[Pagina precedente]... occhi, le gote e la bocca de la vaghezza dei sogghigni e dei sorrisi, nel passare inanzi a lei, per poterla veder meglio si fermò alquanto: ma con una galantaria che non parse per conto di vagheggiamento; e l'amica, copertasi col ventaglio solamente la guancia manca, consentì che egli le guardasse il resto a suo piacere. E così, andato due o tre volte in su e in giù, furò con gli occhi una particella de le sue non troppo belle bellezze; e io, recatami doppo una colonna lo chiamo col cenno, e venuto a me gli dico: "Be', che ve ne pare?"; rispose egli: "Me ne pare veramente bene, ma io non la posso né ho potuta mai vedere a mio modo"; "Orsù" gli spiano io, "io voglio che vostra Signoria la vegga, e forse tocchi, da buon senno; ed escane ciò che uscir ne vuole, che, purché vi contenti, mi basta: il suo marito è andato a la Magliana, e non tornarà fino a vespro, e perciò venitici drieto bellamente; ma avvertite che non sto più a la casa di prima, e ieri mutai massarizia: e ne lo entrare dove noi entriamo fate che non se ne accorga veruno". Balia, a la fede bona che il gratia agamus appena mi arìa saputo ringraziare come ringraziò egli il mio dire "venitimi drieto"; e udendo quel "fate che a lo entrarmi in casa non siate veduto", dimenò il capo quasi dicesse: "Che, bisogna dir ciò a un par mio?".
BALIA. Io veggo lui, veggo te, veggo lei e la fante sua con tutti gli andamenti.
COMARE. Ora io esco di chiesa, e accennata madonna cattiva pessima, mi risponde col diguazzar de la testa che non vuol venire: onde io vado a lei e con le mani in croce, e col viso al cielo e col collo torto, faccio le viste di scongiurarla e di pregarla che venga; e si dee credere che il corrivo rinegasse la cresima in quel suo scontorcersi, e che il core gli morisse nel corpo come a uno al qual cade di mano una gioia che si pò rompere. Ma riebbe il fiato nel modo che lo rià colui che, destatosi, trova bugiardo il suo sognar di capitar male, nel vederci avviare inverso casa mia; e tenendoci drieto, era cosa da ridere a vederlo porre le punte dei piedi ne l'orme le quali pensava che avessino fatte le pianelle di madonna stucca-al-primo.
BALIA. Che pazzie.
COMARE. Noi siamo già a casa: io apro l'uscio, e ne lo entrarvi guardo le finestre dei vicini acciò che non ci veggano, e tutta paurosa ne la apparenza, ma tutta animosa nel fregargliene, sto doppo la porta; e tiratolo drento, sospiro, tremo e mi ristringo in me stessa, con dire: "Guai a me se si sapesse, almen fossi confessata per i casi che potessero intervenire"; "Appunto" dice colui il qual si credeva sballar seta spagnuola e poi vantarsene con tutto il mondo, "non ci è pericolo: e quando ben ci fosse, chi credete voi che io sia?"; "E nol so io?", rispondo io; "E perciò state allegra". Tu vai cercando: egli si condusse ne la mia camera seco, e olà la intentazione de la carne gli spuntava fuor de la brachetta: onde le mani prosuntuose più che quelle dei preti e dei frati, volevano far le ricercatine non pure nel petto, ma sub ombra alarum tuarum (diceva la insegna de la speziaria del Ponzetta, stitica, medicastra e tisica memoria). In questo io, che stava a la vedetta come una spia di quelle che son cagione di far tòrre, per via de la contumazia, una stomana di tinello al povero servidore, entro drento, e ne lo entrare affiso gli occhi ne la faccia del galante signore, e allargando le braccia levo le palme in alto e grido pian pianino: "Oimè, disfatta a me, trista a me, sciagurata me; io sono spacciata, io son morta, io sono in conquasso". Se tu hai a le volte posto mente a la gatta quando, ne lo stender la zampa per grappar qualcosa, le giugne sopra col "gatti, gatti" una bastonatina ancora, onde ella, spiccato un saltetto, si rannicchia sotto il letto, vedi lui tutto sospeso in se stesso per non intendere la cagione del mio lamento. E io: "Adunque vostra Signoria, a me che l'ho colta in iscambio, ha usato questo termine? deesi far così a una femina? di grazia, andate dove vi piace e, andandovene, promette
mi di non aprir bocca, perché, perché...", e volendo dire "sareste la mia disfazione", fingo di nol poter dire bontà del pianto che io seppi farmi scoppiar dagli occhi.
