[Pagina precedente]...si il naso senza di lui.
Il figlio della Locca udendo parlare delle ricchezze dello zio Crocifisso, il quale a lui gli era zio davvero, perché era fratello della Locca, si sentiva gonfiare in petto una gran tenerezza pel parentado.
- Noi siamo parenti, ripeteva. Quando vado a giornata da lui mi dà mezza paga, e senza vino, perché siamo parenti.
Piedipapera sghignazzava.
- Lo fa per tuo bene, per non farti ubbriacare, e per lasciarti più ricco quando creperà .
Compare Piedipapera si divertiva a sparlare di questo e di quello, come capitava; ma così di cuore, e senza malizia, che non c'era verso di pigliarsela in criminale. - Massaro Filippo è passato due volte dinanzi all'osteria, diceva pure, e aspetta che la Santuzza gli faccia segno di andarla a raggiungere nella stalla, per dirsi insieme il santo rosario.
Oppure al figlio della Locca:
- Tuo zio Crocifisso cerca di rubarle la chiusa, a tua cugina la Vespa; vuol pagargliela la metà di quel che vale, col darle ad intendere che la sposerà . Ma se la Vespa riesce a farsi rubare qualche cos'altra, potrai pulirti la bocca della speranza dell'eredità , e ci perdi i soldi e il vino che non ti ha dato.
Allora si misero a quistionare, perché padron 'Ntoni sosteneva che lo zio Crocifisso alla fin fine era cristiano, e non aveva dato ai cani il suo giudizio, per andare a sposare la figliuola di suo fratello.
- Come c'entra il cristiano e il turco? ribatteva Piedipapera. È un pazzo, volete dire. Lui è ricco come un maiale, mentre la Vespa non possiede altro che quella chiusa grande quanto un fazzoletto da naso.
- Lo dite a me che ci ho a limite la vigna, disse allora padron Cipolla gonfiandosi come un tacchino.
- Li chiamate vigna quei quattro fichidindia? rispose Piedipapera.
- In mezzo ai fichidindia ci sono le viti, e se San Francesco ci manderà una buona pioggia, lo vedrete poi che mosto darà . Il sole oggi si coricò insaccato - acqua o vento.
- "Quando il sole si corica insaccato si aspetta il vento di ponente", aggiunse padron 'Ntoni.
Piedipapera non poteva soffrire quello sputasentenze di padron Cipolla, il quale perché era ricco si credeva di saper tutto lui, e di dar a bere le corbellerie a chi non aveva denari.
- Chi la vuol cotta e chi la vuol cruda, conchiuse. Padron Cipolla aspetta l'acqua per la sua vigna, e voi il ponente in poppa alla Provvidenza. Lo sapete il proverbio "Mare crespo, vento fresco". Stasera le stelle sono lucenti, e a mezzanotte cambierà il vento; sentite la buffata?
Sulla strada si udivano passare lentamente dei carri.
- Notte e giorno c'è sempre gente che va attorno per il mondo, osservò poi compare Cipolla.
E adesso che non si vedeva più né mare né campagna, sembrava che non ci fosse al mondo altro che Trezza, e ognuno pensava dove potevano andare quei carri a quell'ora.
- Prima di mezzanotte la Provvidenza avrà girato il Capo dei Mulini, disse padron 'Ntoni, e il vento fresco non le darà più noia.
Padron 'Ntoni non pensava ad altro che alla Provvidenza, e quando non parlava delle cose sue non diceva nulla, e alla conversazione ci stava come un manico di scopa.
- Voi dovreste andare a mettervi con quelli della spezieria, che discorrono del re e del papa; gli diceva perciò Piedipapera. Colà ci fareste bella figura anche voi! li sentite come gridano?
- Questo è don Giammaria, disse il figlio della Locca, che litiga collo speziale.
Lo speziale teneva conversazione sull'uscio della bottega, al fresco, col vicario e qualchedun altro. Come sapeva di lettere leggeva la gazzetta, e la faceva leggere agli altri, e ci aveva anche la Storia della Rivoluzione francese, che se la teneva là , a portata di mano, sotto il mortaio di cristallo, perciò quistionavano tutto il giorno con don Giammaria, il vicario, per passare il tempo, e ci pigliavano delle malattie dalla bile; ma non avrebbero potuto stare un giorno senza vedersi. Il sabato poi, quando arrivava il giornale, don Franco spingevasi sino ad accendere mezz'ora, ed anche un'ora di candela, a rischio di farsi sgridare dalla moglie, onde spiattellare le sue idee, e non andare a letto a mo' dei bruti, come compare Cipolla, o compare Malavoglia. L'estate poi non c'era neppur bisogno della candela, giacché si poteva star sull'uscio, sotto il lampione, quando mastro Cirino l'accendeva, e qualche volta veniva don Michele, il brigadiere delle guardie doganali; e anche don Silvestro, il segretario comunale, tornando dalla vigna, si fermava un momento.
