[Pagina precedente]... portati al collo per gioielli e per pendenti, e ne le medaglie de le berrette: non tanto per la dolcezza che stillano, quanto per le lor virtù. Ecco un dipintore cercato da ognuno solo perché egli schimbicchera in tela o in tavola un bel giovane e una bella giovane, ed è pagato a peso d'oro per fargli di colori: ma essi le fanno vive di carne e si possano abbracciare, basciare e godere; oltra di questo, fanno gli imperadori, i re, i papi, i duchi, i marchesi, i conti, i baroni, i cardinali, i vescovi, i predicatori, i poeti, gli astrologhi, i bravi; e han fatto me e te, che importa più. Sì che un gran torto si fa non pure a mascarargli il nome, ma a non cantargli in sol fa.
BALIA. Questo è chiaro.
COMARE. A lo ammartellato mo'. Tosto che io lo ebbi messo suso con la cacatura de uccello, mi pigliò la mano, e chiudendomi il pugno mi ci pose un ducato: e io con quello "non bisogna, so' per fare altra cosa per vostra Signoria" che usano dire i medici e le ruffiane, le intasco; e voltatomigli con miglior fronte di prima, gli dico: "Vi prometto e giuro di farne ogni opra". Ma al mio "forse" e al mio "ma" egli si imbianca con dirmi: "Perché ci mettete voi il forse e il ma?"; "Perché" gli rispondo io, "la trama è dificilissima e pericolosissima"; e nol diceva per burla, e niuna ruffiana ce s'era mai arrischiata, perché aveva un suo fratello soldato che, con la barba e con la spada, averia fatto tremar la state e venir caldo al verno. Ed egli, vedendomi a la fine sfuggir la volontà sua, mi pianta un altro ducato in mano, e io, col "voi fate troppo", lo ripongo a lato al compagno e dico: "Non dubitate, che io ho pensato una malizia grande e utile; non l'ho pensata no, ma vo' pensarla istanotte e la trovarò certo. Sì che ditemi il suo nome, dove sta e di qual casato ella è". Egli mastica assenzio, e si storce, e non si assicura a dirmelo: pur se ne sforza e dicemelo.
BALIA. Spediscela.
COMARE. Adagio, Balia: bisogna contar le cose nel modo che elle si vegghino. Nel sentire io chi era la diva, stringo i labbri, alzo le ciglia, increspo la fronte, e con un gran sospiro cavo i due ducati del tascoccio: gli guardo, gli maneggio, e fo vista di star fra due in rendergliene; ed egli che non gli rivorrebbe, suda. Intanto gli dico: "Signor mio, queste son cose da rovinarci sotto"; e: "Qualunche altra si fosse, in otto dì ve la colcava a canto". Hotti io a dire il vero? un ducatello, che mi rimescolò con i duo primi, mi dedero le mosse: e così gli promessi, e ordinai che passassi il dì avvenire da casa sua doppo vespro.
BALIA. Facesti bene.
COMARE. La fanciulla vedova era per maritarsi, e io il sapeva perché anche nel maritare teneva mano; e perciò tolgo una scatola piena di ricci propio simili ai suoi capegli, e vado subito a picchiarle a casa. E per dirti, io ci aveva qualche domestichezza e ben lo sapeva l'amico, ma finse di non saperlo per il finger che io feci di non ci aver pratica. E picchiando, volse la mia buona sorte che ella propio tirò la corda, credendo che io fossi una giudea per la quale sua madre aveva mandato acciò che le portasse appunto dei ricci.
BALIA. L'uomo s'imbatte in un punto in quello che non è possibile a imbattersi in uno anno.
