[Pagina precedente]...uomini dal mare, passavano il tempo; ella sulla porta, e don Michele sui sassi, sminuzzando qualche sterpolino per non sapere che fare, e le domandava: - Che ci verreste a stare nella città ?
- Che verrei a farci nella città ?
- Quello è il posto per voi! Voi non siete fatta per star qui, fra questi villani, in parola d'onore! Voi siete una roba fine e di prima qualità , e siete fatta per stare in una bella casetta, e andare a spasso alla Marina e alla Villa, quando c'è la musica, vestita bene, come m'intendo io. Con un bel fazzoletto di seta in testa, e la collana d'ambra. Qui par di stare in mezzo ai porci, parola mia d'onore! e non vedo l'ora di essere traslocato, che mi hanno promesso di richiamarmi alla città coll'anno nuovo.
Lia si metteva a ridere della burla, e scrollava le spalle, che lei non sapeva nemmeno come fossero fatte le collane d'ambra e i fazzoletti di seta. Una volta poi don Michele tirò fuori in gran mistero un bel fazzoletto giallo e rosso, colla sua brava carta, che l'aveva avuto da un contrabbando, e voleva regalarlo a comare Lia.
- No! no! diceva lei tutta rossa. Non lo piglio se mi ammazzate! - E don Michele insisteva: - Questa non me l'aspettavo, comare Lia. Non me lo merito, vedete! - E dovette avvolgere un'altra volta il fazzoletto nella carta e metterselo in tasca.
D'allora in poi, quando vedeva spuntare il naso di don Michele, Lia correva a ficcarsi in casa, per paura che volesse darle il fazzoletto. Don Michele aveva un bel passare e ripassare, e far brontolare la Zuppidda colla schiuma alla bocca, e aveva un bell'allungare il collo dentro l'uscio dei Malavoglia, che non vedeva più nessuno, talché alla fine si decise ad entrare. Le ragazze, come se lo videro dinanzi, rimasero a bocca aperta, tremando quasi avessero la terzana, e senza saper che fare. - Voi non l'avete voluto il fazzoletto di seta, comare Lia, diss'egli alla ragazza, la quale s'era fatta rossa come un papavero, ma io sono tornato pel bene che voglio a voi altri. Che cosa fa vostro fratello 'Ntoni?
Anche Mena si faceva rossa, quando le domandavano che cosa facesse suo fratello 'Ntoni, perché non faceva nulla. E don Michele continuò: - Ho paura che vi dia qualche dispiacere, a tutti voi altri, vostro fratello 'Ntoni. Io vi sono amico e chiudo gli occhi; ma quando verrà qui un altro brigadiere in vece mia, vorrà sapere che cosa va a fare vostro fratello con Cinghialenta, la sera, verso il Rotolo, e con quell'altro buon arnese di Rocco Spatu, quando vanno a passeggiare nella sciara, come se avessero delle scarpe da buttar via. Aprite bene gli occhi anche voi a quel che vi dico ora, comare Mena; e ditegli pure che non bazzichi tanto con quell'imbroglione di Piedipapera, nella bottega di Pizzuto, che si sa tutto, e nei guai poi ci resterà lui. Gli altri sono volpi vecchie, e sarebbe bene che vostro nonno non lo facesse andare a passeggiare nella sciara, perché la sciara non è fatta per andarci a passeggiare, e gli scogli del Rotolo ci sentono come se avessero le orecchie, ditegli, e vedono anche senza cannocchiale le barche che vanno costeggiando quatte quatte verso l'imbrunire, come se andassero a pescar pipistrelli. Ditegli questo, comare Mena, e ditegli pure che chi gli dà quest'avvertimento è un amico il quale vi vuol bene. Quanto a compare Cinghialenta e Rocco Spatu, ed anche Vanni Pizzuto, son tenuti d'occhio. Vostro fratello si fida di Piedipapera, e non sa che le guardie doganali hanno il tanto per cento sui contrabbandi, e per sorprenderli bisogna dar la parte a uno della combriccola e farlo cantare per chiapparla. Di Piedipapera questo solo rammentategli: - Gli disse Gesù Cristo a San Giovanni, "degli uomini segnati guà rdatene!". Lo dice pure il proverbio.
