[Pagina precedente]...tuto credere ch'io non fossi una fanciulla onorata?
ALBERTO Mi scusi e non si adiri. Mi lasci parlare francamente, perché altrimenti non potremo intenderci.
MARIA Non capisco quale bisogno ci sia d'intenderci...
ALBERTO Vedrà . Grandissimo bisogno. O meglio sono io quello che sente tale bisogno. Via! Non sarà tanto buona da rendermi un lieve servigio, qual è quello di starmi ad ascoltare? Glielo chiedo quale marito di Giulia.
MARIA Non è il titolo ch'ella potrebbe invocare, ma parli, mi rassegno.
ALBERTO Non ha bisogno di rassegnarsi a nulla, perché mi farebbe un torto credendo ch'io avessi l'intenzione di offenderla. Sull'anima mia! Respingerei con indignazione un'idea che potesse essere meno rispettosa per lei. Non la penserei neppure. Si sente sicura? Posso parlare senz'altra preoccupazione che di esprimermi sinceramente e chiaramente? (Maria annuisce.) Ecco. Io non ho altro scopo che di provarle che la sua amica Giulia è piú felice di quanto ella sembra di credere. Per darle tale prova basterà dirle che anche quando corro dietro ad altre donne, in quel medesimo istante, quando sono intento a raggiungere il mio scopo e mi trovo in quello stato di esaltazione in cui ella, per mia disgrazia, mi vide, anche allora amo mia moglie appassionatamente e le darei in quel medesimo istante il bacio affettuoso di ogni sera.
MARIA Beata Giulia, allora.
ALBERTO Perché, vede, le altre donne, quelle cui corro dietro io, non sono le stesse donne. Che cosa può importare a Giulia di quei fuochi di paglia accesi da altre, di quei desideri che non somigliano per nulla affatto all'affetto che porto a lei?
MARIA Ma che razza di gente credeva lei dunque di trovare in me e in mio zio?
ALBERTO Non feci alcuna supposizione sul suo stato. Poteva essere quello di una donna ricca o di una grande artista; poteva essere la moglie di un banchiere o di un nobile; per me era indifferente. Le donne sono donne e l'esito della mia avventura non dipendeva da queste circostanze. Quello che a bella prima pensai e che mi diede la massima speranza fu ch'ella fosse la moglie di suo zio. (Maria ride.) Io vedeva in lei una di quelle brave mogli borghesi dal marito troppo vecchio e le quali per prudenza non lo tradiscono che quando sono in viaggio. E... in viaggio eravamo.
MARIA Ma come l'è venuta l'idea ch'io fossi la moglie di mio zio?
ALBERTO Mi auguravo che cosà fosse ed io vedo spesso le cose come desidero che sieno. Quando appresi d'essermi ingannato mi avvolsi nella mia pelliccia e mi affrettai a rimpatriare.
MARIA Immediatamente. Aveva il timore di contrarre degli impegni troppo duri?
ALBERTO No, ma temevo di perdere il mio tempo inutilmente, ciò che anche in istato di esaltazione, se posso, evito.
MARIA (non molto lusingata). Ah, cosÃ. Assolutamente, allora, il suo proposito correndomi dietro era di passare meno peggio qualche giorno e niente piú?
ALBERTO No, no. S'ella mi avesse trattato bene, molto bene, i miei affari si sarebbero tirati molto, ma molto in lungo. Mi si dice che la sua ambizione sia di venir considerata e trattata come un uomo. Sono certo che in questo riguardo non avrà da lagnarsi di me.
MARIA E non me ne lagno, nemmeno. Di qualche altra cosa però vorrei lagnarmi. Ecco, non mi è dispiaciuto di sentirla parlare; ella parla bene di queste cose, e sono curiosa di sentirla parlare d'altro, di quello di cui parla a Giulia. Anzi, ne ho ritratto anche un altro piacere, cioè, la certezza di non venir mai piú disturbata da lei e di sentirmi piú sicura in casa sua.
ALBERTO Certo certo. La mia simpatia è delle piú rispettose.
MARIA Ma quello che assolutamente non so indovinare si è la ragione che la indusse a raccontarmi tutte queste belle cose che non avevo chiesto di conoscere.
ALBERTO Non l'ha ancora capita? Mi meraviglio. Le ho detto, è vero, che prima di tutto mi premeva di provarle che la sua amica Giulia è una donna felice. Mi pare che su questo punto siamo d'accordo. Ora devo prevenirla che questa felicità scomparirebbe, se Giulia sapesse che oltre ad amarla moltissimo... io l'amo nel modo che le spiegai.
