[Pagina precedente]...comprate il mio credito, gli disse, così potremo mandare l'usciere dai Malavoglia, e non vi diranno che fate l'usuraio, se volete riavere il vostro denaro, né che è danaro del diavolo. - Vi è venuta stanotte la bella idea? sghignazzò Piedipapera, che mi avete svegliato all'alba per dirmela? - Son venuto a dirvi pure per quei sarmenti; se li volete potete venire a pigliarveli. - Allora potete mandare per l'usciere, rispose Piedipapera; ma le spese le fate voi. Quella buona donna di comare Grazia s'era affacciata apposta in camicia per dire a suo marito: - Cosa è venuto a confabulare con voi lo zio Crocifisso? Lasciateli stare quei poveri Malavoglia, che ne hanno tanti di guai! - Tu va a filare! rispondeva compare Tino. Le donne hanno i capelli lunghi ed il giudizio corto. - E se ne andò zoppicando a bere l'erbabianca da compare Pizzuto.
- Vogliono dargli il cattivo Natale a quei poveretti, mormorava comare Grazia colle mani sulla pancia.
Davanti a ogni casa c'era la cappelletta adornata di frasche e d'arance, e la sera vi accendevano le candele, quando veniva a suonare la cornamusa, e cantavano la litania che era una festa per ogni dove. I bambini giocavano ai nocciuoli, nella strada, e se Alessi si fermava a guardare colle gambe aperte, gli dicevano:
- Tu vattene, se non hai nocciuoli per giocare. - Ora vi pigliano la casa.
Infatti la vigilia di Natale venne apposta l'usciere in carrozza pei Malavoglia, talché tutto il paese si mise in subbuglio; e andò a lasciare un foglio di carta bollata sul canterano, accanto alla statua del Buon Pastore.
- L'avete visto l'usciere che è venuto pei Malavoglia? andava dicendo comare Venera. - Ora stanno freschi!
Suo marito, che non gli pareva vero di aver ragione, allora cominciò a gridare e a strepitare.
- Io l'avevo detto, santi del Paradiso! che quel 'Ntoni a bazzicare per la casa non mi piaceva!
- Voi state zitto che non sapete nulla! gli rimbeccava la Zuppidda. Questi sono affari nostri. Le ragazze si maritano così, se no vi restano sulla pancia, come le casseruole vecchie.
- Che maritare! ora che è venuto l'usciere!
Allora la Zuppidda gli piantava le mani sulla faccia.
- Che lo sapevate che doveva venire l'usciere? Voi abbaiate sempre a cose fatte, ma un dito, che è un dito, non lo sapete muovere. Infine l'usciere non se la mangia, la gente.
L'usciere è vero che non si mangia la gente, ma i Malavoglia erano rimasti come se li avesse presi un accidente tutti in una volta, e stavano nel cortile, seduti in cerchio, a guardarsi in viso, e quel giorno dell'usciere non si misero a tavola in casa dei Malavoglia.
- Sacramento! esclamava 'Ntoni. Siamo sempre come i pulcini nella stoppa, ed ora mandano l'usciere per tirarci il collo.
- Cosa faremo? diceva la Longa.
Padron 'Ntoni non lo sapeva, ma infine si prese in mano la carta bollata e andò a trovare lo zio Crocifisso coi due nipoti più grandicelli, per dirgli di prendersi la Provvidenza, che mastro Turi l'aveva rattoppata allora allora, e al poveraccio gli tremava la voce come quando gli era morto il figlio Bastianazzo. - Io non so niente, gli rispose Campana di legno. Io non c'entro più. Ho venduto il mio credito a Piedipapera e dovete sbrigarvela con lui.
Piedipapera appena li vide venire in processione cominciò a grattarsi il capo. - Cosa volete che ci faccia? rispose lui; io sono un povero diavolo e ho bisogno di quei denari, e della Provvidenza non so che farne, perché non è il mio mestiere; ma se la vuole lo zio Crocifisso vi aiuterò a venderla. Or ora torno.
Quei poveracci rimasero ad aspettare seduti sul muricciolo, e senza aver coraggio di guardarsi in faccia; ma gettavano occhiate lunghe sulla strada donde s'aspettava Piedipapera, il quale comparve finalmente adagio adagio - ma quando voleva sapeva arrancare speditamente colla sua gamba storpia. - Dice che è tutta rotta come una scarpa vecchia, e non sa che farsene; gridò da lontano; - mi dispiace, ma non ho potuto far nulla. Così i Malavoglia se ne tornarono a casa colla carta bollata in mano.
