[Pagina precedente]...ntisti, sia trecentisti, sia cinquecentisti, sia secentisti, nell'italiano, grandissima parte, e forse la maggiore, è uscita dall'uso nostro ed antiquata per modo che oggidì nemmeno il più sfrontato e impudente gallicista e parlatore o scrittore di francese maccheronico sarebbe ardito di usarle. E ciò, quanto a quelle che furono tra noi usate nel ducento o nel trecento, è accaduto da gran tempo in qua, cioè fino dal cinquecento, nel qual secolo le antiche voci francesi-italiane che oggi più non s'usano, erano parimente quasi tutte dimenticate, benchè delle altre se ne introducessero. Ma delle voci e maniere spagnuole introdotte fra noi, ben poche o la minor parte, o certo in assai minor numero che delle francesi, si trovano oggidì esser cadute dell'uso nostro. Le altre han posto da gran tempo saldissime radici nella lingua italiana, come quelle che l'hanno trovata esser terreno proprio da loro, e tale che l'esservi esse state [3394]piuttosto traspiantate che prodotte spontaneamente e primieramente, sia piuttosto caso che natura.
4° La lingua spagnuola è carnal sorella dell'italiana, non di famiglia solo e di nascita e di eredità , ma di volto, di persona e di costumi. Nè la lingua francese se le può paragonare per questo conto, non più ch'ella si possa comparare all'italiana o alla spagnuola per conto della somiglianza, sia esteriore sia interiore, colla madre comune. La lingua spagnuola è piuttosto altra che diversa dall'italiana. Ed era ben ragione che così fosse, perocchè l'Italia, la Spagna e la Grecia sono in Europa per natura di clima, di terreno e di cielo le più conformi provincie meridionali.102 Or tra queste, la Spagna e l'Italia avendo l'una dato, l'altra ricevuto una stessissima lingua, era ben naturale che in processo di tempo ambedue riuscissero tanto e niente meno conformi di linguaggio, quanto a due separate nazioni è possibile il più. Laddove la Francia che una medesima lingua ricevè dall'Italia ancor essa, partecipando però del settentrionale [3395]e pel clima e per l'indole e per gli avvenimenti che la storia descrive, settentrionalizzò la sua ricevuta lingua, e fecene un misto nuovo, suo proprio e bello, come altrove s'è detto. E intanto allontanandosi da' suoni dalle forme e dal genio della lingua madre, l'idioma francese col medesimo passo si divise eziandio dall'indole, dallo spirito e dalla qualità de' suoni delle lingue sorelle, che sempre alla madre si attennero quanto comportarono i tempi e le circostanze; e che quantunque inondate ancor esse dalle lingue settentrionali, pure per la totale diversità del clima e dell'indole delle loro regioni, se ne mantennero così pure, che pervenute per così dire a seccarle, soltanto pochissime parole, niuna forma, niuna qualità appartenente al genio ed all'indole, si trovarono averne contratto. Veramente la lingua spagnuola e per carattere e per forme e per costrutti e per suoni e per che che sia, è così conforme all'italiana, che altre due lingue colte così tra loro conformi non si trovano ch'io mi creda, nè mai, ch'io sappia, si ritrovarono. [3396]E più conformi sarebbero le suddette due lingue se la Spagna avesse avuto e potesse vantare più vasta, copiosa e varia, più lunga, e più perfetta letteratura, ch'ella non ebbe. Dico sarebbono più conformi per ciò che tocca alla quantità , come dire alla ricchezza, alla varietà e cose tali. Chè per certo non mancò alla lingua spagnuola se non quello che ho detto, per essere anche in queste parti comparabile alla lingua italiana; per esserlo cioè in tutto, anche nella quantità , siccom'essa lo è nella qualità , eccetto solamente che ancor nelle sue qualità ell'è meno perfetta dell'italiana. Del rimanente ella, quanto alla qualità , non potrebbe quasi essere più conforme alla nostra di quel ch'ella sia.
