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CARLA Eh, bastonasse! L'ha appena toccato! Sapete ch'è smorfioso.
OTTAVIO Eh, già smorfioso! Vorrei che le avessi pigliate tu! (Piange.)
CARLA Ma io non l'ho bastonato! Che c'entro io! Rivolgetevi ad Elena.
CARLO (mite). Potevi però impedire ch'Elena lo bastonasse...
CARLA Credevo che scherzassero da principio. Lottavano ed egli non piangeva.
OTTAVIO (singhiozzando). Causa tua! Hai detto che dinanzi a me non si può parlare di nulla, perché lo riporto alla mammina...
CARLA (arrossendo). L'ho detto cosÃ... non mica perché mi sarebbe dispiaciuto che riportasse qualche cosa!... Sapete che tra amiche si hanno tante cose da raccontarsi!
FORTUNATA Immagino quello che queste amiche si raccontano!
CARLA Non puoi immaginarlo.
FORTUNATA Non credevo di doverti rimproverare ancora oggi la tua ingratitudine. Vieni, Ottavio! (Lo trascina via.)
CARLA Tu, poi, quando tua moglie ha parlato, non c'è piú verso di convincerti...
CARLO Tu sei cattiva! È inutile che perdiamo parole su questo argomento! Va ad aiutare Fortunata a finir di preparare la stanzetta qui accanto. Qui firmeremo il contratto. (Carlo via.)
SCENA QUINTA
EMILIO e DETTO
EMILIO (entrando). Buon giorno. Ha veduto mia moglie?
CARLO (ridendo). Era qui poco fa, ma credo che adesso sia discesa.
EMILIO Perché ride?
CARLO Perché la signora ha lasciato tracce del suo passaggio.
EMILIO Quali tracce?
CARLO Ha bastonato il mio figliuolo.
EMILIO Ah! E cosa dirà la signora Fortunata?
CARLO Ha già detto, e speriamo che non dirà piú nulla.
EMILIO Io le chiedo scusa.
CARLO Oh, non ne vale la pena! Obbligherò io Ottavio a chiedere scusa alla signora Elena.
EMILIO Questo poi no. Senza nulla sapere della questione fra suo figlio e mia moglie, penso che mia moglie abbia avuto torto.
CARLO Badi che riporterò questo suo giudizio alla signora Elena!
EMILIO (indifferente). Faccia pure. (Guarda l'orologio.) A che ora firmano il contratto?
CARLO Appena dopopranzo, sa. Questa mane voglio trattare io con lo zio dello sposo avendo da porre alcune condizioni.
EMILIO Allora per questa mane non ha bisogno di me?
CARLO Bisogno no. Ma avrei piacere che rimanesse a farmi un po' di compagnia.
EMILIO Mi dispiace, ma non posso! Questa mattina andrò a lavorare e dopopranzo verrò qui.
CARLO So già quale sacrificio lei fa dedicandoci un po' del suo tempo prezioso!
EMILIO Oh, col sommo piacere! La saluto!
SCENA SESTA
ELENA e DETTI
ELENA Dove vai, adesso?
EMILIO Giú nel mio stanzino.
ELENA Va pure.
EMILIO (piano ad Elena, imperativo). Dopo vieni nel mio studio. Ho da parlarti.
ELENA (fingendo indifferenza). Va bene.
EMILIO A rivederci. (Via.)
ELENA (a Carlo). La prego, senta. Prima il suo figliuolo mi ha detto qualche insolenza e mi sono lasciata trascinare. Mi scusi, la prego, e dica a sua moglie ch'è stato un momento di dimenticanza che non avrei dovuto avere. Lo ha raccontato a mio marito?
SCENA SETTIMA
FORTUNATA e DETTI
ELENA Buon giorno, signora.
FORTUNATA Signora, perdoni la libertà , ma non permetto che altri tocchino i miei figliuoli...
ELENA Ne parlavo appunto al signor Carlo.
FORTUNATA Se io voglio castigarlo son padrona; lei sa che non ha questo diritto e non so come spiegarmi il fatto che lo abbia dimenticato...
ELENA Le chiedo scusa. Mi sono lasciata trascinare e le chiedo scusa. Se vuole vendicarsi, bastoni me!...
FORTUNATA (rabbonita). Sa, signora, Ottavio è un ragazzo cosà debole che fino a un anno fa lo credevamo malaticcio. Ora è un po' rimesso, ma gli usiamo ogni cura. È per questo... (Si stringono la mano.)
CARLO Non credevo che finisse tanto presto. (Si sente il campanello. A Fortunata.) Va a chiamare Carla!
ELENA Permetta che vada io! È nella sua stanza, nevvero?
FORTUNATA Sissignora. Chissà se sono loro! (Elena via. Fortunata e Carlo vanno alla porta.)
SCENA OTTAVA
MARCO, IGNAZIO LONELLI e DETTI
CARLO Si accomodino, signori!
IGNAZIO (ridendo). Hi, hi! Piuttosto, non si scomodino loro! La signora, poi!... (Entrano. Carlo porge delle sedie; Ignazio guarda attorno.)