Pure qualche cosa bisognava fare, perché quella carta bollata lì, posata sul canterano, avevano inteso dire, si sarebbe mangiato il canterano, la casa e tutti loro.
- Qui ci vuole un consiglio di don Silvestro il segretario, suggerì Maruzza. Portategli quelle due galline là , e qualche cosa vi saprà dire.
Don Silvestro disse che non c'era tempo da perdere, e li mandò da un bravo avvocato, il dottor Scipioni, il quale stava di casa in via degli Ammalati, di faccia allo stallatico dello zio Crispino, ed era giovane, ma quanto a chiacchiere ne possedeva da mettersi in tasca tutti gli avvocati vecchi che pretendevano cinque onze per aprir la bocca, mentre lui si contentava di venticinque lire.
L'avvocato Scipioni stava facendo delle spagnolette, e li fece andare e venire due o tre volte prima di dar loro pratica; il bello poi era che andavano tutti in processione, l'un dietro l'altro, e da principio ci si accompagnava anche la Longa colla bimba in collo, per aiutare a dire le proprie ragioni, e così perdevano tutti la giornata. Quando poi l'avvocato ebbe letto le carte, e poté capire qualche cosa dalle risposte ingarbugliate che doveva strappare con le tenaglie a padron 'Ntoni, mentre gli altri se ne stavano appollaiati sulle loro scranne senza osare di fiatare, si mise a ridere di tutto cuore, e gli altri ridevano con lui, senza sapere perché, per ripigliar fiato. - Niente, rispose l'avvocato; non c'è da far niente; - e siccome padron 'Ntoni tornava a dire che era venuto l'usciere, - L'usciere lasciatelo venire anche una volta al giorno, così il creditore si stancherà più presto di rimetterci le spese. Non potranno prendervi nulla, perché la casa è dotale, e per la barca faremo il reclamo in nome di mastro Turi Zuppiddu. Vostra nuora non c'entra nella compera dei lupini.
L'avvocato seguitò a parlare senza sputare, senza grattarsi il capo, per più di venticinque lire, talmente che padron 'Ntoni e i suoi nipoti si sentivano venire l'acquolina in bocca di parlare anche loro, di spifferare la loro brava difesa che si sentivano gonfiare in testa; e se ne andarono intontiti, sopraffatti da tutte quelle ragioni che avevano, ruminando e gesticolando le chiacchiere dell'avvocato per tutta la strada. Maruzza che stavolta non era andata, come li vide arrivare colla faccia rossa e gli occhi lucenti, si sentì sgravare di un gran peso anche lei, e si rasserenò in viso aspettando che dicessero quel che aveva detto l'avvocato. Ma nessuno apriva bocca e stavano a guardarsi l'un l'altro.
- Ebbene, domandò infine Maruzza la quale moriva d'impazienza.
- Niente! non c'è paura di niente! rispose tranquillamente padron 'Ntoni.
- E l'avvocato? - Sì, l'avvocato l'ha detto lui che non ci è paura di niente.
- Ma cosa ha detto? insisté Maruzza.
- Eh, lui sa dirle le cose; un uomo coi baffi! Benedette quelle venticinque lire!
- Ma infine cos'ha detto di fare?
Il nonno guardò il nipote, e 'Ntoni guardò il nonno. - Nulla, rispose alfine padron 'Ntoni. Ha detto di non far nulla.
- Non gli pagheremo niente, aggiunse 'Ntoni più ardito, perché non può prenderci né la casa né la Provvidenza... Non gli dobbiamo nulla.
- E i lupini?
- È vero! e i lupini? ripeté padron 'Ntoni.
- I lupini?... Non ce li abbiamo mangiati, i suoi lupini; non li abbiamo in tasca; e non può prenderci nulla lo zio Crocifisso; l'ha detto l'avvocato, che ci rimetterà le spese.
Allora successe un momento di silenzio; intanto Maruzza non sembrava persuasa.
- Dunque ha detto di non pagare?
'Ntoni si grattò il capo, e il nonno soggiunse: - È vero, i lupini ce li ha dati, e bisogna pagarli.
Non c'era che dire. Adesso che l'avvocato non era più là , bisognava pagarli. Padron 'Ntoni scrollando il capo borbottava:
- Questo poi no! questo non l'hanno mai fatto i Malavoglia. Lo zio Crocifisso si piglierà la casa, e la barca, e tutto, ma questo poi no!
