[Pagina precedente]...potuto darle tanta importanza, poco fa, parlandotene! Come ho potuto considerarla quale il mio cattivo genio. Mai, mai le augurai la morte. Viva e mi torturi! Vuoi la prova ch'io non le auguro la morte? La trovai febbricitante, in delirio. Una vecchia donna che l'assisteva mi raccontò che il medico non l'aveva ancora visitata. Mi misi alla sua ricerca e lo trovai. Come mi fece bene di cercare quel medico; mi quietai correndo! Quando egli, dopo visitatala, mi disse che nutriva poche speranze sentii un dolore profondo. Era proprio il sentimento con cui si sente annunziare la morte della propria madre. Mi analizzai con voluttà ! Rinascevo alla vita! Poi non ebbi cuore di lasciarla sola e andai a chiamare Augusto che le posi accanto. Ora sto arrovellandomi per trovare la persona da metterle accanto. Te lo confesso! Sarei andato volentieri ad assisterla io stesso. Ma io non so! Ho già provato! Io non so né sostenere dolcemente né porgere a delle labbra paralizzate a mezzo il refrigerio della medicina. L'aspetto di un delirio mi terrorizza. Oh! se questi ammalati sapessero dire: Voglio questo, voglio quello; allora saprei. Ma cosÃ... Voi donne avete invece la facoltà d'indovinare... (Stiracchia le parole.)
BICE (con ribrezzo). Oh! Federico!
FEDERICO (la studia, poi, risoluto). Sia come non detto!
BICE E se questa donna, uscita dal delirio, trovasse accanto al suo letto me ch'essa sopra tutto odia, non potrebbe averne una scossa da farla morire?
FEDERICO (negando sprezzantemente). Oh! (Poi.) Ma non parliamone piú! Tu provi del ribrezzo per quella povera donna, dunque non sarebbe certo te ch'io metterei a lei da canto. (Pausa.)
BICE (meditabonda). Almeno potessi comprendere quello che tu senti.
FEDERICO Eppure ti dissi a chiare note quello ch'io sento.
BICE SÃ! Ma quando mi dicesti che avendo quella lettera, prova della mia innocenza, ti saresti quietato, parlavi anche a chiare note.
FEDERICO (gridando). Ma io ora non domando piú di essere quietato perché io sono quieto e sereno. Quieto e sereno! (Si costringe alla calma.) Io ho la mia via chiaramente delineata dinanzi e non ho dubbi. Io sono sereno! Naturalmente posso spazientirmi al vedermi creare intorno delle difficoltà che veramente non avevo previsto. Dovevi comprendere che la bontà mia ch'io cerco, ch'io voglio doveva cominciare da Arianna. Non vuoi seguirmi? Farò da solo.
BICE (esitante). Io vorrei seguirti.
FEDERICO L'idea di condurti al letto di Arianna mi fu suggerita da lei stessa. Vedeva Clara, te e me e lei stessa su di un'erta che l'affannava e la faceva piangere. Non pare neppure che una tale immaginazione possa essere stata creata da un delirio. Corrisponde in modo meraviglioso al mio proposito di pace. E la mia pace cominciava là , a quel letto. Col tuo aiuto avrei potuto mitigare gli ultimi anni di vita di quella povera donna. Nell'opera d'amore ci saremmo ritrovati anche noi due. Dove vai? (A Bice che s'avvia per uscire.)
BICE A vestirmi per uscire con te.
FEDERICO (con entusiasmo). Aspetta! Aspetta prima! L'opera di riparazione comincia qui; lascia ch'io ne gusti ogni fase. (Prendendole la mano che bacia piú volte.) Grazie! Grazie! Grazie!
BICE È inutile, Federico! Io resto l'ultima nel tuo pensiero.
FEDERICO Oh! non rimproveri, ora! Non sei l'ultima, tu, in nessun luogo, se sai essere tanto buona.
SCENA QUARTA
CAMERIERA e DETTI
CAMERIERA C'è la signora Amelia Mansi che desidererebbe di parlarle.
BICE Ditele che ora non posso. Mi voglia scusare.
CAMERIERA Perdoni, signora, se credo di dover dirle che la signora Amelia mi parve agitatissima. Mi parve persino avesse gli occhi arrossati dal pianto.
FEDERICO E allora ricevila! Io t'attenderò. Per un istante di ritardo non monta. (S'avvia alla propria stanza, ma, udite le prime parole di Amelia s'arresta alla porta. Bice s'accorge subito ch'egli sta ad ascoltare.)
SCENA QUINTA
AMELIA e DETTI
BICE Oh! Amelia! A quest'ora?
AMELIA (concitata). Volevo vedere se non ci fosse qui mio marito.
BICE No! Non c'è! Ma che hai?