Allora don Franco diceva, fregandosi le mani, che pareva un piccolo Parlamento, e andava a piantarsi dietro il banco, pettinandosi colle dita la barbona, con certo sorriso furbo che pareva si volesse mangiare qualcuno a colezione, e alle volte si lasciava scappare sottovoce delle mezze parole dinanzi alla gente, rizzandosi sulle gambette, e si vedeva che la sapeva più lunga degli altri, tanto che don Giammaria non poteva patirlo e ci si mangiava il fegato, e gli sputava in faccia parole latine. Don Silvestro, lui, si divertiva a vedere come si guastavano il sangue per raddrizzare le gambe ai cani, senza guadagnarci un centesimo; egli almeno non era arrabbiato come loro, e per questo, dicevano in paese, possedeva le più belle chiuse di Trezza, - dove era venuto senza scarpe ai piedi - aggiungeva Piedipapera. Ei li aizzava l'un contro l'altro, e rideva a crepapancia con degli Ah! ah! ah! che sembrava una gallina.
- Ecco don Silvestro che fa l'uovo, osservò il figlio della Locca.
- Don Silvestro fa le uova d'oro, laggiù al Municipio, rispose Piedipapera.
- Uhm! - sputò fuori padron Fortunato - pezzenterie! comare Zuppidda non gli ha voluto dare la figliuola.
- Vuol dire che mastro Turi Zuppiddu preferisce le uova delle sue galline; rispose padron 'Ntoni.
E padron Cipolla disse di sì col capo.
- "'Ntroi 'ntroi, ciascuno coi pari suoi", aggiunse padron Malavoglia.
Piedipapera allora ribatté che se don Silvestro si fosse contentato di stare coi suoi pari a quest'ora ci avrebbe la zappa in mano invece della penna.
- Che ce la dareste voi vostra nipote Mena? disse alfin padron Cipolla volgendosi a padron 'Ntoni.
- "Ognuno all'arte sua, e il lupo alle pecore".
Padron Cipolla continuava a dir di sì col capo, tanto più che fra lui e padron 'Ntoni c'era stata qualche parola di maritar la Mena con suo figlio Brasi, e se il negozio dei lupini andava bene, la Mena avrebbe avuto la sua dote in contante, e l'affare si sarebbe conchiuso presto.
- "La ragazza com'è educata, e la stoppa com'è filata", disse infin padron Malavoglia, e padron Cipolla confermò che tutti lo sapevano in paese che la Longa aveva saputo educarla la figliuola, e ognuno che passava per la stradicciuola a quell'ora udendo il colpettare del telaio di Sant'Agata diceva che l'olio della candela non lo perdeva, comare Maruzza.
La Longa, com'era tornata a casa, aveva acceso il lume, e s'era messa coll'arcolaio sul ballatoio, a riempire certi cannelli che le servivano per l'ordito della settimana.
- Comare Mena non si vede, ma si sente, e sta al telaio notte e giorno, come Sant'Agata, dicevano le vicine.
- Le ragazze devono avvezzarsi a quel modo, rispondeva Maruzza, invece di stare alla finestra. "A donna alla finestra non far festa".
- Certune però collo stare alla finestra un marito se lo pescano, fra tanti che passano; osservò la cugina Anna dall'uscio dirimpetto.
La cugina Anna aveva ragione da vendere; perché quel bietolone di suo figlio Rocco si era lasciato irretire dentro le gonnelle della Mangiacarrubbe, una di quelle che stanno alla finestra colla faccia tosta.