CARLO Carla verrà subito. (Presentando.) Mia moglie Fortunata, il signor Marco Lonelli, il signor Ignazio lo conosci già ... (Tutti s'inchinano.)
MARCO (non avendo inteso, in atto di domanda). La signora?
IGNAZIO (gridando). La signora Fortunata. Mio zio è un po' duro. (Mostrando l'orecchio.)
MARCO Avevo inteso, però, un nome piú lungo...
IGNAZIO Hi, hi... Erano i nostri nomi... Il signore ci presentava...
CARLO Una bella giornata, oggi.
IGNAZIO SÃ, però un po' caldo...
FORTUNATA Strano! Invece io ho un po' freddo...
IGNAZIO Ognuno sente diversamente. (Gridando.) Mio zio poi ha sempre freddo.
MARCO Ohibò! Anzi, ho sempre caldo. Qui per esempio fa molto caldo. Questa stanza è posta a mezzod�
CARLO No, signore. (Poi piú forte.) No, signore.
SCENA NONA
CARLA, ELENA e DETTI
CARLO (andando loro incontro). Oh, finalmente! (Presentando.) Mia sorella Carla, la signora Elena Morfi. Il signor Marco Lonelli (Complimenti.)
CARLA (a Ignazio) Perché grida tanto Carlo?
IGNAZIO Lo zio è un poco sordo.
CARLA Poveretto!
MARCO (andando da Ignazio). Quale delle due è la tua sposa?
IGNAZIO Hi, hi! (Fa un piccolo segno verso Carla.)
MARCO Signorina, finora io ho fatto da padre ad Ignazio. Spero che d'ora innanzi, anziché uno avrò due figliuoli.
CARLA (imbarazzata). Grazie! (Lunga pausa.)
ELENA (tossendo). Una bella giornata quest'oggi.
IGNAZIO Hi, hi, hi! Tanto è vero che anche il signor Carlo lo aveva osservato.
CARLO Oggi, signori, mi favoriranno a pranzo e dopo firmeremo il contratto.
IGNAZIO Senza chiedere il permesso a mio zio, accetto per me e per lui. Hi, hi, hi! Zio, il signor Carlo c'invita a pranzo...
MARCO (inchinandosi). La ringrazio, molto. Ma ho già un precedente impegno.
IGNAZIO Ma è che appena dopopranzo firmeremo il contratto.
MARCO Lo so. Allora ritorneremo dopopranzo.
CARLO Mi dispiace di non averli avvertiti prima. Lei, almeno, rimarrà .
IGNAZIO (accettando). Mille grazie.
ELENA (ridendo). Badi che qui al venerdà si mangia di magro.
IGNAZIO Hi, hi, hi! Cosa fa? Mangerò di magro. (Guardando Carla.) Già mi è indifferente, perché ho paura che non mangerò nulla.
CARLO Non è mica causa mia che mangiamo di magro il venerdÃ. È un'abitudine importata in famiglia da mia moglie. Io non credo affatto.
FORTUNATA Come, causa mia? A me non importerebbe affatto. Son tutte fiabe.
IGNAZIO Allora causa sua, signorina.
CARLA (ridendo). Ha!
IGNAZIO Ma di chi allora? Hi, hi, hi!
CARLO È l'abitudine. Mio padre, poveretto, mangiava di magro il venerdÃ. Io mi sono abituato da bambino. Dopo, quasi per pregiudizio, ho mantenuto l'uso.
IGNAZIO Dunque, lei crede.
CARLO Ah, niente affatto.
IGNAZIO Allora lei non crede, ma mangia di magro, il venerdÃ. In casa di mio zio si mangia di magro, perché cosà vuole la cuoca.
TUTTI La cuoca?!
MARCO La cuoca?
IGNAZIO Dicevo che lei, zio, ha un magnifico cavallo.
MARCO Ah, sÃ. Bellissimo! Mi è costato un occhio della testa.
CARLO Ma perché il signor zio non usa una tromba?
IGNAZIO (gridando). Il signor Carlo domanda, perché lei non usa una tromba.
MARCO (violento). Neanche per idea! Sarebbe bello veder penzolare dall'orecchio quel coso lungo!
IGNAZIO Nemmeno la sua cuoca ha potuto ancora convincerlo di portarla. Hi, hi, hi! (Nessuno ride. Imbarazzo generale per alcuni secondi. Egli se ne accorge.) Mica che ci sia da pensar male! Solamente scommetto che da qui ad un mese mio zio porterà la tromba. Hi, hi!
CARLO (traendo in disparte Ignazio). Potremmo noi parlare un poco seriamente a quattr'occhi? Vuole?
IGNAZIO Ha da dirmi qualcosa, signor cognato... futuro?
CARLO SÃ, con mio dispiacere.
IGNAZIO Del matrimonio?
CARLO Mah!... Circa.
IGNAZIO Allora, parli con mio zio.
CARLO Credendo di poterlo fare, finora non mi rivolsi a lei. Ma ora mi pare che sia difficile... (Imbarazzato guarda Marco.)
