[Pagina precedente]...) Il signor Federico dice che quel ritratto gli ricorda non una persona, ma bensà un'epoca... (Piú franco.) L'epoca piú felice della sua vita.
ARIANNA (grida). Ma è un'irrisione cotesta!
AUGUSTO Come può crederlo? Il signor Federico irridere...? (Accenna al ritratto.) Se lo vedesse talvolta solo dinanzi a quel ritratto, pensare, serio e triste, non direbbe cosÃ!
ARIANNA E che cosa ne dice la sua seconda moglie di quel ritratto?
AUGUSTO (pensando). Nulla! Dinanzi a me non ne ha mai parlato. Pare sia d'accordo che resti là .
ARIANNA (sempre contemplando il ritratto). Guardate, guardate, Augusto! Non c'è in quegli occhi il presentimento, la tristezza della sua fine? (In contemplazione.) Assassino! Assassino!
AUGUSTO Signora! Si dia pace, la prego!
ARIANNA Oh! avessi potuto prevedere! Come sarebbe stato facile fuggire! (Ad Augusto.) Ma egli mi baciò, mi baciò due ore prima. Oh, Giuda! (Di nuovo in contemplazione mormora dinanzi al quadro.) SÃ! SÃ! Cara! SÃ! SÃ! (Promettendo). È bene l'abbia trovata qui! Come mi sento forte, rinfrancata! Posso attendere fino a mezzodà ed oltre! Gli parlerò qui, nevvero? Dinanzi a lei! Lei in questo luogo? Oh! mi parve imbattermi in lei viva.
AUGUSTO Vuole dica qualche cosa al signor Federico?
ARIANNA No! Niente! Anzi, caro Augusto, mi faccia il piacere di non dirgli ch'io sono stata qui.
AUGUSTO Ecco una cosa che non posso fare.
ARIANNA Perché?
AUGUSTO Perché credo, mi scusi, che questa sua visita, cosà di sorpresa, non debba avere un motivo gradevole per lui.
ARIANNA (ironica). Ah! lo sapete anche voi?
AUGUSTO (serio). E chi non lo sa? Oh! signora! Perché non dimenticare, perdonare? Quella povera anima là non invoca certo vendette! Ricorda quando avevamo lo studio unito al suo quartiere? Io mi permettevo di darle qualche consiglio e lei talvolta m'ascoltava. Purtroppo non m'ha ascoltato quando avevo visto il male e consigliavo di chiudere la porta in faccia a qualcuno.
ARIANNA (torbida). Come siete ingenuo! Niente sarebbe giovato a niente! Colui voleva sangue e l'ha avuto; Dio sa che l'avrebbe preso in qualunque caso.
SCENA SECONDA
BICE e DETTI
BICE (cappellino, veletta, mantellina sul braccio, negligentemente). Mio marito non è ancora di ritorno? (Le due donne si guardano; Bice s'inchina, mentre Arianna la misura da capo a piedi con offensiva curiosità .) Augusto! Fate accomodare la signora! (Augusto offre una sedia mentre Arianna continua a guardare Bice la quale, turbata, con un passo verso Arianna dice) Ella desidera?
ARIANNA (lentamente). Niente... da voi. (Esce strascicandosi.)
BICE È una pazza costei? Chi è? La conoscete?
AUGUSTO (evasivo). Una cliente... una vecchia cliente...
BICE Un'usuraia, una malfattrice certo!
AUGUSTO (rivoltandosi). Signora! È la madre di... (Mostra il ritratto.)
BICE Lei!... (Pentita abbassa gli occhi; un momento di silenzio.) Povera vecchia! Non l'avrei riconosciuta piú! In quella faccia non c'è di vivo che l'occhio e quello cattivo tanto! Che cosa voleva qui?
AUGUSTO Non lo so! Non volle dirmelo!
BICE Ho inteso dire che una volta tentò di gettare sul viso a mio marito dell'acido solforico! Federico lo nega ma mi pare d'aver capito ch'ella pur abbia tentato qualche cosa di simile contro di lui!
AUGUSTO (non protesta né afferma; poi). Sarebbe pur bene ch'Ella inducesse il signor Federico a non ricevere da solo quella donna!
BICE (sorpresa). Io? (Poi subito.) Glielo dirò! Ma pure l'ha ricevuta spesso da solo!
AUGUSTO Ella aveva altro sospetto di oggi. Veniva con carte e documenti sempre accompagnata dal suo avvocato a trattare l'eterna questione della dote della defunta signora. Quale affare fu quello! Gli affari piú semplici furono intricati con un'abilità d'inferno. Sembrava tanto piú avida quanto piú il signor Federico era corrente e infine, a conti fatti, trovammo che la signora Arianna aveva ricevuta la dote della figlia con gli interessi di un mezzo secolo.
BICE E prima? Prima della morte di Clara?
