[Pagina precedente]...o mi protegge per qualche ora almeno. Con l'affetto che tu mi dimostri non mi sarebbe mancato altro che di cominciare a farneticare. Avresti certo raccolto le mie parole, le avresti analizzate per farmi un secondo processo. Non posso continuare queste spiegazioni. Il tuo atteggiamento mi fa troppo male. Sai ferire, tu. Puoi vantartene.
FANNY (esitante). Io non volevo... Oh! mi dispiace di averti fatto tanto male. (Poi.) E il dottor Seppi ti diede buone speranze?
SILVIO (debole). A me in faccia, sí. Peccato che sia anche lui tanto ammalato. Altrimenti t'avrei pregata di andare da lui e ne avresti saputo piú di quanto ne so io. Un mese fa avevo veramente pregata Emilia di andarci lei. Ma essa si schermí dicendo che quello era l'ufficio della moglie e non della cognata.
FANNY E aveva ragione. Ma ebbe torto di non avvisarmi subito, subito. (Con un'occhiata di rimprovero a Emilia che alza le spalle.) Perché non lo facesti? Vedi quanti dispiaceri mi risultarono dal non aver saputo il vero stato delle cose. (Quasi piangendo.)
SILVIO (fioco). Non sgridarla, poverina. Sono stato io ad impedirglielo. Credevo che tu mi amassi e non volevo procurarti un simile dolore. Speravo di poter dirtelo quando ogni pericolo fosse scomparso.
FANNY (sempre piú commossa). Ed io ti amo sí... ma...
SILVIO Capisco. Lo capisco tanto bene che mi vedi qui affranto dallo sforzo di spiegarti tutto. Ma se mi schernisci io perdo la parola, il fiato. Non ti domando di credermi. Dispero anzi di farti credere. Io lo so: lo sforzo che faccio è del tutto vano. Avrei soltanto voluto che tu mi stessi ad ascoltare fino in fondo senza ridere, senza deridermi. Ora non credo che potrò piú proseguire.
FANNY (molto commossa). Io ti prometto di starti ad ascoltare. Ma non ora. Cerca di riposare, di rimetterti. Io sarò sempre a tua disposizione per starti a sentire.
SILVIO (calcola, poi). No! Neppur questo non va. È meglio che ne usciamo subito. Io non posso sopportare il pensiero di aver a dirti una cosa simile. (Si leva e cerca di rinfrancarsi.) Vuoi starmi ad ascoltare? Io ti dico tutto in poche parole. Poi toccherà a te. Allora riposerò e tu deciderai. Potrai indagare, recarti in quella casa, parlare con Cirri o con Seppi... pur troppo malato. Poi deciderai ed io non aprirò piú bocca per non influenzarti. (Lieve pausa per raccogliersi.) Soffersi molto, cara Fanny. Non della malattia che si limitava a una debolezza generale, a qualche forte male di capo, a una distrazione fatta di languore e a qualche rarissimo accesso, simile a quello cui poco mancò assistessi tu poco fa. Naturalmente il peggio di tutto era la preoccupazione. Sai! Si può essere attaccati piú o meno alla vita. Certo non fa piacere di morire. Ed io lo confesso volontieri. Avevo paura di morire. (Si commove.) Circondato da tutti gli agi e dal tuo amore non è meraviglia. Avevo anzi paura. Perché non dovrei chiamarla col suo vero nome? Ma non potevo supporre che l'insidiosa malattia prima di togliermi la vita m'avrebbe tolto il tuo affetto. Prima di proseguire devo domandarti un particolare che a me importa molto. Cerca di ricordare, Fanny: Quel giorno, uscendo di casa ti dissi che dovevo andare in via Corsi N. 34 a prendere un bagno?
FANNY No! Non ricordo!
SILVIO (avvilito). To'! E io che credevo di avertelo detto.
FANNY Ma non lo dicesti. Ne sono sicura.
SILVIO Ebbene! Ciò non ha importanza. Ma pure è interessante per spiegare come io abbia potuto finire in quella stanza. Esco credendo di averti detto che ho da andare in via Corsi N. 34 a prendere un bagno. Era una bugia ma innocente ve', perché invece io dovevo andare dal dottor Seppi in via del Bosco numero quattro ciò che naturalmente volevo celarti. Ecco qui il biglietto col quale egli accettava di ricevermi per la seconda volta e mi dava l'appuntamento. Eccolo! C'è la data?
FANNY (guardando). No!
