[Pagina precedente]...ntorno alla musica, come a cosa di Stato (v. il Viag. d'Anacarsi, Cap.27. trattenimento secondo); (e parlo qui degli effetti della musica greca che si leggono nelle storie e avvenuti fra' greci civili, non di que' che s'hanno nelle favole, accaduti a' tempi salvatichi); non [3225]dubito, dico, che questi effetti, e la superiorità della greca musica sulla moderna, che pur quanto a' principii ed alle regole, dalla greca deriva, non venga da questo, ch'essendo fra' greci l'arte musicale, sebbene adulta, pur tuttavia ancora scarsa, non offriva ancora abbastanza al compositore da coniare o inventar di pianta nuove melodie che niun'altra ragione avessero di esser tali se non le regole sole dell'arte; nè da poter gittarne sopra queste regole unicamente, o sopra le forme e melodie musicali da altri inventate di pianta, delle quali non poteva ancora avervi così gran copia, come ve n'ha tra' moderni. Ma quel ch'è più, l'arte, sebben cominciò anche tra' greci a corrompersi e declinare da' suoi principii, e da' suoi propri obbietti o fini e instituti, anzi molto avanzò nella corruzione (v. Viag. d'Anac. l. c.), non giunse tuttavia di gran lunga ad allontanarsi tanto come tra noi, e così decisamente e costantemente, dalla sua prima origine, dal primo fondamento e ragione delle sue regole, dalla prima materia delle sue composizioni, cioè le popolari melodie; nè a dimenticare, [3226]come oggi, impudentemente e totalmente il suo primo e proprio fine, cioè di dilettare e muovere l'universale degli uditori ed il popolo; nè, molto meno, giunse a rinunziar quasi interamente e formalmente a questo fine, e scambiarlo apertamente in quello di dilettare, o maravigliare, o costringere a lodare e applaudire una sola e sempre scarsissima classe di persone, cioè quella degl'intendenti: il quale per verità è il fine che realmente si propone la musica tedesca, inutile a tutti fuori che agl'intendenti, e non già superficiali, ma ben profondi. Non fu così la Musica greca. E in questo ravvicinamento della moderna musica al popolare, ravvicinamento così biasimato dagl'intendenti, e che sarà forse cattivo per il modo, ma in quanto ravvicinamento al popolare è non solo buono, ma necessario, e primo debito della moderna musica; in questo ravvicinamento, dico, vediamo quanto l'effetto della musica abbia guadagnato e in estensione, cioè nella universalità , e in vivezza, cioè nel maggior diletto, ed anche talor maggior commovimento degli animi. [3227]Che se in niuna parte, e meno in quest'ultima, gli effetti della moderna musica sono per anche paragonabili a quelli che si leggono della greca, è da considerarsi che l'uomo oggidì è disposto in modo da non lasciarsi mai veementemente muovere a nessuna parte; che analogamente a questa generale disposizione, neanche le melodie assolutamente popolari d'oggidì, son tali nè di tal natura che possano facilmente ricevere dal compositore una forma da produrre in veruno animo un più che tanto effetto; e che in ultimo i compositori non iscelgono nè quelle melodie popolari o parti di esse che meglio si adatterebbero alla forza e profondità dell'effetto, nè in quelle che scelgono, ci adoprano quei mezzi che si richieggono a produrre un effetto simile, nè così le lavorano e dispongono come converrebbe per tal uopo: e ciò non fanno perchè nol vogliono e perchè nol sanno. Nol sanno perchè privi essi medesimi d'ispirazione veramente sublime e divina, e di sentimenti forti e profondi nel comporre in qualsiasi genere, non possono nè scegliere nè usar lo scelto in modo da [3228]produr negli uditori queste siffatte sensazioni ch'essi mai non provarono nè proveranno. Nol vogliono, perchè appunto non conoscendo tali sensazioni, nulla o ben poco le stimano, nè altro fine si propongono che il diletto superficiale e il grattar gli orecchi, al che di gran lunga pospongono le grandi e nobili e forti emozioni, di cui mai non fecero esperimento. Ma che maraviglia? quando gli antichi musici erano i poeti, quegli stessi che per la sublimità de' concetti, per la eleganza e grandezza dello spirito brillano nelle carte che di loro ci