[Pagina precedente]... casa. Adunque in queste cose che ordine tenete voi?
GIANNOZZO Secondo il tempo e le avversità quanto piú posso migliore.
LIONARDO Ma, per avere da voi compiuto ammaestramento, ponete caso essere in questa età mia, avere moglie e figliuoli, essere prudente, essercitato come vi sete, e al tutto disponessi vivere vero massaio. In che modo guideresti voi le cose?
GIANNOZZO O figliuolo mio, se io fussi di questa età tua, molte cose potrei, quali testé non possendo non faccio. E la prima faccenda mia sarebbe d'avere la casa in luogo ove io potessi starmivi a mia voglia lungo tempo, bene agiato, e senza avermi a tramutare. Non è cosa da credere, e tu, Lionardo, nollo provando non in tutto mi crederesti, quanto sia cosa dannosa e di grandissima spesa, quanto porti disagio e molestia questo tramutarsi di luogo a luogo. Perdonsi le cose, smarrisconsi, romponsi. Agiugni a quelli danni, che tu con l'animo e con la mente troppo ti svii e turbi, e stai una età prima che ti ritruovi bene rassettato. E delle spese, le quali ti crescono per assettarti in casa, dico nulla. Però si vuole trovare luogo in prima conveniente e atto come io diceva.
LIONARDO Oimè, Giannozzo, e noi ancora giovani, parte nati in essilio, parte cresciuti nelle terre altrui, ancora siamo non ignoranti quanto sia fastidio e travaglio questo tramutarsi, come la nostra iniquissima fortuna tutto il dà ci getta ora qua, ora là , senza permetterci minima alcuna requie, miseri noi, sempre perseguitandoci, sempre con nuove ingiurie, sempre con maggiori calamità opprimendoci. Ma Dio lodato, il quale cosà a noi dà materia d'acquistare non poco lodo della infinita pazienza nostra in tanti mali, e in sà grande avversità troppo incredibile e maravigliosa constanza. Ma ritorniamo al proposito nostro. Dico, Giannozzo, come faresti voi a trovare luogo di cosà lungo riposo, a trovarlo per le terre altrui?
GIANNOZZO Cercherei quale terra a questo mi fosse atta, donde io non avessi a tramutarmi, e dove io potessi molto vivere sano senza disagio e con onore.
LIONARDO E a che conosceresti voi la terra quanto fosse atta a queste tutte cose? Non sarebbe egli difficile non solo conoscerla, ma trovarla?
GIANNOZZO Non punto. A me non sarebbe certo molto difficile, no, Lionardo mio, e vedi come. Io in prima conoscerei quanto ivi si vivesse bene, sano. Porrei mente la gioventú in prima e a' fanciulli; s'e' fossino freschi e belli, stimerei ivi fosse buona aere e sana, imperoché la età puerile, pare a me, teme e sente molto l'aere e le cose non buone alla sanità . E se ivi fusse quantità di vecchi ben prosperi, diritti e vigorosi, stimarei anche io invecchiarvi. Poi, dicoti, porrei mente che paese, che vicini, come sia aperto o chiuso contro alle scorrerie de' forestieri inimici, e notarei se questo luogo fusse da sé fertile, o se pur gli bisognasse chiedere le cose d'altronde, e vederei in che modo quelle vi si conducessono, e vorrei sapere se alle subite necessità ivi si possa presto e con facilità porvi rimedio. Essaminerei s'e' vicini qui fussino utili o dannosi, e domanderei se gli altri casi, pestilenza, febre e simili, raro l'asalisseno; e considerrei se accadendo il bisogno io potessi tôrmi indi senza troppo fare spesa. E sopra tutto con diligenza molto investigherei se ivi e' cittadini fussino ricchi e onesti; e informare'mi se la terra avesse buono e stabile reggimento, giuste legge e modesti rettori, imperoché, figliuoli miei, se la terra sarà con giustizia ordinata e con maturità retta, a lei mai verranno impeti di nimici, né casi avversi né ira di Dio; anzi, arà buoni a sé vicini, pacifico stato e fermo reggimento. E se i cittadini saranno onesti e ricchi, non aranno bisogno, né voglia di rapire l'altrui, anzi aiuteranno gl'industriosi e onoreranno i buoni.
LIONARDO E dove si troverrebbe mai una sà fatta terra compiuta di tante lode? Se già a voi, il quale vi dilettate abitare in Vinegia, quella una terra non vi paresse in tutte queste meno che l'altre viziosa; certo credo sarebbe difficile trovarla.
