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ELENA Davvero? E non ne sai di piú?
CARLA No, assolutamente. Null'altro.
ELENA (disperandosi). Povera me! Come fare, allora?
CARLA (allarmata). Che c'entri tu?
ELENA Non per lui, non per lui! Ha con sé tutte le mie gioie, oro e pietre preziose per ventimila franchi...
CARLA Di questo né Ignazio né tu mi diceste mai una parola!
ELENA Da quando ti sei sposata per i miei gioielli mi servivo da lui...
CARLA Ma tutte le tue gioie?
ELENA (disperata). Oh, sÃ, tutte. Non mi rimangono che questi orecchini che non gli diedi, perché volevo tenerli addosso. Come farò? Come farò, mio Dio? Cosa dirò a mio marito?
CARLA (calma con sforzo). Ma perché gliele desti?
ELENA Non ti dissi ch'era il mio gioielliere?
CARLA Ma tutte. Tutte?
ELENA Ma sÃ. Alcune volevo far rilegare, altre soltanto pulire, ad altre infine occorrevano delle riparazioni.
CARLA Tu dirai a tuo marito la verità , ecco tutto. Cosa c'è da disperarsi?
ELENA Ma mio marito non sapeva che io le aveva date ad Ignazio.
SCENA QUARTA
FORTUNATA, DETTI, poi CATINA
FORTUNATA La signora Elena! Ieri sera...
ELENA Lo so signora. Fu un malinteso. Mio marito mi aveva compreso male.
FORTUNATA CosÃ? Me l'ero immaginato.
ELENA Le distrazioni di Emilio producono spesso tali malintesi. Adesso l'ho reso avvertito che mi trovo qui, ma chissà che lui non mandi a cercarmi? È meglio che scenda un istante; poi ritornerò a fare un po' di compagnia a Carla. Addio, Carla! (La bacia.) Buon giorno. (Via.)
FORTUNATA Ha l'aria di una fuga. Ieri a sera la signora scomparve tutto ad un tratto senza lasciare notizie di sé, neppure al marito. Poco prima s'era fatto prestare da me un cofanetto che può servire anche per viaggio. Chissà quale mistero si cela qui sotto! qualche appuntamento andato a male! Dev'essere stato proprio un malinteso; ce lo ha detto ella stessa. Intanto ecco una cosa che in te mi dispiaceva... quest'amica che ci fece tanto del male... Intanto, facendoti fare quel brutto matrimonio.
CATINA (in orecchio a Carla). In quello stanzino c'è qualcuno che l'attende.
CARLA Chi mi attende?
CATINA (strizzando l'occhio verso Fortunata). St! Suo marito.
CARLA (minaccia di cadere). Mio marito... qui?
FORTUNATA Tuo marito?
CARLA Ignazio, qui? Ma dunque non è salvo? Ignazio! Ignazio! (Apre la porta, si vede Ignazio nel mezzo del camerino che beve da una tazza.) Tu, qui! tu qui! Quale imprudenza! Se ti prendono! Perché non sei fuggito? Qui ti cercano, sai! Oh, se ti trovano! Io ne morrei!
IGNAZIO Calma, calma, mio tesoruccio! Non sono preso ancora! (Nel sortire vede Fortunata.) Ma Carla, tu mi tradisci... Io non voleva esser veduto!
FORTUNATA (ironicamente). E questo desiderio era molto fondato.
IGNAZIO Sfido io! Mi si cerca e tanto minor numero di occhi che mi vedono, tanto minore è il pericolo di venir preso! Non mica ch'io diffidi di lei, signora cognata, ma una parola imprudente è detta presto!
FORTUNATA Potrebbe deporre quella tazza! (Additando la tazza che Ignazio tiene in mano.)
IGNAZIO È vero! (La vuota e la depone sul tavolo.) Scusi, se bevevo il suo latte senza chiedergliene il permesso. Ma avevo molta fame. Sono piú di dodici ore che non mangio con calma!
CARLA Ma perché, perché non sei fuggito?
IGNAZIO Io voleva fuggire, ma... non mi si lasciò. Alla stazione mi accorsi d'essere sorvegliato, e già sul punto di partire trovai piú prudente rimanere.
FORTUNATA CosÃ, lei, dopo fatti tutti i preparativi, ha dovuto abbandonare tutto?
IGNAZIO (con dispiacere). Tutto, sÃ, tutto.
FORTUNATA (con intenzione). Tutto? Tutto?
IGNAZIO (sorpreso). Se glielo dico. Tutto, si, tutto.
FORTUNATA E la signora Elena?
CARLA Che dici?
IGNAZIO La signora Elena non è in casa sua?
FORTUNATA SÃ, ci è ritornata poco fa. Quasi contemporaneamente a voi. Son cose che non mi concernono. Sentite! Se volete rimanere nascosto qui, rimanete pure. Naturalmente quando Carlo verrà a casa, io lo avvertirò che ci siete. Del resto non abbiate timore; egli non è uomo che si vendichi, che vi accusi. (Via.)
