[Pagina precedente]... d'ogni pena: e questa è la ricetta da salvar la capra e i cogli (diceva lo spenditor de l'Armellino).
PIPPA. Si farà .
NANNA. Accadendo che lo spiritato ne abbia qualche fume, mano a negare; e con viso sicuro di sempre "Forbici"; e si egli sfuria, e tu ti umilia con dire: "Adunque mi tenete per una di quelle, ah? E se vi è suto detto, posso io tener le lingue? Se io avessi voluto altri, non arei tolto voi né mi sarei fatta monica per amor vostro" e così schiamazzando ficcategli più sotto che tu puoi e se qualche pugno andassi in volta, pazienzia: perché tosto ti saranno pagati i medici e le medicine, e tutte le muine che farai a lui per radolcirlo, farà a te per racconsolarti; e il "perdonami" e il "feci male a crederlo" ti stuzzicaranno in modo che sarai la buona e la bella: perché se tu confessassi il peccato o volessi vendicarti di quattro pugni che vanno e vengano, potresti o perderlo o sdegnarlo di sorte che ella non andria ben per te. Ed è chiaro che la fatica sta nel mantenersi gli amici, e non in acquistarsegli.
PIPPA. Non ci è dubbio.
NANNA. Volgi carta: e trovarai un che non è geloso e pure ama, al dispetto di chi non vuole che amore sia senza gelosia. A l'uomo intagliato in tal legname ci è un lattovaro che, pigliandone una o due imbeccate, si ingelusiarebbe il bordello.
PIPPA. Che lattovaro è questo?
NANNA. Fatti scrivere una letterina, da qualcuno che tu te ne possa fidare, come questa che io già imparai a mente:
Signora, io non vi posso salutare nel principio de la lettera, perché in me non è salute, e allora ci sarà , che la vostra pietade si degnarà che io, in quel luogo che più commodo vi paia, potrò dirvi ciò che non ardisco di farvi noto per i scritti né per imbasciate: e perciò vi supplico per le vostre divine bellezze, le quali ha ritratte la natura, col consenso d'Iddio, da quelle degli angeli, che vi degnate che io vi parli: che v'ho a dir cose, che beata voi, e più beata sarete quanto più tosto averò la udienzia che io inginocchioni vi dimando; e spetto una risposta che tenga di quella grazia ch'esce del vostro grazioso aspetto. E quando sia che refutiate di darmela, come refutasti le perle che, non per dono, ma per segno di benivolenzia, vi mandai per... e cetera, io o con ferro o con laccio o con veleno uscirò di guai.
E bascio le mani a la chiara Signoria vostra.
Con la soprascritta e con il sottoscritto che saperà fare chi ti scriverà ne lo andare che io ti spiano.
PIPPA. Che ho io a farne, scritta che ella è?
NANNA. Piegala sottilmente e infilzala in un guanto, il quale a la disavveduta ti lasciarai cadere in parte ch'egli, che ha la gelosia nei peduli, impari averla nel polmone. Tosto che il trascurato ricoglie il guanto, sentirà il foglio scritto; e sentitolo, il carpirà ; e guardandosi da ognuno, si tirarà in un cantoncino solo soletto: e cominciando a leggere, cominciarà a fare i visi arcigni; e venendo a le perle refiutate, soffiarà come uno aspido; e cadutagli la baldanza ne le calcagna, gli verrà l'anima ai denti: perché io mi credo che il demonio entri in colui che intoppa nel suo rivale; e non si potria dire quanta frenesia scompigli colui che, pur dianzi non pensando di aver compagno al tagliere, se ne vede scappare uno che gli mette in compromesso tutta la carne. E letta e riletta la facezia, la riporrà dove la trovò, cioè nel guanto: tu in quello starai spigolando ai fessi o al buco de la chiave; e se vedi il bello, rumoreggia con la fante e le di: "Dove è il mio guanto, balorda? dov'è egli, sventata?". Intanto verrà in campo lo accorato, e tu leva le strida e di: "Sciocca furfanta, tu sarai cagione di qualche scandolo e forse de la rovina mia: mi par vedere se capita a le sue mani che non gli potrò ficcare in testa che io gliene voleva mostrare e dirgli chi è colui che mi manda cotali novelle. Dio sa se perle o ducati hanno potere di farmi d'altri!". Lo sciloppato, udendo ciò, temperata la collara e stato un pocolino sopra di sé, ti chiamarà dicendo: "Eccolo, non più: che non ho altra fede
in te; io ho letto il tutto, e non ti mancaranno perle. E ti prego che non mi dica il nome di chi ti fa sì magnifiche offerte, perché forse forse..."; e qui tacendose, gli dirai: "Io non vi ho mai voluto dire i tormenti che io ho e da imbasciadori e da... e basta: io son vostra e voglio essere, e quando sarò morta sarò ancor vostrissima".
