[Pagina precedente]... Già padron 'Ntoni diceva sempre che un pesce fuori dell'acqua non sa starci, e chi è nato pesce il mare l'aspetta.
Nella paranza lo canzonavano perché la Sara l'aveva piantato, mentre serravano le vele, e la Carmela vogava in tondo lenta lenta, lasciandosi dietro le reti come la coda di un serpente. - "Carne di porco ed uomini di guerra durano poco", dice il proverbio, per questo Sara ti ha piantato.
- "Allora la donna è fedele ad uno, quando il turco si fa cristiano"; aggiunse lo zio Cola.
- Delle innamorate ne ho quante ne voglio, rispose 'Ntoni; a Napoli mi correvano dietro come i cagnolini.
- A Napoli ci avevi il vestito di panno, e il berretto collo scritto, e le scarpe ai piedi, disse Barabba.
- Che vi son delle belle ragazze come qui, a Napoli?
- Le belle ragazze di qui non sono degne di portargli le scarpe, a quelle di Napoli. Io ne avevo una colla veste di seta, e nastri rossi nei capelli, il corsetto ricamato, e le spalline d'oro come quelle del comandante. Un bel pezzo di ragazza così, che portava a spasso i bambini dei padroni, e non faceva altro.
- Bello stare deve essere da quelle parti! osservò Barabba.
- A voi di sinistra! fermi i remi! gridò padron 'Ntoni.
- Sangue di Giuda! che mi fate andare la paranza sulle reti! cominciò a strillare lo zio Cola al timone. La volete finire colle chiacchiere; stiamo qui a grattarci la pancia, o a fare il mestiere?
- È la maretta che ci accula; disse 'Ntoni.
- Staglia da quella parte, figlio di porco, gli gridò Barabba; colle regine che ci hai in testa ci fai perdere la giornata!
- Sacramento! rispose allora 'Ntoni col remo in aria, se lo dici un'altra volta, te lo do sulla testa.
- Che novità è questa? saltò su lo zio Cola dal timone, l'hai imparato da soldato, che non si può dire più una parola?
- Allora me ne vado; rispose 'Ntoni.
- E tu vattene, che coi suoi denari padron Fortunato ne troverà un altro.
- "Al servo pazienza, al padrone prudenza" disse padron 'Ntoni.
'Ntoni continuò a remare brontolando, perché non poteva andarsene a piedi, e compare Mangiacarrubbe, per metter la pace, disse che era ora di far colazione.
In quel momento spuntava il sole, e un sorso di vino si beveva volentieri, pel fresco che s'era messo. Allora quei ragazzi si misero a lavorare di mascelle, col fiasco fra le gambe, mentre la paranza mareggiava adagio adagio fra il largo cerchio dei sugheri.
- Una pedata per di dietro a chi parla per il primo! disse lo zio Cola.
Per non buscarsi la pedata tutti si misero a masticare come buoi, guardando le onde che venivano dal largo, e si rotolavano senza spuma, quelle otri verdi che in un giorno di sole fanno pensare al cielo nero e al mare color di lavagna.
- Padron Cipolla le lascerà correre quattro bestemmie stasera; saltò su lo zio Cola; ma non ci abbiamo che fare. Col mare fresco non se ne piglia pesci.
Prima compare Mangiacarrubbe gli sferrò una pedata, perché lo zio Cola che aveva fatta la legge aveva parlato pel primo; e poi rispose: - Intanto ora che siamo qui, aspettiamo a tirare le reti.
- La maretta viene dal largo, e a noi ci giova; aggiunse padron 'Ntoni.
- Ahi! borbottava intanto lo zio Cola.
Ora che il silenzio era rotto, Barabba chiese a 'Ntoni Malavoglia: - Me lo dai un mozzicone di sigaro?
- Non ne ho, rispose 'Ntoni, senza pensare più alla quistione di poco prima, ma te ne darò mezzo del mio.
Gli uomini della paranza, seduti sul fondo, colla schiena contro il banco e le mani dietro il capo, cantavano delle canzonette, ognuno per suo conto, adagio adagio, per non addormentarsi, che infatti socchiudevano gli occhi sotto il sole lucente; e Barabba faceva scoppiettare le dita, come i cefali sguizzavano fuori dell'acqua.
- Essi non hanno nulla da fare, diceva 'Ntoni, e si divertono a saltare.
- Buono questo sigaro! rispose Barabba, ne fumavi a Napoli, di questi?
- Sì, ne fumavo tanti.
- Però i sugheri cominciano ad affondare, osservò compare Mangiacarrubbe.
