[Pagina precedente]...ebbe nessuno che potrebbe prestarteli questi denari?
IGNAZIO Se mi sono rivolto a lei (ridendo) vuol dire che non c'era proprio piú nessuno.
MARCO E tuo cognato?
IGNAZIO Crede che gli avanzino diecimila franchi da regalarmi?
MARCO Chissà ! Ho inteso dire che quest'anno ha fatto ottimi affari... Insomma fa tu, perché è cosa che concerne piú te che me. Ma prova! Mi dispiace che tu abbia a fallire!
IGNAZIO Troppo buono, zio! Guardi di non rovinarsi la salute per la troppa commozione...
MARCO (ridendo). Matto! (Via.)
IGNAZIO (ritorna ridendo). E adesso a cena!
CARLA (rasserenandosi per un istante). Non era dunque vero? Hai detto di essere in procinto di fallire soltanto perché avevi bisogno dei diecimila franchi?
IGNAZIO No, carissima. Questa volta è proprio necessario fallire. Ma sta allegra. Vedi pure come io me la prendo. Figurati che metà dei commercianti, fra i piú ricchi, hanno fallito almeno una volta.
CARLA Carlo non ha fallito mai.
IGNAZIO Carlo non è nemmeno fra i piú ricchi. Mi pare che tu sii malcontenta.
CARLA Oh, io! Già io non c'entro.
IGNAZIO (abbracciandola). Si sa tu non centri. Manda via l'Emilia.
CARLA Chi ci pensa piú... E dove andremo dopo?
IGNAZIO Dove? Resteremo qui. La casa è a tuo nome. Ho sempre pagato il fitto a tuo nome. Dopo scriverò anche la bottega a tuo nome. Pensa che tu figurerai quale ditta di piazza.
CARLA (già piú contenta). Se vuoi verrò giú a lavorare, a registrare, a scrivere.
IGNAZIO Questo non occorrerà . Le donne devono rimanere a casa.
CARLA Oh, Ignazio! Siccome purtroppo non ho da aver figliuoli, sarebbe realizzato un mio sogno, se potessi occupare tante ore che mi rimangono.
IGNAZIO Se lo desideri tanto, proverai. Scommetto però che dopo uno o due mesi ne sarai annoiata.
CARLA Oh. no. Io sento proprio desiderio di occuparmi in qualche cosa. È anzi la mancanza di occupazione che mi annoia.
EMILIA (rientrando). Sono qui i signori Almiti.
IGNAZIO Dove?
EMILIA Li ho veduti sulle scale.
IGNAZIO Sapevi che avevano da venire?
CARLA No.
IGNAZIO Che noia! Andrei volentieri a letto.
SCENA SESTA
CARLO, FORTUNATA e DETTI. EMILIA passa la scena
CARLA Che bella sorpresa! Mi fate proprio un vero piacere!
FORTUNATA Siamo passati per di qua e abbiamo vedute illuminate le vostre finestre. Sono io che ho consigliato Carlo di salire.
IGNAZIO Ben fatto! La ringrazio. Ma si accomodi!
CARLO Siamo venuti soltanto per un momento...
FORTUNATA (a Carla che le vuol levare il cappello). No, no, non ne vale la pena. Dopo costa mezz'ora di fatica a fare questo nodo.
CARLA Ma che furia!
FORTUNATA C'è Ottavio che non va a letto finché non siamo di ritorno.
IGNAZIO (vedendo Carlo che sbadiglia). Tu hai sonno già a quest'ora?
CARLO Non sonno. Sbadiglio per male di nervi. Si lavora tutto il santo giorno che non c'è meraviglia se alla sera si è un po' stanchi.
IGNAZIO Ma almeno quando si è lavorato tutto il giorno, alla sera si mette la mano in tasca e... dlin dlin... si sente che è piú pesante.
CARLO Guai se non si avesse almeno questa consolazione.
FORTUNATA E voialtri andate tardi a letto?
IGNAZIO Oh, beh! Ceniamo presto e andiamo a letto col boccone in gola, quantunque si sia occupati fino a sera. È una gran schiavitú questa vita. Se tornassi a nascere farei lo spaccalegna, non il negoziante.
CARLO È vero, è una schiavitú questa vita.
IGNAZIO E poi le rabbie che si prendono! Si presenta un affare che renderebbe molto. Occorrono, per esempio, diecimila franchi in contanti e non ci sono.
CARLO Simili affari, però, si presentano raramente.
IGNAZIO E le rare volte che si presentano non si può approfittare.
CARLO A quanto pare tu ne hai qualcuno per le mani.
IGNAZIO Precisamente oggi. Conosci il vecchio Zulino? Quello che fallà l'anno scorso?
CARLO Quel vecchio che fu tanto furbo da farsi trovare con la pistola in mano per far credere che voleva uccidersi?
IGNAZIO Appunto. La settimana scorsa gli morà la moglie e lo lasciò erede di molti gioielli. Non è perfettamente appurato se lei li abbia regalati a lui. Certo è che adesso appartengono legalmente a lui, e ch'egli li vende. Ne potrebbe ricavare ventimila franchi. Da me non ne otterrà piú di quindicimila. Capirai che l'utile non sarebbe piccolo ma... (Dopo una pausa.) A meno che non li abbia tu questi diecimila franchi.
