[Pagina precedente]...apezzale e piangeva come un ragazzo, ché il cuore l'aveva buono, quel giovane.
- Non piangere così! gli diceva il nonno. Non piangere. Ora tu sei il capo della casa. Pensa che ci hai tutti gli altri sulle spalle, e fa come ho fatto io.
Le donne si mettevano a gridare colle mani nei capelli, udendolo discorrere a quel modo, persino la piccola Lia, giacché le donne non hanno giudizio in quelle circostanze, e non si accorgevano che il poveretto si turbava in volto al vederle disperarsi, come se stesse per morire. Ma egli continuava con voce fioca: - Non fate tante spese quando non ci sarò più. Il Signore lo sa che non possiamo spendere, e si contenterà del rosario che mi diranno Maruzza e la Mena. Tu, Mena, fai sempre come ha fatto tua madre, che è stata una santa donna, e dei guai ne ha visti anche lei; e ti terrai sotto le ali tua sorella, come fa la chioccia coi suoi pulcini. Finché vi aiuterete l'un l'altro i guai vi parranno meno gravi. Ora 'Ntoni è grande, e presto Alessi sarà in grado di aiutarvi anche lui.
- Non dite così! supplicavano le donne singhiozzando, come se egli avesse voluto andarsene di sua volontà . - Per carità non dite così. Egli scuoteva il capo tristamente, e rispondeva:
- Adesso che vi ho detto quello che volevo dirvi, non me ne importa. Io sono vecchio. Quando non c'è più olio il lume si spegne. Ora voltatemi dall'altra parte che sono stanco.
Più tardi chiamò ancora 'Ntoni, e gli disse:
- Non la vendete la Provvidenza, così vecchia come è, se no sarete costretti ad andare a giornata, e non sapete com'è dura, quando padron Cipolla o lo zio Cola vi dicono: - Non ho bisogno di nessuno per lunedì. - E quest'altra cosa voglio dire a te, 'Ntoni, che quando avrete messo insieme qualche soldo, dovete maritare prima la Mena, e darle uno del mestiere che faceva suo padre, e che sia un buon figliuolo; e voglio dirti anche che quando avrete maritato pure la Lia, se fate dei risparmi metteteli da parte e ricomprate la casa del nespolo. Lo zio Crocifisso ve la venderà , se ci avrà il suo guadagno, perché è stata sempre dei Malavoglia, e di là sono partiti vostro padre e la buon'anima di Luca.
- Sì! nonno! sì! prometteva 'Ntoni piangendo. Alessi ascoltava anche lui, serio serio come fosse già un uomo.
Le donne credevano che il malato avesse il delirio, udendolo chiacchierare e chiacchierare, e gli mettevano delle pezze bagnate sulla fronte. - No, diceva padron 'Ntoni, sono in sensi. Voglio finire tutto quel che devo dirvi prima di andarmene.
Intanto cominciavano ad udirsi i pescatori che si chiamavano da un uscio all'altro, e i carri cominciavano a passare di nuovo per la via. - Fra due ore sarà giorno, disse padron 'Ntoni, e potrete andare a chiamare don Giammaria.
Quei poveretti aspettavano il giorno come il Messia, e andavano ad ogni momento a socchiudere la finestra per veder se spuntasse l'alba. Finalmente la stanzuccia cominciò a farsi bianca, e padron 'Ntoni tornò a dire: - Ora chiamatemi il prete, che voglio confessarmi.
Don Giammaria venne quando il sole era già alto, e tutte le vicine, come udirono il campanello per la stradicciuola del Nero, accorrevano a vedere il viatico che andava dai Malavoglia, ed entravano tutte, perché dove va il Signore non si può chiudere l'uscio in faccia alla gente, tanto che quei poveretti al vedersi la casa piena non osavano nemmeno piangere e disperarsi, mentre don Giammaria borbottava fra i denti, e mastro Cirino gli metteva il cero sotto il naso al malato, giallo e stecchito come un altro cero anche lui.
- E' sembra il patriarca san Giuseppe addirittura, su quel letto e con quella barba lunga! beato lui! esclamava la Santuzza, che piantava i boccali e ogni cosa, e andava sempre dove sentiva il Signore - come una cornacchia! - diceva lo speziale.
Don Ciccio arrivò che c'era ancora il vicario coll'olio santo, tanto che voleva voltare la briglia dell'asinello e tornarsene indietro. - Chi vi ha detto che c'era bisogno del prete? Chi è andato a chiamare il viatico? Quello dobbiamo dirvelo noi altri medici, quando è l'ora; e mi meraviglio del vicario che è venuto senza la polizza del viatico. Ora volete saperlo? non c'è bisogno del viatico. Se sta meglio, vi dico!