- Lo vedi dove si è persa la Provvidenza con tuo padre? disse Barabba; laggiù al Capo, dove c'è l'occhio del sole su quelle case bianche, e il mare sembra tutto d'oro.
- Il mare è amaro e il marinaro muore in mare; rispose 'Ntoni.
Barabba gli passò il suo fiasco, e dopo si misero a brontolare sottovoce dello zio Cola, il quale era un cane per gli uomini della paranza, quasi padron Cipolla fosse là presente, a vedere quel che facevano e quel che non facevano.
- Tutto per fargli credere che senza di lui la paranza non andrebbe, aggiunse Barabba. Sbirro!
- Ora gli dirà che il pesce l'ha preso lui, per l'abilità sua, con tutto il mare fresco. Guarda come affondano le reti, i sugheri non si vedono più.
- O ragazzi! gridò lo zio Cola, vogliamo tirare le reti? perché se ci arriva la maretta ce le strappa di mano.
- Ohi! oohi! cominciarono a vociare gli uomini della ciurma passandosi la fune.
- San Francesco! esclamava lo zio Cola, ei non par vero che abbiamo preso tutta questa grazia di Dio, colla maretta.
Le reti formicolavano e scintillavano al sole a misura che s'affacciavano dall'acqua, e tutto il fondo della paranza sembrava pieno d'argento vivo. - Padron Fortunato ora sarà contento, mormorò Barabba, tutto rosso e sudato, e non ci rinfaccerà quei tre carlini che ci dà per la giornata.
- Questo ci tocca a noi! aggiunse 'Ntoni, a romperci la schiena per gli altri; e poi quando abbiamo messo assieme un po' di soldi, viene il diavolo e se li mangia.
- Di che ti lagni? gli disse il nonno, non te la dà la tua giornata compare Fortunato?
I Malavoglia si arrabattavano in tutti i modi per far quattrini. La Longa prendeva qualche rotolo di tela da tessere, e andava anche al lavatoio per conto degli altri; padron 'Ntoni coi nipoti s'erano messi a giornata, s'aiutavano come potevano, e se la sciatica piegava il vecchio come un uncino, rimaneva nel cortile a rifar le maglie alle reti, a raccomodar nasse, e mettere in ordine degli attrezzi, ché era pratico di ogni cosa del mestiere. Luca andava a lavorare nel ponte della ferrovia, per cinquanta centesimi al giorno, sebbene suo fratello 'Ntoni dicesse che non bastavano per le camicie che sciupava a trasportar sassi nel corbello; ma Luca non badava che si sciupava anche le spalle, e Alessi andava a raccattar dei gamberi lungo gli scogli, o dei vermiciattoli per l'esca, che si vendevano a dieci soldi il rotolo, e alle volte arrivava sino all'Ognina e al Capo dei Mulini, e tornava coi piedi in sangue. Ma compare Zuppiddu si prendeva dei bei soldi ogni sabato, per rabberciare la Provvidenza, e ce ne volevano delle nasse da acconciare, dei sassi della ferrovia, dell'esca a dieci soldi, e della tela da imbiancare, coll'acqua sino ai ginocchi e il sole sulla testa, per fare quarant'onze! I Morti erano venuti, e lo zio Crocifisso non faceva altro che passeggiare per la straduccia, colle mani dietro la schiena, che pareva il basilisco.
- Questa è storia che va a finire coll'usciere! andava dicendo lo zio Crocifisso con don Silvestro e con don Giammaria il vicario.
- D'usciere non ci sarà bisogno, zio Crocifisso, gli rispose padron 'Ntoni quando venne a sapere quello che andava dicendo Campana di legno. I Malavoglia sono stati sempre galantuomini, e non hanno avuto bisogno d'usciere.
- A me non me ne importa; rispose lo zio Crocifisso colle spalle al muro, sotto la tettoia del cortile, mentre stavano accatastando i suoi sarmenti: Io non so altro che devo esser pagato.
Finalmente, per intromissione del vicario, Campana di legno si contentò di aspettare a Natale ad esser pagato, prendendosi per frutti quelle settantacinque lire che Maruzza aveva raccolto soldo a soldo in fondo alla calza nascosta sotto il materasso.
- Ecco com'è la cosa! borbottava 'Ntoni di padron 'Ntoni; lavoriamo notte e giorno per lo zio Crocifisso. Quando abbiamo messo insieme una lira, se la prende Campana di legno.
