[Pagina precedente]...usinghe, povera moglie mia! Provvedere? e a che? Se il marito di mia sorella è fuggito, vuol dire che non poteva provvedere ai suoi impegni, neppure a quelli contratti con me. Ma forse non è fuggito. Chissà !!
SCENA OTTAVA
CARLA e DETTI
CARLO Carla! E tuo marito? (Veemente.)
CARLA (vestita a nero, pallida addolorata è rimasta in fondo della scena). Mio marito?
CARLO Non è dunque fuggito? È sempre con te?
CARLA (piangendo cade seduta sulla sedia presso la porta di fondo). Dio mio!
CARLO (si copre il volto con le mani). Dunque era vero! Era vero! Oh, l'infame!
CARLA (sempre singhiozzando). No, Carlo! È stata la forza delle circostanze che lo ha spinto! Egli poveretto lottava, faceva di tutto per sortirne con onore, ma alla fine è stato vinto.
CARLO Ma perché nei suoi sforzi per salvarsi ha rovinato me? Oh, il traditore! (Furibondo.) Tu sai, Fortunata, se io sia stato leggero, se abbia mai confidato alla cieca in altri! Quelle furono lotte! Tutta la mia vita ci misi! Tutte le mie forze, tutta la mia intelligenza! Ero attivo fino alla esagerazione ed economo. E costringevo anche te ad essere tale. Tanta perfidia, tanta dissimulazione mi vinsero che non mi vergogno di essermi confidato come un bambino! Io credeva di conoscere il mondo, gli uomini e adesso che sono stato ingannato lo credo ancora! Perché... chi poteva attendersi di scoprire un ladro in un congiunto?
CARLA Oh, Carlo!
CARLO Benedette le lagrime che t'impediscono di parlare per difenderlo! Io ti perdono. Sono stato ingannato io, sei stata ingannata anche tu sua moglie. Tu, probabilmente non sai nulla, o almeno non sai tutto.
CARLA Oh, egli mi raccontava tutto!
CARLO No, ti dico. Non può essere! Non piangeresti o almeno non piangeresti che per me. Ti ricordi che davanti a te, un anno fa, mi chiese di partecipare ad un suo affare prestandogli diecimila lire? Già allora egli sapeva che non sarebbe stato in condizione di restituirmeli.
CARLA (debolmente). No!
CARLO Ti dico di sà Carla, ti dico di sÃ. Tu non sapevi nulla, ma io ben presto mi accorsi, no, non mi accorsi, sentii, ch'era cosÃ. Era un istinto, ma io lo soffocai per vari motivi, di cui non ti dirò che uno: era tuo marito. Tutto ad un tratto, all'epoca precisa in cui doveva pagarmi una parte del debito, mi chiese invece altri denari. Mi mostrò delle merci preziose che pel momento gli era difficile di realizzare, dei libri di un valore considerevole. Se quei libri fossero stati veridici, se quelle merci fossero state sue, a quest'ora il suo stato non avrebbe potuto mutarsi talmente da un istante all'altro.
CARLA Perdette poi tutto in fallimenti...
CARLO Non è vero! Giuocava a carte e può aver perduto al circolo i denari rubatimi; ma mi meraviglierebbe, perché non gli sarà stato facile trovare un uomo piú ladro di lui.
CARLA Io non posso rettificare queste orribili accuse, ma t'inganni. Non è giusto attaccare in tal modo un assente. Io non mi lagno per me, ma vorrei essere morta piuttosto che essere qui in questo stato. (Piange.)
CARLO (la guarda un istante intenerito). Siamo due disgraziati, è vero!
FORTUNATA (abbracciando Carla). Povera donna!
CARLO Io non intendevo farti del male. Chissà ! Forse anche questa volta riuscirò a cavarmela col lavoro, con l'aiuto di amici che conoscono la mia onestà . Ma il colpo è stato forte, molto forte! Perché continuai a dargli denari; si trattava di salvare una grossa somma con sacrifici, relativamente piccoli, ed io lo feci. (Rialzandosi con energia.) Insomma, meglio l'agonia che la morte. Sono piú avanti con gli anni, ma non mi trovo in uno stato peggiore di quello in cui mi trovavo sei anni or sono (con leggero rimprovero) allorché tu ti sposasti. Ricordi? Io ti scongiurava di non sposarti o almeno di aspettare.
CARLA Io non potevo.
CARLO O meglio non volevi. Anche adesso hai avuto dei torti. Tu sapevi che il colpo si preparava e hai taciuto.
CARLA (esitante). Non sapevo.
CARLO Non mentire, Carla!
CARLA (ad un tratto agitata). Chi ti dice ch'io menta?
CARLO Se lo sappiamo che da parecchi giorni avete abbandonato la vostra casa. Non so dove avete passato tutto questo tempo, ma dal vostro contegno, dal tuo contegno è facile comprendere che non volevi si sappia questo cambiamento.