PIPPA. Apritimi dove la trama riuscirà .
NANNA. A non aver più pace l'animo del trovatore de la lettera anzi, ognuno che vedrà per la tua strada, crederà che sia o chi te la mandò o ruffiano suo: e per non darti cagione di accettare le proferte, verrà via di bello. Ora a questi Mantovani, non vo' dir Ferraresi, che appena sono smontati a lo alloggiamento che vanno amoreggiando: come i lor ricamuzzi e i taglietti che gli desertano il saio e il giubbone, avessero i privilegi di fargli spedir gratis (dicano in Palazzo). Pippa, se i fottiventi ti vengano ne le branche, spia bellamente quando parteno; e calcula il tempo che ci hanno a stare con gli anelli, con le medagliette, con le collanuzze, con le vesticciuole e con l'altre tavernine che gli vedi intorno: perché nei denari puoi far poco fondamento; e per non ci aver per avventura a ritornar mai più, non ti curare che ti laudino o vituperino.
PIPPA. Sarà fatto, ma che sapete voi dei lor denari?
NANNA. Io so che non ne portano mai tanti che bastino per tornarsi indrieto, e se ti impacci seco, spogliagli di cotali frascarie, se non tu rimarrai con le mani piene de le lor cortigianarie d'ambracane.
PIPPA. Se mi ci chiappano, a rifar del mio.
NANNA. E caso che alcuno dorma teco, adocchia ogni suo lavoro, e di camiscia o di scuffia da la notte; e la mattina, inanzi che si levi, fà venire una giudea con mille goffezze: e paragonate che tu l'arai con le mantovanarie, falle portar via o tu le buglia in terra, e adirati con teco e con il cucù, e borbotta tanto che ei venga a proferirle; quando no, rinvitalo a dormir e saccheggialo per forza o per amore.
PIPPA. Quando eravate giovane, facciavate voi tutte le cose che volete che faccia io?
NANNA. Al mio tempo era un altro tempo, e feci quel che io seppi, come udirai se ti fai leggere la mia vita posta in istampa dal malanno-che-Iddio-gli-tolga: vo' dir così acciò che, se chi l'ha fatto è bizzarro, non mi facesse peggio che non ti faranno i tuoi innamorati bestiali se non ti saprai mantener con loro. Ma tu potresti dire "Io non mi impacciarò con tali", ma non puoi farlo.
PIPPA. Perché no?
NANNA. Perché, avendo tu a esser savia come dei, anco loro ti bisigaranno intorno: e perciò lasciagli sfuriare quando si adirano, e serra le orecchie al "puttana porca poltrona" che ti diranno in un fiato; e benché taglino a traverso il mappamondo con le parole che essi affogano ne lo sputaccio col quale spruzzano il viso di chi gli è presso, non ne sarà altro; e in meno di due credi tornano in buona e ti chieggano perdonanza, ti donano, e ti si vorrebber mettere nel core. E a me piacque il conversar con simili, perché quel nonnulla che gli fa stizzare gli fa anco pacificare; e assimiglio la lor collera a un rannuvolarsi di luglio: che tuonando e balenando, doppo venticinque gocciole piovute giuso, eccoti il sole. Sì che sofferenza ti sarà ricchezza.
PIPPA. Sofferiamo, che sarà ?
NANNA. Sarà che ognuno ti trarrà dirieto fino a la morte. Ora ecco a te un trincato, un doppio, un volpon vecchio, il quale pesa tutti i tuoi andari; e suso ogni paroletta fa una disputa, cenna col piè al compagno, torce il muso chiudendo l'occhiolino, come dicesse "A me, ah?": e tu salda, non ti guastando mai, anzi fa sempre la semplice e la babiona, non gli chiedere e non gli contrastare; s'ei ti favella, favellagli, s'ei ti bascia, bacialo e s'ei ti dà , togli; e usa una arte sì bella che egli non possa giugnerti ne la ghiottoneria. Anzi fa che cominci a dir seco stesso che tu sia me' che il pane: non ti lasciando perciò sarchiar l'orto se non ti paga il terreno nel quale vuole spargere il seme; e si come egli si aiuta con ogni sua gherminella per non si lasciare intendere, così tu ti aiutarai con ogni tua astuzia di far sì che egli confessi che in te non è cosa che non s'intenda. Onde è forza che il menda-squarsci ti fidi la sua sfedata fede; e andando da Baiante a Ferante, egli sarà tuo, e tu non sarai sua se non quanto vorrai essere.
