[Pagina precedente]...o da fare aveva imparato a conoscere le galline ad una ad una, e stava a vedere quello che facevano, e passava il tempo ad ascoltare le voci dei vicini, dicendo: - Questa è comare Venera che strapazza suo marito. - Questa è la cugina Anna che torna dal lavatoio. Poi se ne stava a vedere l'ombra delle case che si allungava; e quando non c'era più il sole sulla porta lo mettevano contro il muro dirimpetto, ch'egli somigliava al cane di mastro Turi, il quale cercava il sole, per sdraiarsi.
Infine, cominciò a stare sulle gambe, e lo portarono sulla riva, reggendolo sotto le ascelle, perché gli piaceva dormicchiare accoccolato sui sassi, in faccia alle barche, e diceva che l'odore dell'acqua salata gli faceva bene allo stomaco; e si divertiva a vedere le barche, e sentire com'era andata la giornata per questo e per quello. I compari, mentre attendevano alle loro faccende, gli regalavano qualche parola, e gli dicevano per consolarlo: - Vuol dire che c'è olio ancora alla lucerna, eh, padron 'Ntoni!
La sera, quando tutti i suoi erano in casa, coll'uscio chiuso, mentre la Longa intonava il rosario, se la godeva a vederseli vicini, e li guardava in faccia ad uno ad uno, e guardava i muri della casa, e il cassettone colla statuetta del Buon Pastore, e il deschetto col lume sopra; e ripeteva sempre: - Non mi par vero di essere ancora qui, con voialtri.
La Longa diceva che lo spavento le aveva messo un gran rimescolio nel sangue e nella testa, ed ora le pareva di non averci più davanti agli occhi quei due poveretti che erano morti, e sino a quel giorno le eran rimasti come due spine dentro il petto, tanto che era andata a confessarsene con don Giammaria. Però il confessore le aveva data l'assoluzione, perché coi disgraziati succede così, che una spina scaccia l'altra, e il Signore non vuole ficcarcele tutte in una volta, perché si morirebbe di crepacuore. Le erano morti il figlio e il marito; l'avevano scacciata dalla casa; ma adesso era contenta che fosse riescita a pagare il medico e lo speziale, e non doveva più niente a nessuno.
A poco a poco il nonno era arrivato a dire: - Datemi da fare qualche cosa, così non so starci, senza far nulla. Rattoppava delle reti; e intrecciava delle nasse; poi cominciò ad andare col bastoncello sino al cortile di mastro Turi, a vedere la Provvidenza, e stava lì a godersi il sole. Infine era tornato a imbarcarsi coi ragazzi.
- Tale e quale come i gatti! diceva la Zuppidda; che se non danno il naso per terra son sempre vivi!
La Longa aveva pure messo sulla porta un panchettino, e vendeva arancie, noci, ova sode ed ulive nere.
- State a vedere che a poco a poco arrivano a vendere anche il vino! diceva la Santuzza. Io ci ho piacere, perché son gente col timore di Dio! E padron Cipolla si stringeva nelle spalle quando passava per la strada del Nero, davanti alla casa dei Malavoglia, che volevano fare i negozianti.
Il negozio andava bene perché le uova erano sempre fresche, tanto che la Santuzza, ora che 'Ntoni bazzicava all'osteria, mandava da comare Maruzza a prendere le ulive, quando c'erano dei bevitori che non avevano sete. Così a soldo a soldo avevano pagato mastro Turi Zuppiddu, e avevano rattoppato un'altra volta la Provvidenza, che adesso pareva davvero una ciabatta; eppure si metteva da parte qualche lira. Avevano comprato anche una buona provvista di barilotti, e il sale per le acciughe, se san Francesco mandava la provvidenza, la vela nuova per la barca, e messo un po' di denaro nel canterano. - Facciamo come le formiche, diceva padron 'Ntoni; e ogni giorno contava i denari, e andava a girondolare davanti la casa del nespolo, a guardare in alto, colle mani dietro la schiena. La porta era chiusa, i passeri cinguettavano sul tetto, e la vite si dondolava adagio adagio sulla finestra. Il vecchio si arrampicava sul muro dell'orto, dove ci avevano seminate delle cipolle che facevano come un mare di pennacchi bianchi, e poi correva dietro allo zio Crocifisso, per dirgli cento volte: - Sapete, zio Crocifisso, se giungiamo a metterli insieme, quei denari della casa, dovete venderla a noi, perché è stata sempre dei Malavoglia; "ad ogni uccello il suo nido è bello" e desidero morire dove son nato. "Beato chi muore nel proprio letto". Lo zio Crocifisso grugniva di sì, per non compromettersi; e alla casa ci faceva mettere una tegola nuova, od una cazzolata di calcina al muro del cortile, per far crescere il prezzo.
