COMMEDIE, di Italo Svevo - pagina 1
ITALO SVEVO
Commedie
Indice
Le ire di Giuliano
Le teorie del conte Alberto
Il ladro in casa
Una commedia inedita
La verità
Terzetto spezzato
Atto unico
Un marito
L'avventura di Maria
Inferiorità
La rigenerazione
Appendice prima
(contiene brani o stesure diverse di alcune delle commedie precedenti):
La parola (studio preliminare per La verità)
Terzetto spezzato
L'avventura di Maria
Inferiorità
Con la penna d'oro
La rigenerazione
Appendice seconda
(contiene frammenti e pagine di commedie incompiute)
Le ire di Giuliano
Commedia in un atto
PERSONAGGI
GIOVANNA
suoi figliuoli: LUCIA
MATILDE
EMILIO
ROMOLO (dodicenne)
GIULIANO, marito di Lucia
FILIPPO
MARIA, serva di Giovanna
Stanza ammobiliata con semplicità.
Una porta a destra, una al fondo.
Un tavolo in mezzo circondato da tre sedie.
SCENA PRIMA
LUCIA e MARIA
LUCIA (preceduta da Maria).
Mamma è ancora a letto?
MARIA Si sta vestendo! Sono appena le sette! E lei signora che raccontava sempre che prima delle dieci non si alzava?
LUCIA Non ero nemmeno a letto!
MARIA Ah! Hanno passato la notte fuori di casa?
LUCIA (con impazienza).
Sí! Sí! va a vedere se mamma è alzata.
SCENA SECONDA
GIOVANNA e DETTE
GIOVANNA Lucia a quest'ora?
LUCIA (scoppiando in singhiozzi e gettandole le braccia al collo).
Sí! mamma mia! a quest'ora.
GIOVANNA Che cosa ti è successo, mio Dio! Lui è ammalato?
LUCIA No, mamma!
GIOVANNA E allora?
LUCIA Maria, perdonami, ho da dire qualche cosa a mamma! Dopo lo saprai anche tu, lo sapranno tutti.
MARIA Vado, vado, signora! A me non ha mai interessato di sapere i fatti altrui.
(Parte.)
GIOVANNA Ebbene? Dunque! parla!
LUCIA (singhiozza appesa al suo collo).
GIOVANNA Lucia! Lucia! Ma dunque! Lucia! Mi fai morire dallo spavento!
LUCIA Da spaventarsi non c'è, ma da piangere! Oh! Mamma!
GIOVANNA Ma parla dunque!
LUCIA Ho fatto baruffa con Giuliano!
GIOVANNA E questo è tutto? Ma tu sei pazza di spaventarmi in tal modo! (Sedendosi.) Non ne posso proprio piú!
LUCIA Oh! mamma! Se sapessi quale notte io ho passato! Non mi gettai neppure sul letto! (Con amarezza.) Egli invece dormí come se nulla fosse accaduto!
GIOVANNA Dunque! racconta! Che cosa avete avuto fra di voi?
LUCIA Guarda, è una cosa che quasi non si può raccontare, tanto si capisce che sentendola deve apparire ridicola! Ma senti! Io non mi lagnai con te da molto tempo delle scenate di mio marito! Tu credevi di certo che non me ne facesse piú, mentre non ne sapevi perché io ne taceva temendo di affliggerti troppo.
Poi sperava sempre che una buona volta egli si calmasse; quando ci si rappacificava egli prometteva sempre che sarebbe stata l'ultima volta! Invece una seguiva all'altra, senza interruzione, quasi come i minuti ai minuti!
GIOVANNA Oh! via!
LUCIA Te lo assicuro! mamma! Erano molto spesse! Nell'ultimo tempo specialmente.
Io gridava, minacciava, con te sola tacevo! Con Matilde mi lagnai molte volte.
Alla fine però doveva sempre fare la pace, concedere il perdono! Nell'ultimo tempo gli dissi che se ancora una volta mi lanciava insolenze, gridava o bestemmiava, io sarei sortita da quella casa, fuggita.
Ebbene! oggi sono fuggita!
GIOVANNA Tu non parli seriamente!
LUCIA Tanto seriamente, tanto ponderatamente! Ci ho pensato tutta la notte! Ho vagliato una per una tutte le mie buone ragioni.
GIOVANNA Gli hai detto che non vuoi ritornare?
LUCIA No! ma gliel'ho scritto.
GIOVANNA (ridendo).
Oh! la mia povera bambina! ma quanto bambina sei ancora! Non era proprio ancora tempo di sposarti! Per simili sciocchezze vuoi dividerti dal marito?
LUCIA (a voce bassa).
Mi ha bastonata!
GIOVANNA (mutando tono).
Ti ha bastonata? Bastonata? Oh! Vergine santa! Bastonata? Ah! signor Giuliano villano! Oh! la mia povera figliuola!
LUCIA (con voce molto commossa).
Ieri a sera è venuto a casa già di malumore.
