[Pagina precedente]...ssate, è stimolo alla virtù, ma mentire e fingere le presenti è conforto all'ignavia, e argomento di rimanersi contenti in questa vilissima condizione. Oltre che questo serve ancora ad alimentare e confermare e mantenere quella miseria di giudizio, o piuttosto quella incapacità d'ogni retto giudizio, e mancanza d'ogni arte critica, di cui lagnavasi l'Alfieri (nella sua vita) rispetto all'Italia, e che oggidì è così evidente per la continua esperienza sì delle grandi scempiaggini lodate, sì dei pregi (se qualcuno per miracolo ne occorre) o sconosciuti, o trascurati, o negati, o biasimati.
(24. Marzo 1821.)
Che vuol dire che i così detti barbari, o popoli non ancora arrivati se non ad una mezza o anche inferiore civiltà , hanno sempre trionfato de' popoli civili, e del mondo? I Persiani degli Assiri inciviliti, i greci de' Persiani già corrotti, i Romani de' greci giunti al colmo della civiltà , i settentrionali de' Romani nello [867]stesso caso? Anzi che vuol dire che i Romani non furono grandi se non fino a tanto che furono quasi barbari? Vuol dire che tutte le forze dell'uomo sono nella natura e illusioni; che la civiltà , la scienza ec. e l'impotenza sono compagne inseparabili; vuol dire che il fare non è proprio nè facoltà che della natura, e non della ragione; e siccome quegli che fa è sempre signore di chi solamente pensa, così i popoli o naturali o barbari che si vogliano chiamare, saranno sempre signori dei civili, per qualunque motivo e scopo agiscano. Non dubito di pronosticarlo. L'Europa, tutta civilizzata, sarà preda di quei mezzi barbari che la minacciano dai fondi del Settentrione; e quando questi di conquistatori diverranno inciviliti, il mondo si tornerà ad equilibrare. Ma finattanto però che resteranno barbari al mondo, o nazioni nutrite di forti e piene e persuasive, e costanti, e non ragionate, e grandi illusioni, i popoli civili saranno lor preda. Dopo quel tempo, quando à son tour la civiltà divenuta oggi sì rapida vasta e potente conquistatrice, non avrà più nulla da conquistare, allora o si tornerà alla barbarie, e se sarà possibile, alla natura per una nuova strada, e tutta opposta al naturale, cioè la strada dell'universale corruzione come ne' bassi tempi; o io non so pronosticare più oltre quello che si dovrà aspettare. Il mondo allora comincerà un altro andamento, e quasi un'altra essenza ed esistenza.
(24. Marzo 1821.)
[868]Quella sentenza che gli uomini sono sempre i medesimi in tutti i tempi e paesi, non è vera se non in questo senso. I periodi che l'uomo percorre, e quelli di ciascuna nazione paragonati insieme, come i periodi de' tempi fra loro, sono sempre appresso a poco uguali o somigliantissimi; ma le diverse epoche che compongono questi periodi, sono fra loro diversissime, e quindi anche gli uomini di quest'epoca, rispetto a quelli di quell'altra, e questa nazione oggi trovandosi in un'epoca, rispetto a quell'altra nazione che si trova in altra epoca. Come chi dicesse che l'orbita de' pianeti è sempre la stessa, non però verrebbe a dire che il punto, l'apparenza in cui essi si trovano, fosse sempre una. I periodi della società si rassomigliano in tutti i tempi. Questo è un vero assioma. E l'eccessiva civiltà avendo sempre condotto i popoli alla barbarie, anzi precedutala immediatamente, anzi partecipato di essa; così accadrà anche ora, o il detto assioma riuscirà falso per la prima volta. Del resto che gli uomini sieno gli stessi in tutti i tempi, a non volerlo intendere, o emendare come io dico, è proposizione o falsa o ridicola. Falsa se si vuole estendere agli effetti delle facoltà umane, che ora sviluppate, ora [869]no, ora più, ora meno, ora attivissime, ora così sepolte nel fondo dell'animo da non lasciarsi scoprire nemmeno ai filosofi (come