5° Nè tale sarebbe se la letteratura spagnuola, benchè cedendo d'assai all'italiana per la quantità , non le fosse pari del tutto nella qualità , salvo la minore perfezione di ciascun suo attributo. Le stesse cagioni, sì naturali, sì accidentali, che ci resero gli spagnuoli così conformi di lingua, ce li fecero altrettanto conformi [3397]nella letteratura. Nè poteva essere altrimenti, perchè l'una e l'altra vanno sempre del pari. Certo è che nel cinquecento, secolo aureo e principale non meno della lingua e letteratura spagnuola che della italiana, il commercio tra queste due letterature fu strettissimo, e l'influenza reciproca; bensì maggiore d'assai quella dell'italiana sulla spagnuola che viceversa, perchè l'italiana era di gran lunga maggiore, e portata ad un alto grado già molto prima, cioè nel 300. Laonde, se imitazione vi fu, non è dubbio che gli spagnuoli imitarono, e gli scrittori italiani furono loro modelli. Ma senza più stendersi in questo, egli è certissimo ed evidente che il buono e classico stile spagnuolo e lo stile italiano buono e classico, salvo che quello è meno perfetto, non sono onninamente che uno solo. Ora quanta parte abbia la lingua nello stile,103 quanta influenza lo stile nella lingua, come sovente sia difficile e quasi impossibile il distinguere questa da quello, e le proprietà dell'una da quelle dell'altro, o si parli di uno scrittore e di una scrittura particolarmente, [3398]o di un genere, o di una letteratura in universale; sono cose da me altrove accennate più volte. Basti ora il dire che non si è mai per ancora veduto in alcun secolo, appo nazione alcuna, stile corrotto o barbaro e rozzo, e lingua pura o delicata, nè viceversa, ma sempre e in ogni luogo la rozzezza, la purità , la perfezione, la decadenza, la corruttela della lingua e dello stile si sono trovate in compagnia.104 Chè se ne' nostri trecentisti la lingua è pura e lo stile sciocco; 1° lo stile non pecca se non per difetto di virtù, per inartifizio, e mancanza d'arte e di coltura, ma niun vizio ha e niuna qualità malvagia; sicchè non può chiamarsi corrotto: 2° lo stile de' trecentisti è semplice e nella semplicità energico, come porta la natura, e tale nè più nè meno è la lingua loro, la quale generalmente non ha pregio nessuno se non questi, che sono pur pregi dello stile, ma non sempre, e che non bastano: 3° che che ne dicano i pedanti, ogni volta che lo stile de' trecentisti pecca di rozzo, anche la lor lingua è rozza; ogni volta che di barbaro, anche la lingua è barbara; ogni volta che di eccessiva semplicità ed inartifizio, anche la semplicità della [3399]lingua passa i termini, com'è stato ben provato in questi ultimi tempi; e finalmente se talvolta il loro stile è tumido, falso, o insomma corrotto comunque, (benchè tal corruzione in loro sia piuttosto fanciullesca e d'ignoranza, che manifestante il cattivo gusto, e la depravazione, che in essi non poteva aver luogo), allora anche la lingua non è da noi chiamata pura, se non perchè ed in quanto antica, secondo le osservazioni da me fatte altrove circa quello che si chiama purità di lingua.
Adunque lo stile che colla lingua è così strettamente legato, è lo stesso nello spagnuolo e nell'italiano. Dico quello stile che dall'una e dall'altra nazione è riconosciuto per classico. Ebbero anche i francesi nel medesimo secolo del cinquecento uno stile conforme o quasi conforme allo spagnuola e all'italiano, ma esso non è riconosciuto oggidì per classico da quella nazione, nè per tale fu riconosciuto in quel secolo in che la letteratura francese pigliò forma e carattere e perfezionossi, in somma nel secolo aureo che dà legge [3400]e norma, generalmente parlando, alla lingua e letteratura francese di qualunque secolo successivo. E se pur quello stile talvolta è o fu riconosciuto per classico da' francesi (come in Amyot), ciò è come un classico che essi non debbono seguire nè imitare, un classico diverso da quello che è classico oggidì per loro nelle scritture di questo secolo, un classico che in queste scritture sarebbe vizio, anzi non si comporterebbe, anzi non senza fatica s'intenderebbe; una lingua in somma e uno stile che, secondo confessano essi medesimi, ancorchè bello e classico, non è più loro.