Non so quale affare gli era andato male! Brontolò tutta la sera a cena! Gli portavano il cibo troppo lentamente, poi la carne era fredda, l'insalata condita male; poi sgridò - ma in qual modo - la serva perché ruppe un bicchiere.
Io stetti zitta perché lo conosco, ma subito dopo cena mi misi a lavorare al telaio! Poco cortesemente egli m'invitò a sedere a tavola ed io non volli.
Gli dissi a mo' di scusa che dovevo finire il lavoro quella sera e lui tacque per molto tempo.
Covava l'ira.
Tutto ad un tratto si alzò gettando a terra la sedia, mi corse addosso, prese il telaio, lo lanciò in aria; mi trascinò al tavolo e mi piegò a sedere; proprio mi sforzò, perché io, irrigidita, per spavento piú che per volere resistetti.
Poi mi misi a piangere, ma non gli dissi neppur una brutta parola.
A che serviva? Io voleva fare di piú: l'avevo deciso.
E tutta la notte ci pensai; non chiusi occhio.
Ho proprio compreso che sarei stata una sciocca a continuare a far quella vita.
GIOVANNA (seria).
È un passo grave, molto grave, quello che tu vuoi fare.
Perché dovresti continuare la vita fatta finora? E non l'ami?
LUCIA Amarlo? Io, amarlo? Ma l'odio! (Piange.
Poi singhiozzando.) Odiarlo! Neppure tanto! È uno sciocco, è un matto! Anche questa non ti ho raccontato! Egli è geloso, ossia dice d'esserlo! E sai di chi? Del cugino Filippo!
GIOVANNA (sorpresa).
Del cugino Filippo?
LUCIA Sí, del cugino Filippo, di quello scimunito! Lo trovò due o tre volte in casa e non mi disse nulla allora; trattò con gentilezza anche quel povero disgraziato.
Solo quando va riprendendo il suo stato normale, sortendo dalla collera, per ultima insolenza mi dice che io non creda che lo si possa ingannare; che lui vede, che lui ascolta e che prima o poi avrà prove piú materiali per accusarmi.
Cosí senza a proposito come se vi avesse pensato sempre! Ma per chi mi tiene dunque? (Piange.)
GIOVANNA Bisognerà cercare di disingannarlo.
Perché, chissà? Forse lui ci crede.
LUCIA Oh! ora a chi interessa? E poi, servirebbe? Anche prima d'aver fatto questa magnifica scoperta aveva simili assalti d'ira ed altrettanto frequenti!
GIOVANNA Ma è tanto tremendo?
LUCIA Oh! mamma mia! se tu lo vedessi! Non lo si conosce piú! Ha negli occhi un bagliore fosco; io non lo so, ma credo che cosí guardino gli assassini! Quando in quegl'istanti gli rispondevo facendo la coraggiosa, col pensiero pregavo per trovarmi preparata alla morte!
GIOVANNA Esageri!
LUCIA Oh! no mamma! È proprio cosí! (Piange.)
GIOVANNA E quando non è irritato come ti tratta?
LUCIA Conforme.
Subito dopo l'ira, male.
Per esempio se fossi rimasta in casa ancora per qualche giorno, mi avrebbe trattato ruvidamente, non mi avrebbe rivolto la parola.
Egli dormí tutta la notte voltandomi la schiena con la testa sotto le coperte cosí che quando si alzò questa mattina aveva gli occhi rossi dal riscaldo.
È uscito senza aprir bocca.
Forse non andrà neppure a pranzo a casa e non s'accorgerà della mia assenza che questa sera.
Sarebbe venuto a casa alla sera, calmo, ma con un aspetto indifferente, come di granito.
Io solitamente non gli parlavo, ma se gli chiedevo perché non fosse venuto a pranzo mi diceva con dolcezza ma senza guardarmi: «Aveva molto da fare.» Se ne andava poi a letto senza dirigermi la parola a meno che non abbisognasse di qualche cosa e allora lo faceva dolcemente.
Al mattino dopo io fingevo sempre di dormire e lui si muoveva a piano per non svegliarmi, ma prima di uscire si chinava su me, mi guardava e mi dava leggermente un bacio.
Da vero ogni volta, regolarmente, faceva cosí.
In principio io non sapeva continuare nella finzione e aprivo gli occhi, gli gettavo le braccia al collo e non se ne parlava piú.
Ma dopo il molto esercizio che mi fece fare, appresi a fingere e continuavamo a tenerci il broncio per molti, molti giorni.
Ossia il broncio? Io a lui sí, lui a me no, perché aveva un contegno spigliato, indifferente, come se il tutto non lo riguardasse.
Mi parlava poco e con dolcezza, non mi si avvicinava piú di quanto assolutamente facesse bisogno.
Un bel giorno ci trovavamo in pace senza saper come.
GIOVANNA E allora? Allora?
LUCIA (triste).
È vero, per giorni, per settimane allora mi trattava bene, amorevolmente, come nessun altro marito può trattare la moglie.
