[Pagina precedente]... seguiti tutte queste cose, le quali veggiamo che sono a conoscere e scegliere atta e prolifica moglie utilissime. Aggiugni a queste che ottimo sarà indizio se la fanciulla si troverà copia di fratelli tutti maschi, imperoché di lei appresso di te potrai sperare sarà simile alla madre.
E abbiamo detto già delle bellezze. Seguita il parentado, nel quale considereremo qual cose siano bene atte e da preferire. Credo io nel parentado in prima si vuole bene essaminare la vita e modi di tutti e' nuovi coniunti. Molti matrimonii sono stati, secondo che tutto il dà s'ode e legge, cagione di grande ruine alla famiglia, poiché sono imparentatosi con uomini litigiosi, gareggiosi, superbi e malvoluti. Qui non accade per brevità addurne essempli, ché credo niuno si truovi sà sciocco, el quale non prima volesse rimanere sanza moglie che avere a sofferire pessimi parenti. Alcuna volta si vede e' parentadi sono stati dannosi e calamitosi a quelli sposi, e' quali hanno avuto a sostentare la famiglia sua e quella di coloro onde cavorono la fanciulla. E non raro interviene che i nuovi parenti sapendosi nelle cose mal reggere, o forse cosà sendo sfortunati, tutti per bisogno s'anidano in casa del nuovo parente. Tu di fresco sposo, né puoi sanza danno ritenerli, né sanza biasimo commiatarli. Adunque, per comprendere tutto questo luogo in poche parole, ché al tutto voglio essere in questa materia brevissimo, procurisi avere questi cosà nuovi parenti di sangue non vulgari, di fortuna non infimi, di essercizio non vili, e nelle altre cose modesti e regolati, non troppo superiori a te, acciò che la loro amplitudine non auggi come l'onore e dignità tua, cosà la quiete e tranquillità tua e de' tuoi, e acciò che, se di loro alcuno cascasse, tu possa dirizzarlo e sostenerlo sanza troppo sconciarti, e sanza sudare sotto quello alle tue braccia e forze superchio peso. Né anche voglio questi medesimi parenti essere inferiori a te, imperoché se questo t'arecò spesa, quello t'impone servitú. Siano adunque non inequali a te, e come abbiamo detto, modesti e civili.
Seguita della dota, la quale, quanto a me pare, vuole essere piú tosto mediocre, certa e presente, che grande, dubbiosa e a tempo. Non so io come ciascuno, quasi da uno comune corrutto uso, si diventi collo indugio pigro a satisfarti del danaio tanto piú quanto egli speri bellamente potere non ti rendere el debito, come ne' matrimonii talora interviene. Poiché la sposata ti siede in casa, in quello primo anno tutto, non pare altro licito che confermare il parentado con spesso visitarsi e convivare. Forse ivi si reputa durezza, fra' congiunti e fra le feste, disporsi e adirizzarsi e piatire, e domandando, come sogliono e' nuovi mariti per non offendere la grazia ancora tenera nel parentado, con parole rattenute e lento, pare ogni piccola scusa sia da essere accettata. E se tu richiedi el tuo con piú fronte, quegli ti monstrano infiniti suoi bisogni, lamentansi della fortuna, accusano i tempi, riprendono gli uomini, dicono in maggiori casi speravano poterti molto richiedere; ma quanto però in loro sia, largo ti promettono di termine in termine satisfare, prieganti, vinconti, né a te pare di spregiare le preghiere di questi pur ora accettati parenti. Cosà ti truovi in luogo ove ti sta necessità a tuo danno tacere, o con ispesa e nimistà intrare in litigio. Dipoi ancora pare che mai non manchi l'infinita seccagione della moglie tua. Né sono poco le sue lagrime, né hanno pochissima possanza le persuasioni e assidue preghiere d'un nuovo e testé principiato amore. Né sapresti tu, per duro e bizzarro che tu fussi, imporre silenzio a chi altri pel padre suo o pe' fratelli cosà dolce e piangendo ti pregasse. Cosà stima molto meno potrai e per casa e nella camera non ascoltare la donna tua. Adunque alla fine a te ne risulta o danno o nimistà . Siano adunque le dote certe e presente e non troppe grandissime, perché quanto e' pagamenti hanno a essere maggiori, tanto piú tardi si riscuotono, tanto sono piú litigiose risposte, tanto con piú dispetto ne se' pagato, e a te tanto nelle cose pare da fare ogni grande spesa. Poi non si può dire quanto sia acerbo e talora disfacimento e ruina delle famiglie ove dobbiamo le gran dote rendere. Detto come si debbe scegliere la moglie fuori di casa, detto come si debbe accettarla in casa, resta a conoscere come si debbe trattarla in casa.
