[Pagina precedente]... in somma due nazioni diversissime, contrarie, nemiche, perseverarono sempre in Ispagna, e sempre divise e ben distinte l'una dall'altra, benchè sempre l'una accanto all'altra, e materialmente confuse insieme, e sugli occhi l'una dell'altra. Nè il maomettano riconobbe mai Cristo, nè il Cristiano Maometto, nè l'arabo lasciò la sua lingua per la spagnuola, nè lo spagnuolo succhiò mai col latte altra lingua che l'indigena. Cosa mirabile e che non ha, credo, altro esempio oltre di questo, se non quello de' greci e de' turchi, il quale ancor dura, e che altrove ho considerato parlando della singolare tenacità de' greci rispetto ai loro costumi, pratiche ec. come alla lingua. Tenacità in cui i greci non hanno forse pari altra nazione che la spagnuola, nè la spagnuola forse altra che la greca. E ben corrisponde la parità o somiglianza [3581]dei climi e delle qualità del cielo e del suolo in ambo i paesi. E corrisponde eziandio la qualità degli stranieri, ambo arabi, non di origine, ma di lingua (se non m'inganno), ed ambo maomettani di religione; i mori di Spagna e i turchi. Con questa differenza però a favor della Spagna, che laddove i turchi barbari e ignorantissimi vennero in un paese civile e dotto, e barbari regnano sopra una gente per lor cagione imbarbarita, e non più coltivata; i mori non barbari vennero in un paese già rozzo, e quasi civili regnarono in un paese molto men civile di loro. Ebbero i mori in Ispagna un'estesissima letteratura, e piene sono le biblioteche spagnuole e straniere delle loro opere (alcune, come quelle di Averroe, note per traduzioni e celebri in tutta Europa). Nè per tanto poterono essi introdurre nè lasciare la loro letteratura (ch'era pur l'unica a que' tempi in Europa) tra gli spagnuoli che niuna ne avevano; nè la loro civiltà (altresì unica); nè col mezzo ed aiuto di questa e della letteratura, la loro lingua; nè poteron fare che nella Spagna mezza coperta e dominata da stranieri di diversissimo linguaggio e costume, [3582]e questi civili e letterati, e ciò per lunghissimo tempo, non si conservasse la lingua indigena, quanto è al popolo, assai meglio che nelle altre nazioni partecipi della stessa lingua, le quali non ebbero mai stranieri nè civili nè letterati, e quei barbari che ebbero, o gli ebbero per molto minore spazio di tempo, o ben tosto naturalizzati di costumi, di religione ec.
Al contrario della Spagna, e della Grecia, i franchi nelle Gallie mescolarono ben tosto coi nazionali ogni cosa; genere, sangue, nozze, costumi, lingua, fede, mutando i vincitori barbari tutte le lor qualità e il lor carattere istesso in quello de' vinti civili. Così proporzionatamente in Italia i goti, i Longobardi ec. Or questa mescolanza appunto nocque alla conservazione delle qualità indigene in questi due paesi, e nominatamente a quella della lingua, della qual discorriamo. I franchi non poterono divenir Galli, nè i goti ec. italiani, senza che i Galli divenissero in molte parti Franchi, (come appunto poi sempre si chiamarono e chiamano), e gl'italiani goti.
[3583]Finalmente la Spagna non mai intieramente soggettata e signoreggiata da' mori (a differenza della Grecia) estirpò e scacciò affatto gli stranieri dal suo seno. E non solo gli stranieri, ma con essi la lor fede, lingua, letteratura, costumi e tutto. E non solo tutto questo, ma eziandio il sangue e il genere straniero, che non mai potutosi mescolare col nazionale, tutto intero quasi, fu finalmente rigettato fuori dalla nazione, restando questa così puramente spagnuola di sangue (parlando senza guardare alle minuzie) come l'olio resta puro quando si separa da qualche liquore a cui non siasi mai punto commisto. (E voglia Dio che anche in quest'ultima parte la storia de' greci rispetto a' maomettani sia conforme a quella degli spagnuoli, com'ella è nel resto, e come i greci oggi proccurano).
