[Pagina precedente]... bicchiere; sicché 'Ntoni alla fine cominciò a fare il viso lungo, e la Santuzza gli rispose che i fannulloni non le piacevano, e lei e suo padre se lo guadagnavano il pane, così pure avrebbe dovuto far lui, e aiutare un po' nella casa, a spaccar legna o a soffiare nel fuoco, invece di starsene come un lazzarone a vociare e dormire colla testa fra le braccia, o a sputacchiare per terra dappertutto, che faceva un mare e non si sapeva più dove mettere i piedi. 'Ntoni un po' andò a spaccar legna, brontolando, o a soffiare nel fuoco, per fare meno fatica. Ma gli era duro lavorare tutto il giorno come un cane, peggio di quello che faceva un tempo a casa sua, per vedersi trattare peggio di un cane a sgarbi e parolacce, in grazia di quei piatti sporchi che gli davano da leccare. Una volta finalmente, mentre la Santuzza tornava dal confessarsi col rosario in mano, le fece una scenata, lagnandosi che questo avveniva perché don Michele era tornato a gironzolare davanti l'osteria, che l'aspettava anche sulla piazza, quando andava a confessarsi, e lo zio Santoro gli gridava dietro per salutarlo, quando sentiva la sua voce, e andava a cercarlo fin nella bottega di Pizzuto, tastando i muri col bastone per trovar la strada. La Santuzza allora cominciò a fare il diavolo, e rispondergli che era venuto apposta per farle fare peccati, mentre aveva l'ostia in bocca, e farle perdere la comunione. - Se non vi piace andatevene! gli diceva. Io non voglio dannarmi l'anima per voi; e non vi ho detto nulla quando ho saputo che correte dietro le donnacce come la Vespa e la Mangiacarrubbe, ora che sono malmaritate. Correte a trovarle, che ora ci hanno il truogolo in casa, e cercano il maiale. - Ma 'Ntoni giurava che non era vero, e a lui non gliene importava di queste cose; alle femmine non ci pensava più, e avrebbe potuto sputargli in faccia se lo vedeva parlare con un'altra donna.
* - No, così non te lo levi dai piedi, ripeteva intanto lo zio Santoro. Non vedi come è attaccato al pane che ti mangia? Bisogna rompere la pentola per aggiustarla. Bisogna farlo mettere fuori a pedate. Massaro Filippo mi ha detto che il mosto non può tenerlo più nelle botti, e lo venderà ad altri se tu non fai la pace con don Michele, e non ti riesce di farlo entrare di contrabbando come prima! - E tornava a cercare massaro Filippo nella bottega di Pizzuto, tastando i muri col bastone. Sua figlia faceva la sdegnosa, protestando che non avrebbe mai piegato il capo a don Michele, dopo la partaccia che colui le aveva fatto. - Lascia fare a me che l'aggiusto io! assicurava lo zio Santoro. - Farò le cose con giudizio. Non ti lascerei fare la figura di tornare a leccare gli stivali a don Michele; sono tuo padre o no, santo Dio?
* 'Ntoni, dacché la Santuzza gli faceva degli sgarbi, bisognava che pensasse come pagare il pane che gli davano all'osteria, giacché a casa sua non osava comparire, e quei poveretti intanto pensavano a lui quando mangiavano la loro minestra senza appetito, come se anch'egli fosse morto, e non stendevano nemmeno la tovaglia, sparpagliati per la casa, colla scodella sulle ginocchia. - Questo è l'ultimo colpo per me che sono vecchio! - ripeteva il nonno; e chi lo vedeva passare colle reti in spalla, per andare a giornata, diceva: - Questa è l'ultima invernata per padron 'Ntoni. Poco ci vorrà che tutti quegli orfani rimangono sulla strada. - E la Lia, se la Mena le diceva di ficcarsi dentro quando passava don Michele, rispondeva con tanto di bocca:
* - Sì! bisogna ficcarsi in casa, quasi fossi un tesoro! Sta tranquilla che di tesori come noi non ne vogliono neppure i cani!
* - Oh! se tua madre fosse qui, non diresti così! mormorava Mena.
* - Se mia madre fosse qui, non sarei orfana, e non dovrei pensarci da me ad aiutarmi. E nemmeno 'Ntoni andrebbe per le strade, che è una vergogna sentirsi dire che siamo sue sorelle, e nessuno vorrà prendersi in moglie la sorella di 'Ntoni Malavoglia.
