[Pagina precedente]...ognava di riscontrare lo spirito di suo padre ne l'altro mondo; e già le pareva che, in presenzia de l'anima de la madre, le dicessi: "O Cielo! o abisso! ecco colei che mi spogliò quella carne con la quale io la vestii".
PIPPA. Io son commossa.
NANNA. Non ti sbigottire anco. Ella sentendosi sospignere da mano crudele, alzò la boce dicendo: "O voi che rimanete doppo me, scusatimi con chi è e con chi sarà , che io errai più d'ogni altra per amare più d'ognuna"...
Così detto, i gridi intronarono il capo a l'aria, ed ella: "Oimè Pippa! oimè figliuola! Un coltello, olà , presto, tagliatele gli aghetti, acqua da spruzzarle nel viso, aiutatemi a porla in sul letto". A cotal rimore due fanti che aveva la Nanna, riebbero la Pippa: la quale venne meno ne lo scagliarla giù de la torre con le parole, come una che non pò sofferire il sangue uscito de le reni ai Genovesi, la notte del venardì santo, quando che drieto al crocifisso si conciano male con la disciplina. Ma ritornata in sé, la Nanna, per non darle più alterazione, non le finì la novella contata in punta di pantufole: che ben sapeva dire, quando le toccava il grillo; e mentre faceva portare da confortarsi, ecco la Comare e la Balia che tempestano la porta a scigurtà ; e aperta che fu, vennero suso; e fatte le abbracciate con lei e con la figliuola, disse la Comare: "Noi vogliamo, Nanna, domani che è mezza festa, e più tosto si guarda che no, venire a goderci il tuo orto; e ho caro che tu intenda se io metto in su la buona via la Balia, che vuol darsi al ruffianesimo". "Appunto costì ti voleva io" rispose la Nanna, "e spiacemi fino a l'anima che non aviate sentito ciò che ieri e oggi ho racconto a Pippa mia del suo saperci esser puttana, e circa i tradimenti che a le puttane e a l'altre fanno gli uomini; e sì come io non ho pare (e nol dico per vantarmi) ne l'arte cortigianesca, così tu non hai chi ti stia a petto ne la ruffianesca: sì che venite a ogni modo, perché la mia tata, la mia putta, la mia pincina oda; e odendo impari, non a ruffianare, ma a sapersi reggere con le ruffiane". Non si disse né rispose altro fra loro; ma vennero secondo l'ordine, e assettatesi a sedere sotto il pesco, a la Comare toccò lo stare in mezzo de la Balia e de la Nanna, e la galante Pippa al riscontro de la Comare. In questo una pesca grossa, la quale sola era rimasa nel pesco, cadde in sul capo de la Comare; onde la Balia disse ridendo a più potere: "Tu non puoi negare che il farti dar le pesche non ti sia piaciuto"; "Cotesto no" rispose ella, "anzi in quelle poche o assai volte che mi son sute date, mi è parso andare a la giustizia; ma se i denari fanno e ponno il tutto, che miracolo se ci fanno voltare in là ?". Doppo le risa che ivi si fecero per la caduta de la pesca, la Pippa a bocca aperta si recò ad ascoltare in un modo che pareva che si volessi ber con le orecchie le parole de la Comare; le quali cominciarono...
Fine de la seconda giornata.
IN QUESTA TERZA E ULTIMA GIORNATA
DEL DIALOGO DI MESSER PIETRO ARETINO
LA COMARE ESPONE A LA BALIA
PRESENTE LA NANNA E LA PIPPA
IL MODO PER RUFFIANARE.
COMARE. La ruffiana e la puttana, Balia cara, sono non pur sirocchie, ma nate a un corpo: e madonna Lussuria gli è madre, e messer Bordello padre. Così dicano le croniche, ma io credo che la ruffianaria sia figliuola de la puttanaria, o vero che la puttanaria sia uscita del ventre a la ruffianaria.
BALIA. A che fine mi entri tu in cotal disputa?
COMARE. Per la coscia che possa rompere chi ci ha tolto la man ritta: perché egli è forza che la ruffiana partorisse la puttana; e tientelo per certo che così è: e s'è così, non doveria patirsi che ogni puttanuzza fecciosa ci sedesse di sopra ne le feste.
BALIA. O bene.
