[Pagina precedente]... e quello alla ultima moda.
IL MARITO Non essere ingiusta, Clelia. Non ricordi come poi ti ho assistita?
CLELIA SÃ! Anche quell'asino di dottore quando ritornò dovette accorgersi che il cuore della bestiola era troppo debole e non poteva reggere a tanto affanno. Te lo disse ed è vero che allora avresti pagati diversi letti pur di non perdermi.
IL MARITO E trovasti nello spazio anche tutta la mia disperazione.
CLELIA SÃ! La via ne era addirittura ingombra.
IL MARITO E posso credere che almeno in vita m'amavi o almeno amavi solo me.
CLELIA Che vuoi dire?
IL MARITO (scandendo le sillabe). Sai, dalla tua morte mi derivarono due dolori: Il mio e quello di quel mio grande amico.
CLELIA M'hai chiamata qui per offendermi?
IL MARITO Quell'uomo là ha un contegno stranissimo. Sembrerebbe che la moglie l'abbia perduta lui. T'invocava con le braccia aperte come s'invoca una moglie o una amante.
CLELIA Io non lo sentii. Accorsi solo alla tua chiamata. Rimasi stupita di trovarlo qui.
IL MARITO Queste sue manifestazioni mi stupirono. Pareva che tu non lo avessi amato molto. Dicevi che ti faceva schifo.
CLELIA È vero! Me ne pento, però! Il poverino ch'era tanto affezionato a noi due si sarebbe meritato un trattamento migliore da parte mia.
IL MARITO E perché mette ora il lutto? Dice ch'è per quel suo lontano parente. Dove s'è visto piangere cosà un lontano parente che gli lasciò pochissimi denari? Chissà se poi questo lontano parente sia mai esistito!
CLELIA Di questo puoi essere sicuro. Lo vidi io... dall'altra parte.
IL MARITO M'aveva inquietato anche il fatto che dacché tu sei morta, egli che m'aveva dimostrato tanto attaccamento finché c'eri tu, bruscamente non si fece piú vivo. Dovetti pregarlo per farlo intervenire a questa seduta spiritistica e ci venne a malincuore.
CLELIA Si capisce che in questa casa tenuta con tanta economia nessuno venga volentieri. Dovresti sposarti e vedresti come ritornerebbe a te. Mi duole di vederti in lizza col tuo miglior amico. Quello che al di là non si perdona è di seminare zizzania. Ecco che senza mia colpa voi litigate causa mia e di ciò mi si serba rancore.
IL MARITO Davvero? Io non lo sapevo. Se avessi saputo che i miei litigi ti danneggiavano io mai avrei litigato. Povera bestiola mia! Causa mia non avrai da soffrire mai piú. Io corro ad abbracciarlo.
CLELIA (tendendogli la mano). Addio! Io me ne vado.
IL MARITO Un momento, te ne prego; un solo momento. Adesso che a te mi sono abituato... Che cosa fai tutto il santo giorno? Adesso non hai piú né pelle né unghie da nettare. Dici che sei occupata. Dirigi il mondo, tu?
CLELIA Io guardo!
IL MARITO E guardando tu vedi tutto, tutto?
CLELIA (con tristezza). Molto, molto!
IL MARITO Senti, Clelia. Hai visto con quale prontezza io mi sia deciso di accondiscendere alla tua domanda e di fare la pace con quel mio grande amico perché tu non ne abbia danno. Non mi costa mica poco! È uno sforzo che non posso fare che per amore tuo. Non ti pare che io meriti un premio?
CLELIA Certo! Di tempo in tempo verrò a trovarti.
IL MARITO Grazie! Mille grazie! Ma giusto oggi mi sarebbe di un'utilità enorme un'altra cosa. A te non costerebbe nulla mentre a me potrebbe mutare addirittura la vita. Sai se avremo a subire un ulteriore aumento del caffè?
CLELIA Aumento? Ce n'è già piú di prima?
IL MARITO (iroso). Neppure dopo morta non capisci niente di affari? Sei davvero un bello spettro tu! Lascia che ti spieghi e poi ti sarà facile di prendere delle informazioni. Devi sapere che la valorizzazione del caffè dipende esclusivamente...
CLELIA (dolcemente). Lasciami andare!
IL MARITO Ma sei testarda! Cerca d'intendermi. Hai conservato quel caratteraccio che finché fosti viva formò la mia infelicità . Il prezzo del caffè è un fatto che dipende dal valore di pochi... (A Clelia che s'avvia.) Stammi a sentire! Da te dipende ora la fortuna di tutta la nostra famiglia.
CLELIA Famiglia costituita da un individuo solo!
IL MARITO E non mi consigliasti tu stessa di prendere moglie? (Clelia esce ridendo clamorosamente; il suo riso echeggia lungamente e sparisce per la lontananza.)