Pareva impossibile che avesse ancora da dirigermi parole dure.
Invece, senza ragione apparente, riacquistava un giorno il suo sguardo torvo, poi subito la parola da facchino, se non gli atti.
(Piange.)
GIOVANNA Davvero che è incomprensibile! Bisognerebbe farlo esaminare da un medico perché assolutamente quell'uomo deve essere ammalato.
LUCIA È quello che dico anch'io, ma non tocca di certo a me guarirlo.
SCENA TERZA
EMILIO e DETTE
EMILIO Buon giorno, mamma, buon giorno Lucia.
Già qui? Hai pianto?
LUCIA No!
EMILIO Hai gli occhi come se avessi pianto.
GIOVANNA Ed ha pianto di fatti.
EMILIO Perché? Sta forse poco bene il marito?
GIOVANNA Si direbbe.
L'ha bastonata.
EMILIO Bastonata?
LUCIA No! bastonata, no! Mi ha preso un po' ruvidamente per le spalle e mi ha fatto sedere ove lui voleva.
EMILIO Meno male! Ma non ci dicevi due o tre giorni or sono che l'irritabilità di tuo marito s'era diminuita?
LUCIA Lo dicevo per fare un piacere a mamma ma non era vero.
EMILIO Eh! ma col tempo vedrai che ti riuscirà di migliorarlo.
Ti vuole tanto bene.
LUCIA Ci vorrebbe troppo tempo.
Io l'ho provato, son due anni che sono sposata e che lo tento.
SCENA QUARTA
MATILDE e DETTI
MATILDE Eri già questa mattina da me?
LUCIA Sí, volevo parlarti prima di venire da mamma, ma fosti troppo lenta ad alzarti ed io non ebbi pazienza di attenderti.
MATILDE Ho compreso subito che venivi in seguito ad una delle solite dispute con tuo marito, che interrompono la vostra eterna luna di miele.
GIOVANNA A te raccontava sempre dei suoi dispiaceri con il marito?
MATILDE Sí, sono stata io a consigliarla di non parlarne ogni volta a te.
GIOVANNA Hai fatto male perché se io lo avessi saputo avrei forse potuto impedire che la cosa proceda tant'oltre.
MATILDE Non si tratta di cosa solita?
GIOVANNA Stimo io! si tratta di atti villani.
MATILDE (sorpresa).
Oh! la bestia! (Poi correggendosi, a Lucia.) Scusa!
LUCIA Di' pure, non ne potrai mai dire quanto io ne penso.
GIOVANNA (seria).
Adesso è la volta di consigliare e consigliare bene Matilde.
Dille che per tali cause non ci si divide dal marito.
MATILDE (ridendo).
Dividersi? Tu hai progettato tanto?
LUCIA Progettato? Eseguito.
Sono qui e a casa mia non ci ritorno piú.
MATILDE (spaventata).
Ma tu impazzisci!
EMILIO Mi meraviglio che mamma dia importanza a queste tue parole che possono esserti state suggerite da un momento d'ira.
LUCIA Tu t'inganni, io non sono piú irritata.
E di che? Del fatto di ieri sera? Non si perde la facoltà di pensare per un fatto che non è che la ripetizione di tanti altri identici; si riprova il medesimo disgusto, un poco aumentato, molto aumentato anzi.
(Adirandosi.) Anche a ripensarci soltanto mi rivolta; quando mi accade non so se piangere o ridere al cospetto di tanta rozzezza.
EMILIO Sei ancora sempre adirata.
LUCIA È vero.
(Calma) Vedi però che mi calmo presto.
Adesso sono interamente calma perché ho preso la mia decisione; ho pensato a tutto, ho previsto tutto.
EMILIO Sentiamo come hai riflettuto.
Che cosa farai tu per esempio?
LUCIA Quella è stata la prima cosa a cui pensai.
So che tu, Emilio, giungi a pena a mantenere con decoro la mamma e te.
Lavorerò anch'io e procurerò anche di riavere il mio posto di maestra comunale.
(Allegramente.) Chissà? Forse riesco anche ad aiutare la famiglia.
Sono pronta a lavorare giorno e notte pur di vivere a canto a mamma.
GIOVANNA Povera la mia bionda!
EMILIO È questo il tuo magnifico calcolo? Non sai che questo calcolo fatto a mente fredda rovina la tua famiglia? Non è il mantenerci che ci rovinerà ma l'odio di tuo marito, anche la sola sua indifferenza.
Non sai che tutti noi dipendiamo da lui? Io ho il suo appoggio, sue raccomandazioni, il marito di Matilde altrettanto e forse altro ancora? C'è Momi ch'è impiegato da lui.
LUCIA Oh! per i grandi vantaggi che ha Momi dal suo impiego! Credo che a quelli la famiglia può rinunciare.
EMILIO Ma ti ripeto, non è quella la questione! Se io ho potuto finora mantenere la mamma, se posso anche adesso pensare a maritarmi, lo devo a tuo marito.
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