p.e. la sensibilità odierna negli antichi, e peggio ne' primitivi, la ragione ec. ec.), hanno diversificato la faccia del mondo in maniera infinita, e in moltissime guise. Domando io se questi italiani d'oggi sono o paiono i medesimi che gli antichi; se il secolo presente si rassomiglia a quello delle guerre Persiane, o peggio, della Troiana. Domando se i selvaggi si rassomigliano ai francesi, se Adamo ci riconoscerebbe per uomini, e suoi discendenti ec. Ridicola se non vuole significare fuorchè questo, che l'uomo fu sempre composto degli stessi elementi e fisici e morali in tutti i tempi. (ma elementi diversamente sviluppati e combinati, come i fisici, così i morali). Cosa che tutti sanno. Le qualità essenziali non sono mutate, nè mutabili, dal principio della natura in poi, in nessuna creatura, bensì le accidentali, e queste per la diversa disposizione delle essenziali, che partorisce una diversità [870]rilevantissima, e quanto possa esser, notabile, in quelle cose, che sole naturalmente, possono variare. Questa proposizione dunque in quest'ultimo senso, sarebbe tanto importante quanto il dire che il mare, il sole, la luna sono le stesse in tutti i tempi ec. (lasciando ora una fisica trascendente che potrebbe negarlo, e ponendolo per vero, com'è conforme all'opinione universale).
(25. Marzo 1821.)
Intorno alla ragione proclamata, e alla tentata geometrizzazione del mondo, nella rivoluzione francese v. anche parecchie cose notabili, e qualche notizia e fatto nell'Essai sur l'indifférence en matière de Religion nell'ultima parte del capo 10. (che abbraccierà una 20na di pagg.) dove riduce le dottrine che ha esposte, all'esempio formale della rivoluzione francese, da quel periodo che incomincia Esisteva, sono già trent'anni, una nazione governata da una stirpe antica di re ec. sino alla fine del capo.
(26. Marzo 1821.)
Alla p.838. principio. Osservate ancora [871]quanti di quei mestieri che servono alla preparazione di cose anche usualissime, e stimate necessarie alla vita oggidì, sieno per natura loro nocivi alla salute e alla vita di coloro che gli esercitano. Che ve ne pare? Che la natura abbia molte volte disposto alla sussistenza o al comodo di una specie, la distruzione o il danno di un'altra specie, o parte di lei, questo è vero, ed evidente nella storia naturale. Ma che abbia disposta ed ordinata precisamente la distruzione di una parte della stessa specie, al comodo, anzi alla perfezione essenziale dell'altra parte (certo niente più nobile per natura, ma uguale in tutto e per tutto alla parte sopraddetta), questo chi si potrà indurre a crederlo? E questi tali mestieri, ancorchè usualissimi, e comunissimi, e riputati necessari alla vita, non saranno barbari, essendo manifestamente contro natura? E quella vita che li richiede e li suppone, ancorchè comoda, e stimata civilissima, non verrà dunque ella pure ad essere evidentemente contro natura? Non sarà dunque barbara?
(30. Marzo 1821.)
Alla p.499. fine. A quello che ho detto della derivazione di favellare ec. da fabulari ec. aggiungete lo spagnuolo hablar, habla ec. cioè fablar, [872]fabla ec. da fabula ec. secondo il costume spagnuolo di scambiare la f nell'h, come in herir per ferir, in hembra per fembra, in hazer o hacer per facer, e mille altre parole.
(30. Marzo 1821.)
L'amor proprio dell'uomo, e di qualunque individuo di qualunque specie, è un amore di preferenza. Cioè l'individuo amandosi naturalmente quanto può amarsi, si preferisce dunque agli altri, dunque cerca di soverchiarli in quanto può, dunque effettivamente l'individuo odia l'altro individuo, e l'odio degli altri è una conseguenza necessaria ed immediata dell'amore di se stesso, il quale essendo innato, anche l'odio degli altri viene ad essere innato in ogni vivente. V. p.926. capoverso 1.