COMARE. È vero. E messo il piè drento, ella con una allegrezza grande dice a sua madre: "Ventura ci viene, ecco la Comare"; in questo io salgo le scale, e alla madre che era comparsa in cima do mille saluti, e tocco la mano a la figliuola, e tutta affannata mi pongo a sedere riavendo appena il fiato; e stata un poco in riposo, apro la scatola e gli dico: "Madonne mie belle, non vi lasciate uscir di mano questi ricci, i quali arete per un pezzo di pane"; e accostandomi a l'orecchio de la vecchia, dico: "D'una marchegiana furono". In questo ecco non so chi che chiama la madre, e io rimango con lei, e si dee credere che io desse de le cacabaldole a la sua grazia, a la sua gentilezza e a la sua beltà : "Che occhi vivi, che gote fresche, che ciglia nere, che fronte grande, che labbra di rosato" le diceva io, soggiugnendo "che fiato, che petto, che mani", ed ella, dimenandosi tutta rideva. Ma ecco tornar madonna tutta sconturbata: e secondo intesi poi, del suo sturbamento fu cagione uno che venne a sconchiudere il parentado. Ma non mi guastò l'uccellare, perché la vedova mi disse: "Tornate domani, che gli voglio a ogni modo". E io torno, e per esser la madre in segreto con una che voleva rappiccare il matrimonio, ebbi tempo tre ore di starmi con lei, e mi diede merenda. Mi menò in camera dicendomi: "Lasciatemegli pure, che certo gli comprarà ": e io che non cercava altro, gli lascio; e facendosi ella con meco a la finestra dico: "Oh che bella veduta, che strada, Iddio, e forse che non ci passano de le persone a bellezza?"; e mentre ella con gala si stava guardando in qua e in là , io che ho visto lo appassionato mi metto in una risaiuola la più spalancata e la più sonante che si udissi mai, e rido rido rido, e quanto più rideva, più mi apparecchiava a ridere: di modo che la vedova, non sapendo di che, rideva anche ella; e ridendo mi diceva: "Di che ridete voi? Ditemelo, se mi volete bene"; e io rispondendole con "Ah! ah! ah!", la pongo in una voglia di saperlo che arìa fatto farla segnata a ogni donna che ne fosse stata pregna.
BALIA. Che risa saran le tue?
COMARE. Ella pur prega, e io pur rido: e certo, Balia, che la fune la qual mi davano le dolcezze de le sue supplicazioni arìa mosso un di quei traditor ladroni che, stando in su la corda, non si movano per le amaritudini de le minacce del bargello e del governatore; e sì come dal ghiottonaccio non si ritrae se non pianti, così da me non si ritraeva se non risi. Ma io ho detto le bugie.
BALIA. Come le bugie?
COMARE. Non fu il dì doppo, il mio ridere, anzi il terzo: perché il secondo giorno che io ci ritornai, feci sì con bel modo che mostrai colui che, cotto da buon senno, logorava la via con lo spasseggiarci continuamente, senza avergli ella mai dato cura. Perché io le aveva messa la pulcia ne la orecchia non dormì mai la notte per il desiderio di sapere di che io rideva: e non lasciò menda che avesse in sé, pensando che per quella io ridessi; e togliendone il capo a sua madre, le fece non pur mandare ma venir per me: e bussommi l'uscio appunto nel raguagliare l'amante de la figliuola di ciò che io aveva fatto; e perché egli mi vidde con seco a la finestra, mi credette cinque o sei bugiette che io gli dissi in suo favore.
BALIA. Al corrivo dà lli, dà lli!
COMARE. Io che veggo sua madre, con una riverenzia ruffianesca le dico: "La vostra umanità svergogna la mia asinaria, la qual sopporta che una così fatta donna si degni venire a trovare la sua serva in questa casipula", ed ella che stava ammartellata de la figliuola rimasta vedova il primo anno, mi prega che subito venga a lei. Io che mi accorgo che il ridere a la sgangarata l'ha messa in succhio, rispondo: "Ecco, or ora sono a lei", e non vado altrimenti, acciò che ella più abbia voglia che io vada.
BALIA. Non dicesti a l'amico del termine che tu usavi circa le risa?
COMARE. Ben sai.
BALIA. E perché mo' cotali tuoi ridimenti?
COMARE. Perché il mio ruffianare andassi a salvum me fac. Io tremava del fratello: il quale, rade volte, tornava a casa; aveva anco paura che la madre non ci pigliasse malizia; e dubitava che la vedovetta, ne lo entrarle nel suo onore, non mi cavasse gli occhi con le dita. E perciò usava l'arte che udirai.
BALIA. Astuzia vince senno, e senno non vince astuzia.
COMARE. Io andai, ivi a due dì, a trovar colei, infrascando in quel mezzo il suo guasto di foglie di speranza: dico di foglie più verdi che secche. E come le comparisco inanzi, ella mi dice: "Beata chi vi pò vedere", e io: "Figlia e padrona mia dolce, trista a chi ci nasce povera e sventurata; egli bisogna che io mi sputi in su le mani s'io vo' mangiare e bere e Iddio il sa quante volte io digiuno senza boto: ma salvisi pur l'anima, che del corpo non mi curo". La madre, mentre io le diceva mille bugie, era occupata intorno a le faccende del rassetto di casa, onde me ne vado a la finestra e ricomincio a ridere, e rido al solito ed ella corre a me e mi si gitta sopra le spalle, e con un braccio al collo mi bascia e poi mi dice: "Per certo che mi avete messo sospetto con le risa che faceste, e non ho mai dormito le notti passate per la fantasia che mi è entrata a dosso del saper perché così tanto ridere e guardar me e questa nostra contrada".