SCENA QUARTA
IL MARITO e L'AMANTE
IL MARITO (dopo un'esitazione si rimette e va ad aprire la porta di fondo). Sei stato a sentire?
L'AMANTE (triste). No! Me ne sarei andato se, per uscire, non avessi dovuto passare per di qua e disturbarvi.
IL MARITO Io le domandai un piacere semplicissimo. Me lo rifiutò e se ne andò ridendosi di me. Queste sono le mogli del giorno d'oggi.
L'AMANTE Le domandasti il prezzo di domani del caffè?
IL MARITO Come lo sai?
L'AMANTE Me lo immagino. Anch'io la pregai d'un piacere.
IL MARITO D'affari?
L'AMANTE No! D'arte, naturalmente.
IL MARITO Rifiutò? Rifiutò persino consigli che non hanno importanza? Che caratteraccio! Sai che se noi lo vogliamo possiamo costringerla di fare il nostro volere? Mi disse che le premeva enormemente che noi due si andasse d'accordo. Io sospetto sia accorsa solo per metter pace fra noi. Pare non si perdoni a chi ha provocati litigi. Pigliamola per quella parte. Facciamola soffrire. Dovrà pur finire col venire e fare il nostro volere.
L'AMANTE (ammirato). Come siete intraprendenti voialtri commercianti! Che vuoi fare?
IL MARITO Siamo subito decisi. Picchiamoci!
L'AMANTE Se non vuoi altro. (Si prendono a pugni.)
IL MARITO Ahi! Tu picchi sodo! (In lontananza si sente echeggiare il riso dello spettro.) Malvagia creatura! Mi deridi dopo quello che ho fatto per te. Ma io in cimitero non ci vado piú!
CALA LA TELA
Atto unico
PERSONAGGI
AMELIA
CLEMENTE, suo marito
persone di servizio:
STEFANO
GIUSEPPE
ALFONSINA
ANNA
TERESA
Stanza da pranzo signorile. Un tavolo in mezzo coperto per la colazione. In un canto una scopa.
SCENA PRIMA
AMELIA e CLEMENTE
Il signor Clemente e la signora Amelia prendono il caffè.
AMELIA No posso darme pati della fortuna che go 'vuda. In un sol giorno go trovà coga, camerier, cameriera e serva de cusina. No gaverò piú da maneggiar quell'ordigno là (additando la scopa). Una fortuna simile non me ga tocà dopo che son nata.
CLEMENTE E se no sbaglio me par che ti me gabia sposà dopo che ti xe nata.
AMELIA Dai! No arabiarte! No ti vorà meterte a confronto con quatro de loro: Coga, camerier, cameriera e serva de cusina.
CLEMENTE Ti gà bon tempo, ti!
AMELIA Eh! zà ! scherzo! (Molto seria.)
CLEMENTE No capisso perché che no ti gà sposà un camerier. Almeno non te gaveria ocorso de zercar quatro de loro ma tre.
AMELIA Anche ti ti ga bon tempo! Come se no se savessi che voialtri omini prima de sposarve prometé mari e monti e po... El me gavaria promesso de tegnirme la casa in ordine, de lustrar e anche de cusinar e po el saria andà a spasso e a mi me gaveria istesso tocà de tor in casa un altro camerier un vero camerier.
CLEMENTE Ma se tuo marà fosse stado un vero camerier anche lú, no ti gaveria vú i soldi per pagar quell'altro.
AMELIA Ma no ti vedi che scherzo?
CLEMENTE Mi me par che ti sta diventando mata.
AMELIA SÃ! Dal piazér un poco me gira la testa.
CLEMENTE E chissà che zente che ti gà tirà in casa. I xe arivai qua stanchi morti alle quatro de matina. Pareva che i gavesse caminà tutta la note.
AMELIA SÃ! Iera un poco strano ma no se podeva miga butar fora de casa la fortuna. No i me ga gnanca dito che can elo che li gà mandà . I se ga messo subito a dormir e a russar tutti d'acordo. Se doveria per questo creder che i sia in bona armonia fra de loro. Se xe cussà basta che femo atenzion de no farli rabiar noi e i me resta per tutta la vita.
CLEMENTE Se no i me fa rabiar a mi, mi no li fazzo rabiar a loro.
AMELIA Come se fosse la stessa roba. Ti, ti te rabi, ti va via e ghe xe meno da far. Inveze se se rabia loro... Intanto ti ti resti e ghe xe uno de piú da servir.
CLEMENTE Dopo tanti ani che ti xe parona de casa saria ora che ti savessi tegnir in ordine la tua servitú.
AMELIA Ma no ti xe proprio ti che ti me buta tuto per aria? Ti ti gà manda via Giacomo! E per una roba de niente.
CLEMENTE Per una roba de niente? El me ga dà un piato per la testa, el me ga dà !