FORTUNATA Ah, talvolta gliene mancano per coprire perfino le sue accettazioni.
IGNAZIO Eh, via queste cose si raccontano alle donne acciocché facciano economia.
CARLA Carlo no, ma tu fai alle volte cosÃ. Se sapeste quale paura mi fece prendere poco fa! Adesso capisco. Era, dunque, per questo che ti occorrevano i diecimila franchi! Tanto meglio! Tanto meglio!
IGNAZIO Eh, sà era appunto perciò che ne avevo bisogno.
CARLO E che cosa ti ha raccontato?
IGNAZIO Nulla. Le cantavo la solita canzone della miseria.
CARLA Figuratevi che raccontava a me e allo zio Marco...
IGNAZIO ... che, insomma, gli affari vanno male, e che se non miglioreranno, dovrò ritirarmi dal commercio realizzando il mio avere, e vivere senza lavorare piuttosto che lavorare e perdere. (Carla rimane sorpresa.)
CARLO Io diecimila franchi disponibili per qualche mese... li troverei...
FORTUNATA Gli affari si sa come principiano, non come finiscono.
IGNAZIO (riscaldandosi un poco). Ma io so come finiscono. Se faccio l'affare, sono certo di avere cinquemila in tasca di piú, già per il valore reale della merce, senza calcolare gli utili della vendita. Insomma sono tanto certo di ciò che mi obbligo con mia firma di pagarti da qui a sei mesi, non soltanto i diecimila franchi, ma anche duemila di utili.
CARLO (a Fortunata). Che te ne pare?
FORTUNATA Io lascio che tu faccia come vuoi. Io al tuo posto non rischierei... (Carlo riflette.)
IGNAZIO Questo suo consiglio mi offende un poco, ma non posso dir nulla, perché lei ha il diritto di darlo.
FORTUNATA Carlo, mi pare che sia ora di andarsene. (Carlo si alza un poco perplesso.)
IGNAZIO Peccato che causa la crisi commerciale che attraversiamo ci sia scarsezza di cassa sulla piazza, altrimenti troverei questo denaro con tutta facilità .
FORTUNATA (a Carla). Che ne dici tu?
CARLA Non so, non me ne intendo. (Con voce esitante, procurando di sorridere.)
CARLO Insomma, ascolta. Domani mattina vieni da me che ne riparleremo. Ad ogni modo dovresti firmare la cambiale di cui parlasti.
IGNAZIO Te l'ho offerto io!
CARLO Vorrei vedere la merce.
IGNAZIO Naturalmente.
CARLO Arrivederci.
IGNAZIO Buona notte. (Stringendo la mano a Fortunata.) Sono piú di otto giorni che non vedo Ottavio. Come sta? Mi pare che giorni or sono si è chiuso l'anno scolastico. Avrà riportato un certificato stupendo.
FORTUNATA È il primo della classe.
IGNAZIO Beato lui che riesce a studiare il latino! Io ho tentato. Ma... già non è mia colpa. Dipende dalla maggiore o minore svegliatezza d'ingegno. Io ne ho tanta da poter fare... il gioielliere. Gli porti i miei saluti.
FORTUNATA Grazie, non mancherò. Addio, Carla. (Le due donne si baciano.) Buona sera, signor Ignazio.
CARLO (sempre pensieroso, stringe la mano a Carla che lo guarda con compassione). Addio. (Stringe la mano ad Ignazio.)
IGNAZIO Arrivederci domani!... Emilia! Lume!
SCENA SETTIMA
IGNAZIO e CARLA
CARLA (con voce commossa). Oh, è molto male ciò che tu fai!
IGNAZIO Perché?
CARLA Perché tu sai che non potrai restituire quell'importo.
IGNAZIO Chissà ! Come lo puoi sapere?
CARLA Poco fa lo dicevi tu stesso allo zio. Oh, Ignazio! Non prendere quei denari da Carlo!
IGNAZIO Sei pazza?
CARLA Carlo è povero. Non ti rammenti con che fatica riuscà a darti la mia dote?
IGNAZIO Ma adesso pare che gli affari gli vadano meglio.
CARLA SÃ, ma la perdita di diecimila franchi lo rovinerebbe.
IGNAZIO Insomma io non posso farne a meno. Del resto è mia intenzione di restituirglieli anche con l'utile promesso. Non hai da temere nulla per il tuo Carlo. E la cena?
CARLA La porterà subito.
IGNAZIO Ti dà molto pensiero questo prestito?
CARLA (commossa). Oh, SÃ. Molto.