PIPPA. Mi maraviglio, mamma, che voi non teniate scola addottorando la gente in così fatte galantarie.
NANNA. Io ho una parte in me che rifarebbe una imperadrice, io non son boriosa: era ben già , Dio mel perdoni. Ma non perdiam tempo: e impara a corrucciarti e a far pace con i tuoi seguaci come io ti insegno; e non ti paia troppo lungo libro questo che io cerco che tu sappia a correlingua: perché il puttanesimo ha tanto ingegno che, senza maestro, in otto dì sa molto più che non si pò sapere; or pensal tu se trasandarai avendo la Nanna per guida.
PIPPA. Purché sia così.
NANNA. Così sarà , non dubitare. Corrucciati con grazia, Pippa: fallo in un certo andare che ognuno ti dia ragione. Se l'amico tuo ti prometterà Roma e toma, statti spettando la promessa un dì o due senza fargliene motto; passato mezzo il terzo dà gli un bottoncino; ed egli: "Non ti dubitare, che vedrai e basta"; e tu mostrati allegra ed entra in ragionar del Turco che dee venire, del papa che non crepa, de lo imperadore che fa miracoli, e del Furioso e de la Tariffa de le cortigiane di Vinegia, che dovea dir prima; poi lasciati cadere il mento in seno e ammutisce in un tratto, e pensa e ripensa un pezzo; e levandoti suso, dì con voce fioca: "Io non l'arei mai creduto". In questo mi par veder lo indugia-presenti dirti: "Che ci è di nuovo?"; e tu a lui: "Dove foste ier sera?"; e senza volerne altra risposta, fuggiti in camera e serratici drento; e s'ei picchia, lascialo picchiare; s'egli abbaia, lascialo abbaiare: che io per me gli darò sempre il torto, e giurando gli affermarò che ti è suto detto che viene a spassar teco il martello che egli ha con la tale. E son certa che se ne andrà giù per la scala bestemmiando e negando; e volendo ritornar ivi a un pezzo, o allotta o il dì che viene, fagli risponder che hai da fare o che sei accompagnata.
PIPPA. Sì, sì: la pace si farà col portarmi la promessa a doppio.
NANNA. Ora sì che io son certa che tu sarai tu con altro viso che io non sono stata io. Attendimi pure: usa anco una foggia di corrucci fatti con la tua pasta, cioè corrucciati teco medesima nel più bello del motteggiare, e acconciati là con la palma a la guancia.
PIPPA E perché questo?
NANNA. Per far che egli, che non pò star senza te, venga a te dicendo: "Che griccioli son i vostri? sentitevi voi male? mà ncavi niente? parlate"; e ti darà del voi per placarti. E tu rispondi "Deh lasciami stare, io te ne prego orsù, levamiti dinanzi levati de qui, dico, che sì, che sì tu cerchi rogna", dandogli sempre del tu per parer di prezzarlo poco. E ciò farai perché egli ti toccarà per farti ridere: le quali risa fa che non ti scappino dal volto né dagli occhi se non ti dà qualche cosa; e dandotela, a sua posta s'ei dice che anco i bambini si corruccino fuor di proposito e fanno la pace daendosigli de le cucche.
PIPPA. Queste son favole: io vorrei che voi mi dicessi come si fa la pace con uno assassinato, poniam caso, da me o io da lui.
NANNA. Io tel dirò: s'avviene che lo assassinamento venga dal canto tuo, come si dee arcicredere che venga, china le spalle e parla onesto, dicendo con ognuno: "Io ho fatto da giovane e da pazza e da trascurata femina, il diavolo mi accecò, io non merito perdonanza; e s'Iddio mi scampa di questa, mai più mai più esco dei suoi comandamenti"; e levando il turaccio al tino de le lagrime, piagni più che se tu mi vedesse fredda ai piedi: che Iddio me ne guardi e conduca a tale chi mal ci vuole.
PIPPA. Amen.
NANNA. Lo schiamazzio e il pianger che tu farai gli sarà riportato a staffetta, perché un tale ti tien sempre le spie: e chi gliene raccontarà con lo aggiugnerci qualche cosetta del suo, lo farà mutar fantasia; e benché giuri di mangiars...
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