CARLA Ebbene, è vero. Io sapevo che Ignazio doveva fuggire e non dissi nulla. Dovevo tradire mio marito?
FORTUNATA (si allontana da lei). Tradire tuo fratello?
CARLA E che cosa avrebbe servito a Carlo sapere di questa fuga? Avrebbe danneggiato Ignazio senza alcun suo utile.
CARLO E tu, disgraziata, che cosa speri, ora, da tuo marito?
CARLA Che cosa io spero da lui? Intanto che egli giunga in salvo. Poi mi ama, mi ama sempre come il primo giorno del nostro matrimonio. Appena potrà mi chiamerà presso di sé.
CARLO E tu andrai? Ti affiderai di nuovo a quell'individuo?
CARLA Ma con gioia! S'è l'unica felicità che mi rimanga vivergli accanto!
CARLO Tu sei perduta per noi, capisco. È anche naturale. (Riscaldandosi.) Ma però al vederti cosà tranquilla, cosà indifferente alla mia disgrazia, preoccupata soltanto di te, della tua sorte, provo un intimo senso di disgusto.
CARLA Di me chi ci pensa?
CARLO È vero, ho sbagliato, di lui ch'è causa di tutto. Eppure io ti amai, ti protessi, ti feci da padre per molti e molti anni. Non ho mai chiesto un compenso, ma non mi aspettavo di venir pagato con tanta tanta ingratitudine.
CARLA Non saprei in qual modo avrei da dimostrarti la mia gratitudine in queste circostanze. La gratitudine possono dimostrarla le persone felici, io non lo potrei mai! Capisco che la mia vista deve riescirti incresciosa. Io non ne ho colpa. Non voglio fartela perciò sopportare piú a lungo. Addio. (Si avvia risolutamente verso l'uscita.)
FORTUNATA Eh, via, Carla!
CARLA No, mi lasci, mi lasci! Io me ne vado.
FORTUNATA E dove?
CARLA Via di qua, intanto.
CARLO Non sono io che ti scaccio! Sei tu che fai di tutto per accrescere il mio dolore con scenate! Insomma, finiamola! Tu rimani qui. Manderemo Maria a invigilare la tua casa.
CARLA Non ho casa. In quest'ultime settimane abbiamo vissuto all'albergo.
SCENA NONA
MARIA e DETTI
MARIA Il signor Emilio manda a veder se la signora Elena è qui.
FORTUNATA No, sarà probabilmente da sua madre.
MARIA La madre della signora Elena mandò a dire che non la vede da questa mane.
FORTUNATA Ma qui non c'è.
MARIA Perdonino il disturbo. Buona sera!
CALA LA TELA
ATTO QUARTO
SCENA PRIMA
CATINA che introduce IGNAZIO LONELLI
CATINA Ho da chiamare la signora Carla?
IGNAZIO È nella sua stanza?
CATINA No, è con la signora Fortunata.
IGNAZIO Non avvisarla, allora, Catina. Catina, non è vero ch'io ti trattai sempre bene? Brava! Mi son dimenticato di darti la strenna a capo d'anno. Ecco qui. Cinque franchi. Li tenni sempre in questo taschino per darteli all'occasione. Dunque. Io ti trattai sempre bene e posso fidarmi di te. Tu devi, fino a nuovo ordine, non avvisare nessuno che io sono qui. All'infuori di mia moglie è meglio che nessuno lo sappia, e lei devi avvisarla appena sarà sola. Dove potrei nascondermi?
CATINA (additando la porta in fondo). In quel camerino, ch'è vuoto.
IGNAZIO E non ci viene nessuno?
CATINA Nessuno, mai. Ma perché si nasconde?
IGNAZIO Dimmi un poco, sinceramente, non sai nulla, tu? (La fissa.)
CATINA Nulla? Che cosa nulla?
IGNAZIO Dammi la mano. Sei una brava donna. E, dimmi ancora: Sei religiosa? (Catina lo guarda.) Credi in Dio?
CATINA Oh, se ci credo! Farei un buon affare, vecchia come sono, a non crederci.
IGNAZIO Ebbene, giurami sulla salute dell'anima tua che dirai solo a Carla di avermi visto!
CATINA Ma perché?
IGNAZIO Si tratta di uno scherzo, ma voglio essere sicuro del fatto mio. Eccoti altri cinque franchi, ma te ne prego, Catina, giura!
CATINA Se vi preme tanto, giuro.
IGNAZIO Ricordati che per gli spergiuri ci son le pene dell'inferno! E adesso su questo punto sono tranquillo. (Si sente suonare.) Puoi andare ad aprire. (Catina via. Si suona una seconda volta con insistenza. Ignazio si ritira nello stanzino.)