BALIA. Tristo a chi non ne sa.
COMARE. Tosto che egli intese il perché io mi disperava, alzò la sua cerona ridentemente dicendomi: "Orsù, io non son quello, ma da più di mille pari suoi; e ho il modo a spendere e a spandere quanto uomo che sia; e non son trombetta del disonor di niuna, anzi più secreto che i luoghi i quali nascondono i tesori: e perciò, madonna mia, non vi tormentate per la ventura che vi è corsa a dosso; e quando saperete la qualità mia, benedirete il vostro scambiarmi da chi si sia". Io a cotal conforto mi riscuoto un poco, e acquetati tutti i conturbamenti, dico: "La cera vostra dimostra anche più che non dite, e ogni cosa per il meglio; è ben vero che il grande uomo, dico grande grande, al quale l'aveva promessa uno anno fa, le portava un bel presente".
BALIA Tu lo toccasti nel bel presente per farlo uscire, eh?
COMARE. Se ne avvederieno le tope cieche. Orbene: egli, doppo il promettermi Montemari e la sua croce, si avventò a la mucciaccia (disse don Diego), e io, tirato l'uscio a me, ficco il lume d'uno occhio ai fessi: e veggo balenare le lingue come le spade di filo di coloro che schermiscano per giuoco; e vistole ora in bocca a lui, ora in bocca a lei, masticava non altrimenti che se quella d'un mio bertone fosse stata ne la mia, o veramente la mia ne la sua; e nel vederle alzare i panni trassi un sospiro di quelli del sacco. Ma era pur dolce, era pur bello a vederla chiappeggiare e cosceggiare da la mano morbida de la sua Signoria: oh che soavi paroline gli sdrucciolavano fuora de la sua sapienzia! Intanto fra Bernardo picchia la porta del convento, la quale senza molto tempestarla col battitoio gli fu aperta: onde egli entrò drento urtando con la testa per ogni cantone e sfuriando da balordo; mentre la ben contenta, stralunando gli occhi, soffiando e menando, faceva smusicar la lettiera. Eccogli fermi, ecco che han fatto.
BALIA. Non dici tu che ella è carne d'Isdraù, che chi ne mangia una volta non ne vuol più?
COMARE. Io ti ho detto che ella era robba da quattro soldi, ma gli parve bona bontà del mio averla a menare ad altri, e che io non dico bugia il testimoniano tre ducati di papa Nicola, muffati e rugginosi di quel verde che s'impone ne l'oro incassato dagli avaroni, i quali le ficcò in pugno con dirle: "Doman da sera vo' che dormiamo insieme"; e ci dormiva se il diavolo non ci si metteva di mezzo.
BALIA. Come di mezzo?
COMARE. Partito che egli fu di casa mia, trovò un suo amico il qual gli disse: "Donde domine venite voi? E chi vi averia mai creduto incontrar qui? Certo certo la Comare ruffa vi dee aver messo in sui salti". Altro non accade, Balia: egli fu informato del fatto mio di sorte che, come savio dandosi a ridere, confessò con che laccio io l'aveva preso a la trappola.
BALIA. Ah! ah! ah!
COMARE. Grande animo, anzi grandissimo, bisogna che abbia una ruffiana: eccone una ragione militaria. Se l'uomo burlato da me fosse stato un di quelli "puttana nostra vostra", io toccava de le stacci-queta, e il rendere i ducati indrieto era la minore: e perciò è forza di armarsi di una lingua che tagli, d'un core che si arrischi, d'una prosunzione che penetri, d'una faccia sfacciata, d'un passo che non si stracchi, d'una pacienzia che sopporti, d'una menzogna ostinata, d'un sì zoppo e d'un no da quattro piedi. Il ruffianare, oh! oh! oh! non si dubiti del suo sapere, perché terrebbe a scuola i maestri degli studianti; e non è ciancia che ne la scuola de la ruffiania si sono addottorate le sibille, le fate, le streghe, le fantasime, le negramantesse e le poetesse.
BALIA. Crédetelo.
COMARE. Lo ingegno de le ruffiana si potria laureare, e canonizzare, e stampar per tutto; e ho letto la Bibbia, madonna sì che io l'ho letta, e non pure i Giudei, ma le sinagoghe loro hanno taciuto quando io gli ho fatto vedere che le ruffiane saccomannarono il cervello di Salamone: or pensa se missero l'unghie nei suoi denari.
