[Pagina precedente]...le lo anello e a menarsela a casa; e il nome era più tosto che non la sposasse altrimenti che sì, cavandosene la voglia come si usa oggidì: e te ne contarei assaissime de le tolte da chi se ne innamora per cotal via, e stucchi che ne sono, le piantano là senza darle pure un pane. La cosa si condusse a termine strano; e l'uomo che ne spasimava, credendosi insignorirsene a fatto, trovò una malizia, de la sciocchezza de la quale si saria vergognato un milanese e un mantovano.
PIPPA. Buono.
NANNA. La pazzia fu che tenne per fermo d'inturbolare la fonte de lo sposalizio e far sì che il marito, intendendo il suo esser mezza puttana e mezza donna da bene, la gittasse via; e gli veniva fatta se l'amor del marito non poteva più di quel de l'amante: non che ella gli volesse meglio, che, avendolo amato più de l'amante, non gli averia poste le corna; ma la paura del baston de la madre la trabalzò a suo modo. E così, ferneticato una notte sopra tal partito, mandò per il gramo donno novello, e gli spianò ogni cosa; e per fargli meglio toccar con mano la verità , gli disse fino a un minimo pelo, a un piccolo bruscolino, a un solo segnetto che ella aveva sotto panni; e di mano in mano, ogni parola, ogni corruccio e ogni pace di lui e di lei; poi venne a le cose che le aveva donate, e nominogliene tutte a una a una: onde il dolente cadde morto standosi anco in piei; e stendendo il collo, simigliava la nostra scimia quando faceva i visacci; e diventato di sasso trasognava, rispondendo senza proposito "Ah? Eh?"; e dando il sì per no e il no per sì, stralunando gli occhi e sospirando forte, si lasciò cadere il mento in seno: e le sue labbra parevano incollate insieme. A la fine tremando pel freddo de la gelosia, staccò le parole; e con un di quei ghigni che fa chi si giustizia per parere animoso, disse: "Signore, anche io, giovane come sono, ne ho fatto la parte mia; ma vi giuro per questo battesimo che io tengo in capo", e ponendoci la mano cercava per il cimiere, "che non la voglio: ella non è mia moglie, e mente per la strozza chi lo vuol dire", e lo innamorato, galluzzando, gli diceva: "Tu sei uno uomo di quelli che non si trovano; e val più l'onor che tu apprezzi, che una cittade; né ti mancaranno mogli: lascia pur fare a me".
PIPPA. PÃ rti che il poverino l'avesse colta?
NANNA. Egli, per cagione del subito sdegno preso col mal far de la moglie, mostrava una allegrezza posticcia; e dicendo "Io mi vo' governar da vecchio", fu portato, non sapendo da quali piedi, a casa di colei che gli aveva fatte le fusa torte: e pensati che le disse quello che direbbe ognuno che fosse stato ne lo esser suo. Ma le lagrime de la assassinata, i gridi e gli scongiuri, lo abarbagliarono in un tratto: e portate uova fresche confortò lei che, gittatasi nel suo letticciuolo, pareva che si volesse uccidere; e perché il gentiluomo aveva detto di averla avuta prima di lui, e il beccarello credendolo, la madre se gli voltò raitando, e con dirgli "O nol sai tu se l'hai trovata vergine?", lo ammutì: come fosse una gran manifattura il ristringerla e il farle far sangue.
PIPPA. Me lo avete detto.
NANNA. Io non ti vo' dire altro: il pane-e-uva, tosto che si avvidde di avere i grandi per rivali, non pure
la refutò, ma menatosela a casa, fece le nozze; e ci ebbe a morir suso, tante volte gnele fece; e vendendo alcuni stracci che aveva, si fece una vesta nuova acciò che ella gli portasse l'amore che egli portava a lei.
PIPPA. Adunque il dirlo al marito, per la qual cosa la tolse, fu il suo bene.
NANNA. La cosa durarà poco; perché il più de le volte, e quasi sempre, le donne prese per amore e senza dota capitano male: perché l'amor di chi corre a furia a tòr moglie per rabbia amorosa è come il fuoco che abbruscia il camino, il quale fa un rimore da sbigottire il Tevere, e poi si lascia spegnere da due conche di ranno; e a la fine il non aver mai una ora di bene è il manco mal che elle abbino: rimbrottoli, pugna, calci e bastonate in chiocca; son serrate in camera, son confinate in casa, né son degne pur d'andare a confessarsi, e guai a le lor spalle se si facessero a la finestra. E se elle hanno cotal vita non errando, come credi tu che l'abbia colei il marito de la quale si è chiarito dei puttanamenti suoi?