GIANNOZZO E io pur ne cercherei. Non vorrei avermi a pentire della negligenza mia. E quella ove io trovassi le piú e le migliori di tutte quali dissi cose, ivi mi fermerei.
LIONARDO E quale sono le migliori?
GIANNOZZO Intendi, Lionardo mio? e' non mi pare poco giudicarne; e quanto io, testé non bene scorgo il certo, ma cosà quanto m'occorre inanzi senza pensarvi. Tra queste sarà da preporre la sanità ; però molto ricercherei ove fusse l'aria e l'altre cose piú atte alla sanità . Sapete voi, figliuoli miei, l'uomo sano per tutto guadagna in qualche modo, e l'uomo infermo mai si può riputare ricco; e chi è giusto e buono, costui pur si truova riguardato da tutti.
LIONARDO Lo onore?
GIANNOZZO In ogni lato, Lionardo mio, chi sarà buono e farassi conoscere buono, costui sarà onorato e pregiato.
LIONARDO Sono contento. Ma in prima che parrebbe a voi bene atto alla sanità ?
GIANNOZZO Quella quale, voglia tu o no, tale ti conviene usarla quale tu la truovi: l'aria.
LIONARDO Poi apresso?
GIANNOZZO L'altre buone cose al cibo e al vivere nostro, - e fra esse il buono vino, Lionardo mio. Tu ridi?
LIONARDO E quivi vi fermeresti?
GIANNOZZO Dove io bene mi riposassi e bene fussi veduto.
LIONARDO Come faresti voi? Comperresti voi la casa, o pur ivi ne torresti una a pigione?
GIANNOZZO A pigione certo no, però che in tempo l'uomo si truova piú volte avere comperata la casa e non averla; che me ne comperrei una ariosa, spaziosa, atta a ricevere la famiglia mia, e piú, se ivi capitasse qualche amicissimo, poterlo ritenere in casa onestamente. E in questa cercherei spendere quanto manco potessi danari.
LIONARDO Torresti voi forse fuori di mano la casa, ove le abitazioni sogliono vendersi vile, e come si dice a migliore mercato?
GIANNOZZO Non dire migliore mercato. Niuno può essere buono pregio quale tu spendi in cosa non ti s'acconfaccia. Ma cercherei spendere in casa mi s'aconfacesse, non piú ch'ella si valesse; né sarei furioso, né mi monstrerrei volenteroso comperatore. Eleggere'mi casa posta in buona vicinanza e in via famosa ove abitassono onestissimi cittadini, co' quali io potessi senza mio danno farmegli amici, e cosà la donna mia dalle donne loro avesse onesta compagnia senza alcuno sospetto. E anche m'informerei molto bene prima chi ne' tempi di sopra l'avessi abitata, e domanderei quanto gli abitatori ivi siano vivuti sani e fortunati. Sono alcune case nelle quali mai alcuno pare vi sia potuto vivere lieto.
LIONARDO Certo sÃ, dite il vero. Ramentami d'alcuna e bella e magnifica stanza vederne esperienza: chi vi impoverÃ, chi vi rimase solo, chi con molta infamia ne fu cacciato; tutti, male arrivati, si dolerono. E sono veramente ottimi questi vostri ricordi, tôrre atta casa in buona e onesta vicinanza, in terra giusta, ricca, pacifica, sana e abondante di buone cose. E, Giannozzo, avendo queste, come ordineresti voi l'altra masserizia?
GIANNOZZO Vorrei tutti i miei albergassero sotto uno medesimo tetto, a uno medesimo fuoco si scaldassono, a una medesima mensa sedessono.
LIONARDO Per piú vostra consolazione, credo; per non vi trovare in solitudine, per vedervi in mezzo padre di tutti ogni dà sera acerchiato, amato, riverito, padrone e maestro di tutta la gioventú, la quale cosa suole essere a voi vecchi troppo supprema letizia.
GIANNOZZO Grandissima. E anche, Lionardo mio, egli è maggiore masserizia, figliuoli miei, starsi cosà insieme chiusi entro ad uno solo uscio.
LIONARDO Cosà affermate?
GIANNOZZO E faronne certo ancora te. Dimmi, Lionardo, se testé fusse notte e buio, qui ardesse il fanale in mezzo, tu, io e questi insieme vederebbono assai, quanto bastasse a leggere, scrivere e fare quello ci paresse. Vero? E se noi ci dividessimo, tu assettassi te colà , io suso, questi altrove, volendo ciascuno di noi quanto prima vedere bene lume, credi tu il cavezzo quale ci toccasse in parte durasse ardendo quanto prima durava il tutto insieme?