Lo zio Crocifisso lo rassicurava così: - Non dubitate, non dubitate. La casa è là che non scappa. Basta tenerci gli occhi addosso. Ognuno tiene gli occhi addosso a quel che gli preme. - E una volta aggiunse: - Che non la maritate più la vostra Mena?
- La mariterò quando vorrà Dio! rispose padron 'Ntoni. Per me vorrei maritarla anche domani.
- Io se fossi in voi, gli darei Alfio Mosca, che è un buon ragazzo, onesto e laborioso; e cerca moglie di qua e di là , non ha altro difetto. Ora dicono che tornerà in paese, e par fatto apposta per vostra nipote.
- O se dicevano che volesse pigliarsi vostra nipote la Vespa?
- Anche voi! anche voi! cominciò a gridare Campana di legno. Chi lo dice? Son tutte chiacchiere; vuol papparle la chiusa a mia nipote, ecco cosa vuole! Bella cosa, eh? Che direste voi se la vostra casa la vendessi a un altro?
Piedipapera il quale era sempre lì per la piazza, appena c'erano due che discorrevano, a cercare di buscarsi la senseria, si ficcò nel discorso anche lui. - La Vespa ora ci ha per le mani Brasi Cipolla, dopo che andò in aria il matrimonio della Sant'Agata, li ho visti con questi occhi, che andavano insieme per la viottola del torrente; io ci ero andato a cercare due ciottoli lisci per l'intonaco dell'abbeveratoio che non tiene l'acqua. E gli faceva la smorfiosa, la civetta! colle cocche del fazzoletto sulla bocca, e gli diceva: - Per questa medaglia benedetta che ci ho qui, non è vero niente. Puh! che mi fate stomaco quando mi parlate di quel vecchio barbogio di mio zio! - Parlava di voi, zio Crocifisso; e gli lasciava toccare la medaglia, sapete dove la tiene? Campana di legno faceva il sordo, e dimenava il capo, come Tartaglia. Piedipapera continuava: e Brasi disse: - Allora che facciamo? - Io non lo so quel che volete fare - rispondeva la Vespa, ma se è vero che mi volete bene, in questo stato non mi lascerete, ché quando non vi vedo mi pare che il cuore l'abbia diviso in due, come due spicchi d'arancia, e se vi maritano con qualchedun'altra vi giuro per questa medaglia benedetta che ci ho qui, sentite, che vedrete qualche cosa di grosso nel paese, e mi butterò in mare bella e vestita come sono. Brasi si grattava il capo, e seguitava: - Per me, io vi voglio; ma mio padre poi che farà ? - Andiamocene via dal paese, diceva lei, come se fossimo marito e moglie, e quando la frittata sarà fatta, vostro padre dovrà dir di sì per forza. Già non ha altri figliuoli, e la roba non sa a chi lasciarla.
- Che gente, eh! cominciò a strillare lo zio Crocifisso, dimenticandosi che era sordo. Quella strega ha il diavolo che la pizzica sotto la gonnella! E dire che tengono la medaglia della Madonna sul petto! Bisognerà dirlo a padron Fortunato, bisognerà ! Siamo galantuomini o no? Se padron Fortunato non sta in guardia, quella strega di mia nipote gli fa il tiro di rubargli il figlio, poveretto!
E correva per la strada come un pazzo.
- Mi raccomando, non dite che li ho visti io! gridava Piedipapera andandogli dietro. Non voglio mettermi in bocca a quella vipera di vostra nipote.
Lo zio Crocifisso in un attimo mise sottosopra tutto il paese, che voleva mandare perfino le guardie e don Michele a mettere sotto custodia la Vespa; la quale, infine, era sua nipote, e doveva pensarci lui; e don Michele era pagato per questo, per guardare gli interessi dei galantuomini. La gente si divertiva a veder padron Cipolla correre di qua e di là anche lui con tanto di lingua fuori, e ci aveva gusto che quel bietolone di suo figlio Brasi fosse andato a cascare nella Vespa, mentre pareva che per lui non fosse buona nemmeno la figlia di Vittorio Emanuele, ché aveva piantato la Malavoglia senza dire: vi saluto!
