[Pagina precedente]...a nemmeno lui!
- La Locca ci guadagna! osservava don Silvestro. Ora che non ha più quel pretesto di averci chi la mantiene, la metteranno all'albergo dei poveri, e mangerà pasta e carne tutti i giorni. Se no resta a carico del comune.
E come tornavano a concludere che "il malo ferro se lo mangia la mola", padron Fortunato soggiungeva:
- È un buon affare anche per padron 'Ntoni. Credete che non gliene mangi dei soldi quel malarnese di suo nipote? Io lo so quel che vuol dire un figlio che vi fa questa riuscita! Ora glielo manterrà il re.
Ma padron 'Ntoni invece di pensare a risparmiare quei soldi, adesso che il nipote non glieli mangiava più, seguitava a buttarglieli dietro, con avvocati e mangiacarte - quei soldi che costavano tanto, e che erano destinati alla casa del nespolo. - Ora non abbiamo più bisogno della casa, né di nulla! - diceva egli col viso pallido come quello di 'Ntoni, quando l'avevano condotto in città fra gli sbirri, e tutto il paese era andato a vederlo colle mani legate e il fagotto delle camicie sotto il braccio, che glielo aveva portato piangendo Mena, di sera, quando nessuno poteva vederla. Il nonno era andato a cercare l'avvocato, quello delle chiacchiere, che adesso, dopo aver visto passare anche don Michele, mentre lo portavano all'ospedale, in carrozza, colla faccia gialla lui pure, e la montura sbottonata, il povero vecchio aveva paura, e non stava a cercare il pelo nell'uovo colle chiacchiere dell'avvocato, purché gli sciogliessero le mani a suo nipote e lo lasciassero tornare a casa; giacché gli pareva che 'Ntoni dopo quel terremoto dovesse tornare a casa e starsene sempre con loro, come quando era ragazzo.
Don Silvestro gli fece la carità d'andar con lui dall'avvocato, perché diceva che quando a un cristiano accade una disgrazia come quella dei Malavoglia, bisogna aiutare il prossimo colle mani e coi piedi, fosse pure un birbante da galera, e fare il possibile per levarlo di mano alla giustizia, per questo siamo cristiani e dobbiamo aiutare i nostri simili. L'avvocato, dopo che ebbe udito ogni cosa, e si fu raccapezzato per merito di don Silvestro, disse che era una bella causa, da buscarsi sicuro la galera, se non c'era lui, e si fregava le mani. Padron 'Ntoni diventava molle come un minchione al sentir parlare di galera; ma il dottor Scipione gli batteva sulla spalla, e gli diceva che non era dottore se non gliela faceva cavare con quattro o cinque anni di prigione.
- Cosa ha detto l'avvocato? domandò Mena appena vide comparire il nonno con quella faccia; e si mise a piangere prima di udire la risposta. Il vecchio si strappava quei pochi capelli bianchi, e andava come un pazzo per la casa, ripetendo: - Ah! perché non siamo morti tutti! - Lia, bianca come la camicia, piantava tanto d'occhi in faccia a ciascuno che parlava, senza potere aprir bocca. Poco dopo arrivò la citazione per testimonianza a Barbara Zuppidda, a Grazia Piedipapera, e don Franco lo speziale, e a tutti quelli che chiacchieravano nella piazza e nella bottega di Pizzuto; sicché il paese intero si mise in subbuglio, e la gente si affollava colla carta bollata in mano, e giurava che non sapeva nulla, com'è vero Dio! perché non voleva averci che fare colla giustizia. Accidenti a 'Ntoni e ai Malavoglia che li tiravano pei capelli nei loro imbrogli. La Zuppidda strillava come un'ossessa: - Io non so niente; io all'avemaria mi chiudo in casa, e non sono come loro che vanno in giro per fare quello che fanno, o che stanno sull'uscio per cicalare con gli sbirri.
- Alla larga col governo! aggiungeva don Franco. Sanno che sono repubblicano, e sarebbero contenti di acchiappare un pretesto per farmi sparire dalla faccia della terra.