Mena sbarrava gli occhi, e impallidiva, senza capir bene quel che ascoltava; ma sentiva già la paura che suo fratello avesse a fare con quelli del berretto gallonato. Don Michele allora la prese per mano onde farle animo, e seguitò:
- Se si sapesse che son venuto a dirvi tutto questo, sarei fritto. Io mi giuoco il mio berretto gallonato, per il bene che vi voglio a voi altri Malavoglia. Ma non mi piace che vostro fratello patisca qualche guaio. No! non vorrei incontrarlo di notte in qualche brutto posto, nemmeno per acchiappare un contrabbando di mille lire, parola mia d'onore!
Le povere ragazze non ebbero più pace, dacché don Michele ebbe messo loro quella pulce nell'orecchio. Non chiudevano occhio nella notte, aspettando il fratello dietro l'uscio sino a tardi, tremando di freddo e di paura, mentre egli andava cantando per le strade con Rocco Spatu ed altri della combriccola, e alle povere ragazze pareva sempre di udire delle grida, e delle schioppettate, come quando avevano detto che c'era stata la caccia delle quaglie a due piedi.
- Tu va a dormire, ripeteva Mena alla sorella. Tu sei troppo giovane, e certe cose non devi saperle.
Al nonno non diceva nulla per non dargli quest'altro crepacuore; ma a 'Ntoni, quando lo vedeva un po' calmo, che si metteva a sedere tristamente sulla porta, col mento in mano, si faceva coraggio per chiedergli: - Cosa vai a fare sempre con Rocco Spatu e Cinghialenta? Guardati che ti hanno visto sulla sciara e verso il Rotolo. Guardati di Piedipapera. Sai il detto dell'antico che gli disse Gesù Cristo a San Giovanni: "degli uomini segnati guà rdatene!".
- Chi te l'ha detto? domandava 'Ntoni saltando su come un diavolo. Dimmi chi te l'ha detto?
- Don Michele me l'ha detto! rispondeva lei colle lacrime agli occhi. M'ha detto di guardarti di Piedipapera, che per acchiappare un contrabbando bisogna dar la parte ad uno della combriccola.
- E non ti ha detto altro?
- No, non mi ha detto altro.
'Ntoni allora giurava che non era vero niente, e non lo dicesse al nonno. Poi si levava di là frettoloso, e se ne andava all'osteria, a smaltire l'uggia, e se incontrava quelli del berretto gallonato, faceva il giro lungo per non vederli neanche nel battesimo. Già don Michele non sapeva nulla, e parlava a casaccio, onde fargli paura, per la bizza che ci aveva contro di lui dopo l'affare della Santuzza, la quale l'aveva messo fuori della porta come un cane rognoso. Alla fin fine egli non aveva paura di don Michele e dei suoi galloni, che era ben pagato per succhiare il sangue del povero. Bella cosa! Don Michele non aveva bisogno di cercare di aiutarsi in qualche maniera, così grasso e pasciuto! e non aveva altro da fare che metter le mani addosso a qualche povero diavolo, se si industriava a buscarsi come poteva un pezzo di dodici tarì. E quell'altra prepotenza che per sbarcare la roba di fuori regno, bisognava pagare il dazio, come fosse roba rubata! e doveva metterci il naso don Michele coi suoi sbirri! Loro erano padroni di mettere le mani su ogni cosa, e prendere quello che volevano; ma gli altri, se cercavano a rischio della pelle di fare come volevano, per sbarcare la loro roba, passavano per ladri, e li cacciavano peggio dei lupi colle pistole e le carabine. - Ma rubare ai ladri non è stato mai peccato. Lo diceva anche don Giammaria nella bottega dello speziale. E don Franco approvava col capo e con tutta la barba, sogghignando, che quando si faceva la repubblica non se ne vedevano più di quelle porcherie. - E di quegli impiegati di Satanasso! - aggiungeva il vicario. A don Giammaria gli cuoceva tuttora delle venticinque onze che gli erano scappate di casa.
Ora donna Rosolina aveva perso anche la testa, colle venticinque onze, e correva dietro a don Michele, per farsi mangiare il resto. Come lo vedeva andare nella strada del Nero, credeva ci andasse per veder lei sul terrazzino, e stava sempre al terrazzino colla conserva dei pomidoro, e colle bocce dei peperoni, per far vedere di che era capace; poiché non glielo avrebbero levato dalla testa colle tenaglie che don Michele, colla sua pancia, ora che si era levato dal peccato mortale colla Santuzza, non cercasse una donna di casa e di giudizio, come intendeva lei; perciò lo difendeva, se suo fratello diceva corna del governo e dei mangiapane, e rispondeva: - Dei mangiapane come don Silvestro sì! che si mangiano un paese senza far nulla; ma i dazii ci vogliono per pagare i soldati, che fanno bella vista colla montura, e senza soldati ci mangeremmo come lupi fra di noi.