BALIA. Che aggiramenti.
COMARE. Ecco che passa colui nel dimandarmi che faceva, e io ritornata a le medesime risa, pareva che stessi per iscoppiarne, ed ella: "Deh, Comare, cavatemi d'affanno, non mi tenete più su la fune; deh, ditemi chi vi fa ridere"; io: "Madonna, non ve lo posso dire, non a la fede: che, se lo potessi dire, non me ne farei pregare, non se Iddio mi guardi". Hai tu mai visto un di questi poveri importuni e prosuntuosi più che il fastidio?
BALIA. Hollo visto.
COMARE. Vedi il povero che al dispetto de la carità ti cava la limosina di mano, e vedi lei cavarmi de la lingua la cagion del mio riso. Vero è che io le feci far prima mille giuramenti, e di non farne motto e di non se ne adirare e di perdonarmi; e fatto i giuri e gli scongiuri con quello "il diavolo sia signor de lo spirito e del corpo mio" il qual si suol dire quando alcuno vuol che se gli creda, le dico: "Un goffo goffo e balordo in tentare cose impossibili, ne le altre cose savio e gentile, vedendomi uscir di questa casa (apertami per vostra grazia, non per miei meriti, a tutte l'ore) mi vien drieto; e per essere dei più nobili, dei più galanti e dei più belli de la terra, ebbe ardire..."; e qui mozzo il favellare, e ciò faccio per farla consumare che io il seguiti; e doppo un poco del suo lasciarmi pregare, "...egli ebbe ardire di richiedermi che io vi facessi una imbasciata".
BALIA. O maestra de le scole, e scola de le maestre.
COMARE. "Come che io le faccia imbasciata?" gli rispondo io, "Sono io ruffiana? ed ella è..., ah? Vi staria molto bene che io lo dicesse al fratello; andate per i vostri fatti, andatici dico: se non, ve ne pentirete". Madonna, io vi sono schiava, e so' per fargli veder la bontà vostra e la mia". Ecco arrossarla ne lo averle conto il tradimento mio; e stata così un poco sopra di sé, mi dice: "Non dite nulla a veruno", e io: "I vostri cenni mi sono ubedienzie, ma non ci si pò più stare; è parso a lui, per esser giostratore, saltatore, cantore, componitore, ballarino, il trovator de le forge, il cassettino da le gioie, il cassettone dai denari, che gli doviate morir drieto: pazzo, semplice. Ora vostra Signoria mi renda i ricci, perché la padrona manda o per quelli o per i soldi". Ella non mi torna con la risposta al proposito; ma, rimasa in pensieri, guarda me che, visto il non-trova-luogo passar dal suo uscio, non rido più: ma con un viso da scommunicato piglio un mattone lasciato in su la finestra da la fante, che aveva scacciate con esso le noci, e fo vista di volergli spezzare il capo; ed ella, con un "Non, per l'amor d'Iddio", mi tiene il braccio e sospira, e io dico a me stessa "Io ti ho"; e senza voler più ricci e star più con lei, la do giù per la scala fingendo di avermi smenticata di serrar la porta. E trovato colui che, dubitando di buone novelle e di triste, arebbe voluto aver cento orecchie per ascoltarmi ed esser sordo in un tratto, ma io col farmi lieta in faccia gli diedi la vita. E contatogli il tutto, il veggo sciorre il fazzoletto e darmi i ducati senza contargli, nel modo che al suo procuratore gli dà chi ha la sentenzia in favore.
BALIA. Chi mi avesse detto, due dì fa, "Egli morirà la più savia testa di femina che viva", io credendo che toccassi a la mia mi sarei andata a confessar di subito: ma a te toccava andarvi.
COMARE. A me toccò di ritornar a la vedova: la quale, nel mio contarle le vertù e le ricchezze de l'amico con un modo che pareva si berteggiasse, ci volse l'animo come lo volge uno ai ducati altrui che egli maneggia. E riconduttami a ragionar seco, ricomincio risa più ridicule che mai; e postole u...
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