COMARE. Mi stupisco pensando che Salamone non beccasse di così fatte sottigliezze. Or lasciamo andare, e contentiamoci de la nostra arte, la quale ti farà rinascere nel raccontartela io, e a tempo e a luogo ti farò vedere come la puttana ci rende il nostro onore non se ne avvedendo: e fino ai signori lo confessano con il metterci, quando ci favellano in segreto, a destram patribus. Attendimi pure, e poi mi parla.
BALIA. Eccomi in atte
zione.
COMARE. Balia, io son più che certa di quel che la Nanna qui può avere insegnato a la Pippa, e so che il puttanare non è traffico da ognuno; e perciò il viver suo è come un giuoco de la ventura, che per una che ne venga benefiziata, ce ne son mille de le bianche. Nientedimeno il ruffianare è di più acutezza. Non nego che il diseperarsi da sieme non sia uno di quelli impacci che hanno le mani mentre, nel volersi lavare da se stesse, si danno l'acqua da lor medesime: ma la ruffiana pesca più a fondo de la puttana; e non ci si torca il muso, che tanto è.
BALIA. Chi ce lo torce?
COMARE. Che so io?
BALIA. Par bene a me.
COMARE. Guarda a una ruffiana riputata bontà de le sue vertù e vedrai un medico dei più famosi del mondo: stammi pure a udire, se vuoi che io ti imbocchi la mia sapienzia. Ecco là un medico savio ne lo andare, saputo ne lo stare: parla per lettera, scrive per ricette e fa ogni cosa per punti di seste; onde la brigata corre a lui come corre a me la gente, la quale mi conosce per astuta, per sufficiente e per maestra. Un medico va con scigurtà per tutte le case, e una ruffiana che ci sa essere fa il simigliante; un medico conosce le complessioni, i polsi, i difetti, e collere e le malatie di questo e di quello: e la ruffiana i fernetichi, gli umori, le nature e le magagne di chi si voglia; il medico ripara al mal del fegato, del polmone, del petto e del fianco: e la ruffiana al mal de la gelosia, del martello, de la rabbia e del core de le donne e degli uomini. Il medico conforta, e la ruffiana consola il medico sana, e la ruffiana con il menar l'amica a letto fa il medesimo. La cera lieta del medico rallegra lo ammalato, e la faccia balda de la ruffiana ravviva lo amante e tanto più merita la ruffiana del medico, quanto son più pazzi e più indiavolati i mali d'amore che quelli del madrone. Il medico tocca tuttavia denar nuovi, e la ruffiana ancora, e buon per chi si ammala, se il medico vedesse ne la orina quel che vede la ruffiana nel viso di coloro che vengano a lei per aiuto e per consiglio. E sì come il medico vuole essere motteggero, parlante e pieno di facezie, così la ruffiana non vale se non ha sempre in punto cento novellette. Il medico sa promettere di sanare chi si more de l'altro dì, e la ruffiana pone in isperanza colui il qual s'impicca.
BALIA. Non se ne perde una.
COMARE. Il medico ha di più sorte robe: e queste porta le pasque quelle i di santi, altre i giorni solenni e altre le domeniche, e la ruffiana muta abito secondo non i tempi, ma secondo le persone con le quali si abocca per condurle a chi le spetta. Caso che io vada a parlare a una gentildonna o a una cortigiana ricca, mi vesto da poverina, per muoverla prima a compassione de la miseria mia e poi d'altrui, a le basse di condizione e di robba comparisco inanzi addobbata in su le forge, e ciò faccio per dar credito a me e speranza a loro.
BALIA. Come speranza a loro?
COMARE. Speranza di arricchirsi, parendole io ricca, con i partiti che io gli pongo in mano.
BALIA. Bisogna nascerci.
COMARE. E per tornare a dirti, il medico ha in camera polvere acque, lattovari, erbe, radici bossoletti, scatolini, lambicchi, campane, caldaie e simili ciabattarie; e la ruffiana non pure ha di cotali bazzicature, ma fino agli spiriti costretti da la bugia che le fa giurare di averlo in una verghetta. Il medico, con le sue medicine, cava il tristo e il buono di corpo a lo infermo e la ruffiana, con le sue salle-fare, cava de le scarselle i ducati e i piccioli. Il medico vuole esser di mezza età per esser creduto e la ruffiana di mezzo tempo perché se le dia fede. Ma usciamo al discoperto, e veniamo a lo introibo; e mentre ti discorro gli andamenti ruffianeschi, carpiscigli su: e impara, dai modi che io ho tenuti, i modi che tu hai a tenere.
BALIA. S'io gli impararò, ah?