- Dei fannulloni pagati per portare il fucile, e non altro! sogghignava lo speziale; come i preti, che prendono tre tarì per messa. Dite la verità , don Giammaria, che capitale ci mettete voi nella messa che vi pagano tre tarì?
- E voi che capitale ci mettete in quell'acqua sporca che vi fate pagare a sangue d'uomo? rimbeccava il vicario colla schiuma alla bocca.
Don Franco aveva imparato a ridere come don Silvestro, per far dannare l'anima a don Giammaria; e continuava senza dargli retta, ché aveva sperimentato il mezzo migliore per fargli perdere la tramontana: - In mezz'ora si guadagnano la loro giornata, e poi sono a spasso tutto il giorno; tale e quale come don Michele il quale sembra un uccellaccio perdigiorno, sempre là per i piedi, dacché non va più a scaldare le panche della Santuzza.
- Per questo ce l'ha con me, entrava a dire 'Ntoni; è arrabbiato come un cane, e vuol fare il prepotente perché ci ha la sciabola. Ma, sangue della Madonna! una volta o l'altra voglio dargliela sul muso la sua sciabola, per fargli vedere che me ne infischio, io!
- Bravo! esclamava lo speziale, così va fatto! Bisogna che il popolo mostri i denti. Ma lontano di qua, che non voglio pasticci nella mia spezieria. Al governo non parrebbe vero di tirarmi nell'imbroglio pei capelli; ma a me non mi piace aver che fare coi giudici e con tutta quella canaglia della baracca.
* 'Ntoni Malavoglia levava i pugni al cielo, e giurava e sacramentava per Cristo e per la Madonna che voleva finirla, avesse dovuto andare in galera; già egli non aveva niente da perdere. La Santuzza non lo guardava più dello stesso occhio, tante gliene aveva dette quel paneperso di suo padre, piagnucolando fra un'avemaria e l'altra, dopo che massaro Filippo non mandava più il vino all'osteria! Le diceva che gli avventori cominciavano a diradare come le mosche a sant'Andrea, dacché non ci trovavano più il vino di massaro Filippo, al quale erano avvezzi come il bambino alla poppa. Lo zio Santoro ogni volta ripeteva alla figliuola: - Che vuoi farne di quell'affamato di 'Ntoni Malavoglia? Non vedi che ti mangia tutta la roba senza frutto? Tu lo ingrassi meglio di un maiale, e poi va a fare il cascamorto colla Vespa e colla Mangiacarrubbe, ora che sono ricche. - E le diceva pure: - Gli avventori se ne vanno perché egli ti sta sempre alla gonnella, e non ti lascia un momento da dirti una barzelletta. - Oppure: - Così lacero e sudicio è una porcheria avercelo per la bettola; che sembra tutta una stalla, e la gente ha schifo di beverci nei bicchieri. Don Michele sì che ci stava bene sulla porta, coi galloni nel berretto. La gente che paga il vino, vuol berselo in santa pace, ed è contenta di vedere uno colla sciabola lì davanti. Poi tutti gli facevano di berretto, e nessuno ti avrebbe negato un soldo se te lo doveva, quando era segnato col carbone sul muro. Ora che non c'è più lui, non viene nemmeno massaro Filippo. L'altra volta è passato di qua, ed io volevo farlo entrare; ma ei dice che è inutile venirci, giacché il mosto non può farlo passare più di contrabbando, ora che sei in collera con don Michele. Una cosa che non è buona né per l'anima, né pel corpo. La gente comincia perfino a mormorare che a 'Ntoni gli fai la carità pelosa, giacché massaro Filippo non ci viene più, e vedrai come andrà a finire! Vedrai che arriverà all'orecchio del vicario, e ti leveranno la medaglia di Figlia di Maria.
* La Santuzza teneva duro ancora, perché in casa sua voleva esser sempre la padrona; ma cominciava ad aprire gli occhi anche lei, giacché tutto quello che le diceva suo padre era il santo evangelo, e non trattava più 'Ntoni come prima. Se c'era un rimasuglio da riporre in serbo nel piatto, non lo dava più a lui, e gli metteva dell'acqua sporca nei fondi di...
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