BATTISTA Io non interromperei questo tuo cosà succinto correre, se da te non fusse a me permessa questa licenza. Ma giovi el fermarci un poco e rivolgermi adrieto per confermarci a memoria quanto, se ben mi ramenta, per infino a qui dicesti si debbe scegliere onesta compagna di buon parentado e con buona dota, e atta a far figliuoli assai. Queste tutte cose difficilissime, Lionardo, stimi tu sia facile trovarle tutte in una donna, nonché in tante di quante bisogna a una famiglia grande e simile alla nostra? Io veggo negli altri matrimonii: se la fanciulla esce di parentado, ella ne viene sanza dota, e spesso cosà si dice: «Se tu vuoi dota, togli vecchia o sozza», tal che tra noi mi pare sia simile usanza a quella si scrive era in Tracia, che le sozze vergine con molta dota comperavano i mariti, alle belle stava certo premio secondo il giudicio de' publici tassatori. Adunque, Lionardo, intendi tu quel ch'io voglio dire?
LIONARDO Intendo, e piacemi sia cosà stato attento a quanto abbiamo insino a qui detto. Èmmi caro non m'abbi lasciato cosà trascorrere. E sÃ, è egli vero; sÃ, e' matrimonii non possono tutti essere com'io gli desidero, né possono tutte le mogli trovarsi simile a quella Cornelia figliuola di Metello Scipione maritata a Publio Crasso, donna formosa, litterata, perita in musica, geometria e filosofia, e quello che in donna di tanto ingegno e virtú piú meritava lode, fu d'ogni superbia, d'ogni alterezza e d'ogni importunità vacua. Ma facciasi come consigliava quel servo Birria apresso Terenzio: «Non si può quel che tu vuoi; voglia quel che tu puoi». Sposisi quella in cui appaiano meno che nell'altre mancamenti. Non si lasci bellezza per aver parentado, non parentado per asseguire dota. Lodava Catone, ottimo padre di famiglia, nelle donne molto piú una antica gentilezza che una grande ricchezza. E quanto a me, benché io possa credere l'una e l'altra sarà baldanzosa alquanto e contumace, pur quella un poco piú temerà vergogna e molto meno sarà disubidiente, la quale non fra l'ombra e delizie delle ricchezze, ma coll'opera e luce di buon costumi sarà nata e educata. E tolgasi moglie per allevarne figliuoli in prima; dipoi si pensi che alle fortune piú sono e' buoni parenti fermi, e a giudicio de' buoni, utili piú che la roba. La roba in molti modi si truova essere cosa fuggiasca e fragile; e' parenti sempre durano parenti, dove tu gli reputi e tratti non altrimenti che parenti. Di questo sarà da dirne piú amplamente altrove; ora ritorniamo al proposito nostro. Ma di che mi ramento io testé? Certo egli è cosÃ; altro tempo si vuole a pensar prima, poi altro tempo a dire quello che tu bene fra te pensasti. Io in questo nostro ragionare, che cosà mi richiedesti, non cosà previsto né preparato transcorro con impeto, come chi corre alla china, e proffero ciò che m'è piú al dire proclive. Non ti paia maraviglia adunque se io lascio adrieto piú e piú a questa materia necessarie cose, quali qui restano per certo troppo utile, troppo necessarie, e sarebbe mancamento lasciarle.
BATTISTA Restà v'egli costà forse ancora che dire? Io piú nulla stimava vi si potessi aggiugnere.
