[Pagina precedente]...EDERICO (fingendo un ardore che non sente). Chi? Io non ricordo altri che te se lo vuoi!
BICE (appoggiandosi i lui). Se lo voglio! E me lo domandi!
FEDERICO (baciandola). Cara! Cara! Vedrai! Io ritornerò con doppia lena al mio lavoro.
BICE Io non voglio il tuo lavoro. Ritorna ai tuoi studii. Che bisogno abbiamo noi d'arricchirci?
FEDERICO Io farò quello che tu vorrai. Ma sei innocente? Giuralo!
BICE Io non lo giuro, lo dico. (In un bacio.)
FEDERICO Provamelo!
BICE Non ne ho il mezzo. Ma non ti bastano le mie parole? Non ti basta quanto avresti già dovuto intendere? Non vedi che non posso averti tradito?
FEDERICO Eppure hai scritto queste lettere! Io le lessi, sai! Forse non ho saputo intenderle come avrei dovuto, forse da esse stesse risulta chiara la tua innocenza. Tu che le hai scritte rammenti qualche frase dalla quale tale innocenza risulti chiara? Pensaci Bice!
BICE Ma perché desideri ciò?
FEDERICO (dopo un istante d'incertezza). Sai! Io, in fondo, oltre che marito sono sempre un po' avvocato e mi piacciono i documenti. La mia convinzione è fatta, incrollabile. Tu mi ami, nevvero? Perciò si dovrebbero gittar via tutte le carte scritte e prestar fede ai documenti vivi. Ma tu non saprai guardarmi sempre come poco fa quando ti baciai. Io allora ruminerò, ruminerò come faccio sempre e mi riapparirà dinanzi agli occhi la tua colpa come mi fu presentata oggi. In quei frangenti sarebbe una bella cosa di poter levare dalla tasca una carta, ficcarci gli occhi dentro e tranquillarsi subito, subito. M'intendi?
BICE (che l'ha osservato intensamente, gelida). Io t'intendo meglio di quanto tu non possa credere. Non è per te che domandi tale documento; è per convincere altri. Tu non abbisogni di ciò; confessalo.
FEDERICO (confuso). Non dico mica d'abbisognarne subito, ma in futuro, chissà ?
BICE Senti, se fosse per te, per conquistare il tuo amore io mi farei a pezzi per darti il documento che domandi. Ma per altri? Forse si trova in quelle lettere stesse ma io non mi degno di cercarlo, certo l'ho nel mio armadio ma non faccio un passo per andar a prenderlo! Vuoi ora comprarmi fingendo amore come poco fa lo tentavi offrendomi denaro.
FEDERICO Ma Bice!
BICE Io non ho colpe; te lo dichiaro; a te, se me lo domandassi per te e non per gli altri, ne darei anche la prova. Ma cosà no! (Commossa.) Mi sono avvilita abbastanza! Basta cosÃ! Tu puoi fare quello che vuoi, ora. Per parte mia ho esauriti tutti i miei mezzi. E questo posso dirti ancora, Federico: Tu, con me, non hai agito da gentiluomo. Addio!
FEDERICO Te ne prego, Bice, resta! Vediamo d'intenderci!
BICE (fermandosi esitante). Non possiamo intenderci piú!
FEDERICO Te ne prego! (Poi, a voce bassissima.) In nome del tuo amore! Del tuo, non del mio. Guarda come parlo sincero e esatto. Te ne prego! (Scongiura.) Siedi, là , lontano da me. Io ti rispetterò! Vedrai che non avrai a pentirti d'avermi ascoltato! (Siede sul sofà ove dà in smanie.) Sono vile! Sono vile! (Piangendo.)
BICE (piena di compassione). Federico!
FEDERICO SÃ! Io ho voluto comperarti! Prima col denaro e poi offrendoti un amore che non sento. Amore! Io, amare! (Ridendo sinistramente.) Ora voglio essere sincero con te, come lo si è con una madre, con una sorella! Io ho bisogno che tu mi sia sorella, madre, tutto, tutto, fuori che amante. Io non ti amo! Ma che! Io non amo! Io non so piú amare, né te, né altri! Odio le donne che mi fecero tanto del male! Perché vorresti essere gelosa? Di chi? Io non ho piú amore, non posso perciò offrirtelo. Vuoi farmi del male perché sono ammalato? Tu mi ami! Te ne ho strappata la confessione in modo vigliacco. Me ne dolgo, me ne pento, ma non dimentico perché io ho bisogno del tuo amore. Ho sempre udito dire che nell'amore delle donne c'è del materno. Dimmi! Esamina la tua coscienza! C'è in te qualche cosa che si muova dinanzi al mio dolore? Qualche cosa che non domandi altro che la mia felicità o almeno la mia vita? In questo solo caso potrò ancora vivere; altrimenti m'uccido subito, subito, dinanzi ai tuoi occhi, perché tu sola puoi salvarmi.