IGNAZIO (irritato). Vedi, tuttociò è molto noioso. Avrei preferito di non aver piú a parlare con Carlo.
CARLA (turbata). Che cosa diceva Fortunata di Elena?
IGNAZIO (ridendo). Che ne so io? Pare che anche la signora Elena abbia tentato contemporaneamente a me una specie di fuga e col medesimo esito. Ma noi adesso tenteremo la fuga insieme, sai, mio tesoruccio; e se ci riesce, potremo essere ancora felici in lidi piú ospitali. Vedi questa piccola saccoccia? Contiene la somma di trentamila franchi. È quanto ci basta pei nostri gusti modesti.
SCENA QUINTA
ELENA e DETTI
ELENA (agitatissima). Catina mi ha detto che eravate qui. Sentite, Ignazio! Datemi le gioie o io sono una donna perduta.
IGNAZIO Ve le darò. Ve le darò. (Sottovoce.) Calma, calma!
ELENA Le avete qui, nevvero? Già oggi mio marito si accorse che mancavano. Gli dissi ch'erano dal gioielliere. Adesso non potrei piú oltre mentire, dirgli che le ho date a voi, gioielliere, perché sarebbe stato mio dovere avvertimelo almeno quando siete scomparso. (Carla comprende, si alza, vuole parlare, non può, esce vacillando e chiude la porta dietro di sé.)
IGNAZIO Ma Carla, ove vai? Oh, Elena, Elena! Tu mi rovini. Io dicevo sempre che le donne mi rovinerebbero. Ecco le tue gioie! Occorreva lasciarti trasportare da tale passione per quattro miserabili pezzi d'oro? (Le consegna un cofanetto.)
ELENA (aprendo il cofanetto con vivacità e guardandoci dentro per verificare). Oh, bravo, bravo! Mi ridonate il respiro! Grazie! (Dopo una piccola pausa.) E adesso addio. (Va verso la porta.)
IGNAZIO CosÃ, dunque, Elena, mi abbandoni anche tu? Questo addio significa proprio una separazione definitiva?
ELENA SÃ, Ignazio, ho sofferto troppo. Ho capito ch'è meglio annoiarsi e non aver da temere niente da nessuno. Quando mi sono vista sola con voi in quella stazione e poi mi avvertiste ch'eravamo perseguitati, fuggii spinta proprio da vergogna e da paura; poi vissi molte ore in angoscia per queste malaugurate gioie... Addio! (Via.)
IGNAZIO (chiamando). Catina!
SCENA SESTA
CATINA e IGNAZIO
IGNAZIO Bella creanza questa di lasciarmi solo. Favorisci dire alla mia signora moglie che venga un poco a tenermi compagnia.
CATINA Sta appunto salendo le scale il signor Carlo.
IGNAZIO Brava! Verrà lui a tenermi compagnia...
SCENA SETTIMA
IGNAZIO, CARLO poi CARLA
CARLO Voi qui?
IGNAZIO SÃ, Carlo (stendendogli la mano). Ero in procinto di partire e non n'ebbi il coraggio pensando a te, allo stato in cui ti lasciavo...
CARLO Lo so e ve ne ringrazio, ma a quanto sento i carabinieri vi confermarono in questo proposito.
CARLA (entrando improvvisamente). E cosà non credergli, perché mente, mente sempre.
IGNAZIO La signora stava ad origliare?
CARLA Sono ritornata appena adesso. Del vostro dialogo con Elena non avevo piú nulla da udire. Se avevo già compreso tutto... (piangendo al collo di Carlo). Oh, Carlo! Consegnalo alla polizia. Liberamene!
IGNAZIO La signora ha uno speciale affetto per il suo marito legittimo...
CARLA Quel riso ironico mi fa male!... Come seppi udirlo tante volte e non odiarvi, non disprezzarvi come meritate!
IGNAZIO Le insolenze sono troppe! Bada a te, Carla!
CARLA Mai troppe, a te, miserabile! Perché, sai, Carlo! Ci tradÃ, ci rovinò tutti. E me, me trascinò per tali sozzure, per tali infamie che mai, mai piú saprò quietare la mia coscienza. Sappi che allorché per la prima volta ti estorse denari io sapeva ch'era già fallito e non dissi una parola. È ben vero che per un istante, ad onta che sapessi tutto, fui ingannata dal tono d'ingenuità con cui ti parlava, ma solo per un istante! Eppure tacqui. Io ti tradii già dal primo giorno in cui lo vidi! Allorché tu, poveretto, chiedesti quella dilazione che ti occorreva, con due parole egli mi convinse a non concedertela. Che cosa potevo farci? Mi sembrava di essere una cosa con lui.
IGNAZIO (a Carlo). E ciò le avrebbe continuato a sembrare, se non mi avesse scoperto in fallo di lesa fedeltà coniugale! Avrei altrimenti potuto continuare col suo mezzo chissà per quanto tempo ancora!