La gente si logorava il cervello a sapere che cosa potessero dire in testimonianza la Zuppidda e comare Grazia e gli altri, che non avevano visto niente, e le schioppettate l'avevano udite dal letto, mentre dormivano. Ma don Silvestro si fregava le mani come l'avvocato, e diceva che lo sapeva lui perché li avevano citati, ed era meglio per l'avvocato. Ogni volta che l'avvocato andava a parlare con 'Ntoni Malavoglia, don Silvestro l'accompagnava alla prigione, quando non avea nulla da fare; al consiglio adesso non ci andava nessuno, e le ulive erano raccolte. Anche padron 'Ntoni aveva tentato d'andarci due o tre volte; ma com'era arrivato davanti a quelle finestre colle inferriate, e i soldati col fucile che le guardavano, e guardavano tutti coloro che entravano, si era sentito male allo stomaco, ed era rimasto ad aspettare lì davanti, seduto sul marciapiedi, in mezzo a quelli che vendevano castagne e fichidindia, e non gli pareva vero che il suo 'Ntoni fosse là , dietro a quelle grate, coi soldati a guardia. L'avvocato poi tornava dal chiacchierare con 'Ntoni fresco come una rosa, fregandosi le mani; e gli diceva che suo nipote stava bene, anzi era ingrassato. Adesso al povero vecchio gli pareva che suo nipote fosse dei soldati.
- Perché non me lo lasciano andare? - domandava ogni volta come un pappagallo, o come un ragazzo che non sente ragione, e voleva anche sapere se lo tenevano colle mani legate. - Lasciatelo stare dov'è, gli rispondeva il dottor Scipioni. In queste cose è meglio farci passare del tempo sopra. Già non gli manca nulla, ve l'ho detto, e ingrassa come un cappone. Le cose vanno bene. Don Michele è quasi guarito dalla sua ferita, e anche questo per noi è una cosa buona. Non ci pensate, vi dico, e tornatevene nella barca ché questo è affar mio.
- Non ci posso tornare nella barca, ora che 'Ntoni è carcerato; non ci posso tornare. Ognuno ci guarderebbe dove passiamo, e poi non ho più la testa al suo posto, ora che 'Ntoni è carcerato.
E tornava a ripetere sempre la stessa cosa, intanto che i denari se ne andavano come l'acqua, e tutti i suoi passavano le giornate rincantucciati in casa, coll'uscio chiuso.
Finalmente arrivò il giorno della citazione, e bisognava che quelli che ci erano scritti andassero al tribunale coi loro piedi, se non volevano andarci coi carabinieri. Ci andò persino don Franco, il quale lasciò il cappellaccio nero per comparire davanti alla giustizia, ed era pallido peggio di 'Ntoni Malavoglia che stava dietro la grata come una bestia feroce, coi carabinieri allato. Don Franco non ci aveva avuto mai a fare colla giustizia, e gli rompeva le scarabattole dover comparire per la prima volta davanti a quella manica di giudici e di sbirri che uno ve lo mettono dietro la grata come 'Ntoni Malavoglia in un batter d'occhio.
Tutto il paese era andato a vedere che faccia ci avesse dietro la grata 'Ntoni di padron 'Ntoni, in mezzo ai carabinieri, e giallo come una candela, che non ardiva soffiarsi il naso per non vedere tutti quegli occhi d'amici e di conoscenti che se lo mangiavano, e voltava e rivoltava nelle mani il suo berretto, mentre il presidente, col robone nero e la tovaglia sotto il mento, gli spifferava tutte le birbonate che aveva fatto, ed erano scritte senza che vi mancasse una parola sulla carta. Don Michele era là , giallo anche lui, seduto sulla sedia, di faccia ai giudei che sbadigliavano e si facevano vento col fazzoletto. L'avvocato intanto chiacchierava sottovoce col suo vicino, come se non fosse stato fatto suo.
- Per stavolta, mormorava la Zuppidda all'orecchio della vicina, udendo tutte quelle porcherie che 'Ntoni aveva fatto, la galera non gliela levano di certo.
C'era anche la Santuzza, per dire alla giustizia dove era stato 'Ntoni e dove aveva passata quella sera. - Guardate cosa vanno a domandare alla Santuzza, borbottava la Zuppidda. Son curiosa di sentire cosa risponderà , per non spiattellare alla giustizia tutti i fatti suoi.
- Ma da noi che vogliono sapere? domandò comare Grazia.
- Vogliono sapere se è vero che la Lia se la intendeva con don Michele, e che suo fratello 'Ntoni abbia voluto ammazzarlo per tagliarsi le corna; me l'ha detto l'avvocato.
- Che vi venga il colèra! soffiò loro lo speziale facendo gli occhiacci. Volete che andiamo tutti in galera? Sappiate che colla giustizia bisogna dir sempre di no, e che noi non sappiamo niente.