AMELIA Sono stanca del tuo e del suo agire. Avreste dovuto almeno imporvi un po' di riserbo. Avete fatto di me il ludibrio vostro. Dinanzi ai miei occhi egli osò carezzarti. È troppo! Ti consiglio di non passare piú la soglia di casa mia. Te ne farei scacciare come una ladra.
BICE Amelia!
AMELIA Ladra e falsa! Sai! Ad onta dell'evidenza del vostro tradimento, non osai manifestarmi. E pensai a quell'atto cui voleste ch'io assistessi, quella breve carezza che lo fece scolorire. Mi parve talmente incredibile che ora appena, appena ora lo compresi. Il dolore fu immediato, eppure esitai ed arrivai sino a stenderti anche una volta la mano. Ma se avessi a vederti ancora in casa mia o a lui da canto, io saprei andare ad accusarti a chi saprebbe punirti secondo i tuoi meriti.
FEDERICO (avanzandosi). Ed io sono qui ad ascoltarla signora Amelia.
AMELIA (estenuata dal terrore dà un grido). Dio mio! (Pausa, poi tenta la commedia.) Sa! Io sono venuta da Bice per incarico di Paolo, per fare uno scherzo... dovevo spaventarla.
FEDERICO Non si affatichi di fare la commedia. Non ve n'è di bisogno. (Molto serio.)
AMELIA Allora! (Vuole scappare, poi ritorni). Senta, signor Federico. Io sono una donna gelosa; tutti lo sanno. La scena che feci ora a Bice io l'ho fatta due, anzi (contando) tre volte ad altre mie amiche, e, credo, sempre senza motivo. Ora che sono ritornata in me che cosa posso rimproverare a Bice e a Paolo? In carrozza egli appoggiò la mano su una mano di lei. Parve una carezza ma poteva anche essere qualche cosa d'altro. Poteva essere ch'essendosi sbandata la vettura egli sia stato obbligato di fare quella carezza per tenersi in equilibrio. (Federico, pensieroso, siede sul sofà ; Amelia va a lui e lo scruta.) Voi siete tutto sconvolto? Oh! ve ne prego! Ridete, sorridete e andrò via tranquilla. (Poi, adirata.) E, sappiatelo, in tutto ciò non v'è nessuna ragione di uccidere. (Piange.)
BICE Ma Amelia! Federico mi sa innocente!
AMELIA Ti sa innocente? (Guardandolo.) Vorrei sentirlo da lui.
FEDERICO (con sforzo). SÃ! La so innocente.
AMELIA (va a Bice e le parla in orecchio). A me non pare ch'egli abbia l'aspetto molto rassicurante! Io, se fossi in te, non mi ci fiderei. Oh! vieni via e rifugiati in casa mia.
BICE (sorridendo). Poco fa non mi ci volevi vedere... Puoi andare tranquilla.
AMELIA Ho da raccontare a Paolo la scena che ho fatta?
BICE Non occorre! Ridonami la tua stima e il tuo affetto e sei perdonata.
AMELIA (sempre sospettosa verso Federico). Buona notte, signor Federico.
FEDERICO Buona notte.
AMELIA (da sé). Ha risposto! (Pensa, non capisce nulla, si rassegna e va a Bice.) Addio, Bice! (Molto commossa.) Perdonami! Se avviene qualche cosa io non ci ho colpa. (Le bacia la mano e poi, attratta da Bice, la faccia.) Addio! (Molto esitante esce.)
SCENA SESTA
BICE e FEDERICO
BICE Ebbene! Federico! Comincia da me l'esercizio della tua bontà ! Perdonami! (S'inginocchia a lui dinanzi ch'è seduto sul sofà .)
FEDERICO (pensieroso). Perché tu sei dunque colpevole?
BICE Adesso che per la prima volta tu vuoi accettare la mia confessione, il cuore mi batte qui in gola. Dio mi dia di trovare la parola, quella che ti dica la verità ma che nello stesso tempo ti faccia comprendere tutto.
FEDERICO Non cosÃ, Bice. Alzati, te ne prego. Io credo che giammai mi fu dato di veder tanto chiaro in me e negli altri. Ecco il destino! Una donna come Amelia viene a levare l'ultimo velo che m'offuscava la vista. Io so, Bice, che tu volevi tradirmi; so anche che, non per tua virtú, tu non m'hai tradito. Sei perdonata! Hai altro a dirmi?
BICE SÃ. Se tu credessi di aver a subire qualsiasi umiliazione causa mia, scacciami! Io me ne andrò senza mormorare!
FEDERICO (meditabondo). Ma io non posso essere umiliato da sommissioni altrui!
BICE Sommissioni? La parola è ben forte! E dici altrui? Io sono tua!
FEDERICO Io penso a Clara! (Poi.) SÃ! Questa è la via!
SCENA SETTIMA
REALI e DETTI
REALI (fosco). Ho veduto entrare qui il padre di Cerigni. Viene ad assaltarti in casa tua! Sono rientrato per annunziarlo io stesso.