BALIA. Io ho pur visto dipinto in una sargia verde, anzi rossa, venuta da Fiorenza, come Salamone, nel far vista che si spartisse il figliuol vivo, comandò che se ne desse mezzo per uno: onde conobbe, bontà di colei che disse "Abbiaselo tutto", la madre del morto.
COMARE. Salamone ci fece star salda una puttana, e non una ruffiana.
BALIA. Puttane furono, tu hai ragione.
COMARE. Bella industria è quella d'una ruffiana che, col farsi ognun compare e comare, ognun figliozzo e santolo, si ficca per ogni buco. Tutte le forge nuove di Mantova, di Ferrara e di Milano pigliano la sceda da la ruffiana: ella trova tutte l'usanze de le acconciature dei capi del mondo; ella, al dispetto de la natura, menda ogni difetto e di fiati e di denti e di ciglia e di pocce e di mani e di facce e di fuora e di drento e di drieto e dinanzi. Dimandale come sta il cielo, lo sa così bene come il Garico strologo; e lo abisso è tutto suo: e sa quante legne vanno a far bollire le caldaie dove si lessano le anime dei monsignori, e quanti carboni si lograno ad arostire quelle dei signori, no per altro che per esser messer Satanasso suo compare. La luna non iscema e non cresce mai senza saputa de la ruffiana, e il sole non si leva e non si colca senza licenzia de la ruffiana: e i battesimi, le cresime, le nozze, i parti, i mortori e le vedovanze sono al comando de la ruffiana: e non accade mai una di cotali cose che la ruffiana non ci abbia un poco di attacco. Con tutte le persone che passano per la via, la ruffiana si pone a cicalare: né ti parlo di quelli che salutano col capo, coi cenni, col gombito e con gli occhi.
BALIA. Io la piglio pel verso, e so che vuoi che io sia tale. Segue pure.
COMARE. S'intoppa un birro, gli dice "Da paladino ti portasti ieri nel pigliar quel ladro"; imbattendosi in un mariuolo, si gli accosta a l'orecchio con dirgli "Tagliale destramente", dà di petto in una monica, e le fa di capo dimandando de la badessa e dei digiuni che fanno. Ecco che vede una puttana, e fermatasi seco, la prima cosa le dà del "Voi sète più bella che mai" ne la testa. S'incontra uno oste, dicegli "Trattate bene i forestieri"; a uno spenditore, "Comprate buona carne"; a un sarto, "Non robbate il panno"; a un fornaio, "Non abbrusciate il pane"; a un fanciullo, "Tu sei fatto uno omicciuolo, impara bene"; a una bambina, "Tu vai a la maestra, eh? Or fatti insegnare il punto incrociato"; a quel de la scuola, "Date le palmate e i cavalli con discrezione, perché dove non son gli anni non ci pò essere intelletto"; a un converso, "Adunque voi dite la corona in cambio de lo uffizio: che, non sapete leggere?"; a un contadino, "Sarà uguanno buona ricolta?"; a un soldato, "Sì che Francia farà de le sue?". Ecco ella incontra un servidore, e dicegli "Il tuo salario corre; hai tu troppa fatiga?", e "Il tuo padrone è strano?". Eccola dimandar un chierico s'egli è a pìstola o a vangelo. Trova un furfante, e a un tratto gli fa squillare le sette allegrezze. Eccoti che dice a un fraticino "Non risponder sì forte a la messa" e "Non accendere il cero se non quando si leva il Signore, perché costano troppo". S'abocca con un vecchio dicendogli "Non mangiate aceto per amor de la tossa"; poi gli entra a dire "Ricordivisi quando...ah?". Vede un garzonetto, e dice "Dà lla qua, perché tua madre e io fummo carne e unghia; quanti basci e sculacciate che io ti ho date! due anni a la fila sei dormito ai miei piedi, e mi pare ne la tua faccia veder le sue fattezze sputate". Ora ella ha incontrato un giovane e dettogli "Io ho trovato una bella cosetta che se ne contentaria un conte"; appena scorge un romito, che ella gli dice sospirando "Iddio a voi ha tocco il core, e a noi le mondanità "; s'imbatte in una vedova, e si mette a piagner seco il marito che le morrì dieci anni fa; vede uno sbricco, e gli dice "Lascia andar le quistioncelle"; trova un frate, e domandagli se la quaresima viene alta l'anno seguente.
BALIA. O...
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