LIONARDO Pensa tu; quand'io lasciava adrieto cosà fatta e innanzi a tutte necessaria cosa, quante altre credi tu utili e commodissime ora mi sieno fuggite dinanzi e nascose drieto? Ma questa molto da sé illustrissima e prestantissima m'è grato a tempo essermene aveduto. Dico, poiché tu nuovo sposo arai scelto e deliberato qual fanciulla piú ti piaccia, e presone consiglio e licenza da tutti e' tuoi maggiori, e questa piú che l'altre fanciulle per costumi e per bellezza a te e a' tuoi molto sarà grata, si vuole prima sà bene fare come diceva apresso Senofonte quel buon marito a Socrate: pregare Iddio che alla tua nuova sposa dia grazia d'essere fecunda con pace e onestà della casa, molto pregarne Iddio con molta religione, però che queste sono cose troppo in una moglie necessarie, troppo misere a chi le mancano, molto lodate e felici in chi le stiano, e sono proprio dono d'Iddio. Non ha buona sposa ogni uomo che la cerca, né ha onesta donna ciascuno che la vuole, come forse alcuni si stimano. Anzi sempre fu raro e solo beneficio d'Iddio abbattersi a moglie in tutto pacifica e costumatissima, e puossi riputare felice marito colui el quale dalla moglie vedrà mai nato alcuno scandolo o vergogna. Beato colui a chi la mala moglie non porge maninconia alcuna. Però di questo molto si prieghi Dio, che al nuovo marito dia grazia di ricevere buona, pacifica, onesta e come dicemmo prolifica sposa. Ancora di nuovo dirò tanto: mai si resti di pregare Iddio che conservi nel congiugio onestà , quiete e amore.
BATTISTA Avendo io adritto l'animo a tôr moglie, Lionardo, non so quanto mi fusse utile udirti qui tanto diffidarti, e tanto dubitare che a' mariti siano le moglie manco che oneste.
LIONARDO Taci, Battista, non mi calunniare, non interpretare le mie parole come se io intendessi vituperare i femminili animi e costumi. Anzi mi piace in ogni facile e difficile cosa sempre invocare l'aiuto d'Iddio. Niuna cosa si truova tanto difficile che a noi quella col favore d'Iddio non sia molto facilissima. Né cosa si truova sà facile, la quale o sua natura, o per qualche caso talora non sia in qualche uno difficillima. Però giova, Battista, pregare Iddio che le cose a tutti gli altri facili, a noi non caggiano difficili. Ma seguitiamo il primo ragionamento nostro. Dissi qual fusse in casa atta moglie a portare figliuoli; ora mi pare seguiti di considerare quanto al procreare de' figliuoli si richiegga, la qual parte forse per qualche rispetto sarebbe da preterire. Ma sarò in quella, benché molto necessaria, pure sà copertissimo e brevissimo, che a chi ella non gustasse sarà come non detta, e a chi ce la qui aspettasse arà da non desiderarla. Provegghino i mariti non darsi alla donna coll'animo turbato di cruccio, di paura o di simili alcune perturbazioni, imperoché quelle passioni le quali premono l'animo impigriscono e infermano la virtú, e quelle altre passioni le quali infiammano l'animo, perturbano e fanno tumultuare que' maestri e' quali aveano indi a fabricare quella imagine umana. Di qui s'è veduto d'un padre ardito e forte e saputo uno figliuolo timido, debole e scioccaccio, e d'un moderato e ragionevole padre essere nato un furioso figliuolo e bestiale. Vuolsi ancora non aggiugnersi se 'l corpo e tutte le membra non sieno bene disposte e sincere. Dicono i fisici e con molte ragioni dimostrano queste, come e' padri e le madri si truovono o gravi e oppressi di crapule o malizia di sangue, o deboli e vòti di vigore e polso, cosà sarà ragionevole siano e' figliuoli, come alcuna volta si veggono, lebrosi, epilentichi, sporchi e non finiti di membra e vacui; le quali cose molto sono da non volerle in suoi figliuoli. Imperò comandano si conscenda a questa tal congiunzione sobrio, fermo e quanto piú si può lieto, e par loro quella ora la notte attissima doppo la prima digestione, nella quale tu sia né scarco né pieno di tristi cibi, ma sviluppato e leggieri dal sonno. Lodano in questo farsi ardentemente dalla donna desiderare. Hanno ancora molti loro altri documenti, che quando sia il caldo superchio, e quando ogni sementa e radice in terra stia cosà ristretta, arsa da' freddi, allora s'indugi e aspettisi l'aire temperata. Ma sarebbe troppo lungo recitare tutti e' loro precetti, e forse doveva io avere piú riguardo con chi io favello. Voi siete pur giovanetti; forse questo luogo, a che io possa pigliare scusa cosà sendoci a caso entrato come il ragionare mi v'ha tirato, questo medesimo non mi sarebbe licito volerlo dire
ex proposito. Ma c...
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