[Pagina precedente]...BERTO Ah! non scherzare!
REDELLA E cosa ho da pensare se non solamente dimostri di aver dimenticati tutti i risultati datici dalla psichiatria ma che anzi ti poni in diretta contraddizione con essi? Spiegare a te di nuovo tutta la teoria, quando ieri ancora dimostravi di conoscerla, sarebbe ridicolo. Io penso che tu scherzi.
ALBERTO E tu pensa ciò che vuoi. Io so intanto che le leggi dell'eredità vennero scoperte sulle bestie. Pochi matti si sono azzardati applicarle all'uomo. Senza fare eccezioni si ammisero per i cavalli e si capisce, perché là la potenza che possiamo esercitare mediante l'educazione è minima; ma per l'uomo nel quale esiste il volere, la potenza modificatrice per eccellenza, la legge patisce tante eccezioni che diventa eccezione essa stessa.
REDELLA Ah! bah! tu sragioni! tu cadi nell'errore fondamentale antropocentrico.
ALBERTO Tu sragioni! Presuppone la mia osservazione che l'uomo sia il centro della creazione? No, ma senza dubbio l'uomo oggidà è diverso dalle bestie; ha facoltà di cui in alcune di esse v'è tutt'al piú rudimenti. Ogni cosa diversa merita trattamento diverso o che con questo metodo finiremo con l'adoperare 300 gradi di calore per sciogliere il burro perché cosà facciamo per liquefare metalli.
REDELLA L'esempio non calza. Vi sono leggi applicabili a tutte le cose, vi sono leggi applicabili agli esseri organici, altre ve ne sono per gli esseri viventi ed infine alcune per gli uomini soltanto. Questa mania di accomunare le cose non l'ha certamente la scienza. Non divagare! La scienza ti dice: Questa è una legge generale applicabile a tutti gli esseri viventi e tu, se lo puoi, attaccala; ma non attaccarne una che essa non ha posta; perché essa non asserà giammai che si debba sciogliere il burro a 300 gradi.
ALBERTO Era dato a guisa di esempio. Io non aveva altro a dirti all'infuori che io non credo alle vostre leggi, alle vostre osservazioni, alle vostre statistiche. Le leggi le ponete ben grosse, importanti, e piú diversificano dal comune modo di pensare piú vi piacciono. Le vostre osservazioni le fate attraverso alle lenti dei vostri pregiudizi facendo precedere la sintesi all'analisi. Le vostre statistiche mi fanno ridere.
REDELLA E perché signor mio?
ALBERTO Perché voi studiate gli atti degli uomini e non gli uomini. A te sembra la medesima cosa l'atto che commette l'uomo e l'uomo stesso?
REDELLA Non ho mai detto questo. L'uomo è l'antecedente! Il fatto è la conseguenza del fattore.
ALBERTO Sei troppo esplicito carissimo. Non è vero, l'idea della palla per te va intimamente congiunta a quella del rotolare?
REDELLA Senza dubbio!
ALBERTO E quella del corpo a base piana a quella della fissità ?
REDELLA Senza dubbio!
ALBERTO Ebbene, prendi un corpo piano e ponilo su di un'erta tale che perda l'equilibrio e rotolerà . Prendi la palla, ponila su un piano orizzontale e starà ferma. Dunque il fatto casualmente può essere del tutto diverso da quello che si prevedeva dopo studiate le qualità di un corpo.
REDELLA Ciò è molto sottile, tanto sottile che credo non basti condurti a conclusioni maggiori.
ALBERTO No, perché la conclusione massima è già fatta. Io dico che l'uomo può essere un corpo rotondo ad una base piana. Tende a rotolare, a fare del male supponiamo, o tende a star inerte sulla via prescrittagli dalla legge; invece, se tende a stare inerte capita in posizione verticale e precipita, se tende a rotolare il piano orizzontale glielo impedisce.
REDELLA Ah! Ah! quali sciocchezze!
ALBERTO Non ridere perché il tuo riso non mi convince. Del resto non mi convincerebbero nemmeno i tuoi argomenti. È dunque inutile che discutiamo; io mi tengo la mia convinzione, tu tienti la tua.
REDELLA Ma la tua è una convinzione sciocca; tu, lasciatelo dire, sei moralmente decaduto. Che l'amore ti avesse posto in questo stato?
ALBERTO (con violenza). Che c'entra qui l'amore? Oh! l'amore all'umanità sÃ! Dacché mi si aprà la mente a riconoscere la verità , davvero che mi sento migliore, e piú libero.
REDELLA Migliore può essere! Hai riacquistato la bontà dell'ignorante! Ti sarà riservato un posto nel regno dei cieli. (Poi.) Davvero che provo un reale dolore al vederti in questo stato. Io ti voglio bene! È impossibile lasciarti nei paradossi in cui ora navighi a gonfie vele.
ALBERTO Non curarti di me! Io ora sono felice!