SILVIO Scrive "oggi alle quattro pomeridiane" e non mette la data. Curioso! Nella mia povera testa ammalata avevo dunque due idee confuse. Dovevo andare in via Corsi N. 34 come avevo detto a te o via del Bosco N. 4 ove mi attendeva il Seppi. Nota la coincidenza di quel quattro. Io finii dunque e non so davvero in qual modo coll'andare né in via dei Bosco N. 4 né in via Corsi N. 34 ma bensí in via Corsi N.4 (con enfasi) ove nessuno mi attendeva o mi voleva, lo dico, lo ripeto, lo giuro.
FANNY (spaventata). Te ne prego, non agitarti.
SILVIO (sempre piú agitato). E perché mi sono poi fermato al primo piano? Cosí volle il mio destino. Pensa, Fanny, che Seppi sta al secondo piano mentre lo Stabilimento dei Bagni è situato a piano terra. Perché dunque al primo piano?
FANNY Calmati, Silvio, calmati.
SILVIO Ora veramente ho bisogno di calma. La porta del primo piano era socchiusa. Improvvisamente ero stato colto dal mio male in una forma mai prima sperimentata. Non te la descriverò. Ti dirò solo che avevo la coscienza di dover morire subito, subito. Dio mio, che miseria. La vita poco prima intensa, piena, s'affievoliva, spariva. Approfittai del primo rifugio offertomisi: Quell'uscio socchiuso! Entro e non so se la stanza sia oscura o se io stia perdendo la vista. Intravvedo una sedia e mi vi accomodo. Sto per perdere i sensi e non ho accanto un amico! Ricordo ancora benissimo di aver intravvisto un letto e di aver avuto il desiderio di arrivarci ma non domandarmi come ci sia arrivato perché non lo so.
FANNY Calma, te ne prego. Ti esponi ad una ricaduta. Vuoi altre di quelle goccie?
SILVIO Non interrompermi. Non so neppure quanto tempo io abbia giaciuto in quel letto non mio. Vengo destato da un grido, il tuo. Apro gli occhi e ti vedo accennare verso il letto: Con una donna, infame. Se ben ricordi, io, piú che sorpreso di vedere te, fui sorpreso di vedere un'altra donna dall'altra parte. Udisti il mio grido: Una donna. Lo udisti?
FANNY Veramente io non udii nulla ma quando lo dici...
SILVIO Fuggisti infatti come una pazza... Avresti dovuto vedere la donna. Destata dal tuo grido e dal mio, corse ad aprire le imposte urlando: Mamma, mamma! Capitò subito fuori un donnone che mi venne addosso minaccioso, domandandomi spiegazioni e mettendomi i pugni sotto il naso. Io allora capisco tutto, tutto. Tante minaccie mi stordiscono ma intravvedo in un lampo la mia disperata situazione causa la mia malattia e causa la tua gelosia che - subito lo previdi - avrebbe di tanto aggravata la mia salute m'avrebbe tolta ogni speranza di salvezza. (Gridando mentre Fanny protesta; poi piglia fiato e rimessosi continua calmo.) Il partito migliore era di fuggire. Prendo il cappello e infilo le scale. Le donne mi corrono dietro urlando. Per le scale il portinaio mi arresta. Con uno sforzo supremo arrivo a svincolarmi e fuggire ma prima di lasciarmi, quell'energumeno mi lascia andare sulla testa un colpo poderoso che mi schiaccia il cappello e quasi mi stordisce. È una vera fortuna se arrivai a fuggire perché altrimenti oggi il mio nome figurerebbe in questo giornale. (Prende un giornale dal tavolo.) Leggi! Qui!
FANNY (legge). Un malandrino sonnolento! Apprendiamo un fatto alquanto strano avvenuto tre giorni or sono in via Corsi. La persona che ce lo racconta merita piena fede altrimenti... (Continua da sé.)
SILVIO Tre giorni fa... il giornale è del 12.
FANNY (finisce di leggere a voce alta)... non senza aver ricevuta una benché inadeguata punizione in un pugno poderoso sulla testa.
SILVIO Ecco il cappello. Fu un colpo ti dico.
FANNY Povero Silvio.
SILVIO Raccontai tutto al Cirri. Puoi interrogarlo. Egli disse che benché tutto ciò non provi un aggravamento del mio male pure l'avventura potrebbe essere considerata come un accesso epilettiforme cui in avvenire potrei andare esposto. Ma tu mi starai sempre accanto nevvero? Non permetterai che durante un accesso simile io resti in mano di estranei esposto a villanie o peggio.
FANNY (con un bacio). Sí, sempre.
SILVIO Se sapessi come mi sento bene di averti accanto a me, non piú minacciosa ma mite, buona carezzevole. Oh! mi sento tanto bene che voglio subito distruggere quella boccetta delle goccie. Certo, se tu mi resti affezionata, io non ne avrò piú bisogno... checché ne dica Cirri.