Lo stile e la letteratura spagnuola forma veramente (quanto alla sua indole) una sola famiglia collo stile e letteratura greca, latina e italiana. Lo stile e la letteratura francese per lo contrario appartengono a una famiglia ben distinta dalla suddetta. La letteratura francese insieme con quelle ch'essa ha prodotte, ciò sono la inglese del tempo della regina Anna, la svedese, la russa, (e credo eziandio l'olandese), forma in Europa, propriamente parlando, una terza distinta famiglia, un terzo genere di letteratura e di stile: intendendo per seconda famiglia di letterature [3401]europee quelle di carattere settentrionale, cioè l'inglese de' tempi d'Ossian e di quelli di Shakespeare, e la moderna ch'è una continuazione di questa, la tedesca, l'antica scandinava, illirica, e simili. (Sebbene il carattere scandinavo e illirico, sì delle nazioni, sì delle letterature, è distinto dal teutonico ec. Ma non esiste letteratura scandinava nè illirica, se non antica e mal nota, perchè la presente letteratura Svedese, Danese, russa ec. non è che francese. Staël nel principio dell'Alemagna).105 Come altrove ho detto della lingua, così della letteratura e dello stile francese si deve dire. Essi tengono il mezzo tra il meridionale e il settentrionale, tra il classico e il romantico; essi formano una categoria propria, niente meno diversa e distinta da quella delle letterature e stili greco, latino, italiano classico, spagnuolo classico, e dall'indole e spirito loro, di quel ch'ella sia dalle letterature inglese moderna, tedesca, e loro affini o simiglianti. V. p.3559.
Quel carattere di nobiltà , di dignità , di ardire, di semplicità , di naturalezza ec. ec. che distingue [3402]gl'idiomi e gli stili greco e latino, non si possono in alcuna lingua del mondo, nè moderna nè antica, esprimer meglio nè più spontaneamente e naturalmente che nella italiana e nella spagnuola, e negli stili riconosciuti respettivamente per classici appo queste due nazioni: nè si potrebbero, assolutamente parlando, esprimer meglio di quello che queste due lingue e questi due stili possano fare. Dico possano fare, perchè lo spagnuolo non lo ha forse ancora mai fatto perfettamente, benchè la sua indole e lo comporti e lo richiegga. Dico quel tal carattere identico di nobiltà ec. proprio della lingua e stile greco e latino. Le qualità medesime in genere, come la nobiltà in genere ec. possono esser proprie anche del francese e del tedesco e d'ogni lingua colta, ma quel tal carattere individuale e identico di nobiltà ec. che distingue i suddetti stili greco e latino, non solo non lo richieggono nè l'amano, ma in niun modo lo comportano, gli stili francese, inglese ec. Questi possono esser nobili, ma in altro modo; semplici ma in diversissimo [3403]modo; naturali ma tutt'altra naturalezza, perch'egli hanno tutt'altra natura, e tutt'altro carattere hanno le rispettive nazioni, e tutt'altro per queste è naturale; arditi, ma la lingua francese rispetto a se stessa solamente, chè rispetto all'altre, e assolutamente parlando, è timidissima, al contrario della greca e della latina, e della spagnuola e italiana altresì: le restanti lingue e stili possono essere arditi, anche più del greco e del latino, anche più dello spagnuolo e dell'italiano, ma in tutt'altro modo.
E per recare un esempio; laddove la lingua e lo stile spagnuolo e italiano si piegano naturalmente e quasi da se al dignitoso, come il greco e il latino (che in qualunque genere e materia hanno sempre del grave e dell'elevato), lo stile francese non ci si piega per niun modo, ma sempre tira al familiare e al piano. Contuttociò egli pure ottiene di staccarsi dal familiare e dal volgo, di sostenersi, d'innalzarsi; ma come? Con un copiosissimo uso d'immagini, pensieri ed espressioni poetiche. [3404]E non mezzanamente confusamente o solo in parte poetiche, ma forte espressa e totalmente. Senza ciò non ottiene mai dignità ed elevazione, e sempre tira al basso, e si accosta al discorso ordinario, allo stile parlato, di conv...
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