SCENA SECONDA
CARLO, MARCO LONELLI, poi CATINA
CARLO (entrando con Marco). Catina, non senti?
CATINA Ero già andata ad aprire, quando il signore suonò per la seconda volta.
MARCO Lasciateci soli. (Catina con un complimento, via.) Senta, Almiti. Le porto delle nuove che poco le potranno piacere. Anzitutto bisogna che sappia che non sporgo denunzia contro mio nipote.
CARLO Io non ho che a lodarla per questa omissione.
MARCO L'accusa era già stata fatta dal signor Marchini al quale Ignazio diede oro falso in cambio di oro buono che gli era stato affidato per il lavoro. Lei ora può accorgersi qual fior di birbante sia suo cognato. Ma non è per dirle questo che sono venuto qui. Il piú importante di tutto si è che Ignazio è preso o quasi.
CARLO Ciò significa?
MARCO ... ch'è stato messo nella impossibilità di sfuggire alla pena dovutagli. Non ancora, ma quanto prima, perché Ignazio si trova ancora qui, in questa città .
CARLO Come lo sapete?
MARCO So che non è partito ed ecco come. Marchini piú svelto di noi due fece la denunzia in tempo debito. Allorché i carabinieri si presentarono in casa sua per eseguire l'arresto, il portinaio disse loro quello che non aveva voluto dire a me, cioè l'indirizzo nuovo d'Ignazio. All'Hotel de la Ville era andato ad abitare, quell'imbecille! All'hotel si seppe ch'era uscito dieci minuti prima con un fattorino che gli portava il baule. Alla stazione infine lo si vide presentarsi al bigoncio per il biglietto, senza prelevarlo, lasciò là cento franchi. Pare si sia accorto in tempo del tranello. Che le pare?
CARLO Penso anch'io che sia ancora in città .
MARCO Ma dove? Son ben dodici ore che lo si cerca inutilmente.
CARLO Che ne so io? (Con impazienza.)
MARCO Devo dirle che non sono venuto qui principalmente per informarla di tutto ciò, perché in fondo, non mi serve a nulla che lei lo sappia... Dica, non ha visto Ignazio, quest'oggi?
CARLO Lei suppone che io l'abbia nascosto? ch'egli abbia cercato riparo in casa mia?
MARCO (esitante). E chi lo sa?
CARLO Non è stato qui. Ma, dica un po', se ci fosse, che farebbe lei? (Sorridendo.)
MARCO Non capisco! Che farei? Andrei alla polizia, notificherei il soggiorno del malfattore e non me ne occuperei piú oltre.
CARLO Eh, via! Lei tradirebbe un nipote per quella cambialuccia! Non ha da avere altro da lui?
MARCO Non si tratta della cambialuccia, caro il mio signore; si tratta del modo! Io, vecchio negoziante, venir ingannato in tal modo! Estorcermi in tal modo gli ultimi denari occorrenti alla fuga! Dopo che per anni ero riuscito a salvarmi da lui! Un tale atto merita vendetta e me la procurerò. Ancora una domanda, e poi me ne vado.
SCENA TERZA
ELENA e DETTI, poi CARLA
ELENA Si può?
CARLO Entri, signora. Ieri suo marito mandò a vedere se lei era qui.
ELENA Fu un malinteso.
CARLA (entrando). Oh, Elena (Le getta le braccia al collo e si mette a piangere.)
CARLO (a Marco). Si ricordi di non dire nulla a mia sorella di quanto lei disse or ora!
MARCO Come vuole. Ma a sua volta - n'è sicuro? - sua sorella non saprà nulla di nuovo sul conto del marito? Questa era la domanda che ancora avevo da farle.
CARLO Carla è da ieri sera con mia moglie. Non la lasciò un minuto.
MARCO (dopo un po' di esitazione). Ebbene, mi do per vinto. (Rivolto a Carla.) Nipote mia, devi darti pace! Sono cose che accadono tutti i giorni, anche piú volte al giorno...
CARLA E non avete sue nuove?
MARCO Nessuna. Fu visto alla stazione... (Un movimento di Carlo lo interrompe.) Fu visto, insomma, partire e poi piú nulla... Sai tu qualche cosa di piú preciso?
CARLA (giungendo le mani con gioia). Allora è in salvo!
MARCO (alzando le spalle). Se ciò ti fa piacere! Buon giorno! (Via.)
CARLO (a Carla). Adesso spero di vederti piú tranquilla. Come vedi io sopporto molto bene le mie disgrazie. Fa tu lo stesso. (Avviandosi.) Di' a Fortunata che a mezzodà sarò a casa. (Ad Elena.) Buon giorno, signora! (Via.)
ELENA (a Carla). Oh, finalmente! Carla! Dov'è Ignazio? A me lo puoi confidare...
CARLA A quest'ora in Svizzera. A meno che non gli sia toccato una disgra...
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