CARLA (piú calma). È vero, è vero. Tutto tutto gli perdonai meno questo. Ma non è il dolore di venir tradita che mi strappa queste parole. Tradendo me che gli sacrificai tutto, egli si rivelò anche a me per quello che era. Io feci sempre ciò che volle, fino all'ultimo, anche quando volle fuggire a tua insaputa, e mi obbligai alla menzogna, all'ipocrisia che tanto mi doleva, specialmente ad usarla con te. Ma adesso è finita. Oh, davvero, mi sento lieta che ciò sia avvenuto! Mi sento libera di agire secondo la mia coscienza e secondo giustizia. Non piú dissimulazioni, non piú misfatti! Non lasciarlo fuggire, Carlo! Egli ha con sé trentamila franchi e sono tuoi.
IGNAZIO Suoi? Sono in gran parte dello zio e di altri. Se però li vuole, eccoli!
CARLO (con nausea). Io non accetto denari rubati.
CARLA Perché? Se sono rubati a te.
CARLO Neppure. Vieni, Carla. Lascia che fugga, che se ne vada dove vuole, e tu ritorna con noi.
IGNAZIO Se voi non mi aiutate, se non mi celate per qualche giorno, la fuga sarà alquanto difficile. Vedi, Carlo, io lascio a te quindicimila franchi; tengo soltanto la metà per vivere all'estero, finché trovo una occupazione qualunque che non mi sarà difficile di trovare con una tua buona raccomandazione.
CARLA Va bene va bene! (Vedendo che Carlo esita a prendere i denari offerti, li prende lei.) Sono tuoi, li prendo io.
CARLO Carla!
IGNAZIO Ma io li do volentieri. Chi piú contento di me di poter riparare almeno in parte al mal fatto?
SCENA OTTAVA
CATINA e DETTI
CATINA Era venuto il signor Marco Lonelli. Io gli dissi che poteva entrare ma egli se ne andò dicendo che sarebbe ritornato subito.
IGNAZIO (con spavento). Ho capito.
CARLO Temi che tuo zio ti tradisca?
IGNAZIO Non temo, ne sono sicuro.
CARLA Era qui poco fa, e si lagnava con noi della tua scomparsa. (È agitatissima.)
IGNAZIO (osservandola con attenzione). Non capisco perché ti agiti tanto, tu, all'idea ch'io possa venir preso.
CARLA Mi duolerebbe lo scandalo. (Si vede che soffre.)
IGNAZIO (comprendendo). Oppure ti dispiacerebbe si sappia che partecipasti agli utili dei miei furti?
CARLA (indignata). Oh, no. So che ognuno riconoscerebbe il mio, il suo (additando Carlo) diritto di prendere questi denari. Non temo che lo si sappia. Tu procura di fuggire. Sei ancora in tempo.
IGNAZIO E se non volessi?
CARLA Oh, è tanto tanto basso ciò che pensi e ciò che vuoi! Aumenta la mia vergogna a doverti confessare che... soffrirei sapendoti in carcere.
IGNAZIO (la guarda esitante, quasi commosso, poi fa le spallucce). Son cose che si dicono in tali momenti. Parlando d'altro; per la mia fuga io ho già disposto con un padrone di barca, il quale però parte appena dopodomani. Ma comprenderete che qualcun altro dovrebbe andare a trattare...
CARLO Ci andrò io.
IGNAZIO Sta bene! Abbiamo qualche poco di tempo e dovreste approfittarne per darmi da mangiare. Mi sento molto debole.
SCENA NONA
CATINA, ELENA, FORTUNATA e DETTI
CATINA Ho visto entrare in casa i carabinieri.
IGNAZIO Ahi, ahi!
ELENA Sono i carabinieri.
IGNAZIO Abbiamo inteso! Ad ogni modo, grazie per la premura.
ELENA Non vengo soltanto per avvisarvi; vengo anche a salvarvi. Questa casa è sorvegliata: Io conosco un mezzo per farvi uscire da una casa qui accanto.
IGNAZIO Sentiamo.
ELENA Potete entrarvi salendo sul tetto della casa qui a destra.
IGNAZIO (ironicamente). Se però Carla mi permette di approfittare di un vostro consiglio. (Le due donne retrocedono spaventate a tanta insolenza.) Ma, dunque, andiamo! (ad Elena.)
ELENA (a Catina). Catina, tu conosci quel passaggio in casa Doritti. Mostraglielo!
IGNAZIO Io non vi ho offeso, signora, perché non volete rendermi voi questo supremo servigio? (Le tende la mano.) Ebbene, se non volete, datemi la mano in segno almeno, che non l'avete con me!
ELENA Eccola! Siate felice!
IGNAZIO (la guarda fisso). Peccato! (Si volge a Carlo.) E voi, Carlo, datemi la mano in segno di perdono. Sapete, non volli farvi del male. Mi vedevo cadere e volli sostenermi. (Carlo dà la mano. Ign...
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