rimangono, o perdute queste coi ritmi da loro inventati e applicativi, vivono immortali i loro nomi nella memoria degli uomini, e ciò talora eziandio per egregi e magnanimi fatti? E quando all'incontro i moderni musici, stante le circostanze della loro vita, e delle moderne costumanze a loro riguardo, sono per corruzione, per delizie, per mollezza e bassezza d'animo il peggio del peggior secolo che nelle storie si conti? la feccia della feccia delle generazioni? Da vita, opinioni e costumi vili, adulatorii, dissipati, [3229]effeminati, infingardi, come può nascer concetto alto, nobile, generoso, profondo, virile, energico? Ma questo discorso porterebbe troppo innanzi, e condurrebbe necessariamente al parallelo della musica e de' musici colle altre arti e loro professori, a quello della moderna musica coll'antica, e delle moderne usanze colle antiche relative al proposito; e finalmente a trattare della funesta separazione della musica dalla poesia e della persona di musico da quello di poeta, attributi anticamente, e secondo la primitiva natura di tali arti, indivise e indivisibili (v. il Viag. d'Anac. l. c. particolarmente l'ult. nota al c.27.). Il qual discorso da molti è stato fatto, e qui non sarebbe che digressione. Però lo tralascio.
Tornando al nostro primo proposito, il qual fu di mostrare che l'armonia o convenienza scambievole de' tuoni nelle loro combinazioni successive, è determinata, siccome ogni altra convenienza, dall'assuefazione; si vuol notare che quest'assuefazione in fatto di melodie (come anche di armonie) non è sempre ????????? del popolo, [3230]ma bene spesso in lui prodotta e originata dalla stessa arte musica. Perocchè a forza di udir musiche e cantilene composte per arte, (il che a tutti più o meno accade) anche i non intendenti, anzi affatto ignari della scienza musicale, assuefanno l'orecchio a quelle successioni di tuoni che naturalmente essi non avrebbero nè conosciute nè giudicate per armoniose (o ch'elle sieno inventate di pianta dagli uomini dell'arte, o da loro fabbricate sulle melodie popolari, e di là originate); in virtù della quale assuefazione essi giungono appoco appoco e senza avvedersi del loro progresso, a trovare armoniose tali successioni, a sentirvi una melodia, e quindi a provarvi un diletto sempre maggiore, e a formarsi circa le melodie una più capace, più varia, più estesa facoltà di giudicare, la qual facoltà , che in altri arriva a maggiore in altri a minor grado, è poi per essi cagione del diletto che provano nell'udir musiche; giudizio e diletto determinato, dettato, e cagionato, non già dalla natura primitiva e universale, ma dall'assuefazione accidentale e varia secondo i tempi, i luoghi e le nazioni. [3231]Io di me posso accertare che nel mio primo udir musiche (il che molto tardi incominciai) io trovava affatto sconvenienti, incongrue, dissonanti e discordevoli parecchie delle più usitate combinazioni successive di tuoni, che ora mi paiono armoniche, e nell'udirle formo il giudizio e percepisco il sentimento della melodia.
Nè più nè meno accade nella pittura, scultura, architettura. Senz'alcuna cognizione della teoria, nè della pratica immediata dell'arte, a forza di veder dipinti, statue, edifizi, moltissimi si formano un giudizio, e una facoltà di gustare e di provar piacere in tal vista, e nella considerazione di tali oggetti, la qual facoltà non aveano per l'innanzi, e si acquista appoco appoco per mezzo dell'assuefazione, la quale determina in questi tali (e sono i più che parlino di belle arti) l'idea delle convenienze pittoriche ec. del bello ec. e quindi anche del brutto ec., col divario che il soggetto della pittura e scultura si è l'imitazione degli oggetti visibili, della quale ognun vede la verità o la falsità , onde le idee del bello e del brutto pittorico e scultorio, in quanto queste arti sono imitative, è già determinata in ciascheduno prima dell'assuefazione Non così nell'architettura e nella musica, meno imitative, e questa imitativa di cose non visibili ec. Così discorrasi in ordine alla poesia, ed al gusto e giudizio che l'uomo se ne forma e n'acquista, ec.