Comare Grazia Piedipapera, sentendo che nella strada c'era conversazione, si affacciò anch'essa sull'uscio, col grembiule gonfio delle fave che stava sgusciando, e se la pigliava coi topi che le avevano bucherellato il sacco come un colabrodo, e pareva che l'avessero fatto apposta, come se ci avessero il giudizio dei cristiani; così il discorso si fece generale, perché alla Maruzza gliene avevano fatto tanto del danno, quelle bestie scomunicate! La cugina Anna ne aveva la casa piena, da che gli era morto il gatto, una bestia che valeva tant'oro, ed era morto di una pedata di compare Tino. - I gatti grigi sono i migliori, per acchiappare i topi, e andrebbero a scovarli in una cruna di ago. - Ai gatti non conveniva aprire l'uscio di notte, perché una vecchia di Aci Sant'Antonio l'avevano ammazzata così, che i ladri le avevano rubato il gatto tre giorni avanti, e poi glielo avevano riportato mezzo morto di fame a miagolare dietro l'uscio; e la povera donna non sentendosi il cuore di lasciar la bestiola sulla strada a quell'ora, aveva aperto l'uscio, e così s'era ficcati i ladri in casa. Al giorno d'oggi i mariuoli ne inventano di ogni specie per fare i loro tiri; e a Trezza si vedevano delle facce che non si erano mai viste sugli scogli, col pretesto d'andare a pescare, e arraffavano la biancheria messa ad asciugare, se capitava. Alla povera Nunziata le avevano rubato in quel modo un lenzuolo nuovo. Povera ragazza! rubare a lei che lavorava per dar pane a tutti quei fratellini che suo padre le aveva lasciato sulle spalle, quando l'aveva piantata per andare a cercar fortuna ad Alessandria d'Egitto! - Nunziata era come la cugina Anna, quando l'era morto il marito, e le aveva lasciato quella nidiata di figliuoli, che Rocco, il più grandicello, non le arrivava alle ginocchia. Poi alla cugina Anna le era toccato di tirar su quel fannullone per vederselo rubare dalla Mangiacarrubbe.
In mezzo a quel chiacchierio saltò su la Zuppidda, la moglie di mastro Turi il calafato, la quale stava in fondo alla straduccia, e compariva sempre all'improvviso, per dire la sua come il diavolo nella litania, ché nessuno s'accorgeva di dove fosse sbucata.
- Del resto, venne a brontolare, vostro figlio Rocco non vi ha aiutata neppur lui, ché se si è buscato un soldo è andato subito a berlo all'osteria.
La Zuppidda sapeva tutto quello che succedeva in paese e per questo raccontavano che andava tutto il giorno in giro a piedi scalzi, a far la spia, col pretesto del suo fuso, che lo teneva sempre in aria perché non frullasse sui sassi. Ella diceva sempre la verità come il santo evangelio, questo era il suo vizio, e perciò la gente che non amava sentirsela cantare, l'accusava di essere una lingua d'inferno, di quelle che lasciano la bava. - "Bocca amara sputa fiele"; ed ella ci aveva la bocca amara davvero per quella sua Barbara che non aveva potuto maritare, tanto era superba e sgarbata, e con tutto ciò voleva dargli il figlio di Vittorio Emanuele.
- Bel pezzo, la Mangiacarrubbe, seguitava, una sfacciata che si è fatto passare tutto il paese sotto la finestra "A donna alla finestra non far festa", e Vanni Pizzuto le portava in regalo i fichidindia rubati a massaro Filippo l'ortolano, e se li mangiavano insieme nella vigna, sotto il mandorlo, li aveva visti lei. - E Peppi Naso, il beccaio, dopo che gli spuntò la gelosia di compare Mariano Cinghialenta, il carrettiere, andava a buttarle dietro l'uscio tutte le corna delle bestie che macellava, sicché dicevano che andava a pettinarsi sotto la finestra della Mangiacarrubbe.
Quel cuor contento della cugina Anna invece la prendeva allegra. - Don Giammaria dice che fate peccato mortale a sparlar del prossimo!
- Don Giammaria dovrebbe piuttosto far la predica a sua sorella donna Rosolina, rispose la Zuppidda, e non lasciarle far la ragazzetta con don Silvestro, quando passa, e con don Michele il brigadiere, che ci ha la rabbia del marito, con tutti quegli anni e quella carne che ci ha addosso, la poveraccia!
- Alla volontà di Dio! concluse la cugina Anna. Quando è morto mio marito, Rocco non era più alto di questa conocchia e le sue sorelline erano tutte minori di lui. Forse che mi son perduta d'animo per questo? Ai guai ci si fa il callo, e poi ci aiutan a lavorare. Le mie figliuole faranno come ho fatto io, e finché ci saranno le pietre al lavatoio avremo di che vivere. Guardate la Nunziata, ora ella ha più giudizio di una vecchietta, e si aiuta a tirar su quei piccini che pare li abbia fatti...
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