MARIA (ridendo, ma con voce un po' stonata). Ma basta cosÃ, allora. Questo dunque era il nocciolo del frate grigio? Si tratta di non far capire a Giulia che nella noia del viaggio lei si è compiaciuta di guardare la sua umilissima serva; ma crede poi ch'io abbia avuto l'intenzione di vantarmene?
ALBERTO No. Temevo soltanto che a tutta la faccenda ella avesse potuto dare tanto poca importanza da parlarne in un istante di buon umore come di un fatto che non concernesse né lei né Giulia. Ora, se, come purtroppo è vero, per lei io, le mie parole, le mie azioni sono cosà indifferenti, per Giulia la cosa è ben diversa. La mia casa è delle piú borghesi. Tutto vi è basato sulla cieca fede che portiamo l'una all'altro. La felicità di Giulia è formata dalla sua fede in me. Mi porta un affetto quasi esclusivo; cioè, fra me e Piero, diviso. Vuole un po' di bene anche a Giorgio, il fratello professore che ha conosciuto or ora, quel pedante,... il resto del mondo per Giulia non esiste. Ella è perciò tanto irragionevole da sembrarle naturale ch'io l'ami come essa ama me, cioè esclusivamente. Il primo dubbio potrebbe distruggere questo castello in aria e la mia e la sua felicità . È perciò che formalmente la prego di essere cauta. Avrei potuto, come lei stessa ebbe ad osservare, risparmiarmi la fatica di farle questa preghiera e affidarmi alla sua naturale discrezione, ma la cosa era troppo importante per lasciarla in balÃa del caso. Glielo assicuro. Basterebbe una sola parola detta scherzosamente per destare la diffidenza in Giulia, e capirà che se giungesse al punto di diffidare poco le costerebbe di procurarsi la certezza del mio tradimento.
MARIA Diamine! Con le sue massime si esporrà continuamente a dei pericoli.
ALBERTO Mi creda, meno spesso di quanto sembri! (Con qualche calore.) Oh me lo creda! Non basta mica ogni gonnella per farmi pericolare...
MARIA (ridendo). Adesso ch'è sicuro della mia discrezione, pare che voglia ricominciare.
ALBERTO Oh, no. Voglio essere un buon ospite e rispettoso; renderà felice Giulia che crederà che le mie gentilezze siano usate a lei per riguardo suo.
MARIA Molto compito!
SCENA SESTA
CUPPI e DETTI
CUPPI (correndo). Valzini è qui. Verrà subito.
ALBERTO e MARIA. Chi è questo Valzini?
CUPPI Il critico, il giornalista ch'ero stato incaricato di far venire qui.
MARIA Prego, signor Alberto, ne faccia avvisare mio zio.
ALBERTO Vado io stesso.
CUPPI (stanco). Auff! Sono corso per arrivare prima di Valzini! Volevo avvisarla di certe particolarità , di certi fatti ch'è bene ch'ella conosca. Prima di tutto tenga presente che il nonno di Valzini è stato un grande musicista, sÃ, abbastanza conosciuto. Per fargli piacere bisogna dirgli che lei lo conosce di fama, di nome. Anche suo padre ha scritto un'opera che è stata data a Milano, capisce! Poi bisognerà che io le indichi i nomi delle romanze, tutte per soprano, scritte dal nostro Valzini. Eccole: "L'usignolo sul mandorlo"... "Primavera campagnola"...
MARIA (fin qui distratta lo interrompe bruscamente). È roba che a me non importa... Con permesso. (Via.)
CALA LA TELA
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
La stessa stanza.
ALBERTO, poi MARIA con TARELLI e dietro la scena GIULIA ed AMELIA
ALBERTO (ha cappello e bastone; sembra diretto verso la porta di fondo, lentamente, e si ferma; vuole far credere che sta per uscire; ritorna sui suoi passi e rifà la stessa via).
TARELLI Il signor Alberto! Guarda combinazione! È già il terzo giorno che c'incontriamo, sempre alla stessa ora e quando precisamente munito di cappello e di bastone sta per uscire.
ALBERTO (un poco imbarazzato). Eh, sono molto metodico, io!
TARELLI Ed è ciò che mi meraviglia, perché io non lo sono affatto. Esco dalla mia camera fra le otto e le dieci. Del resto non mi lamento, perché è sempre un piacere per me di vederla.
MARIA Buon giorno, zio! Buon giorno! (Ad Alberto.)
ALBERTO (dimenticando Tarelli completamente). Come sta, signorina? Ieri sera accusava male di testa...