BICE (spaventata corre a lui e lo abbraccia). Io voglio salvarti.
FEDERICO (dolcemente respingendola). Grazie! Non cosà però! Poni la tua fresca mano sulla mia fronte scottante e non abbracciarmi. Tutta la sincerità di parola e di gesto sia fra di noi. Salvami e non domandarmi niente in compenso. Io ti dirò tutta la mia bassezza, tutta la mia infelicità e tu mi salverai tutelando la mia dignità alla quale portai tanti sacrifici. Per tutti voglio essere un uomo, un uomo dal busto eretto, dallo sguardo fiero. Per te, solo per te, uno straccio d'uomo abietto, animato solo dal tuo volere, dal tuo consiglio. La responsabilità della mia vita è troppo grave. Eppoi io ho smarrito il senso comune che fa distinguere il bene dal male. Io non so piú niente. Dirigimi tu!
BICE (commossa). Voglio! Voglio! Farò tutto quello che mi domanderai.
FEDERICO Non ne dubitavo! Grazie! Siedi qui. (Ella siede sul sofà ; egli si inginocchia a lei dinanzi e cela la faccia nel suo grembo.) Non ti guarderò nella faccia giovanile! Ascoltami bene! Sai chi mi ha consegnate quelle lettere? La madre di Clara! Mi disse: Voi avete uccisa mia figlia perché vi tradiva. Uccidete ora questa la quale vi tradisce anch'essa. Che cosa dovrei fare ora?
BICE Un uomo come te, potrebbe, non credendoci, non curarsi di convincere del suo errore quella vecchia donna.
FEDERICO Aspetta! Tu ancora non sai tutto. Quella non è una vecchia donna! Quella è per me la persona piú importante di questo mondo. Incominciò ad esserlo al processo. Tutti credevano ch'io attendessi con ansia il giudizio dei giudici impostimi dalla società . Invece, per me, nella vasta sala esisteva una sola persona importante: La madre di Clara. Quando essa non c'era il processo m'agitava tanto poco che mi pareva d'assistervi in qualità d'avvocato difensore di un altro accusato. Essa v'era quale testimonio e invece, per me, fungeva da giudice. Parlai per difendermi e cercai solo le ragioni che avrebbero potuto convincere la madre di Clara, mia madre. Perciò convinsi tutti meno lei, la madre di Clara la quale, quando i giudici m'assolsero, mi gettò un'occhiata terribile con la quale mi condannava. Poi compresi che sarebbe stato vano ogni sforzo per rabbonirla eppure non seppi difendermi dal farlo ogni qualvolta me se ne presentò l'occasione. Io sentivo il suo odio campato in aria pronto a cadermi sulla testa a schiacciarmi. E se sapessi quale odio! Non addolcito, reso piú terribile da uno strano amore materno perdurante nel suo vecchio cuore ad onta di tutto. Forse se quella donna morisse, io potrei rasserenarmi, ma cosÃ, come posso? Ora quelle tue lettere note a quella donna, sono nelle sue mani una cosa terribile. Lo intendi anche tu, Bice? (Bice esita.) Per comprendermi, Bice, fa il massimo sforzo della persona intelligente. Cerca di sentire come sento io. Figurati di vivere nelle mie azioni e nella mia debolezza. Lo so! Sono ammalato ma sono cosÃ! M'intendi ora? Te ne supplico! Intendimi!
BICE (dolcissimamente e accarezzandogli i capelli). Piuttosto che intenderti, una madre tenterebbe di curarti.
FEDERICO Ma io le direi: Madre mia, non si può. Io sono, io stesso sono la malattia. Guarirò morendo. Anch'io, da solo, cercai la salute, ma non venne. Oh! come lottai per poter vedere quella donna con gli occhi coi quali possono vederla tutti! Non vi riuscii! Per me essa è gigantesca, il mio giudice. Intendi ora?
BICE (esitante). Capisco!
FEDERICO E non debbo io ora spiegare a questa donna il fatto che io non ti ho uccisa? Io, il giustiziere di Clara! (Dopo una pausa.) Perciò, intendi, perciò mi occorre un documento che provi la tua innocenza. È proprio per gli altri che io voglio tale documento. Anzi non per gli altri, per essa.
BICE Ed io questo documento troverò. Se non ci fosse in queste lettere una parola che provasse quello che cerchi, potremo fabbricarci la prova scritta occorrente.
FEDERICO (stupito ma quasi convinto). Un falso? E sapremo farlo?