Laddove nella Gallia i Franchi sempre regnarono, e spento il nome stesso de' nazionali, e mutatolo nel loro proprio, e confusi intieramente con essi, ancora regnano, sicchè, quanto al sangue, non si può dir se quella nazione sia piuttosto Gallese o Franca, quanto alla religione è Gallese, quanto ai [3584]costumi e alla lingua è parte Gallese (cioè latina) parte franca, benchè l'indigeno prevalga, ma non quanto in Ispagna. Similmente discorrete dell'Italia.
Della storia moderna di Spagna, della sua tenacissima fede e superstizione, onde quanto alla religione ella è ancora, si può dire, oggidì nè più nè meno qual fu quando scacciò i mori, e qual fu prima de' mori e dello stesso Maometto, e qual fu la Cristianità generalmente ne' bassi tempi, a differenza di tutte l'altre moderne nazioni cristiane, e anche non cristiane; della mirabile antichità , per così dir, di carattere da lei mostrata negli ultimi tempi, non accade parlare, essendo cose assai note. E veggansi le pagg.3394-6.
(1-2. Ott. 1823.)
Glisser-???????? lubricus.
(3. Ott. 1823.)
Alla p.3544. Di unus per primus ve n'ha un solo esempio nel Forcell. ed è l'ottavo da lui portato alla voce Unus, preso da Cic. de Senect. c.5. ma il Forcellini non vi nota il significato di primus. Puoi vederlo ancora in duo, tres ec. se avesse nulla in proposito.
(3. Ott. 1823.)
Assulito per assulto da assilio. Resilito [3585]per resulto da resilio. V. Forcell. Ambedue queste voci sono bonissime, e dimostrano l'antico e vero ed intero participio di salio, cioè salitus (salito, salido, sailli), poi contratto in saltus (o sup. saltum). E confermano le mie osservazioni e opinioni sopra le primitive, regolari ed intere forme de' participii o supini. Se avessero potuto considerare queste opinioni, e se avessero bene osservato che i continuativi e i frequentativi in ito si formano da' participii o supini, i Critici non si sarebbero maravigliati dei suddetti due verbi, nè gli avrebbero tentati con diverse lezioni, e fors'anche scacciati assolutamente da' testi ov'essi si trovano (de' quali bisogna vedere l'ultime edizioni).
(3. Ott. 1823.). V. p.3845.
Alla p.2821. Che tutto ciò sia vero, e della derivazione di confutare ec. da fundo, e del participio futus per fusus ec. osservisi il nostro rifiutare, ossia il latino refutare (che significa sovente lo stesso), dirsi nel francese, refuser e nello spagnuolo, refusar o rehusar, come da refusus o da fusus, noti participii di fundo o refundo. Eppur tanto sono i verbi francese e spagnuolo quanto l'italiano e il latino. I francesi hanno anche réfuter [3586]in altro senso, (ch'è il proprio di refuto e il più frequente) ma questo è certamente molto meno volgare e più moderno (benchè non moderno) di refuser, e non conservato ma ricuperato per mezzo degli scrittori ec. non del popolo, e non continuatamente pervenuto dalla lingua latina nella francese.
Al qual proposito, parlando delle lingue moderne figlie, rispetto alla lingua madre, e volendo argomentare da questa a quelle, o viceversa, o tra loro ec. in materia di antichità ec. bisogna nelle lingue moderne molto accuratamente distinguere tra voci e frasi latine conservate, e voci e frasi ricuperate, per mezzo della letteratura, filosofia, politica, giurisprudenza, diplomatica ec. ec. che sono infinite, e possono anche essere molto antiche; ma da queste alle latine sarà sempre o nullo o debolissimo l'argomento, per chi pretenda investigarvi le antichità della lingua ec. Al contrario nelle voci e frasi conservate cioè trasmesse per continua e perpetua successione dall'antico e talora dall'antichissimo e primitivo latino fino alle lingue moderne per mezzo del latino volgare. V. p.3637. Simile distinzione è quella che convien fare nella lingua [3587]latina rispetto alle voci greche, cioè tra quelle introdotte dagli scrittori ec. e quelle antiche e veramente popolari ec. Così nell'inglese rispetto alle voci francesi ec.
(3. Ott. 1823.)