MARCO Comandi?
FORTUNATA (gridando). Vuol vedere la nostra casa?
MARCO (alzandosi). SÃ, signora.
CARLO Dopo puoi rimanere coi signori qui, nella stanzetta qui accanto.
FORTUNATA Io la precedo. (Via con Marco.)
ELENA E loro, signori, non vengono?
CARLO Verremo subito.
IGNAZIO (piano a Carla conducendola alla porta). Procurerò di sbrigarmi al piú presto da questa seccatura. Seccatura... non mica, perché ho da stare con suo fratello, ma perché starei piú volentieri con lei. (Carla via.)
ELENA (a Carlo). È stato sprecato poco spirito in questo primo incontro. Non ha ragione di offendersi, per questa osservazione, perché c'ero anch'io.
CARLO Da questa riunione attendevamo non spirito, ma felicità .
ELENA Ben venga la felicità , ma che non sia una felicità troppo noiosa. (Via.)
CARLO Pettegola!
SCENA DECIMA
IGNAZIO e CARLO
IGNAZIO Gridando un poco si poteva però parlare anche con lo zio.
CARLO Vado soggetto a mali di gola.
IGNAZIO Peccato che siano morti tutti gli altri miei zii. Ne avevo tre da parte materna. Adesso, carissimo cognato, ché credo poterti già chiamare cosÃ, ti faccio una proposta: Diamoci del tu. Si può parlare meglio ed è piú affettuoso. (Gli offre la mano.)
CARLO (stringendogliela). Grazie, era anche mio desiderio.
IGNAZIO E veniamo al fatto che di là ci aspettano.
CARLO Si tratta di una piccola questioncella d'interesse.
IGNAZIO (con una smorfia). S'è piccola, non fa nulla.
CARLO Oh, piccolissima! Almeno credo. Come forse saprai ho da dare in dote a mia sorella ventimila franchi.
IGNAZIO (s'inchina).
CARLO Di questi ventimila franchi, diecimila ci devono venir pagati sopra una polizza di assicurazione fatta dal nostro povero padre. Gli altri diecimila li ho io, e, finora, come ne ho diritto, fino al dà dopo il matrimonio di Carla, li ho adoperati nel mio commercio di legnami. Dei miei affari non mi ho da lagnare; mantengo benino la mia famiglia, non le faccio mancar nulla e posso portar alta la testa, perché non feci giammai cattiva figura.
IGNAZIO Lo so. Ognuno lo sa.
CARLO Io posso pagare i diecimila franchi. Quando vuoi, magari subito. Ma vediamo un poco. A che cosa ti servirebbero? Tu hai la bottega ben avviata, a quanto mi hai detto tu stesso, e capitali sufficienti. Hai anche un ramo in cui piú del necessario non occorre, poiché non hai da fare contratti come me, che talvolta ascendono a somme che eguagliano tutto il mio avere, né da fidare. Ho da farti una proposta. Lasciali a me quei fondi, e io ti pagherò un interesse del sei per cento all'anno. Dimmi un chiaro sà o no, senza titubanze. Mi pare che nemmeno tu non ne ricaveresti tanto. Vuoi? A me non importa tanto, perché capirai che per diecimila franchi non mi rovino. Faccio la proposta per vostro bene, perché cosà investite un capitale in modo sicuro e conveniente.
IGNAZIO Se non te ne importa tanto, non ho allora nessun ritegno di confessartelo. Anche a me quei diecimila franchi starebbero bene.
CARLO E perché farne?
IGNAZIO Eh, lo sai tu pure che ti è toccato metter su casa tua propria. Sono cose che costano.
CARLO Ma i diecimila franchi...
IGNAZIO (con segno di sprezzo). Pf!...
CARLO (turbato). Ne aggiungerò quattromila.
IGNAZIO No, perché? Dammeli tutti.
CARLO (piú sostenuto). Bene, come vuole. Ho solamente da aggiungere una cosa. Il matrimonio non si farà che da qui a sei mesi.
IGNAZIO Non avevamo già stabilito che doveva aver luogo fra un mese?
CARLO Ora lo dilazioniamo.
IGNAZIO Ma io desidererei di sposarmi fra un mese, e anche Carla.
CARLO Lei sa che sono il tutore di Carla. Ho almeno il diritto di fissare l'epoca del matrimonio.
IGNAZIO Ma perché, perché?
CARLO Carla è giovanissima e può attendere.
IGNAZIO Sei mesi non contano mica tanto nella vita di una ragazza.
CARLO Allora le dirò semplicemente e francamente il perché di questo mio desiderio. Io le ho detto che il mio negozio va bene, ed è vero, ma prima di sei mesi io non posso pagare i diecimila franchi.
IGNAZIO E non può farseli prestare? Un uomo come lei troverà sempre credito per diecimila franchi.
CARLO Non è facile come a lei sembra, e poi... non so perché lei avrebbe ad essere tanto dispiacente per una dilazione di sei mesi.
IGNAZIO Oh, è noioso. Molto piú noioso di quello che crede. Mi permette di parlare un momento con Carla?
CARLO...
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