[Pagina precedente]...n vederlo piú. (Secco per nascondere la propria commozione.)
ANNA Ma perché, perché?
LORENZO Sarebbe semplificata la cosa se tu non mi chiedessi altro. A che cosa possono servire spiegazioni? In parte non le comprenderesti, in parte sono inutili. Il fatto è questo: Questo matrimonio è impossibile.
ANNA Dimmi almeno questo. È lui che non mi vuole sposare o sei tu che non vuoi ch'io lo sposi?
LORENZO È lui che non vuole.
ANNA CosÃ, da un istante all'altro? Ah! impossibile!
LORENZO Io ti ho già detto che non scherzo!
ANNA Ma io ti dico che è impossibile. Impossibile! Tanto impossibile quanto, come dice lui, che all'emisfero crescano le gambe.
LORENZO Grazie! Credi dunque che io mi ci metta a procurarti dolori.
ANNA Ma è impossibile, ecco! Ma è impossibile! (Singhiozza, pausa.)
LORENZO Ti dispiace molto?
ANNA Perché? Dimmi perché Alberto rifiuta categoricamente di vedermi! Dopo tanto tempo!
LORENZO Non rifiutò categoricamente.
ANNA Come rifiutò allora?
LORENZO Non rifiutò ma...
ANNA Come, non rifiutò?
LORENZO Sai che Alberto era fidanzato o quasi alla contessina Armeni?
ANNA Non fidanzato e non quasi. A me lo raccontò subito. Le faceva un poco, un poco la corte. Ma non era donna per lui.
LORENZO Chi te lo ha detto?
ANNA Lui stesso e poi io la conosco. Era nel mio collegio.
LORENZO Sai perché quella donna non era per lui?
ANNA Vieni al fatto te ne prego.
LORENZO La madre della contessina aveva avuto degli amanti.
ANNA La mia forse ne ha avuti?
LORENZO No, ma noi abbiamo avuto in famiglia un altro triste caso.
ANNA Quale?
LORENZO Il suicidio di tuo padre!
ANNA Cosa c'entra quello?
LORENZO C'entra quanto c'entrava l'adulterio della madre della contessina.
ANNA Scusa ma non è vero. Tu certamente hai male capito quello che lui diceva. Devi sapere che gli scienziati pretendono che quando fanno del male i genitori lo fanno anche i figli. Ma io come potrei fare cambiali false quando non so farne nemmeno delle vere? Quando non ne ho ancora mai viste.
LORENZO Ma Alberto dice che quando c'è un membro della famiglia che fa del male non occorre mica che l'altro faccia perfettamente la stessa cattiva azione. C'è tendenza al male... Sono teorie false, buone per dar da fare a uomini disoccupati quali sono gli scienziati. Ma loro ci credono. Ingannarli non si deve, perché la bugia ha le gambe corte e se lui, me lo disse or ora, apprendesse dopo sposato qualche cosa di male dei genitori della moglie non dormirebbe piú sonni tranquilli.
ANNA Se tutti pensassero cosà quante donne che resterebbero nubili. Emma Morsano per esempio: Sai che ella ha avuto un caso simile e con tutto ciò fra giorni si sposa.
LORENZO Brava! Per sentire la sua opinione gli citai il caso della Morsano chiedendogli se egli la sposerebbe. Mai piú mi rispose. (Pausa.) Anna io adesso manderò ad avvisare il conte che non venga mai piú, nemmeno oggi.
ANNA (abbracciandolo pregando). Oh! non farlo! non farlo!
LORENZO Ma credi che sarebbe onestà ingannarlo?
ANNA Ingannarlo?
LORENZO Eh! sÃ, ingannarlo! Non ti pare che si chiami ingannare un uomo il celargli qualche circostanza per farsi sposare?
ANNA Allora fa come vuoi!
LORENZO (dopo un istante di esitazione).. Vorrei vederti piú convinta e piú tranquilla.
ANNA Io vorrei parlare con Alberto.
LORENZO Impossibile!
ANNA Lasciami parlare con Alberto perché è certo che io lo convincerci che ha torto! Come può un uomo per una causa simile fare tanto del male? È ridicolo! Ridicolo!
LORENZO Vorresti pregarlo di sposarti?
ANNA Non credere che questo mi sia difficile. Io con Alberto parlo franca. È una franchezza che lui mi ha insegnata. Andrei da lui e gli direi: Senti, Alberto, tu non mi vuoi sposare perché pensi che io abbia qualche cattivo istinto? Ti inganni, gli direi, io di cattivi istinti non ne ho. Io ne saprei qualche cosa. Vedresti se non mi crederebbe; dice sempre che quando io apro la bocca è per lasciar passare il suono della verità .
LORENZO Ti sposerebbe; ma dopo? I dubbi, i sospetti?