* 'Ntoni, ora che era in miseria, non aveva più ritegno di mostrarsi insieme a Rocco Spatu e a Cinghialenta per la sciara e verso il Rotolo, e a discorrere sottovoce fra di loro, colla faccia scura, a guisa di lupi affamati. Don Michele tornava a dire alla Mena: - Vostro fratello vi darà qualche dispiacere, comare Mena!
* Mena era ridotta ad andare a cercare il fratello sulla sciara anche lei, e verso il Rotolo, o sulla porta dell'osteria; e piangeva e singhiozzava, tirandolo per la manica della camicia. Ma egli rispondeva:
* - No! È don Michele che mi vuole male, te l'ho detto. Sta sempre a macchinar birbonate contro di me collo zio Santoro. Li ho sentiti io nella bottega di Pizzuto, che lo sbirro gli diceva: - E se tornassi da vostra figlia, che figuraccia ci farei? - E lo zio Santoro rispondeva: - Oh bella! se vi dico che tutto il paese si mangerebbe i gomiti dall'invidia!
* - Ma tu cosa vuoi fare? ripeteva Mena colla faccia pallida. Pensa alla mamma, 'Ntoni, e pensa a noi che non abbiamo più nessuno!
* - Niente! Voglio svergognare lui e la Santuzza davanti a tutto il paese, quando vanno alla messa! Voglio dir loro il fatto mio, e far ridere la gente. Già non ho paura di nessuno al mondo; e mi sentirà anche lo speziale lì vicino.
* Mena infatti aveva un bel piangere e un bel pregare, egli tornava a dire che non aveva nulla da perdere, e dovevano pensarci gli altri più di lui; che era stanco di fare quella vita, e voleva finirla - come diceva don Franco. E siccome all'osteria lo vedevano di malocchio, andava a girandolare per la piazza, specialmente la domenica, e si metteva sugli scalini della chiesa per vedere che faccia facevano quei svergognati che venivano lì a gabbare il mondo, e far le corna al Signore e alla Madonna sotto i loro occhi stessi.
* La Santuzza, dacché incontrava 'Ntoni che faceva la sentinella sulla porta della chiesa, se ne andava ad Aci Castello per la messa, di buon mattino, onde sfuggire la tentazione di far peccati. 'Ntoni vedeva passare la Mangiacarrubbe, col naso nella mantellina, senza guardar più nessuno, ora che aveva acchiappato il marito. La Vespa, tutta in fronzoli, e con tanto di rosario in mano, andava a pregare il Signore di liberarla di quel castigo di Dio di suo marito; e 'Ntoni sghignazzava loro dietro: - Ora che l'hanno pescato il marito non hanno più bisogno di nulla. Ci è chi deve pensare a dar loro da mangiare!
* Lo zio Crocifisso aveva persa anche la devozione, dacché si era messa la Vespa addosso, e non andava nemmeno in chiesa, per stare lontano dalla moglie almeno il tempo della messa; così si dannava l'anima.
* - Questo è l'ultimo anno per me! andava piagnucolando; e adesso correva a cercare padron 'Ntoni, e gli altri disgraziati al pari di lui. - Nella mia vigna ci ha grandinato, e alla vendemmia non ci arrivo di certo.
* - Sapete, zio Crocifisso, rispondeva padron 'Ntoni; quando vogliamo andare dal notaio per quell'affare della casa io son pronto, e ci ho qui i denari. - Colui non pensava ad altro che alla sua casa, e non gliene importava un corno degli affari degli altri.
* - Non mi parlate di notaio, padron 'Ntoni! Quando sento parlare di notaio, mi rammento del giorno in cui mi ci lasciai trascinare dalla Vespa; maledetto sia il giorno che ci misi i piedi!
* Ma compare Piedipapera che fiutava la senseria, gli diceva: - Quella strega della Vespa, se morite voi, è capace di dargliela per un pezzo di pane la casa del nespolo; ed è meglio che li facciate voi i vostri affari, finché ci avete gli occhi aperti.
* Allora lo zio Crocifisso rispondeva: - Sì, sì, andiamoci pure dal notaio; ma bisogna che mi facciate guadagnare qualche cosa su questo affare. Vedete quante perdite ho fatte! - E Piedipapera aggiungeva, fingendo di parlare con lui: - Quella strega di vostra moglie se sa che avete ripreso i denari della casa, è capace di strozzarvi, per comprarsene tante collane e fazzoletti di seta. - E diceva pure: - Almeno la Mangiacarrubbe non ne compra più collane e fazzoletti di seta, ora che ha acchiappato il marito. La vedete come viene a messa con una vesticciuola di cotonina!