AMELIA Per sbaglio! El credeva de meter un piato sul altro! Dopo el xe corso alla guardia medica e el te ga assistà quando che el dotor te ga cusido la testa! Ma no ga servido a niente e ti ti lo ga volesto fora de casa.
CLEMENTE Stimo mi! Lo go sentido mi a dir al dotor che el iera rimasto sorpreso della durezza della mia testa.
AMELIA Iera per tuo ben! El doveva pur dirghe al dotor tutto quel ch'el saveva de quela testa. E cussà tutto xe andà per aria. La coga iera la so sposa e la xe andada via anche ela. La cameriera ga fato lo stesso disendo che la gaveva el stomigo debole e che no la voleva cambiar coga. La serva po vedendosi sola con mi e con ti la se ga anoià e la xe scampada. E xe un mese che sgobo sola e che no rieso a meter ordine in sta casa. Fra ti e i tui fioi ghe voria almeno trenta de servitú.
CLEMENTE Quei poveri fioi che xe serai tuto el giorno in quella camera de drio.
AMELIA E ti voria che li lassassi sporcar anche de qua. No son miga come la signora Berta quassú che tien la casa come una stala. Go visto la sua casseta del carbon tutta nera.
CLEMENTE E che color la ga da aver?
AMELIA Stupido! El carbon ga da esser nero ma la casseta deve esser bela, pulita, bianca. Ti ga finalmente finà de bever el cafè?
CLEMENTE Voria ancora una chichera.
AMELIA Lassa star che te fa mal de nervi.
CLEMENTE Lassa star che de nervi mi no ghe ne go. (Si versa del caffè.)
AMELIA Ah! ti me ga macià la tovaia apena messa.
CLEMENTE Una macieta, no fa gnente.
AMELIA Come no fa gnente? Xe l'ultima tovaia che go del mio coredo. Forse lavandola subito no ocore lissia! (Leva via dalla tavola tutto l'apparecchio e anche la tovaglia di cui mette un lembo in un bicchiere. Clemente con la tazza in mano resta male.) Ti la ga finida con quel cafè? Ti sporcherà anche per tera. (Gli leva dalle mani la tazza.)
CLEMENTE Uuff! (Dopo una pausa.) El Picolo? A che ora vien adesso el Picolo?
AMELIA Anche el Picolo ghe ocore apena dismissià ! No ti pol tortelo quando che ti va in magazin?
CLEMENTE Xe per riguardo alla tua nova servitú che go de rinunziar a questa mia vecia abitudine?
AMELIA Che servitú d'Egitto! Xe el portiner che porta el Picolo! Scominzia a prender in urta la servitú! Mi te conosso, merlo! Un bel giorno ti te impizi e ti me la fa andar via tuta. Ma no ti gaverà sto bà golo. Anzi voio che ti stia a sentir la regola nova che meto in sta casa. Una regola assoluta e la deve valer per ti, per mi e per loro, per tutti.
CLEMENTE Sentiremo anche sta regola.
AMELIA Ti sentirà come che trato mi la servitú e voio che ti la trati nel stesso modo anche ti. (Suona il campanello elettrico.) Una... per el camerier, po due per la cameriera, tre per la coga e quatro per la serva.
SCENA SECONDA
GIUSEPPE, ALFONSINA, TERESA, ANNA e DETTI
AMELIA (maestosamente). Ti vedi intanto come che i me ubidisse.
CLEMENTE Scova nova... (Vede il "Piccolo" in mano a Giuseppe.) Tò! El Picolo! La senta! La me faria el piazer de imprestarme quel giornal?
GIUSEPPE No posso! Nol xe mio.
CLEMENTE E de chi el xe se se pol saver?
GIUSEPPE Mi no so! Lo ga portà el portiner.
CLEMENTE (glielo strappa di mano). E allora el xe mio. Bel ordine questo! No ti li ga gnanca avisadi che el giornal xe per mi! (Riscaldandosi) Ma come che el xe inteligente el tuo novo camerier. Per chi el vol che sia el giornal? Per el gato forse?
GIUSEPPE Soio mi! No lo tignivo miga per mi. Mi nel Picolo no lezo che el romanzo e questo xe presto fato.
AMELIA (minacciosa sotto voce a Clemente). Ti vol star zito ti adesso?
CLEMENTE Aspeta! (cerimonioso a Giuseppe.) Se la vol lezer el romanzo del Picolo che lo taierò fora.
GIUSEPPE (contento). Va ben cussÃ! Allora ghe porterò el giornal apena ch'el ariva.
AMELIA (con calore). Grazie, Clemente (a bassa voce).
CLEMENTE (a bassa voce). Se ti badi a mi buta subito fora quel muso de can. (Si mette a leggere.)
AMELIA (stringendosi nelle spalle). Ti xe mato ti. Dunque, senti., Quà volemo andar ben d'acordo perciò che voialtri ve trové ben e anche mi. Dunque mi ve ...
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