PIPPA. Pessima, non che trista.
NANNA. Vado pensiereggiando a le trafolarie che gli uomini hanno per mezzane quando vogliono tradir le donne credule; e son baie quelle che dicano che noi sapiam finger divinamente. Ecco là , appoggiato a l'altare d'una chiesa, un gabba-femine; eccolo che cade tutto con la persona inverso colei adocchiata da lui: già odo i sospiri tratti de l'armario de la sua finzione. Egli è ivi solo, per parer d'esser segreto, e attende solamente a far sì che la uccellessa gli presti gli occhi; e nel vagheggiarla si abandona con la testa indrieto, e mirando il Cielo, par che dica: "Io son morto per colei che è uscita di mano ai tuoi miracoli"; e ritiratola suso, con il rivolgerla di nuovo a lei, vedi alcune soavità di faccia, alcuni affisamenti di sguardi troppo ben cavati di pugno a la lor traditoraggine. In questo comparisce un povero, ed egli al famiglio: "Dà gli un giulio"; e il famiglio gliene dà .
PIPPA. Perché non un quattrino?
NANNA. Per parere di esser liberalissimo e d'avere il modo di spendere.
PIPPA. Che cosa.
NANNA. E non comandano ai servidori, quando sono uditi da coloro con le quali fanno a la civetta per cogliercele, con boce rubesta né con viso altiero, come usano di fare in casa; ma con quella piacevolezza che farebbono favellando con chi gli è compagno: e ciò fanno per acquistar nome di gentili creature, e non di terribili bestiacce.
PIPPA. Cani.
NANNA. E come comprano a peso d'oro una sberrettatina che gli è fatta da chi passa.
PIPPA. Che giovamento gli fanno le sberrettate?
NANNA. Gli dan credito appresso la dea, che vede apprezzarlo; e in quel suo rendere onor di capo a le brigate, scolpiscano nel viso con lo scarpello de la finzione una cera la quale par che gli proferisca a ognuno.
PIPPA. I maestri son loro.
NANNA. Quando entrano in ragionamento con alcuna in presenzia di coloro per via de le quali disegnano contentarsi, cicalano con quella grazia e con quella galantaria che mostra colui che vuol convertirci ne la sua amicizia; e nel più bello del dire si rizzano suso andandosene in sala, dando agio di parlar de le sue dabenaggini a le aggirate.
PIPPA. Và e nascici donna, và .
NANNA. Partiti di dove par che sia il lor paradiso dicano a chi gli sta aspettando: "Che ruffianacce, che caccia-diavoli; pà rti che elle corrano al fischio?"; e ritrovandosi in ciancia con altri posti in parlamento di dame, subito gli cade di bocca: "Io ho avuto stamattina a la messa lo spasso degli spassi: madonna tale si stava in orazione, e io ho finto l'amore seco; che vacca, che puttanaccia: io le voglio cavar de le mani certi soldi che ella ha, e poi bandirlo per le piazze".
PIPPA. Bello.
NANNA. Almen quando una puttana strazia costui e colui, si dee ametterle la scusa: perché lo fa per farsi grata a questo e a quello; ma a chi sodisfa il treccolare d'un uomo che vitupera una feminuccia dinanzi a le brigate?
PIPPA. A la coscia che possin fiaccare sodisfanno.
NANNA. E perciò fatti savia, se vòi corcegli senza che ti ci colghino. Sì che becca su quest'altra. Uno (mi vien voglia di dirti chi) fece si pò dire andare un bando, come egli vorria trovare una giovane di diciotto o venti anni al più, per menarla a goder seco de la felicità ne la quale l'aveva posto il re di Sterlicche; e che, quando ella fosse di quelle che oltra a qualche bellezza avesse alquanto di governo, farebbe tal cosa per lei, e basta: accennando quasi di torla, passato un poco di tempo, per moglie. Tosto che la trama si intese, le ruffiane cominciarono ' andare in volta: e bussando la casa di questa e di quella, appena potevano contare la ventura loro, si le tritavano l'aver caminato in fretta. Onde ognuna si rincriccava, credendosi esser quella che il signore desiderava; e accattata impresto o tolta a tanto il dì una veste, una gorghiera, o simil bazzicature da ornar donne, tutte oneste trottavano inanzi a le conducitrici loro. E comparite al cospetto de la Signoria sua, doppo la riverenzia, sedendo là davano d'occhio a lui: che mentre con uno stricatoio d'avorio si abelliva la barba, fermatosi su le gambe con gagliardia, scherzava col servidore che gli leccava il saione, le calze e le scarpette di velluto con la spelatoia; e fornito di assettarsi, dato uno scapezzone al famiglio pian piano, acciò che la schiattoncella venuta ivi per diventargli sposa giudicassi, col zurlar con lui, qual fosse la dolcezza de la sua piacevol natura...
