[Pagina precedente]...e un mio consiglio. Io, se fossi in te, correrei a casa mia, mi butterei alle ginocchia di mia sorella e le confesserei tutto, tutto. Sai quale pregio manchi alla tua confessione? La spontaneità ! Confessi una cosa che già tutti sanno. Per addolcire Fanny, per dimostrarle la sincerità del tuo pentimento ci vorrebbe dell'altro. Dovresti aggiungere alla tua confessione quella di qualche altra tua marachella come ne devi avere parecchie sulla coscienza. Anzi se tu volessi seguire il mio consiglio dovresti addirittura confessarle tutte per scaricare la tua coscienza del tutto.
SILVIO (con ira contenuta). Ma senti! Che cosa ti ho fatto io perché tu abbia a cercare tutti i mezzi per rovinarmi? Comincio a credere che in verità il patrimonio di tua sorella t'interessi piú di quanto tu voglia lasciar credere. Chi t'ha autorizzato a dire ch'io abbia confessato tutto? Cosa mai, che il diavolo ti porti, ho confessato io?
ALFONSO (confuso). Non hai confessato? Non hai detto: (pensando intensamente) Dille che venga qui; le dirò tutta la verità ?
SILVIO (trionfante). Dirò! Ma l'ho detta io questa verità ? Non avevi capito, imbecille, che si trattava di un tranello per farla venir qui e convincerla della mia innocenza?
ALFONSO (fuori dei gangheri). Ah! siete matti tutti e due ed io non voglio piú aver da fare con voi. (Risoluto si dirige all'uscita.)
SILVIO (trattenendolo a viva forza). Aspetta un momento, aspetta soltanto finché ci siamo intesi. È davvero permesso di assaltare un uomo come hai fatto tu, per danneggiarlo, per ammazzarlo? Vieni qua con l'aspetto di un amico e, a forza di chiacchiere, mi strappi di bocca una parola che tu interpreti erroneamente e con quella tenti di rovinarmi riportandola proprio a chi non doveva udirla in quella forma. È un'azione indelicata anzi addirittura disonesta. (Con enfasi.) Io sono innocente! Se mia moglie fosse venuta qui glielo avrei detto e ripetuto. Ora che ho le prove della mia innocenza... (Alfonso ride.) Capirai che a me non importa di convincere te e che riserbo le mie prove per mia moglie. Da te non domando altro che onestà . Dillo ad alta voce: T'ho io confessato qualche cosa?
ALFONSO No! ma hai detto delle parole ch'equivalevano ad una confessione.
SILVIO Ammetto che per un istante tu abbia potuto considerarle equivalenti. Ma ora che sai la verità ti sembrano ancora tali?
ALFONSO (ridendo). La verità !
SILVIO Nota che per il momento io non parlo che di una verità : Che io - sia o non sia vera la colpa che mi si attribuisce - non ho mai confessato niente.
ALFONSO (dopo un istante di riflessione). Infatti! Io ho sbagliato. Però non mi dicesti anche che volevi confessare il tuo delitto, il tuo nero delitto? Non equivaleva ciò ad una vera e propria confessione? Che te ne pare Emilia? (Emilia alza le spalle non volendo esprimersi.)
SILVIO Era un'ironia! Come hai fatto per non capirlo? Mi piace di scorgere che riconosci il tuo errore e sono convinto che vorrai ripararlo. A me basta che tu vada da mia moglie e le racconti ma con tutta esattezza tutto ciò che s'è detto fra noi due tanto prima che adesso. È il tuo dovere. Le racconterai come hai riconosciuto tu stesso di aver errato e le dirai che io ho asserito di avere in mano le prove della mia innocenza.
ALFONSO Faccio volentieri come tu desideri... ma non capisco. Come si fa ad essere tanto ostinati? A che ti servirà questa commedia?
SILVIO Non te ne incaricare! Fa tu il tuo dovere intanto. Pensa che io comincio a crederti un raggiratore che nel suo interesse metta male fra me e mia moglie. Racconta pure a mia moglie di questo mio sospetto.
ALFONSO Mi offendi!
SILVIO Ti assicuro che non so spiegarmi altrimenti il tuo modo di procedere. Forse la colpa - come dici tu - è tutta di mia moglie. T'ha reso un bel servizio. È in una luce strana che io ti vedo quando ricordo il tuo protestato amore alla verità . Riservo però il mio giudizio a quando avrò parlato con Fanny. Cercherò di capire il tuo giuoco. Capisco che tu vuoi fare in modo ch'io non riveda piú mia moglie...