Il nonno, colla Maruzza, si consolavano a far castelli in aria per l'estate, quando ci sarebbero state le acciughe da salare, e i fichidindia a dieci un grano, e facevano dei grandi progetti d'andare alla tonnara, e per la pesca del pesce spada, dove si buscava una buona giornata, e intanto mastro Turi avrebbe messo in ordine la Provvidenza. I ragazzi stavano attenti, col mento in mano, a quei discorsi che si facevano sul ballatoio, o dopo cena; ma 'Ntoni che veniva da lontano, e il mondo lo conosceva meglio degli altri, si annoiava a sentir quelle chiacchiere, e preferiva andarsene a girandolare attorno all'osteria, dove c'era tanta gente che non faceva nulla, e anche lo zio Santoro, il quale era il peggio che ci potesse essere, faceva quel mestiere leggiero di stendere la mano a chi passava, e biascicare avemarie; o se ne andava da compare Zuppiddu, col pretesto di vedere a che stato fosse la Provvidenza, per far quattro chiacchiere con Barbara, la quale veniva a metter frasche sotto il calderotto della pece, quando c'era compare 'Ntoni.
- Voi siete sempre in faccende, comare Barbara, le diceva 'Ntoni, e siete il braccio destro della casa; per questo vostro padre non vi vuol maritare.
- Non mi vuol maritare con quelli che non fanno per me, - rispondeva Barbara, "pari con pari e statti coi tuoi".
- Io ci starei anch'io coi vostri, per la madonna! se voleste voi, comare Barbara...
- Che discorsi mi fate, compare 'Ntoni. La mamma è a filare nel cortile, e sta a sentirci.
- Dicevo per quelle frasche che son verdi, e non vogliono accendere. Lasciate fare a me.
- Che è vero che venite qui per vedere la Mangiacarrubbe, quando si affaccia alla finestra?
- Io ci vengo qui per tutt'altro, comare Barbara. Ci vengo per vedere a che stato è la Provvidenza.
- È a buon stato, e il babbo ha detto che per la vigilia di Natale la metterete in mare.
Come s'avvicinava la novena di Natale i Malavoglia non facevano altro che andare e venire dal cortile di mastro Turi Zuppiddu. Intanto il paese intero si metteva in festa; in ogni casa si ornavano di frasche e d'arance le immagini dei santi, e i fanciulli si affollavano dietro la cornamusa che andava a suonare davanti alle cappellette colla luminaria, accanto agli usci. Solo in casa dei Malavoglia la statua del Buon Pastore rimaneva all'oscuro, mentre 'Ntoni di padron 'Ntoni correva a fare il gallo di qua e di là , e Barbara Zuppidda gli diceva:
- Almeno ci penserete che ho squagliata la pece per la Provvidenza, quando sarete in mare?
Piedipapera predicava che tutte le ragazze se lo rubavano.
- Chi è rubato son io! piagnucolava lo zio Crocifisso. Voglio un po' vedere d'onde prenderanno i denari dei lupini, se 'Ntoni si marita, e se devono anche dare la dote alla Mena, col censo che hanno sulla casa, e tutti quegli imbrogli dell'ipoteca che son saltati fuori all'ultimo. Il Natale eccolo qua, ma i Malavoglia ancora non li ho visti.
Padron 'Ntoni tornava a cercarlo in piazza, o sotto la tettoia, e gli diceva: - Cosa volete che si faccia se non ho denari? Spremete il sasso per cavarne sangue! Aspettatemi sino a giugno, se volete farmi questo favore, o prendetevi la Provvidenza e la casa del nespolo. Io non ci ho altro.
- Io voglio i miei danari, ripicchiava Campana di legno colle spalle al muro. Avete detto che siete galantuomini, e che non pagate colle chiacchiere della Provvidenza e della casa del nespolo.
Egli ci perdeva l'anima ed il corpo, ci aveva rimesso il sonno e l'appetito, e non poteva nemmeno sfogarsi col dire che quella storia andava a finire coll'usciere, perché subito padron 'Ntoni mandava don Giammaria o il segretario, a domandar pietà , e non lo lasciavano più venire in piazza, per gli affari suoi, senza metterglisi alle calcagna, sicché tutti nel paese dicevano che quelli erano danari del diavolo. Con Piedipapera non poteva sfogarsi perché gli rimbeccava subito che i lupini erano fradici, e che egli faceva il sensale. - Ma quel servizio lì potrebbe farmelo! disse a un tratto fra di sé - e non dormì più quella notte, tanto gli piacque la trovata - e andò a trovare Piedipapera appena fatto giorno, che ancora si stirava le braccia e sbadigliava sull'uscio. - Voi dovreste fingere che mi ...
[Pagina successiva]