, non solo finta, ma neppur vera e viva, senza una specie d'amore. Parlo di quello interesse che altrove ho distinto, cioè che ne' poemi o romanzi o storie o simili non nasce dalla pura curiosità , e nella vita non nasce da qualche cosa di cotale o dalla cura de' proprii vantaggi (il quale inte...
[Pagina successiva]