IGNAZIO (l'attira sulle ginocchia). Oh, la mia povera Carla! Mi fa piacere. Davvero! Si vede che hai buon cuore. Ascolta, però. Tu sei giovane. Hai illusioni. Io vedo il mondo da un lato un poco piú pratico. Dimmi sinceramente: Sei certa che se avessi detto a Carlo con la solita franchezza: Ho bisogno di diecimila franchi, altrimenti non posso soddisfare ai miei impegni, credi tu che me li avrebbe dati? Allora si sarebbe ricordato che siamo parenti e che se a te vanno male le cose, a me non vanno bene? Ohibò! «Non possumus» avrebbe risposto. Non avrebbe detto cos�
CARLA SÃ, ma...
IGNAZIO Che ma... che ma d'Egitto! Non me li avrebbe dati! Per ottenere diecimila bisognava promettergliene dodicimila. Anima di fango! Non avrebbe arrischiato diecimila per salvare la sorella dalla fame, ma li arrischia per aumentarli.
CARLA (sempre commossa). SÃ, sà è vero, ma è doloroso...
IGNAZIO Se ci sono affetti veri, disinteressati a questo mondo vi sono fra marito e moglie. Vivono insieme, dividono il pane di farina o di segala, se c'è, e se non c'è non mangiano. Altri parenti all'infuori di me non hai o non dovresti avere. Mi pare che c'è nel codice. Ti rammenti? Il sindaco ci ha letto quei famosi paragrafi.
CARLA Povero Carlo! A me ha fatto molto del bene.
IGNAZIO Ti prometto che se Carlo avesse a trovarsi a mal partito, ed io fossi nel caso di aiutarlo, lo aiuterei. È anche con questo fermo proposito che accetto senza esitazione il suo aiuto. Oggi lui, domani io. E adesso la cena, perché sono sfinito.
CARLA (alzandosi). Emilia!
EMILIA (piange). La cena è pronta. Posso portare?
IGNAZIO (piano a Carla). Guarda, come piange!
CARLA (guarda un istante Emilia, poi Ignazio che, indifferente, volge lo sguardo altrove). Allora, puoi rimanere. (Emilia le bacia la mano.)
IGNAZIO Brava Carla! Nella donna la bontà è per il morale quello che la bianchezza della pelle è per il fisico.
CALA LA TELA
ATTO TERZO
Scena come nell'atto primo.
SCENA PRIMA
ELENA e OTTAVIO, poi IGNAZIO
ELENA Mamma non c'è?
OTTAVIO (che scrive al tavolo). SÃ, è di là in cucina.
ELENA Vuoi farmi il piacere di andarla a chiamare?
OTTAVIO (continuando a scrivere). Subito...
ELENA (dopo una piccola pausa, in collera). Capisco. (Esce dalla porta laterale. Segue una piccola pausa durante la quale Ottavio scrive con movimenti della testa e della mano.)
Entra Ignazio che si guarda intorno con cautela.
IGNAZIO Poh! Nessuno.
OTTAVIO (alzandosi). Cioè... io.
IGNAZIO (ridendo). Tu sei qualcuno?
OTTAVIO Almeno due. Domani compisco dodici anni.
IGNAZIO Mi avverti ch'è il giorno del tuo compleanno?
OTTAVIO Ohibò! Già , doni tu non ne fai.
IGNAZIO Chi te lo dice?
OTTAVIO Ho già avuto dodici compleanni, ho quindi acquistato dell'esperienza.
IGNAZIO (piegandosi verso di lui). E che cosa mi daresti tu, se ti facessi un dono, ma superbo, come ne so fare io, da gioielliere?
OTTAVIO Un oriolo, per esempio?
IGNAZIO Precisamente. Ma di oro e con catena.
OTTAVIO Anch'essa di oro?
IGNAZIO SÃ, ma domani.
OTTAVIO E che cosa vuoi ch'io ti possa dare in cambio?
IGNAZIO (ridendo). Nulla. La tua amicizia, nient'altro che la tua buona amicizia.
OTTAVIO (esitante gli offre la mano). Se basta!...
IGNAZIO (stringendogliela con forza, ironicamente). Una buona amicizia non è mai pagata abbastanza. Stanno tutti bene? Mamma? Papà ? Papà è uscito?
OTTAVIO SÃ, esce alle sei.
IGNAZIO Ogni mattina?
OTTAVIO Ogni mattina. Anch'io alle sei. Mi sveglia il babbo.
IGNAZIO Le mie congratulazioni! Siete gente attiva.
OTTAVIO Papà del resto dice che non dorme mai. Dice che ha pensieri. (Con aria d'importanza.)
IGNAZIO Come al solito.
OTTAVIO No, di piú.
IGNAZIO Ah, ah!
OTTAVIO Mi sgrida piú del solito, mangia poco e dice che il cibo è cattivo. È segno che ha pensieri. Vuoi che chiami mamma?
IGNAZIO Non occorre. (Fa per andarsene.)
OTTAVIO È in cucina. Dev'esserci anche la signora Elena.
IGNAZIO (si ferma). La signora Elena? Per uscire dalla cucina alla scala c'è altra via di questa?
OTTAVIO Hanno fatto chiudere quella porta.
IGNAZIO (siede). Allora va bene.
SCENA SECONDA
ELENA e DETTI
IGNAZIO Oh, signora, lei qui?
ELENA E lei?
IGNAZIO I...
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