AUGUSTO Prima? (Pensando.) È difficile ricordare quale aspetto abbia avuto! Viveva in disparte all'ombra della felicità della figlia, non chiedendo nulla per sé, tutt'intenta ad ammirare il bene altrui e a goderne. Guardi! A me pare come se questa vecchia fosse nata il giorno in cui la giovine è morta.
SCENA TERZA
PAOLO MANSI e DETTI
PAOLO (vestito elegantemente di chiaro con cappello di paglia). L'avvocato non c'è? Oh! la signora!
BICE Io stessa attendo mio marito. Se tarda ancora un poco addio gita a Villa Luisa.
AUGUSTO (si rimette a scartabellare fra i documenti sul tavolo). I signori permettono?
PAOLO (caricato). Ma si figuri! (Gli fa un versaccio dietro la schiena come mettendolo fuori dell'uscio; Bice ride.) Come è pieno d'ostacoli il mondo! I momenti opportuni non sono mai abbastanza opportuni! Maledetto destino! (Comicamente accenna ad Augusto e ridiviene serio allorché questi all'esclamazione si rivolge.) L'avvocato non c'è; gli affari non camminano e la mattina si perde...
AUGUSTO Io non so dirle quando l'avvocato ritornerà !
PAOLO Grazie, signor Augusto! Sono già rassegnato ad attenderlo. (Si avvicina alla finestra.) Un dolce, signora? (Mostrandole un sacchettino di dolci e con gli occhi invitandola a venire a lui.) Mia moglie me li fa prendere per Guido e poi se li divora. (Stizzito ad Augusto che volge la testa.) Vuole un dolce, signor Augusto?
AUGUSTO No! grazie! (Si rimette a cercare.)
PAOLO Pare che negli studii d'avvocato si dimentichi la cortesia. Non ho offerto una seggiola alla signora. (Gliel'offre e intanto le prende la mano e tenta baciargliela.) Santa pazienza! Bisogna pure che mi distragga! Non vuole? Discorriamo allora! (Ad alta voce.) Bel tempo! Il barometro è alto; mia moglie si vuol vestire di lawn tennis... (Ad Augusto che si rivolge.) Il signor Augusto s'intende di stoffe, mi pare; ha subito teso l'orecchio... (Piano a Bice.) Gli fosse rimasto assordato!
BICE (s'allontana e gl'impone scherzosamente di tacere). Non ricordo se siamo rimasti d'accordo con Amelia di attenderla qui o di andarla a prendere.
PAOLO Si doveva trovarsi insieme qui. Scommetto che il mio tegame ritarderà come al solito! Oggi bisogna scusarla. Il nostro Guido, che Dio ci ha dato (con esagerato accenno al cielo) si sentiva la gola infiammata stanotte; stette sveglio per mezz'ora, ruppe il sonno ad Amelia e questa avrebbe voluto interromperlo a me... Io dormivo però come un giusto e tanto bastò perché la signora consorte si eccitasse contro la mia insensibilità ... Me lo confessò stamane quando si levò con tanto di livido sotto gli occhi.
BICE Pare che il marito non sia dunque un modello e che il padre non valga meglio.
SCENA QUARTA
FEDERICO e DETTI
FEDERICO (uomo di media età dall'aspetto un po' piú vecchio di quanto la sua età comporterebbe). Mi avete aspettato!
PAOLO Finalmente! Non lodo il vento che ti porta perché mi son fatto tener compagnia dalla tua signora.
FEDERICO Scusatemi entrambi. Avevo fino adesso le mani legate.
PAOLO Stavo spiegando alla signora Bice le mie teorie pedagogiche. A guisa di penitenza starai ad ascoltarle anche tu.
FEDERICO (s'inchina). Permettetemi soltanto. (Ad Augusto.) Ella cercava qualche cosa?
AUGUSTO L'ho trovata. La ricevuta di Verri C. L'hanno mandata a prendere stamane.
FEDERICO Altro di nuovo?
AUGUSTO È stata qui la signora Arianna. (A bassa voce.)
FEDERICO (contrariato). E vuole?
AUGUSTO Ritornerà a mezzodÃ.
FEDERICO (c.s.) A mezzodÃ! (Augusto, inchinatosi, esce.)
BICE Che cosa ci hai a mezzogiorno? È l'ora del convegno per andare a Villa Luisa.
FEDERICO Lo so, lo so. Vuol dire che mi scuserai. Per quest'ora un mio cliente s'è fatto annunciare e devo rimanere ai suoi ordini.
BICE (guardando altrove). Non potresti sacrificarci il cliente?
FEDERICO (sempre inquieto). No, no, impossibile. Del resto ti trovi con Paolo e con la sua signora. Subito, non appena posso, io prendo una vettura e vi raggiungo.