REDELLA Ma anche per amore della scienza io non posso lasciar vituperare la statistica in questo modo.
ALBERTO Basta! Basta!
REDELLA Mi lascerai finire? Io ho il dovere di parlare. Sappi che la statistica non viene mica condotta tanto superficialmente quanto tu credi. Se un uomo commette un delitto, la statistica raccoglie tutti i dati che può ottenere intorno a quest'uomo e distingue l'uomo che ruba il pezzo di pane quando ha fame da colui che lo ruba per rubarlo.
ALBERTO Insomma io non vi credo.
REDELLA Ma sei impazzito? (Dopo una piccola pausa.) Eppoi anche chi ruba per bisogno modifica in tale modo l'organismo che alla seconda generazione anche non essendovi il bisogno potrà comparire il delitto. È precisamente il corpo a base piana che rotolando si arrotonda.
ALBERTO Sogni sono questi!
REDELLA (adirato). Carissimo mio capisco che con te è fiato sprecato. Per tuo bene però ti consiglio di studiare il carattere dei nonni quando comperi cavalli e pel bene dei tuoi figliuoli dei genitori quando prendi moglie.
ALBERTO (agitatissimo). Tu mi consigli questo? Bada Redella che io principio a credere che tu voglia offendermi.
REDELLA Io offenderti?
ALBERTO Certe allusioni non le so sopportare.
REDELLA Allusioni? (Dopo un istante di esitazione rimane confuso.) Principio a comprendere. (Pausa.)
ALBERTO (accorgendosi che Redella ha capito). Hai veduto quale angolo facciale, quale occhio diritto, quale voce incorrotta e tono eguale?
REDELLA Certamente! Hai ragione! Io sono stato un po' ingiusto! Sai come è nelle discussioni che si vuole mantenere il proprio punto. La teoria dell'eredità ammette ogni dubbio! Altro che ne ammette!
ALBERTO Vedi che ti ho convinto?
REDELLA (un istante ripugnante). Convinto? Eh! certamente! Sono convinto, convinto, convinto. Addio Alberto e sii felice!
ALBERTO Felice? Lo sarò certamente! Dovrai fra qualche settimana rifare la tua strada per venire ad assistere al mio matrimonio.
REDELLA Con tutto il cuore se avrà tempo.
ALBERTO Dunque accetti il mio sistema? Rinneghi almeno in gran parte l'atavismo?
REDELLA Cosa c'entra qui l'atavismo? Senti, Alberto, una mia idea. Dalla creazione del mondo in poi vi sono stati tanti malfattori che sarebbe impossibile trovare per sposa una donna di cui qualche antenato non lo sia stato.
ALBERTO Io non abbisogno di questa osservazione; dopo studiato l'oggetto stesso non m'interessa piú la sua derivazione. Questa è la mia teoria.
REDELLA Mi comunicherai esattamente il giorno in cui avverrà il tuo matrimonio?
ALBERTO Certamente!
REDELLA Addio Alberto mio! (Si abbracciano.)
ALBERTO Addio! (Redella via.) Anna! Anna!
Viene Anna e rimane esitante sulla soglia.
ALBERTO (le prende una mano e si inginocchia). Perdonami! perdonami!
ANNA Se ti perdono? Ma sei convinto, sei sicuro che formi con me la tua felicità ? Hai intera fiducia in me?
ALBERTO Oh! intera! intera!
ANNA (dubitando). Bada, Alberto, siamo ancora in tempo!
ALBERTO Per far che? Per far che? Io non ti avrei abbandonata mai piú! nemmeno se avessi ancora continuato ad avere quelle convinzioni esagerate! Guarda! raramente per la mia felicità ho da ringraziare qualcuno all'infuori di me stesso! Quando ciò mi accade, dal mio cuore esce come un inno di ringraziamento alla natura. Ecco! Deploro che tu non possa udire quell'inno di gioia che ora vi sorte per averti incontrata la prima volta per caso. Ti rammenti? Alla stazione.
CALA LA TELA
Il ladro in casa
Scene della vita borghese
PERSONAGGI
CARLO
FORTUNATA, moglie di Carlo
OTTAVIO (decenne) loro figlio
ELENA
CARLA
IGNAZIO
MARCO, zio di Ignazio
EMILIO
EMILIA, serva di Carla
CATINA, serva di Carlo
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
ELENA, CARLA e OTTAVIO
CARLA (che sta abbigliando Ottavio). Cosà oggi farai delle conquiste...
OTTAVIO (durante una lunga pausa si guarda i pantaloni). Delle conquiste... giusto... giusto... non me ne importa...
ELENA La risposta si è fatta attendere...
OTTAVIO (a Carla). Guarda, se ho fuori la camicia di dietro...
CARLA Bello! Bello! Io direi di prenderti una cameriera. (Lo aiuta.)