MARIA Sono ristabilita del tutto. Per quanto io sia corazzata, la freddezza di questo pubblico mi sconcertò alquanto.
ALBERTO Vedrà che al secondo concerto questa freddezza sparirà . Glielo garantisco io. Oh, sarebbe un pubblico ben villano, se continuasse a contenersi cosÃ. Io di musica non me ne intendo affatto, ma mi pare che lei abbia suonato molto bene.
GIULIA (dietro la scena). Amelia! Il padrone è già uscito?
AMELIA Da piú di mezz'ora, signora.
ALBERTO Devo andarmene disgraziatamente per un affare. Con permesso. (Stringe la mano a Maria.) Fra un'oretta sarò di ritorno. (Via.)
MARIA Faccia il suo comodo.
SCENA SECONDA
TARELLI e MARIA
TARELLI (guardando dietro ad Alberto). Povero diavolo! Pare non possa uscire da casa senza vedermi! Perché... Attende me, nevvero? (Ridendo a Maria.)
MARIA (seccata). Attenda chi vuole...
TARELLI Ma dunque, se neppure l'amore di questo negoziante lusinga il tuo amor proprio, perché ti contieni in modo da aizzarlo sempre piú?
MARIA (meravigliata). Io?!
TARELLI Ma sÃ. Proprio tu! Lo tratti ruvidamente. Non gli rispondi che a monosillabi ed anche questi poco gentili. C'è di che far perdere la testa anche alla persona meno disposta. Figurati poi costui non domanda di meglio!
MARIA Davvero? Sarò cosà pericolosa? Già tu conosci il cuore umano, e se lo dici, dev'essere. D'ora innanzi vedrai come sarò gentile! Non ho mica l'intenzione di portar via il marito a Giulia!... Voglio colmarlo di gentilezze, acciocch'egli cessi di seccarmi.
TARELLI Bada, non occorre mica esagerare adesso! Da qualche giorno però ti vedo molto seria, preoccupata. È forse l'insuccesso che ti duole o l'articolo sciocco che ti dedicò Valzini?
MARIA Oh, chi ci pensa!
TARELLI E allora sei innamorata.
MARIA (stupefatta). Quale idea! (Poi.) Francamente non mi sento bene in questa casa. Ci ero venuta con le migliori intenzioni di questo mondo... Volevo passare con Giulia otto giorni di fanciullezza. Invece ella è seria, mummificata nella sua dignità matronale, una donna impossibile che non capisce niente all'infuori del suo bimbo e del suo adorato marito, della sua bella casa. Il professore mi secca con dotte dichiarazioni d'amore e dalla sua parte mi minaccia una formale richiesta di matrimonio (facendo atto di bastonare) che accoglierò, vedrai, con l'arco del violino. L'unico allegro sarebbe il piccolo Piero, quando lo lasciano giuocare in pace, ma è proprio lui che di me non ne vuol sapere. Ieri ero là per mettermi a giuocare con lui. Immediatamente egli cessò meravigliato e seccato.
TARELLI Eppure con te mi paiono gentili.
MARIA (molto contenta). Con te no? Ecco una buona ragione per abbandonare questa casa.
TARELLI Oibò! Io non c'entro nelle decisioni che hai da prendere tu. Eppoi non mi maltrattano mica. Mi trattano soltanto alquanto superficialmente. Pare che si sieno rassegnati di fare la relazione dell'artista, ma non ancora quella dell'impresario. Non hanno torto, in fondo. Per questi borghesi io non sono altro che uno speculatore che per suo interesse t'induce a fare questa vita nomade.
MARIA Povero zio!
TARELLI Ma che povero! A chi può importare il parere di costoro? Io voglio che tu rimanga in questa casa, perché la buona fama borghese di cui gode è una buona reclame per te. Se finora in questa città non abbiamo potuto sentirne gli effetti, è colpa di troppi elementi contrari che vi abbiamo. Intanto, l'indifferenza assoluta per la musica. Non mi servà né di farti dir nevrotica, né di far raccontar da Valzini che soffrivi di un'affezione polmonare per cui pochissima vita ancora ti era concessa. È bene corazzata questa gente. Pochi vennero al concerto. Non ne compresero nulla e ne dissero male. Le tue note mi facevano pietà al vederle sprecate a quel modo.
MARIA Dalla critica si capisce però che anche Valzini si è annoiato. Lui che ama tanto la musica!
TARELLI Ha compreso meno degli altri. Si trovò obbligato a scriverne bene per rispetto ai critici che lo avevano preceduto e poi anche in riguardo...
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