Nel detto modo si formano i mezzi-intendenti, più o meno capaci di giudicare e quindi di provar diletto nelle composizioni musicali, cioè che più o meno hanno udito e riflettuto in questo genere e postovi attenzione. I quali mezzi-intendenti costituiscono la massima parte di quelli che parlano di musica e di quel pubblico che dà espressamente il suo voto circa le composizioni musicali che compariscono, giacchè i periti veramente della scienza musica e conoscitori di essa per elementi e regole, sono ben pochi rispetto al pubblico.
Or dunque molte che si chiamano melodie popolari, hanno il loro fondamento nell'assuefazione de' mezzi-intendenti, o del popolo in quanto [3232]assuefatto a udir musiche. E delle composizioni successive di note, altre riescono melodie a tutti gli orecchi, altre a quelli di chiunque è pure un poco intendente (cioè assuefatto), altre ai mezzi-intendenti più avanzati, altre ai soli veri e perfetti intendenti, ed altre a questi più a quelli meno, o viceversa, eccetera. E così il giudizio e il senso della melodia sempre nasce e dipende ed è determinato dall'assuefazione, o dalla cognizione di leggi che non hanno la loro ragione nella natura universale, ma nell'accidentale e particolare uso presente o passato, e in altre tali cose, le quali leggi ho chiamato di sopra arbitrarie.
E tutto ciò sia aggiunto per ispiegare e distinguere e quasi classificare quello ch'io intenda per popolare nella musica, per melodia popolare, e per assuefazione degli orecchi determinante la scambievole convenienza delle note nella loro scambievole successione e collegamento.
Del resto poi le assuefazioni che di sopra ho chiamato ????????? del popolo, (voglio dire dell'universale) nascono ed hanno origine da varie cagioni, e fra l'altre dalla natura, indipendentemente però da veruna naturale [3233]convenienza scambievole di quali si sieno tuoni, ma solo in tanto in quanto p.e. certe passioni naturalmente e universalmente amano certi tali tuoni e certi tali passaggi da un tal tuono a un tal altro. La qual cosa che nulla ha che fare coll'assoluta convenienza di tal tuono a tal tuono, (perocchè qui la ragione della convenienza de' tuoni non istà nella natura loro, nè nei loro naturali rapporti, ma è relativa alla natura dell'uomo che indipendentemente dalla convenienza, ama in quel tal caso quel tuono e quel passaggio) fu l'origine delle melodie, le quali furono da principio, siccome sempre avrebbero dovuto e dovrebbero essere, imitative; bensì tali che abbellivano ed ornavano e variavano la natura, colla scelta, colla disposizione, coll'atta mescolanza e congiungimento, e di più colla delicatezza, grazia, mobilità ec. degli organi o naturali (coltivati ed esercitati), o artifiziali inventati e perfezionati. Nè più nè manco di quello che le poesie debbano, imitandola ornare, abbellire, variare e mostrar sotto nuovo abito la natura. Veggasi a questo proposito la citata nota ultima al Capo [3234]27. del Viag. d'Anac. e quello che altrove ho detto sopra l'imitativo della musica, e sopra quella convenienza musicale che ha nella imitazione sola la sua ragione ed origine.
E notisi che se nulla v'ha nella musica, sia nell'armonia sia nella melodia, che universalmente da tutti i popoli civili e barbari sia riconosciuto e praticato, o che in tutti faccia effetto; ciò si dee riferire alla natura operante nel modo detto di sopra, o in altri che si potrebbero dire, operante prima dell'assuefazione e indipendentemente da lei, ma indipendentemente altresì dalla convenienza e senz'alcuna relazione all'armonia. Oltre all'altre cagioni di universale effetto nella musica, indipendenti pure dalla convenienza, parte delle quali ho annoverate di sopra p.3211. sg., parte altrove, parte potrei annoverare.
(20-21. Agos. 1823.)
Alla p.2998. ult. linea....
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