Mena però non s'era messa il fazzoletto nero, quando Brasi l'aveva piantata; anzi ora tornava a cantare mentre stava al telaio, o aiutava a salare le acciughe, nelle belle sere d'estate. Stavolta san Francesco l'aveva proprio mandata la provvidenza. C'era stata una passata di acciughe come mai se n'erano viste; una ricchezza per tutto il paese; le barche tornavano cariche, colla gente che cantava e sventolava i berretti da lontano, per far segno alle donne che aspettavano coi bambini in collo.
I rigattieri venivano in folla dalla città , a piedi, a cavallo, sui carri, e Piedipapera non aveva tempo di grattarsi il capo. Verso l'avemaria sulla riva c'era una fiera addirittura, e grida e schiamazzi d'ogni genere. Nel cortile dei Malavoglia il lume stava acceso sino a mezzanotte, che pareva una festa. Le ragazze cantavano, e venivano anche le vicine ad aiutare, le figlie della cugina Anna e la Nunziata, perché c'era da guadagnare per tutti, e lungo il muro si vedevano quattro file di barilotti già belli e preparati, coi sassi di sopra.
- Adesso vorrei qui la Zuppidda! esclamava 'Ntoni, seduto sui sassi a far peso anche lui, colle mani sotto le ascelle. - Adesso lo vedrebbe che abbiamo il fatto nostro anche noi, e ce ne infischiamo di don Michele e di don Silvestro!
I rigattieri correvano dietro a padron 'Ntoni coi denari in mano. Piedipapera lo tirava per la manica dicendogli: - Questo è il tempo d'approfittare. Ma padron 'Ntoni teneva duro a rispondere: - Ne parleremo ad Ognissanti; allora le acciughe avranno il loro prezzo. No, non voglio caparra, non voglio legarmi le mani! So io come vanno le cose. - E picchiava i pugni sui barili, dicendo ai nipoti: - Qui c'è la vostra casa e la dote di Mena. "La casa ti abbraccia e ti bacia". San Francesco mi ha fatto la grazia di lasciarmi chiudere gli occhi contento.
Nello stesso tempo avevano fatte tutte le provviste per l'inverno, il grano, le fave, l'olio; e avevano data la caparra a massaro Filippo per quel po' di vino della domenica.
Ora erano tranquilli; suocero e nuora tornavano a contare i danari nella calza, i barilotti schierati nel cortile, e facevano i loro calcoli onde vedere quello che ci mancasse ancora per la casa. La Maruzza conosceva quei denari soldo per soldo, quelli delle arancie e delle uova, quelli che aveva portati Alessi dalla ferrovia, quelli che Mena s'era guadagnati col telaio, e diceva: - Ce n'è di tutti. - Non ve l'avevo detto che per menare il remo bisogna che le cinque dita della mano si aiutino l'un l'altro? rispondeva padron 'Ntoni. - Oramai pochi ce ne mancano. E allora si mettevano in un cantuccio a confabulare colla Longa, e guardavano Sant'Agata, la quale se lo meritava, poveretta, che parlassero di lei "perché non aveva né bocca né volontà " e badava a lavorare, cantando fra di sé come fanno gli uccelli nel nido prima di giorno; e soltanto quando udiva passare i carri, la sera, pensava al carro di compare Alfio Mosca, che andava pel mondo, chi sa dove; e allora smetteva di cantare.
Per tutto il paese non si vedeva altro che della gente colle reti in collo, e donne sedute sulla soglia a pestare i mattoni; e davanti a ogni porta c'era una fila di barilotti, che un cristiano si ricreava il naso a passare per la strada, e un miglio prima di arrivare in paese si sentiva che san Francesco ci aveva mandata la provvidenza; non si parlava d'altro che di sardelle e di salamoia, perfino nella spezieria dove aggiustavano il mondo a modo loro; e don Franco voleva insegnare una maniera nuova di salare le acciughe, che l'aveva letta nei libri. Come gli ridevano in faccia, si metteva a gridare: - Bestie che siete! e volete il progresso! e volete la repubblica! - La gente gli voltava le spalle, e lo piantava lì a strepitare come un pazzo. Da che il mondo è mondo le acciughe si son fatte col sale e coi mattoni pesti.
- Il solito discorso! Così faceva mio nonno! seguitava a gridare loro die...
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