- È il miracolo della Madonna Addolorata! esclamava la Longa; la Madonna ci ha fatto il miracolo, perché il Signore ci è stato troppe volte in questa casa! - Ah! Vergine benedetta! esclamava Mena colle mani giunte. Ah! Vergine santa, che ci avete fatta la grazia! - E tutti piangevano dalla consolazione, come se l'infermo fosse già stato in grado di tornare ad imbarcarsi sulla Provvidenza.
Don Ciccio se ne andava borbottando: - Così mi ringraziano! Se campano, la Madonna ha fatto la grazia! Se muoiono, son io che li ammazzo!
Le comari aspettavano sulla porta per veder passare il morto, che dovevano venirselo a prendere da un momento all'altro. - Poveretto! brontolavano anch'esse.
- Quel vecchio ha il cuoio duro; se non batte il naso per terra come i gatti, non muore. State attenti a quel che vi dico oggi - predicava la Zuppidda. - Siamo qui da due giorni ad aspettare: muore, non muore? Vi dico che egli ci sotterrerà tutti. - Le comari fecero le corna. "Lontano sia ché son figlia di Maria!" e la Vespa baciava anche la medaglia che ci aveva sull'abitino. "Sciatara e matara! Tuono dell'aria, e vino solforoso!" La Zuppidda soggiunse: - Voi almeno non avete figli da maritare, come li ho io, che farei gran danno se andassi sotterra. - Le altre ridevano, perché la Vespa non ci aveva che lei stessa da maritare, e non ci arrivava anche. - Quanto a questo, padron 'Ntoni fa più danno di tutti, perché è la colonna della casa, - rispose la cugina Anna. Quel cetriolo di 'Ntoni ora non è più un ragazzo. - Ma tutte si strinsero nelle spalle. - Se muore il vecchio, la vedrete come casca quella casa!
In questa arrivò la Nunziata, lesta lesta, colla brocca sul capo. - Largo! largo! ché aspettano l'acqua da comare Maruzza. E i miei ragazzi se si mettono a giocare mi lasciano la roba in mezzo alla strada.
Lia s'era messa sulla porta, tutta pettoruta a dire alle comari: - Il nonno sta meglio. Ha detto don Ciccio che il nonno per adesso non muore; e non le pareva vero che tutte le comari stessero ad ascoltarla come una donna fatta. Venne anche Alessi e disse alla Nunziata:
- Ora che sei qui, in due salti vado a vedere che n'è della Provvidenza.
- Questo qui ha più giudizio del grande! diceva la cugina Anna.
- A don Michele gli daranno la medaglia per aver buttato la corda alla Provvidenza, diceva lo speziale. E ci è anche la pensione. Così li spendono i denari del popolo!
Piedipapera per difendere don Michele andava dicendo che se l'era meritata, la medaglia e la pensione, per questo si era buttato all'acqua sino a mezza gamba, con tutti gli stivaloni, per salvare la vita ai Malavoglia, vi par poco? tre persone! ed era stato a un pelo di lasciarci il cuoio anche lui, tanto che se ne parlava dappertutto, sicché la domenica, quando si metteva l'uniforme nuovo, le ragazze gli lasciavano gli occhi addosso per veder se ci avesse la medaglia.
- Barbara Zuppidda, ora che si è levato di mente quel ragazzaccio di Malavoglia, non gli volterà più le spalle a don Michele, andava dicendo Piedipapera. L'ho vista io col naso fra le imposte quando egli passa per la strada.
E don Silvestro, sentendo questo, diceva a Vanni Pizzuto:
- Bel guadagno che ci avete fatto, a levarvi d'addosso 'Ntoni di padron 'Ntoni, ora che la Barbara ha messo gli occhi addosso a don Michele!
- Se ce li ha messi li leverà , ché sua madre non può vedere né sbirri, né mangiapane, né forestieri.
- Vedrete, vedrete; la Barbara ha ventitre anni, e se si mette in testa che ad aspettare ancora il marito comincia a far la muffa, se lo piglia, colle buone o colle cattive. Volete scommettere dodici tarì che si parlano dalla finestra? - E tirò fuori il pezzo da cinque lire nuovo.
- Io non voglio scommettere niente! rispose Pizzuto, stringendosi nelle spalle. - A me non me ne importa un corno.