Il povero vecchio era confuso; ma la nuora piangeva in silenzio nel grembiule.
- Allora bisogna andare da don Silvestro; conchiuse padron 'Ntoni.
E di comune accordo, nonno, nipoti e nuora, persino la bimba, andarono di nuovo in processione dal segretario comunale, per chiedergli come dovevano fare per pagare il debito, senza che lo zio Crocifisso mandasse dell'altre carte bollate, che si mangiavano la casa, la barca e tutti loro. Don Silvestro, il quale sapeva di legge, stava passando il tempo costruendo una gabbia a trappola che voleva regalare ai bambini della Signora. Ei non faceva come l'avvocato, e li lasciò chiacchierare e chiacchierare, seguitando ad infilar gretole nelle cannucce. Infine disse quel che ci voleva: - Orbè, se la gnà Maruzza ci mette la mano, ogni cosa si sarebbe aggiustata. La povera donna non sapeva indovinare dove dovesse mettere la sua mano. - Dovete metterla nella vendita, le disse don Silvestro, e rinunziare all'ipoteca della dote, quantunque i lupini non li abbiate presi voi. - I lupini li abbiamo presi tutti! mormorava la Longa, e il Signore ci ha castigati tutti insieme col prendersi mio marito.
Quei poveri ignoranti, immobili sulle loro scranne, si guardavano fra di loro, e don Silvestro intanto rideva sotto il naso. Poi mandò a chiamare lo zio Crocifisso, il quale venne ruminando una castagna secca, giacché aveva finito allora di desinare, e aveva gli occhietti più lustri del solito. Dapprincipio non voleva sentirne nulla, e diceva che lui non ci entrava più, e non era affar suo. - Io sono come il muro basso, che ognuno ci si appoggia e fa il comodo suo, perché non so parlare come un avvocato, e non so dire le mie ragioni; la mia roba par roba rubata, ma quel che fanno a me lo fanno a Gesù Crocifisso che sta in croce; e seguitava a borbottare e brontolare colle spalle al muro, e le mani ficcate nelle tasche; né si capiva nemmeno quel che dicesse per quella castagna che ci aveva in bocca. Don Silvestro sudò una camicia per fargli entrare in testa che infine i Malavoglia non potevano dirsi truffatori, se volevano pagare il debito, e la vedova rinunziava all'ipoteca. - I Malavoglia si contentano di restare in camicia per non litigare; ma se li mettete colle spalle al muro, cominciano a mandar carta bollata anche loro, e chi s'è visto s'è visto. Infine un po' di carità bisogna averla, santo diavolone! Volete scommettere che se continuate a piantare i piedi in terra come un mulo, non avrete niente?
E lo zio Crocifisso allora rispondeva: - Quando mi prendono da questo lato non so più che dire; e promise di parlarne a Piedipapera. - Per riguardo all'amicizia io farei qualunque sacrificio. - Padron 'Ntoni poteva dirlo, se per un amico avrebbe fatto questo ed altro; e gli offrì la tabacchiera aperta, fece una carezza alla bimba, e le regalò una castagna. - Don Silvestro conosce il mio debole; io non so dir di no. Stasera parlerò con Piedipapera, e gli dirò di aspettare sino a Pasqua; purché comare Maruzza ci metta la mano. - Comare Maruzza non sapeva dove bisognava metterla, la mano, e rispose che ce l'avrebbe messa anche subito. - Allora potete mandare a prendervi quelle fave che mi avete chiesto per seminarle; - disse poi lo zio Crocifisso a don Silvestro, prima di andarsene.
- Va bene, va bene, rispose don Silvestro; lo so che per gli amici avete il cuore grande quanto il mare.
Piedipapera davanti alla gente non voleva sentir parlare di dilazione; e strillava e si strappava i capelli, che lo volevano ridurre in camicia, e volevano lasciarlo senza pane per tutto l'inverno, lui e sua moglie Grazia, dopo che l'avevano persuaso a comprare il debito dei Malavoglia, e quelle erano cinquecento lire l'una meglio dell'altra, che s'era levate di bocca per darle allo zio Crocifisso. Sua moglie Grazia, poveretta, spalancava gli occhi, perché non sapeva di dove li avesse presi quei denari, e metteva buone parole pei Malavoglia, i quali erano brava gente, e tutti li avevano sempre conosciuti per galantuomini nel vicinato. Lo zio Crocifisso adesso prendeva anche lui la parte dei Malavoglia. - Han detto che pagheranno, e se non potranno pagare vi lascera...
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