ELENA Io, per esempio non gli avrei mai permesso di prendersi tanta libertà da darmi degli ordini...
OTTAVIO Lei... taccia, lei!
ELENA E perché ho da tacere, mio bel bimbo?
OTTAVIO ... perché lei non c'entra...
ELENA (alza le spalle; poi a Carla). E tu non sei ancora abbigliata? Davvero, non sembrerebbe che oggi tu abbia a ricevere per la prima volta lo sposo.
CARLA E dove ho da trovare il tempo per vestirmi? Mi son levata alle nove, un po' per servire Fortunata... un po' per vestire questo "mulo"...
OTTAVIO Chi è "mulo"?
CARLA Non parlavo con te.
ELENA E adesso non sei capace di ribellarti? Fra pochi giorni non avrai piú bisogno di loro...
CARLA Appunto perciò non merita fare baruffa...
ELENA Intanto una persona che ha un po' di sangue nelle vene, si vendica.
CARLA (ad Ottavio). CosÃ... Adesso puoi andartene!
OTTAVIO No, resterò ancora un poco qui.
CARLA Non parlare davanti a lui che riporta tutto alla sua mamma...
ELENA Principierai, per esempio, prima di abbandonare la casa col dare una buona lezione a questo malcreato.
OTTAVIO Cosa farebbe lei?
ELENA Nulla! (Con gesto espressivo.) Un movimento di mano su e giú Piff! Paff!
OTTAVIO Io le permetto di provare, se vuole!
ELENA Ah, vuoi lottare con me? Vediamo! (Gli prende le braccia e gliele tiene ferme.)
OTTAVIO Io... (Lottando e sbuffando.) Io le rompo il muso!...
ELENA Ah, mi rompi il muso, manigoldo! (Lascia andare il braccio e gli dà uno schiaffo, poi lo riprende.)
OTTAVIO (c.s.) Stia attenta!
ELENA (ripete diverse volte il giuoco, c.s.). A che cosa devo stare attenta?
OTTAVIO (piangendo e gridando). Mi lasci! Mi lasci! Ma mi lasci! (Si svincola piangendo.) Villanaccia!
CARLA Ah, perché bastonarlo?
ELENA Digli che stia zitto o che ripeta il giuoco. Ma faccio processo corto! Vieni un po' giú, vieni! che almeno ci lascieranno quiete!
CARLA Ma ho da vestirmi!
ELENA Ti vestirai dopo. Anche cosà egli non ti troverà brutta. (Via con Carla.)
SCENA SECONDA
FORTUNATA ed OTTAVIO
OTTAVIO (piange. Quando vede Fortunata, si mette a piangere piú forte.)
FORTUNATA (spaventata). Che hai, Ottavio? Sei caduto? (Chiamando.) Carla! Carla! Dove ti sei fatto male? (Scotendolo.) Ottavio! Ottavio!
OTTAVIO Non sono caduto... Mi hanno bastonato! (Piangendo forte.)
FORTUNATA Chi ti ha bastonato? Su, dimmi, chi? Carla, forse?
OTTAVIO No, non Carla.
FORTUNATA Papà ?
OTTAVIO No, la signora Elena.
FORTUNATA La signora Elena?!
OTTAVIO SÃ, mi ha schiaffeggiato.
FORTUNATA Ma perché, perché?...
OTTAVIO Per nulla.
FORTUNATA Tu le avrai detto qualche insolenza...
OTTAVIO No, loro me ne hanno dette a me.
FORTUNATA Chi, loro?
OTTAVIO Carla mi ha detto... "mulo".
SCENA TERZA
CARLO e DETTI
CARLO Mulo, perché?
FORTUNATA Non è una cattiveria? L'ultimo giorno che appartiene ancora alla nostra famiglia!
CARLO Ma tu per primo le avrai detto qualche insolenza.
OTTAVIO No, io, nulla. La signora Elena diceva che prima di uscire da questa casa si sarebbe vendicata...
FORTUNATA Vendicata di che cosa?
OTTAVIO Di te, mamma, di me...
FORTUNATA Che cosa abbiamo fatto noi alla signora Elena?
OTTAVIO (impazientito). No, non la signora Elena! Diceva che se lei fosse stata Carla si sarebbe vendicata.
CARLO Dov'è Carla?
OTTAVIO È andata al primo piano.
FORTUNATA Guarda, ha marcato sul viso tutte le cinque dita!
CARLO (chiamando). Catina!
FORTUNATA Che cosa vuoi da Catina?
CARLO Che vada a chiamare Carla.
FORTUNATA Catina si sta vestendo. E poi che cosa vuoi dire a Carla?
SCENA QUARTA
CARLA e DETTI
CARLA Ho inteso fino in primo piano le grida di Ottavio. Che cosa è accaduto?
FORTUNATA Fa lo gnorri, carina, che ti sta tanto bene! Eri presente e non hai saputo impedire che la signora Elena lo bast...
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