ANNA È perciò che io non voglio che tu gli dica nulla. A che cosa servirebbe? A rendere infelice me e scommetto anche lui. Via, Lorenzo! Non ti pare che sposando me sarebbe felice? Non è ingannare rendere qualcuno felice.
LORENZO L'onestà non s'intende cosÃ.
ANNA Allora tu fa ciò che vuoi ma dopo, se lui mi abbandona, io, sai... (Piange.)
LORENZO A questo punto siamo?
ANNA E ne dubiti? Io lo amo. Oh! te lo dico cosÃ, senza arrossire; mi ama pur lui tanto. Il dottore che verrà oggi a pranzo è professore a Padova. Sai perché è venuto? Soffrivo da una settimana dolori atroci alla spalla. Il dottore di casa diceva che proveniva da un'infreddatura. Una sera aumentò. Alberto se ne andò come al solito e ritornò il giorno dopo con questo dottore suo amico. Quando appresi che per quella sciocchezza lo aveva chiamato telegraficamente io mi misi a piangere dalla gratitudine. Nemmeno tu che pure mi vuoi bene avresti tanta cura della mia salute. Ora se tu ci dividi per chi ho da vivere? Credi sul serio che si trovi un altro uomo che mi possa amare tanto? Io che in principio non voleva nemmeno credere che un uomo scienziato che ha tutto quanto si può avere a questo mondo possa innamorarsi di me, povera poco spiritosa e nemmeno bella!
LORENZO Via! via! un po' meno di modestia!
SCENA NONA
ELVIRA e DETTI
ELVIRA Li ho veduti venire a questa volta! Cosa avete deciso?
ANNA Lorenzo!
LORENZO Se tu assolutamente non vuoi che io parli, per il momento tacerò. Ma pensaci, Anna.
ANNA Cosa ho da pensare?
LORENZO Pensa intanto che è per te che io per la prima volta in mia vita debbo ingannare qualcuno e che mi costa molto. Pensa d'altra parte che con questi precedenti sarà difficile ottenere una felicità coniugale. Tu sei troppo giovine per pensare tanto in là , ma dovresti avere almeno tanta ragionevolezza da abbandonarti al consiglio dei piú vecchi.
ANNA Io invece capisco che tu queste cose non le comprendi piú.
CALA LA TELA
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
ALBERTO, ELVIRA ed il dottor REDELLA
REDELLA (cortesemente). Prima di partire desidero salutare la signorina ed il signor Lorenzo. Se me lo permette ritornerò fra un'oretta.
ELVIRA Ci farà un piacere. (Redella s'inchina, stringe la mano ad Alberto e via.)
SCENA SECONDA
ALBERTO ed ELVIRA
ALBERTO Senta, signora; io desiderava da molto tempo trovarmi solo con lei.
ELVIRA Cosa abbiamo noi due da fare insieme?
ALBERTO (ridendo). Nulla di male. Ecco, vede, lei sa, che io amo Anna?
ELVIRA Ah! si tratta di ciò! Lo so perché l'ho indovinato ma non me ne hanno dato annunzio ufficiale.
ALBERTO Allora signora mi vedo costretto a dirglielo io stesso. Era veramente dovere di Lorenzo perché a lui ne parlai già ieri e non capisco perché non l'abbia fatto.
ELVIRA Eppure è cosa tanto facile il capirlo! Io vengo qui considerata quale l'ultima ruota del carro.
ALBERTO Oh! questo poi no! Sarà stata una dimenticanza di Lorenzo o fors'anch'io sono un po' focoso e avrei dovuto attendere prima di parlargliene io, che lui lo faccia.
ELVIRA Avrebbe dovuto attendere a lungo molto a lungo mi creda! Io vengo qui considerata quale l'ultima ruota del carro.
ALBERTO L'ultima ruota del carro ha il medesimo ufficio della prima.
ELVIRA Però è l'ultima.
ALBERTO Io credo che lei s'inganni signora. Io almeno le posso garantire che non dimentico il rispetto che le devo; sarebbe del resto strano il trattare con poco rispetto la madre della propria sposa.
ELVIRA Lei è piú buono di quanto appare.
ALBERTO Ho l'aspetto da cattivo?
ELVIRA Non da cattivo ma cosÃ, da poco rispettoso.
ALBERTO Io poco rispettoso?
ELVIRA SÃ. Mi perdona nevvero se le parlo cosà franca? Già è per suo bene.
ALBERTO S'accomodi!
ELVIRA Lei è poco rispettoso e ciò che mi sorprende si è di vedere che lei crede di non esserlo. Che diavolo! Con le donne non si tratta mica come fa lei!
ALBERTO E come faccio?
ELVIRA Si capisce che lei con donne, dico donne come che va, ha avuto poco da fare. Ecco! L'aveva qua (mostra la gola) ed a qualunque costo doveva dirglielo.