Diciamo volgarmente e con eleganza scriviamo, senz'altro pensare, senz'altro dire o fare, senz'altro preparativo, senz'altra cura senz'altro curarsene e simili, per senza nulla pensare, senza niun preparativo, niuna cura ec. Nelle quali frasi la voce altro ridonda, e s'usa per pleonasmo, venendo in somma quelle locuzioni a dire senza pensare (anche il nulla è inutile qui, perchè il senza privativo, unito a pensare, comprende il detto vocabolo, giacchè chi non pensa, nulla pensa), senza preparativo, cura, (e qui pure sarebbe pleonastico il niuno, sebben s'usa, come il nulla nel caso sopraddetto) senza curarsene ec. Veggasi lo Speroni, solertissimo raccoglitore, e larghissimo spenditore delle più fine e più varie e moltiplici eleganze di nostra lingua; nel Discorso o lettera Del tempo del partorire delle donne, che tiene il terzo luogo [3588]fra' suoi Dialoghi Ven. 1596. p.53. lin. penultima. Or confrontisi questo mero idiotismo italiano, e proprio tutto della lingua, e perciò elegante collo stessissimo idiotismo usitato nella lingua greca ed attica da' più eleganti e studiati scrittori. V. Creuzer Meletemata ex disciplina antiquitatis, par.1. Lips. 1817. p.86. not.62. e Platone nel Convito ed. Astii Lips. 1819. sqq. t.3. p.472. B. v.1. e p.532. v.7. Ai quali esempi è anche più conforme quello del Petrarca recato dalla Crusca alla voce Altro dalla Canz. 18.6. dove altra parimente e manifestissimamente ridonda, anzi pare affatto fuor di luogo e contraddittorio, come appunto in alcuni de' passi greci che son da vedere ne' luoghi accennati. E così un altro esempio dello Speroni nel Dialogo della Retorica. Diall. Ven. 1596. p.153. lin.26. e Dial. 10. p.207. lin. ult. Vedi ancora il Forcellini se ha nulla. Senz'altro vale similmente alcune volte senza nulla, semplicemente, onninamente ec. V. p.3885. Così ?????, del che vedi le mie Annotaz. all'Eusebio del Mai.
(3. Ott. 1823.)
Alla p.3080. Assaltare, assaltar è un continuativo latino-barbaro di assalire pur latino-barbaro, ed è nella stessa significazione di questo. (V. il Glossar. in Assaltare, Assalire, Adsalire ec.). Laddove sobresaltar è in significato diverso da sobresalir (saltar conserva il significato latino, ma salir non [3589]già , se non alla lontana o in parte ec. V. il Forcell.), e non ha con esso niuna analogia di significazione. Così risaltare e risalire; da ambedue i quali è affatto diverso e lontano di significato il nostro risultare o resultare (resultar, résulter), e da questo e da quelli il latino resulto (v. il Glossar.). Resulto però e risultare ec. sono per origine gli stessi che risaltare, e vengono entrambi da resilire, che noi diciamo risalire con corrotta significazione. (rejallir forse è lo stesso che resilire, e jallir per origine lo stesso che saillir, e salire lat. come anche, in parte, per significato.) Così assaltare è per origine lo stesso che assultare (vera forma latina di questo verbo), il quale ha anche talvolta una significazione o uguale o simile a quella di assaltare, come pure assilire. (V. Forc. in assilio ed assulto, e il Gloss. in adsalire e assultare ec.)146 Continuativo affatto italiano di un verbo affatto italiano, ma pur continuativo formato alla latina, cioè dal participio del verbo originale, si è scortare (coll'o largo) da scorto di scorgere in significato di guidare ec. (se pur non fosse [3590]da scorta sostantivo: i francesi hanno escorte ed escorter). Il qual verbo scorgere fratello di accorgere (e s'altro n'abbiamo di cotali) è tutto italiano, non men che accorgere ec. ma forse questi verbi vengono originariamente per corruzione di forma e traslazione di significato ec. dal latino corrigere. V. il Gloss. se ha niente in proposito. Forse vi fu un excorrigere (scorgere), un adcorrigere (accorgere) ec. E la metafora sarebbe al contrario di avvisare, che dal vedere è passato all'ammonire ec. (v. il detto altrove di questo verbo avvisare). Laddove scorgere dall'ammonire (correggere) sarebbe passato al vedere. Ma l'uno e l'altro significato si troverebbe appresso a poco in accorgere (accorgimento, accortezza ec.), come appunto in avvisare (avviso per opinione, accortezza; avvisamento; avvisato per accorto ec. ec.). Del resto scor...
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