ALFONSO Io? Io? Ah! Come ho fatto male d'immischiarmi nei fatti vostri. Mi sta bene. La prova della mia sincerità la avrai subito. Vado a casa e se mia sorella non acconsente di venire subito qui le proibisco di rimettere piú piede in casa mia. Cosà saprai quanto me ne importi del suo patrimonio. (Corre via.)
SCENA SESTA
EMILIA e SILVIO
EMILIA (ridendo). Me l'hai conciato per le feste quel mio povero marito.
SILVIO Ma è evidentemente un uomo di una leggerezza inconcepibile. Andar a dire che io abbia confessato tutto.
EMILIA Sei un furbacchione, tu! Solo non capisco dove vuoi arrivare.
SILVIO M'avete seccato con la vostra verità . Hai visto che con tutta ingenuità io l'ho provata e hai visto con quale risultato. Adesso regni assoluta la menzogna.
EMILIA Sono curiosa di vederti all'opera.
SILVIO Oh! Il mio sistema è pronto, organizzato in modo che ci vorrebbe ben altri che Fanny per difendersene. Buono che nello slancio di sincerità a cui m'induceste non distrussi gli elementi di prova che m'ero procurati con tanta fatica. Eccoli qua! Un cappello schiacciato ed un giornale. Per avere il giornale confezionato come vedrai, dovetti ricorrere ad altissime protezioni. In quanto al cappello non è mica facile schiacciare un cappello con tutte le regole. Qualche imbecille vi si sarebbe seduto sopra. A me invece le cose piacciono esatte. Lo schiacciai con un vero e proprio pugno sulla testa del mio servo. L'operazione mi costò due franchi ma se mia moglie invocasse l'assistenza di un perito in cappelli schiacciati acquisterebbe la certezza che questo cappello è stato schiacciato con un vero pugno sulla testa di un vero uomo... un po' bestia.
EMILIA Mi lascierai assistere all'intervista che avrai con tua moglie?
SILVIO (pensieroso). Senti, Emilia, io ho anzi bisogno che tu vi assista.
EMILIA Perché?
SILVIO Perché ho bisogno del tuo concorso.
EMILIA (protestando). Oh! mai!
SILVIO Rifletti, Emilia. Devi riconoscere - te l'ho già detto - che sei un poco tu la causa se mi trovo in tali frangenti. Devi aiutarmi.
EMILIA (risoluta). Io me ne vado.
SILVIO Te ne prego, te ne supplico. Ti prometto che non ti farò dire che la verità o quasi ed io dirò tutte le bugie. Vediamo se possiamo intenderci su una cosa sola che mi preme tu abbia a dichiarare. Ricordi che quando ti facevo la corte ti raccontai ch'ero minacciato da una grave malattia che presto m'avrebbe tratto alla tomba?
EMILIA Ma io non te lo credetti e indovinai subito che lo dicevi ad arte per destare la mia compassione.
SILVIO Ma la verità vera è che io te lo dissi.
EMILIA SÃ! Una malattia di cuore.
SILVIO Non di cuore ma di nervi.
EMILIA Di cuore, lo ricordo benissimo.
SILVIO Ebbene! Devi dimenticare che ti dissi fosse di cuore e devi confermare che si trattava di una malattia nervosa.
EMILIA (risoluta). No!
SILVIO Non avrai da dire niente. Parlerò sempre io. Farai solo dei cenni col capo.
EMILIA Io non voglio mentire neppure a cenni.
SILVIO Curioso che sei d'accordo con tuo marito solo quando si tratta degli altri e non di te stessa.
EMILIA Non ti capisco.
SILVIO È un fatto che tuo marito non seppe nulla ch'io ti abbia fatta la corte. Eppure a me pare che sarebbe stato tuo dovere di dirglielo.
EMILIA E tu vigliacco, minacci di andar a dirglielo tu.
SILVIO Mi fai torto. Devi intendere anche tu che in un modo o nell'altro devo finire col convincere Fanny di ritornare a me. Perciò non posso seguire che due vie. Negare tutto e potrò farlo se tu mi presterai quel lieve aiuto che ti domando. Se ciò non mi riesce dovrò finire col prendere in seria considerazione il consiglio di tuo marito. Devo cioè aggiungere alla confessione completa di questo mio tradimento che mia moglie conosce troppo bene, l'esposizione sincera di qualche altra mia marachella. Solo cosà Fanny potrà credere alla sincerità del mio pentimento. Ora io debbo essere veritiero. Non posso andar a immaginare dei tradimenti che non commisi. Fuori di questo che mi costò tanto caro io non ne ricordo altro che di averti amata... e di amarti ancora. (Disgusto di Emilia.) Davvero che non ne ricordo altro. (Cercando di ricordare.) Non ve n'è altro. Tu non vorrai che facendo una simile confessione io menta ancora. Che gusto ci sarebbe di dire la verità a forza di bugie? A Fanny naturalmente dirò che tu non ne volesti sapere di me ad onta ch'io una volta ti proposi di fuggire con me.