ALBERTO (imbarazzato). Io accetto la lezione ma... scusi, davvero che è curioso! Io signora come sa sono professore quantunque non eserciti di storia naturale. Ebbene, a noi professori viene insegnato di insegnare e ci apprendono prima di tutto che il vero non è soltanto la negazione del falso ma è anche il vero positivo.
ELVIRA Cioè?
ALBERTO Ci apprendono che per insegnare non basta dimostrare che una cosa non è vera ma anche quale sia la vera.
ELVIRA E lei proprio non sa come si tratti con signore?
ALBERTO Ma io fino ad oggi credeva che lo sapessi; adesso che lei asserisce che non lo so, non so altrimenti.
ELVIRA Invece io scommetterei che lei fa cosà per superbia.
ALBERTO (stizzito). Oh! io non la capisco piú!
ELVIRA Ecco; per esempio quando questa frase è rivolta a una signora bisogna formarla cosÃ; giacché vuole che glielo insegni io lo faccio volentieri: (inchinandosi) Io, signora, gliene chiedo perdono ma debbo confessarle a mia vergogna che non ho capito. Sono un po' tardo lo capisco e mi serva di scusa. (Altro inchino.)
ALBERTO Ma lei parla sul serio?
ELVIRA E ancora crede che scherzo? Io era bimba cosà che mi insegnavano il modo di comportarmi e ancora me lo rammento; lei è piú giovane di me ed è male abbastanza che lo abbia dimenticato. (Con ira.) Scherzare!
ALBERTO (scherzando). Allora mi pongo interamente a sua disposizione; mi insegni e si accorgerà che scolaro piú docile ed anche piú intelligente non potrebbe avere.
ELVIRA (irosa). Io insegnarle? Non ci mancherebbe altro. Io insegnarle? Io insegnarle come lei debba trattarmi?
ALBERTO Non si adiri, la prego. Non si adiri.
ELVIRA Io non mi adiro.
ALBERTO Le assicuro che se anche sono sorpresissimo di quanto lei mi dice sono anche di piú addolorato. Spero bene che ciò non potrà nuocere ai nostri buoni rapporti?
ELVIRA La prego prima di voler dirmi quando i nostri rapporti furono buoni; quando lei si è occupato a renderli tali! Se non mi ha mai guardata quasi non esistessi! Provo dolore perché tutto ad un tratto è sorto questo vezzo di trattare cosà alla buona le signore! Una volta era tutt'altro! Bastava dar loro un'occhiata per farsi comprendere, per farsi ubbidire. Noi eravamo allora regine, dico regine perché di piú sulla terra non c'è. Ci comparivano dinanzi sulle ginocchia, ci indirizzavano delle poesie che a quanto pare oggi giorno loro non sanno piú fare. Pare addirittura che non esistano piú uomini.
SCENA TERZA
LORENZO, ANNA e DETTI
ALBERTO Oh! finalmente! (Volta le spalle ad EIvira, senza ostentazione.)
ANNA (correndo subito oltre la scena). Ritorno immediatamente. Vado a deporre il cappello. (Via.)
ELVIRA (a Lorenzo). Vi siete divertiti?
LORENZO Annoiati straordinariamente. C'è in quella casa un'etichetta che stucca.
ELVIRA L'etichetta non stucca. Sarebbe bene introdurne un poco anche in casa nostra. (Via.)
LORENZO Cosa ha? Sembra adirata.
ALBERTO Io non capisco nulla. Senti Lorenzo. Or ora la signora Elvira mi ha tenuto una parlata che mi ha oltremodo sorpreso. Davvero che manifestò un carattere, un carattere incosciente, a dire il vero non troppo bello.
LORENZO Cosa ti disse?
ALBERTO Io non capisco come una donna che abbia vissuto tranquilla, nel circolo della sua famiglia possa parlare a quel modo. Mi disse che io la trattava male e che ella non era abituata a venir trattata cosÃ, che anzi gli uomini di una volta le indirizzavano poesie, la trattavano da regina, le comparivano dinanzi sulle ginocchia ed altre simili cose. Dopo la tua assicurazione non avrei diritto di emettere un dubbio ma involontariamente lo ho, te lo confesso.
LORENZO La tua confessione è però un'offesa e non avresti dovuto farmela.
ALBERTO Offesa non è. Dubitare non equivale ad essere certo. In questo mese io ebbi appena tempo di conoscere Anna; è la prima volta che avvicino un poco la signora Elvira. Ella mi parla in maniera da farmi pensare male sul suo conto. Se non ci fosse la tua testimonianza io già penserei male. Ma c'è quella e la mia credenza si trasforma in dubbio e ti comunica questo mio dubbio. Ti offende la mia franchezza...
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