Comare Venera si rincantucciò nella mantellina, ma seguitò a borbottare. - Questa è la verità . Li ho visti io cogli occhi miei, e lo sa tutto il paese.
Quella mattina nella casa dei Malavoglia c'era stata una tragedia, che il nonno, come aveva visto partire tutto il paese, per andare a sentire condannare 'Ntoni, aveva voluto correre cogli altri, e Lia, coi capelli arruffati, gli occhi pazzi e il mento che ballava, avrebbe voluto andare anche lei, e cercava la mantellina per la casa senza dir nulla, ma colla faccia stravolta e le mani tremanti. Mena però l'aveva afferrata per le mani, pallida anche lei, e le diceva: - No, tu non ci devi andare! tu non ci devi andare! - e non le diceva altro. Il nonno aggiungeva che loro dovevano stare in casa, a pregare la Madonna; e il piagnisteo si udiva per tutta la strada del Nero. Il povero vecchio appena fu alla città , nascosto dietro una cantonata, vide passare suo nipote in mezzo ai carabinieri, e colle gambe che gli si piegavano ad ogni passo andò a sedersi sulla scala del tribunale, in mezzo alla gente che saliva e scendeva pei fatti suoi. Poi al pensare che tutta quella gente andava a sentire condannare suo nipote, là in mezzo ai soldati, davanti ai giudici, gli parve come se l'avesse abbandonato in mezzo a una piazza, o in un mare in burrasca, e salì anche lui colla folla, levandosi sulla punta dei piedi, per vedere la grata in alto, coi cappelli dei carabinieri, e le baionette che luccicavano. 'Ntoni però non si vedeva, in mezzo a tutta quella gente, e il povero vecchio pensava sempre che adesso suo nipote era dei soldati.
Intanto l'avvocato chiacchierava e chiacchierava che le parole andavano come la carrucola di un pozzo. Diceva di no, che non era vero che 'Ntoni Malavoglia avesse fatto tutte quelle birbonate. Il presidente era andato a scavarle fuori per cacciare nei guai un povero figliuolo, poiché questo era il suo mestiere. Ma infine come poteva dirlo il presidente? L'aveva visto lui forse 'Ntoni Malavoglia quella notte, col buio che faceva? "Alla casa del povero ognuno ha ragione" e "La forca è fatta pel disgraziato". Il presidente senza darsene per inteso lo guardava cogli occhiali, e i gomiti appoggiati sui libracci. Il dottor Scipioni tornava a dire che voleva sapere dov'era il contrabbando! e da quando in qua un galantuomo non potesse andare a spasso all'ora che gli pareva e piaceva, massime se ci aveva un po' di vino in testa, per smaltirlo. Padron 'Ntoni allora affermava col capo, e diceva di sì! di sì colle lagrime negli occhi, ché avrebbe abbracciato in quel momento l'avvocato il quale diceva che 'Ntoni era un ubbriacone. Ad un tratto rizzò il capo. Questa era buona! questa che diceva l'avvocato valeva da sola cinquanta lire: diceva che poiché volevano metterlo colle spalle al muro, e volevano provargli come quattro e quattr'otto che 'Ntoni l'avevano acchiappato proprio sul fatto, col coltello in mano, e gli avevano portato don Michele là davanti, colla faccia da minchione per tanto di coltellata che s'era presa nello stomaco: - Chi dice che gliel'ha data 'Ntoni Malavoglia? predicava l'avvocato. Chi lo può provare? e chi lo sa se don Michele non se l'era data da sé la coltellata, apposta per mandare in galera 'Ntoni Malavoglia? Ebbene volevano saperlo? Il contrabbando non ci entrava proprio per nulla! Fra don Michele e 'Ntoni di padron 'Ntoni c'era della ruggine vecchia per affar di donne. - E padron 'Ntoni tornava a far segno col capo, che se l'avessero fatto giurare davanti al crocifisso l'avrebbe giurato, e lo sapeva tutto il paese, la storia della Santuzza con don Michele, il quale si mangiava le mani dalla gelosia, dopo che la Santuzza s'era incapricciata di 'Ntoni, e s'erano incontrati di notte con don Michele, e dopo che il ragazzo aveva bevuto; si sa come succede quando non ci si vede più dagli occhi. L'avvocato continuava: - Potevano domandarlo un'altra volta alla Zuppidda, e a comare Venera, e a cent...
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