BICE (dopo una lieve esitazione, s'avvicina a Federico, a bassa voce alterata da emozione). Federico! Avrei da domandarti un favore.
FEDERICO (sorpreso la guarda). Un favore? Parla!
PAOLO Se disturbo me ne vado! (Nessuno gli dà bada ed egli s'avvicina alla porta con l'intenzione di non uscire.)
BICE (supplichevole). Vieni con noi.
FEDERICO Perché?
BICE Non ricevere quella donna che ti vuol male.
FEDERICO Ah! sai anche tu? (Ridendo con sforzo ad alta voce.) Ma non è mica per essa ch'io resto nello studio. Quella è una visita che non ha importanza. Se essa verrà la riceverò. Non vedi che Paolo sta per andarsene?
PAOLO (molto seccato). Stimo io! Mi pare di essere di troppo.
FEDERICO Quale idea! Resta! Non disturbi nessuno. O anzi non avete da andare a prendere la signora Amelia?
PAOLO No! l'appuntamento l'abbiamo qui. Evidentemente ti secchiamo tanto che se non ci fosse di mezzo la tua signora t'offrirei d'attendere in anticamera.
BICE Vuoi che accetti la proposta del signor Paolo e che andiamo ad attendere Amelia in anticamera?
FEDERICO Ma che idea! Se vi dico che non mi seccate niente affatto! Anzi attendo con impazienza che Paolo mi spieghi le sue teorie pedagogiche che ho interrotte con la mia venuta. (Siede al suo tavolo.)
PAOLO Dove eravamo rimasti?
BICE Mi spiegava quel sistema d'educazione che lo lascia cosà comodamente dormire quando Amelia veglia per il bambino.
PAOLO Ah! sÃ! Vede, signora, tutti gli educatori moderni hanno la grulla idea di abituare i fanciulli alla giustizia, di far credere loro che le piú grandi soddisfazioni stanno nel compiere il proprio dovere. A questo modo il fanciullo che vien fuori dalle sante mani entra nella vita come in un tribunale dove le opere cattive si puniscono e le buone si premiano. Appena poi l'allievo ha compiuto qualche cosa di buono e non trova premio eccolo abbattuto dallo sconforto subito disilluso, sfibrato ed eccovi le imprecazioni dei cattivi poeti e i suicidi dei giovinetti cui la donna amata ha detto di no. Il mio Guido invece è abituato alla piú rigorosa ingiustizia. Quando fa bene trovo sempre di punirlo per motivi insignificanti, quando fa male anche ma non sempre. Lo lodo soltanto quando io mi sento molto bene fisicamente e moralmente. Egli ha già capito con ciò di non poter disporre del suo destino, ma di doversi sottomettere a un capriccioso e irragionevole caso.
BICE Povero figliuolo!
PAOLO Tuttavia, finora, egli è sempre attonito di vedersi maltrattato mentre le rare altrettanto ingiuste carezze sono accettate da lui senza dubbi o esitazioni, ciò che mi irrita non poco perché non dimostra in lui molta ragionevolezza. Dovreste vedere quando lo maltratto! Par quasi dubitare ch'io faccia sul serio; ma quando una volta se ne è convinto bisogna vedere come si dispera! Non è di me che gl'importi, non me ne lusingo, ma si dispera alla visione improvvisa di un mondo fosco annebbiato dalla severità e dall'ingiustizia. Di qui a qualche anno avrà perdute gran parte delle illusioni congenite.
BICE Io credo che lei ha torto. Per un'illusione che ammazziamo ce ne nascono cento e verrà il giorno in cui Ella potrà avere il rimorso d'aver amareggiata la piú bella parte dell'esistenza di suo figlio.
PAOLO E tu, Federico, che ne pensi?
FEDERICO Io? Oh! quelli sono anni che neppure la tua pedagogia può guastare.
PAOLO Ve ne prego! Non toccate quest'argomento dinanzi a mia moglie. Essa s'è rassegnata ai miei sistemi ma non vuole che ne venga parlato fuori di casa, come essa dice.
SCENA QUINTA
AMELIA e DETTI
AMELIA (di fuori). Si può?
PAOLO Lupus in fabula.
BICE (va ad incontrare Amelia). T'aspettiamo da un pezzo.
AMELIA Ma io non potevo venire prima. Ho dovuto aspettare il dottore. Avevo pregato Paolo di attendere anche lui ma lui... (Accennando l'indifferenza del marito.)
PAOLO Io sono corso qui per un affare della massima premura.
FEDERICO (stupito). Per un affare?
PAOLO Te ne parlerò dopo; è fatto in un momento.
AMELIA L'affare ha potuto attendere fino adesso e fino adesso potevi attendere anche tu.
PAOLO Ma io avevo due affari; questo e un altro che ho già liquidato.
AMELIA (brontola). E se non bastassero due ne invente...
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