EMILIA Ma non ne avevi la vera intenzione, con tutti quei denari che dovevi abbandonare.
SILVIO Fanny sarà meravigliata che tu non mi facesti allontanare da casa tua ma io le spiegherò che tu avevi la certezza di non correre alcun pericolo. Stimo io! Avevo tentato di tutto. Terminò che lasciai ogni speranza e che per quanto mi dolesse dovetti fingere indifferenza. Fu allora che cercai compensi. La donna con la quale Fanny mi sorprese ti somigliava perfettamente. Essa forse l'avrà osservato. Dovrò ricordarle anche questo e forse ciò sarà considerato come un'attenuante.
EMILIA E la collaborazione che tu mi domandi dovrà limitarsi a fare da statuina chinese e dire sempre di s�
SILVIO Un lieve lievissimo cenno affermativo del capo ogni qualvolta ti tirerà in campo. E devi poi promettermi di restare seria.
EMILIA Ho tanta poca voglia di ridere io.
SILVIO Ti potrà venire te lo assicuro. Accetti dunque? (Porgendole la mano che essa esita di prendere.) Devi decidere subito perché io da bel principio devo farmi trovare pentito e confesso oppure offeso e negativo. (Suona il campanello e subito si ode il violento chiudersi di una porta. Irritato dirigendosi all'uscio Silvio esclama.) Quando la finirà dunque quei Luigi? Fanny non può ancora essere qui.
SCENA SETTIMA
FANNY e DETTI
SILVIO (stupefatto). Tu?
FANNY Ebbene? (Sempre sulla soglia.)
SILVIO Sei tu? (Con slancio.) Ah! Sei tu! Sei venuta finalmente! Non ti aspettavo piú. Dopo quanto m'aveva detto Alfonso non credevo che saresti venuta. Avevo dato ordine a Luigi di fare i miei bagagli. La casa è tua ed è troppo giusto che se uno di noi due ha da andarsene sia io quello.
FANNY (mitemente). Tu puoi restare qui.
SILVIO (vivamente). A che titolo? No! Io me ne vado. Ma hai fatto bene di venire. Dividiamoci pure ma dividiamoci da amici. Procuriamo che quest'ultimo nostro colloquio annulli non nelle conseguenze ma nel ricordo il fattaccio che ci divide e vi rimanga soltanto la rimembranza delle ore, dei giorni, degli anni in cui io vissi per renderti felice. Te ne prego, accomodati e parliamo. Tu permetti che Emilia assista al nostro colloquio? Amo di aver presente una persona di senno che possa giudicare fra me e te. Essa stette stupita a sentire la storia delle mie disgrazie e mi parve commossa.
FANNY Alfonso m'ha detto...
SILVIO Parliamo pure ancora per un istante di Alfonso. Capirai che trattandosi di tuo fratello io non pensai un solo istante - te lo giuro - che egli volesse raggirarmi. Ma tuttavia il suo contegno fu molto strano.
FANNY Oh! Sii sicuro che ad Alfonso può avvenire di sbagliare ma non di ingannare. È la durezza in persona verso sé stesso e verso gli altri.
SILVIO Io non accuso nessuno. Fa parte della mia sventura l'essere tanto infelice e il non poter trovare uno sfogo qualunque accusando gli altri. Del resto ormai posso tranquillarmi sul conto di Alfonso. Se egli fosse stato disonesto di proposito tu non saresti ora qui.
FANNY M'ha imposto lui di venire qui ed anzi m'ha proibito di abitare in casa sua.
SILVIO Fra pochi giorni avrai l'uso di tutta questa casa dalla quale avrò tolto l'unico impedimento.
FANNY Ma intanto?
SILVIO Potrai occupare una stanza lontana dalla mia. Io non t'assedierò mica con altre spiegazioni dopo di questa che ho desiderato tanto di darti. Le cose devono camminare fra di noi da loro o devono fermarsi. Non voglio niente per forza. Riavrò mia moglie buona, affettuosa, fiduciosa o non la riavrò affatto e ci divideremo da buoni amici. (Le prende una mano che trattiene nelle proprie.) Questa è la mano cosà cara! La mano che amavo tanto! Chi avrebbe potuto prevedere che si sarebbe levat...
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