Quelli che stavano a sentire, Piedipapera e Rocco Spatu, si scompisciavano dalle risa. - Ve lo faccio per niente - aggiunse don Silvestro, messo di buon umore; e se ne andò cogli altri a chiacchierare con lo zio Santoro, davanti all'osteria. - Sentite, zio Santoro, volete guadagnarvi dodici tarì? e cavò fuori la moneta nuova, sebbene lo zio Santoro non ci vedesse. - Mastro Vanni Pizzuto vuol scommettere dodici tarì che ora don Michele il brigadiere va a parlare colla Barbara Zuppidda, la sera. Volete buscarveli voi quei dodici tarì?
- O anime sante del purgatorio! esclamò baciando il rosario lo zio Santoro, il quale era stato ad ascoltare tutto intento, cogli occhi spenti; ma egli era inquieto, e muoveva le labbra di qua e di là , come fa delle orecchie un cane da caccia che sente la pedata.
- Sono amici, non temete - aggiunse don Silvestro sghignazzando.
- Sono compare Tino, e Rocco Spatu, aggiunse il cieco dopo essere stato attento un altro po'.
Egli conosceva tutti quelli che passavano, al rumore dei loro passi, fossero colle scarpe o a piedi nudi, e diceva - Voi siete compare Tino, oppure siete compare Cinghialenta. E siccome era sempre là , a dir delle barzellette con questo e con quello, sapeva ciò che accadeva in tutto il paese, e allora per buscarsi quei dodici tarì, come i ragazzi andavano a prendere il vino per la cena, li chiamava - Alessi, o Nunziata, o Lia, - e domandava pure: Dove vai? d'onde vieni? che hai fatto oggi? oppure: L'hai visto don Michele? ci passa dalla strada del Nero?
'Ntoni, poveretto, finché c'era stato bisogno, era corso di qua e di là senza fiato, e s'era strappati i capelli anche lui. Adesso che il nonno stava meglio, girandolava pel paese, colle mani sotto le ascelle, aspettando che potessero portare un'altra volta la Provvidenza da mastro Zuppiddu per rabberciarla; e andava all'osteria a far quattro chiacchiere, giacché non ci aveva un soldo in tasca, e raccontava a questo e a quello come avevano visto la morte cogli occhi, e così passava il tempo, cianciando e sputacchiando. Quando gli pagavano poi qualche bicchiere di vino, se la prendeva con don Michele, che gli aveva rubata l'innamorata e andava ogni sera a parlare colla Barbara, li aveva visti lo zio Santoro, che aveva domandato alla Nunziata se don Michele ci passava per la strada del Nero.
- Ma sangue di Giuda! non mi chiamo 'Ntoni Malavoglia, se non mi taglio questo corno, sangue di Giuda!
La gente ci si divertiva a vedergli mangiare l'anima, e perciò gli pagavano da bere. La Santuzza, mentre risciacquava i bicchieri, si voltava dall'altra parte, per non sentire le bestemmie e le parolacce che dicevano; ma all'udir discorrere di don Michele, si dimenticava anche di questo, e stava ad ascoltare con tanto d'occhi. Era divenuta curiosa anche lei, e stava tutta orecchi quando ne parlavano, e al fratellino della Nunziata, o ad Alessi, allorché venivano pel vino, regalava delle mele e delle mandorle verdi, per sapere chi s'era visto nella strada del Nero. Don Michele giurava e spergiurava che non era vero, e spesso la sera, quando l'osteria era già chiusa, si udiva un casa del diavolo dietro la porta. - Bugiardo! gridava la Santuzza. Assassino! ladro! nemico di Dio!
Tanto che don Michele non si fece più vedere all'osteria, e si contentava di mandare a prendere il vino e berselo nella bottega di Pizzuto, solo col suo fiasco, per amor della pace.
Massaro Filippo, invece di esser contento che si fosse tolto così un altro cane da quell'osso della Santuzza, metteva buone parole e cercava di rappattumarli, che nessuno ci capiva più nulla. Ma era tempo perso. - Non vedete che voga al largo e non si fa più vedere? esclamava la Santuzza. - Questo è segno che la cosa è vera com'è vero Iddio! No! non voglio sentirne parlar più, dovessi chiuder l'osteria, e mettermi a far calzetta!
Massaro Filippo allora si faceva la bocca amara dalla collera, e andava a pregare don Michele come un santo, nel posto delle guardie, o nella bottega di Pizzuto, perché la finisse quella lite con la Sa...
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