PIPPA Eccoci pure a le nostre.
NANNA. ...levatosi a la fine da cotali canciarelle, manda fuore ognuno, salvo la vecchia e colei che si credeva inghiottir la imbeccata; e sedendogli in mezzo, comincia a dire l'animo suo: e come gli piaceva l'aria de la fanciulla, ma che non vorrebbe ritrosarie in casa né cervelline, e che in due dì dicesse: "Io me ne voglio andare, e non ci staria chi mi pagassi". A questo si leva suso la vecchia, dicendo: "Signore mio, costei è una erba tagliata e un pesce senza lische, e le sue vertù si sgretolano in bocca di coloro che le assaggiano; e se la togliete, gli altri che cercan donne buone e belle ponno menarsi l'erpice; e non credendo a me, potete dimandarne il nostro vicinato, il quale si è dato a piagnere sentendo il suo doversi partire: ella è la pergamena de la conocchia e la conocchia de la pergamena, il fuso del fusaiuolo e il fusaiuolo del fuso; io vi dico che ella è la invoglia e la bandinella attaccata presso a l'acquaio ne la quale si ripongano i coltelli, i pezzi del pane e i tovagliolini che si levano di tavola, oltra che ci si sciuga le mani".
PIPPA. Vecchia saporita, tu sapevi pur vantarla.
NANNA. Così diceva la madricciuola; intanto egli razzolava con due dita fra le sue pocce, e con un risetto che teneva di sogghigno diceva: "Sète voi sana de la persona? avete voi rogna o altro difetto?"; e la vecchia rispondeva per lei e lui: "Toccate pure, sfibbiatela di grazia: rogna, ah? difetto, eh? Ella è sana come una lasca, e le sue carni son più nimiche de le bruttezze che non è ella degli sgherri; e vi so chiarire che con le seste si misurano le cose sue, e fa per voi come il trepiei per la tegghia dai migliacci; e sapiate che io non vi stropiccio con le muinelle perché la togliate, né per piluccarvi covelle: che certo i miei bicchieri non son da rinfrescatoio, e posso andare in sui tegoli e in su le lastre del tetto senza peduli".
PIPPA. Che lingua.
NANNA. Ella è la lingua del suo paese; e se vòi dir la verità , ti pare udir una di quelle vecchiarelle dal tempo antico, le quali favellano a la buona e come si dee.
PIPPA. Voi l'avete.
NANNA. Vedrai pure che ritornarà l'usanza de la favella di prima, perché anco del vestire è ritornata: e incaparbischisi pur chi vuole, ecco le maniche strette hanno sbandite quelle a gonzi, le pianelle non son più alte come i trampoli; e i telai de le favellatrici non vogliono più né ordire né tessere gli anfanamenti loro: perché son cruscate, fiori vani di sucini verdacchi, e meritarebbono di esser poste in un truogo dandole a succhiare ai porci come beveroni. Che forgia di chiappole, che tignuole, che trafalcione son quelle le quali abbaiano con le favelle nuove! Or lasciamo andare. Il Signore ha maneggiato pelle pelle la colei, e rivoltatosi a la vecchia, le dice: "Madre mia, quando ve ne contentiate, la faciulla si restarà qui con mia sorella"; e ciò diceva forte, perché la sirocchia da canto del cantone l'udisse; e col venir drento, pigliando la mezzana per mano, la sforzasse col pregare a lasciarla. Ed ella, racquetata con una favola, andava via: e così la sciocca, sfamato di se stessa lo stallone, con un grembo pien di ben-faremo se ne ritornava donde si partì.
PIPPA. Che poltroneria a non la pagare almeno.
NANNA. Sai tu, Pippa, ciò che pareva la casa del tradisce-femine tosto che si sparse il nome dei gran partiti, i qu...
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