* - A me non me ne importa della Mangiacarrubbe, ma avrebbero dovuto bruciarla viva anche lei, con tutte le altre donne che sono al mondo per farci dannare l'anima. Che ci credete che non compra più nulla? Tutta impostura per minchionare padron Fortunato, il quale va gridando che vuole pigliarsi piuttosto una di mezzo alla strada, piuttosto che lasciar godere la roba sua a quella pezzente la quale gli ha rubato il figliuolo. Io per me gli regalerei la Vespa, se la volesse! Tutte le stesse! e guai a chi ci capita, per sua disgrazia! che il Signore leva il lume. Vedete don Michele, che va nella strada del Nero, per far l'occhietto con donna Rosolina; cosa gli manca a costui? Rispettato, ben pagato, con tanto di pancia!... Ebbene! corre dietro alle donne anche lui per cercarsi i guai colla lanterna; per la speranza di quei quattro soldi del vicario.
* - No, egli non ci viene per donna Rosolina, no! diceva Piedipapera ammiccandogli di nascosto. - Donna Rosolina può farci le radiche sul terrazzino in mezzo ai suoi pomidoro, a fargli l'occhio di pesce morto. A don Michele non gliene importa nulla dei denari del vicario. Lo so io cosa va a fare nella strada del Nero!
* - Dunque cosa pretendete per la casa? tornò a dire padron 'Ntoni.
* - Ne parleremo, ne parleremo quando saremo dal notaio, rispose lo zio Crocifisso. Adesso lasciatemi ascoltare la santa messa; e in tal modo lo mandava via mogio mogio.
* - Don Michele ci ha altro per la testa - ripeteva Piedipapera, cacciando fuori tanto di lingua dietro le spalle di padron 'Ntoni, e accennando coll'occhio a suo nipote, il quale andava ad appollaiarsi sui muri, con un pezzo di giubbone sulle spalle, saettando delle occhiatacce sullo zio Santoro, il quale aveva preso a venire alla messa per stendere la mano ai fedeli, borbottando avemarie e gloriapatri, e conosceva tutti ad uno ad uno, come la folla usciva dalla chiesa, dicendo all'uno: - Il Signore vi dia la provvidenza! e a quell'altro: - Tanta salute! - e come gli passò accanto don Michele gli disse pure: - Andateci, che vi aspetta nell'orto dietro la tettoia. - Santa Maria, ora pro nobis! Signore Iddio perdonatemi!...
* La gente, appena don Michele tornò a bazzicare dalla Santuzza, diceva: - Fecero pace cani e gatti! Vuol dire che ci era sotto qualche cosa per tenersi il broncio. - E come massaro Filippo era pure tornato all'osteria - Anche quell'altro! Che non sa starci senza don Michele? È segno che è innamorato di don Michele, piuttosto che della Santuzza. Certuni non sanno star soli neppure in paradiso.
* Allora 'Ntoni Malavoglia masticava bile, vedendosi scacciato a pedate fuori della bettola peggio di un cane rognoso, senza un baiocco in tasca per andare a bere sul mostaccio a don Michele, e piantarsi là tutto il giorno, coi gomiti sul desco, a far loro mangiare il fegato. Invece gli toccava star sulla strada come un cagnaccio, colla coda fra le gambe e il muso a terra, borbottando: - Sangue di Giuda! un giorno o l'altro succederà una commedia, succederà !
* Rocco Spatu, e Cinghialenta, che avevano sempre qualche soldo, gli ridevano sul naso, dalla porta della taverna, facendogli le corna; e venivano a parlargli sottovoce, tirandolo pel braccio verso la sciara e parlandogli nell'orecchio. Egli tentennava sempre a dir di sì, come un minchione che era. Allora gli rinfacciavano: - Ti sta bene a morir di fame, lì davanti, e a vederti far le corna sotto agli occhi tuoi stessi da don Michele, carogna che sei!
* - Sangue di Giuda! non dite così! gridava 'Ntoni col pugno in aria, - che un giorno o l'altro faccio succedere una commedia, faccio succedere!
* Ma gli altri lo piantavano lì, alzando le spalle, sghignazzando; tanto che infine gli fecero montare la mosca al naso; e andò a piantarsi proprio nel bel mezzo dell'osteria, giallo come un morto, col pugno sul fianco, e il giubbone vecchio sulle spalle, che pareva ci avesse un vestito di velluto, girando gli occhiacci intorno per stuzzicare chi sapeva lui. Don ...
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