COMARE. Fra l'altre che io ne ho fatte e farò (pur sanità ), te ne vo' dir una de le fini. Io che ho sempre avuto in costume di fiutar venticinque chiese per mattina, rubando qui un brindello di vangelo, ivi uno schiantolo di orate fratres, là un gocciolo di santus santus, in quel luogo un pochetto di non sum dignus, e altrove un bocconcino di erat verbum, e squadrando sempre questo e quella, e quello e questa, appostol un bel pezzo di polito uomo: una di quelle persone le quali prima lascerebbono il mangiare e il dormire che alcune feste senza vigilia, come saria a dire San Giuseppe, San Girolamo, San Giobbe e San Giovanni Boccadoro. Costui era di .XXXVI. anni o de la via, vestito bene e onestamente; e per quello che io ritraeva da lo onore fattogli da le brigate, era dotto dotto; aveva una barba lunga, nera e lucente come uno specchio. Né ti credere che egli gittasse via le sue parole, né i suoi sguardi: anzi, arrecatosi a canto a l'acqua santa, coi cenni del capo rispondeva ai saluti, e con alcuni sorridimenti savi; e guardando le belle, il faceva con un modo che non se ne accorgeva quasi veruno: e quando costei o colei intigneva la punta del dito ne la pila spruzzandosela nel viso, lodava la mano de la donna con certa maniera che la faceva passar oltre ghignando e porsi in luogo da poter vederlo ne l'aspetto. Alcune volte si fermava in un piè, e con atto sodo e gentile ricoglieva i suoi ciglioni ne la sua frontona matura; e stato così un credo, rasserenava l'aria de la sua faccia con una grazia, Balia, che imbertonava fino a lo spargolo de l'acqua benedetta.
BALIA. Me lo par vedere.
COMARE. A costui deliberò farne una la tua Comarina: e gliene fece come io ti diraggio, suora. Egli non usciva mai di chiesa se non la vedeva spazzata d'ogni feminuccia che vi fosse: e in San Salvadore era lo sforzo del suo stare. Onde io lo affronto una mattina che egli aveva fatto un grande uccellare a non so chi e affrontandolo fingo di coglierlo in cambio, e con boce bassa e con volto lieto gli dico: "La Signoria vostra non si parti, perché ho pur fatto tanto che quella la vedrà e vorebbe bene essere altri che voi a mettermi a così strani pericoli". Il valente uomo sentendomi dir così credendosi al tutto che io l'avessi fallito, come pratico non si guasta, anzi con bocca ridente mi risponde: "Voi non fate piacere a persona ingrata". Intanto il suo core comincia a salticchiarli in seno, e quel tremare per la dolcezza del piacer che si spetta di godere, già gli impaccia la lingua, e il colore de la faccia tornatagli in un tratto bianca e rossa. In questo io trotto a l'uscio, e affigendo il guardo in suso, veggo comparire un puttaninuzzo da venti soldi il quale, secondo la mia commessione, veniva a la chiesa.
BALIA. Che pratica.
COMARE. Come io lo raffiguro, accenno il messere, e gli dico con mano "Eccola"; ed egli si abellisce la barba con le fregagioni de la palma, e pavoneggiandosi tutto, acconcia la persona in su le gambe e spurgasi; e io ne lo appressarsi la ninfa a la porta gli raddoppio i cenni; e nel suo entrare in santo, gliene mostro con uno alzar di capo, e mi ritiro drento, appunto quando ella si lascia cadere il guanto: e nel voler ricoglierlo, finge una bella disavvertenza.
BALIA. Dimmela.
COMARE. Ella nel pigliare il guanto prese anco la veste da basso e scoprì tanto di gambettina che il falcone senza cappello le vidde la calza turchina e la pianelletta di velluto nero: di modo che la pulitezza de l'una e de l'altra lo fecero sospirar di lussuria. Ma ecco che ella si inginocchia sopra la predella de l'altar grande, e io mi movo; e mirandomi tuttavia intorno e facendo vista di non volere esser veduta, mi accosto a lo amico, e dico pian pian piano: "Venite a darle due occhiate con destrezza intanto la sua fante farà la guardia a la porta".
BALIA. Ah! ah!
COMARE. Il gentiluomo mi ubidisce; e tosto che si ebbe rassettato i vestimenti in sul dosso, spiegò uno andar nuovo, il qual dava tre passi al ducato, due sputi al giulio e uno sguardo al quattrino; e dipignendosi il viso, gli...
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