FANNY Che cosa dice Cirri?
SILVIO Andrai a parlargli tu. Io credo che a me non dica la verità. Dice che in complesso non ho nulla, cioè che non c'è pericolo imminente. Ma forse - chi lo sa? - a te dirà altrimenti cioè la verità. Anzi devi promettermi di dirmi tutto. Sia magari il peggio ma a me piace di avere intorno a me tutto limpido, chiaro, vero.
FANNY Te lo prometto. (Carezzevole.) Vado a riprendere il mio posto in questa casa. (Guardandosi stupita.) Sono vestita come se mi trovassi qui in visita. Vieni con me, Emilia?
EMILIA No! Io devo andarmene subito, subito.
FANNY Allora arrivederci, Emilia. (Abbracciandola.) Sai, non t'ho mai voluto bene come ora. Hai fatto male di non dirmi subito tutto... Ma sei piú che perdonata! Se non ci fosse stata la tua testimonianza io non avrei potuto credergli. Grazie, grazie. (La bacia replicatamente. Poi esce accompagnata da Silvio fino alla porta.)
SCENA OTTAVA
EMILIA e SILVIO
EMILIA (corre per la scena respirando fragorosamente come fosse in cerca di aria). Oh! Oh!
SILVIO (prende la boccetta della medicina e ne tracanna tutto il contenuto). Di' la verità. Hai mai visto un uomo piú innocente di me? Come mi sento puro.
EMILIA (avviandosi). Tanto sei puro che mi togli il respiro.
SILVIO Oh! tu sei una donna strana! Disprezzi tuo marito perché ti dice la verità e me perché non la dico.
EMILIA (alza le spalle ed è in procinto di andarsene; poi si trattiene). Mio marito! Questo debbo dirti! Io, ora, dopo di aver veduto te all'opera, io lo adoro. Come sono stata ingiusta con lui. Ne ho rimorso.
SILVIO Ed hai ragione. Non ho parole abbastanza per dirti che sei stata con lui ingiusta e cattiva.
EMILIA (fuori di sé). In quanto a te non è detta l'ultima parola. Spero bene che prima o dopo Fanny aprirà gli occhi sul tuo conto.
SILVIO (ridendo sgangheratamente). Io davvero non lo credo.
CALA LA TELA
Terzetto spezzato
Fantasia in un atto
PERSONAGGI
CLELIA
IL MARITO
L'AMANTE
L'atto si svolge in un salotto finemente ammobiliato. Si vede però ch'è poco usato. Le sedie sono accumulate in un canto a destra dello spettatore. Nell'altro canto, pure fuori di posto, un sofà. Al proscenio a destra una poltrona club. Due porte: Una di fondo ed una a sinistra dello spettatore.
SCENA PRIMA
IL MARITO e L'AMANTE
Il marito e l'amante. Ambedue sui trent'anni circa e tutt'e due vestiti a lutto.
IL MARITO La cena non era male.
L'AMANTE (poco d'accordo). Si mangia tuttavia.
IL MARITO Anche le ore passate saranno per me indimenticabili. Ella non era con noi, ma la speranza di rivederla bastava a dar luce a quella solitudine. (Guarda l'orologio.) Ho mangiato un po' troppo presto e me ne risento. Mi pareva che mangiando presto facevo camminare piú celermente il tempo.
L'AMANTE (stringendosi nelle spalle). Come vivi nelle tue illusioni. Io, davvero, t'invidio.
IL MARITO Illusioni? Sappi che io ho la certezza ch'essa verrà. Non ti raccontai ancora tutto. Dopo la lettura di quel libro, iersera subito, mi misi ad evocarla. Anelavo di rivederla. Le domandai un segno tangibile ch'essa mi stava accanto. La pregai: Toccami il braccio... qui, e designai esattamente il posto ove volevo ch'essa toccasse. Ebbene: Dopo pochi istanti d'intensa meditazione ricevetti proprio su quel punto un colpo che per poco non mi fece perdere l'equilibrio.
L'AMANTE Si sente raccontare ogni giorno di casi d'illusioni simili.
IL MARITO Illusioni? Guarda qui. (Denuda il braccio.) Vedi che botta? Ha tutti i colori dell'iride.
L'AMANTE Sarai caduto, ti sarai fatto male su uno dei tuoi mobili mastodontici.
IL MARITO Ma no! Ne sono certo!
L'AMANTE E si limitò a darti quella legnata? Non arrivaste a parlarvi?
IL MARITO Noi due siamo amici da tanti anni che voglio essere sincero con te. Io invocavo con tutta tranquillità lo spettro di mia moglie, ma è certo che il mio coraggio era dovuto alla convinzione di fare opera vana. Qua...
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