BICE No! Non un falso! Scriverò all'individuo da cui queste lettere provengono una lettera con la quale gli accorderò un appuntamento ed esigerò una pronta risposta. Questa risposta conterrà sicuramente quanto cerchiamo! Sorpresa... anzi stupefazione!
FEDERICO (riflettendo). Come prova basterebbe già . Chissà se avremo fortuna e se il tuo... quel signore userà proprio la parola che ci occorre?
BICE Ma io farò quello che tu vorrai.
FEDERICO Cerca, te ne prego, guarda nei tuoi scrigni.
BICE Dovrei avere qui l'ultima sua lettera. (Trae dalla tasca una lettera.) Eccola! È di ieri! A quanto ricordo dovrebb'essere chiara abbastanza! Se tu avessi guardato intorno a te di questi documenti ne avresti trovati parecchi. Li spargevo per la casa. Erano destinati a scuoterti, a commoverti. Allora non sapevo ancora d'essere destinata a divenire tua sorella, tua madre.
FEDERICO Oh! non lagnartene! Dalla mia infanzia in poi non ho voluto tanto bene a nessuno come ne voglio ora a te. (Prende la lettera.) Permetti? (Legge.) Signora Bice! M permette di venire da Lei nel pomeriggio? Avrei qualche cosa d'importante a dirle. Si tratta di trovare un modo di tranquillare quell'oca di mia moglie che comincia a dimostrarsi gelosa. Ella sa come, pur troppo, una volta di piú in sua vita, mia moglie abbia torto. Quando sarò un po' indennizzato di tante pene? Ora e sempre Suo Paolo Mansi.
BICE Non occorre dire che per indennizzarlo io lo congedai.
FEDERICO (che non l'ascolta). Ed è di ieri. Grazie, Bice. Mi pare d'essere sollevato. Ecco un documento che nessuno può trarre dubbio. Che cosa potrebbero obiettare? Che le altre lettere sieno indirizzate ad altri?
BICE (offesa). Oh! Federico!
FEDERICO (non l'ascolta). Grazie! (S'avvia.)
BICE Dove vai?
FEDERICO Vado da lei, da Arianna.
BICE Non da Paolo! La mia confidenza non dev'essere punita con uno scandalo.
FEDERICO Da chi? Ah! (Sovvenendosi.) No! No! (S'avvia.)
BICE E non ti turberà coi suoi rimproveri?
FEDERICO No! Tutto quello ch'ella potrà dirmi, non potrà agitarmi piú di quanto lo sono. Io ho ucciso sua figlia, ma io voglio, io posso piangerla con lei. (Piangendo.) La pregherò di lasciarmi piangere con lei. Tutto s'attenuerà nella nostra comune grande infelicità . Ambisco lagrime, lagrime, sole lagrime. Mi salveranno. (Via.)
BICE (siede, cela la faccia fra le mani e singhiozza con violenza).
CALA LA TELA
ATTO TERZO
La stessa scena. Tarda sera.
SCENA PRIMA
BICE e REALI
REALI (alla finestra). E ancora non ritorna.
BICE (disfatta da lungo pianto). Forse non ritornerà piú.
REALI Non credo alla possibilità di un suo suicidio.
BICE Dio mio! (Spaventata.) Non avevo voluto dirlo ma al suicidio egli piú volte deve aver pensato. Disse parole che significavano tutt'altra cosa ma che non si dicono che quando si ha rinunziato alla vita. (Vedendo che Reali si ritira dalla finestra esclama piena di speranza.) Viene?
REALI No! Come l'ami! Eccoti tutta colorita dall'attesa di rivederlo. Con un simile amore accanto egli è salvo.
BICE Come t'inganni! Se la sua salvezza ha da venire da me, egli, semplicemente, è perduto. Non s'accorge neppure ch'io esista. Quelle mie folli lettere lo agitarono prima di tutto perché gli furono consegnate dalla madre di Clara. Se esse gli fossero state consegnate da altri non avrebbero avuto importanza alcuna per lui. Ne fui punita in modo veramente inatteso.
REALI Povera Bice! Vedendoti in tale stato non ho neppure il coraggio di farti dei rimproveri.
BICE Meriterei la piú forte delle punizioni. Mi disse: Con un solo tratto hai annullata tutta l'opera riparatrice del tempo. E poi ancora: Mi sento come se avessi uccisa Clara da poche ore. Oh! lo avessi lasciato vivere come avrebbe potuto per lunghi anni sempre attento di stordirsi nel lavoro.
REALI Io invece non so preferire un male all'altro. Mi bastarono pochi giorni per indovinare come Federico fosse un uomo infelicissimo. Come era difficile di parlare con lui e specialmente quando si trattava di argomenti un po' elevati di scienza. Ogni parola s...
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