Dal che segue per primo corollario, che dunque nessun vivente, è destinato precisamente alla società , il cui scopo non può essere se non il ben comune degl'individui che la compongono: cosa opposta all'amore esclusivo e di preferenza, che ciascuno inseparabilmente [873]ed essenzialmente porta a se stesso, ed all'odio degli altri, che ne deriva immediatamente, e che distrugge per essenza la società . Così che la natura non può nel suo primitivo disegno aver considerata, nè ordinata altra società nella specie umana, se non simile più o meno a quella che ha posta in altre specie, vale a dire una società accidentale, e nata e formata dalla passeggera identità d'interessi, e sciolta col mancare di questa; ovvero durevole, ma lassa o vogliamo dir larga e poco ristretta, cioè di tal natura che giovando agli interessi di ciascuno individuo in quello che hanno tutti di comune, non pregiudichi agl'interessi o inclinazioni particolari in quello che si oppongono ai generali. Cosa che accade nelle società de' bruti, e non può mai accadere in una società , così unita, ristretta, precisa, e determinata da tutte le parti, come è quella degli uomini.
È cosa notabilissima che la società tanto più per una parte si è allargata, quanto più si è ristretta, dico fra gli uomini. E quanto più si è ristretta, tanto più è mancato [874]il suo scopo, cioè il ben comune, e il suo mezzo, cioè la cospirazione di ciascuno individuo al detto fine. Conseguenza naturale, ma niente osservata, del corollario precedente, e della proposizione da cui questo deriva. Osservate.
Ridotto l'uomo dallo stato solitario a quello di società , le prime società furono larghissime. Poco ristrette fra gl'individui di ciascuna società , e scarse nella rispettiva estensione e numero; niente o pochissimo ristrette fra le diverse società . Ma in questo modo il ben comune di ciascuna società era effettivamente cercato dagl'individui, perchè da un lato non pregiudicava, dall'altro favoriva, anzi spesso costituiva il ben proprio. E il ben comune risultava effettivamente da dette società , simili più o meno alle naturali, e conforme alle considerazioni fatte nel precedente corollario. Le società si sono ristrette di mano in mano che veniamo giù discendendo dai tempi naturali; e ristrette per due capi: 1. tra gl'individui di una stessa società : 2. tra le diverse società . Oggi questa ristrettezza è al colmo in tutti due questi capi. Ciascuna società è così vincolata 1. dall'obbedienza che deve per tutti i versi, in tutte le minuzie, con ogni matematica esattezza al suo capo, o governo, 2. dall'esattissimo [875]regolamento, determinazione, precisazione di tutti i doveri e osservanze, morali, politiche, religiose, civili, pubbliche, private, domestiche ec. che legano l'individuo agli altri individui; è, dico, tanto vincolata, e stretta e circoscritta, che maggior precisione e strettezza non si potrebbe forse immaginare per questa parte. Le diverse società poi, sono così strette fra loro (dico le civili massimamente, ma non solamente), che l'Europa forma una sola famiglia, tanto nel fatto, quanto rispetto all'opinione, e ai portamenti rispettivi de' governi, delle nazioni, e degl'individui delle diverse nazioni. In questo momento poi, l'Europa è piuttosto una nazione governata da una dieta assoluta; o vogliamo dire sottoposta ad una quasi perfetta oligarchia; o vogliamo dire comandati da diversi governatori, la cui potestà e facoltà deriva e risiede nel corpo intero di essi ec. di quello che si possa chiamare composta di diverse nazioni.
Che è derivato e deriva da tutto ciò? [876]1. L'incamminamento espresso della società ad un senso tutto e diametralmente opposto al sopraddetto, cioè ad allargarsi tanto anzi sciogliersi per una parte, ch'è la più importante, quanto per l'altra si stringe. Cosa ch'è sempre accaduta dal principio della società in poi, in proporzione del maggiore stringimento di essa. Considerate le antiche lassissime società , e vedrete che amor di patria, ossia di essa società , si trovava in ciascun individuo, che calore in difenderla, in proccurare il suo bene, in sacrificarsi per gli altri ec. Venite giù di mano in mano, e troverete le società sempre più ristrette e legate in proporzione dell'incivilimento. Ma che? Osservate i nostri tempi. Non solo non c'è più amor patrio, ma neanche patria. Anzi neppur famiglia. L'uomo, in quanto allo scopo, è tornato alla solitudine primitiva. L'individuo solo, forma...
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