FEDERICO (molto serio). Non faticarti, Reali. Io non riceverò Cerigni né accetterò la sua difesa.
REALI Oh! grazie! grazie! Già è affare che puoi respingere perché esce dalla tua cerchia d'attività .
FEDERICO Anzi non ne esce affatto. Non saprei difenderlo perché oggidà non saprei difendere me stesso. Auguro al Cerigni una pena piú mite di quella ch'abbia avuta io.
SCENA OTTAVA
AUGUSTO e DETTI
AUGUSTO La signora Arianna è ritornata in sé e domanda di Lei.
FEDERICO Io vengo! Ora potrò assisterla! Non ho nulla da domandarle piú!
BICE Io sono con te, Federico!
FEDERICO Ebbene! Vieni! Da te potrebbe derivarle un ultimo conforto. Nel delirio potrebbe scambiarti con Clara.
CALA LA TELA
14. 6. 903
L'avventura di Maria
Commedia in tre atti
PERSONAGGI
ALBERTO GALLI, commerciante
GIULIA, sua moglie
MARIA TARELLI, violinista
IL SIGNOR TARELLI, zio di Maria
IL PROF. GIORGIO, fratello di Giulia
PIERO, figlio di Alberto e di Giulia
IL SIGNOR MAINERI, maestro di piano
IL SIGNOR CUPPI
AMELIA, la cameriera
ATTO PRIMO
Tinello in casa Galli.
SCENA PRIMA
ALBERTO che dorme su di una ottomana, GIULIA e GIORGIO
GIULIA (a Giorgio che entra). Pst! Piano, che dorme!
GIORGIO Te l'avevo detto io che non c'era da impensierirsi! Eccolo là che dorme e il rimorso di aver tolto a te il sonno di una notte intera non lo inquieta punto.
GIULIA Non ne ha colpa. Per distrazione ha perduto due treni. Telegrafò subito, ma per un caso malaugurato il dispaccio mi venne consegnato soltanto pochi minuti fa.
GIORGIO Due treni ha perduto e i suoi dispacci da Firenze ci mettono ventiquattr'ore? Sono cose che non toccano che a lui! Fammi vedere il dispaccio!
GIULIA L'ho gettato via.
GIORGIO Perché non indirizzare un reclamo all'ufficio telegrafico? Io non tollererei per massima un simile disordine!...
GIULIA Che vuoi che ora importi a me che mettano ordine in quell'ufficio? Chissà quanti anni trascorreranno prima ch'io abbia a ricevere un altro dispaccio!... Come dorme! (Guardando Alberto con affetto). Mi dispiace che presto dovrò destarlo per l'arrivo di Maria Tarelli e di suo zio... Senza conoscerli non li ama molto. Se incominciano poi dall'impedirgli il sonno, li amerà anche meno, e saranno poco gradevoli i giorni che Maria passerà con noi, perché franco e sincero com'è non saprà celare la sua antipatia.
GIORGIO Spero che almeno non dirà loro in faccia che li ritiene per istrioni. A me indispone sentirlo parlare in tal modo di una grande artista.
GIULIA Che vuoi farci! Alberto è un buon borghese che ci tiene alla sua vita regolare e non ama la gente nomade come Maria e suo zio.
GIORGIO SÃ, sÃ. (Con un po' di disprezzo.) È tuo degno marito!
GIULIA Che vuoi farci! Siamo felici cosÃ. Tu sogni arte e scienza; noi vogliamo calma e felicità . Ritengo però che Maria finirà col conquistarsi le simpatie di Alberto... Delle tue può andar sicura... anche troppo! E bada, ch'io terrò gli occhi molto aperti!
GIORGIO Non temere! Certo che parlare con Maria Tarelli mi divertirà meglio che con la gente solita che mi tocca frequentare qui. Però non ho tempo da perdere, io, e devo riservarmi ad altre cose.
GIULIA Maria è molto bella; è inoltre distinta e cara. All'infuori di certi accenti bruschi, maschili, sorprendenti nella sua voce, ch'è adorabile, troverai in lei una dama.
SCENA SECONDA
AMELIA, PIERO e DETTI
AMELIA C'è fuori un signore che vuol parlare col signor Alberto.
GIULIA Pst! Va a vedere tu, Giorgio! (Giorgio via.)
PIERO Mamma, papà non ti ha detto niente del regalo?
GIULIA No. Gliene parleremo allorché si sarà svegliato. Zitto, ora!
ALBERTO (svegliandosi si guarda intorno con sorpresa). Mi pareva di essere ancora in viaggio... Quanto tempo ho dormito?
GIULIA Circa due ore. Il sonno, no, non lo hai perduto...
ALBERTO Hai ragione di farmene un rimprovero. Dopo quindici giorni di assenza doveva bastare la vista della mia cara moglie per tenermi desto. Ma sono precisamente i quindici giorni di fatiche che ...
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