LIONARDO Certo manco. Chi ne dubita? Imperoché dove prima ardeva uno capo, testé si consumarebbe in tre.
GIANNOZZO E se testé fosse il gran freddo e noi avessimo qui in mezzo le molte braci accese, tu di queste volessi altrove la parte tua, questi se ne portassino la loro, che stimi tu, potresti meglio scaldarti o peggio?
LIONARDO Peggio.
GIANNOZZO Cosà accade nella famiglia. Molte cose sono sufficienti a molti insieme, le quali sarebbono poche a pochi posti in distanti parti. Altro caldo arà l'uno pell'altro fra' suoi cittadini e fra gli strani, e altro lume di lode e di autorità conseguirà chi se truovi accompagnato da' suoi per molte ragioni fidati, per molte ragioni temuti, che colui, il quale sarà con pochi strani o senza compagnia. Molto piú sarà conosciuto, piú e rimirato il padre della famiglia quale molti de' suoi seguiranno, che qualunque si sia solo e quasi abandonato. E voglio testé favellare teco come uomo piú tosto pratico che litterato, addurti ragioni ed essempli atti all'ingegno mio. Io comprendo questo, che a due mense si spiega due mappe, a due fuochi si consuma due cataste, a due masserizie s'adopera due servi, ove a uno assai bastava solo uno. Ma io non ti so bene dire quello che io sento; pur stima che io ti dico il vero. A fare d'una famiglia due, gli bisogna doppia spesa, e molte cose delle quali si giudica per pruova meglio che dicendo, meglio si sentono che non si narrano. Però a me mai piacque questo dividere le famiglie, uscire e intrare per piú d'uno uscio; né mai mi patà l'animo che Antonio mio fratello abitasse senza me sotto altro tetto.
LIONARDO Da lodarvi.
GIANNOZZO SÃ, Lionardo mio, sotto uno tetto si riducano le famiglie, e se, cresciuta la famiglia, una stanza non può riceverle, assettinsi almeno sotto una ombra tutti d'uno volere.
LIONARDO O parola degna di tanta autorità quanta è la vostra! Ricordo da tenerlo a perpetua memoria. Sotto uno volere stiano le famiglie. E dipoi, Giannozzo, quando ciascuno fosse in casa, dimanderebbono da cena.
GIANNOZZO Vero. Però si dia ordine che possino desinare e cenare, Lionardo mio, al tempo e molto bene.
LIONARDO Cenare bene, posso io intendere pascersi di buone cose?
GIANNOZZO Buone, Lionardo mio, ancora e abundanti. Non paoni, capponi e starne, né simili altri cibi elettissimi, quali s'apparecchiano agl'infermi, ma pongasi mensa cittadinesca in modo che niuno de' tuoi costumato desideri cenare altrove, sperando ivi saziare meglio la fame sua che teco. Sarà la mensa tua domestica, senza mancamento di vino, pane in copia. Sarà il vino sincero e il pane insieme quanto si richiede buoni, e arai con questi netti e sofficienti condimenti al pane.
LIONARDO Piacemi. E queste cose, Giannozzo, le comperresti voi di dà in d�
GIANNOZZO Non comperrei, no, imperoché non sarebbe masserizia. Chi vende le cose sue stimi tu venda testé quello che potrebbe piú oltre serbare? Che credi tu che si cavi di casa, il migliore o pur il piggiore?
LIONARDO Il piggiore, e quello quale pensa non potere bene serbare. Ma ancora alcuna volta per necessità del danaio si vendono le cose buone e utili.
GIANNOZZO Cosà confesso. Ma se costui sarà savio, e' prima venderà il piggiore; e vendendo il migliore, non fa egli di venderlo piú che non viene a sé? Non cerca egli con ogni astuzia fartelo parere migliore che non è?
LIONARDO Spesso.
GIANNOZZO Però, vedi tu, chi compera spende quello superchio, e stassi a rischio di non avere tolto cosa falsificata, male durabile e poco buona. Vero? E quando mai vi fusse altra cagione, a me avermi presso tutto quello mi bisogna, a me avere provato piú anni le cose mie e conoscerle quanto e in che stagione siano buone, piú mi giova che cercarne altrove.
LIONARDO Voi forse vorresti avere in casa per tutto l'anno quanto alla spesa domestica bisognasse?
GIANNOZZO Vorrei, sÃ, avere quello che in casa si può senza pericolo, senza grande fatica bene serbare. E quello che io non potessi bene serbare se non con grande sinistro e troppo ingombro della casa, io quello venderei, e poi al tempo me ne rifornirei, ché meglio mi mette per sino alla stagi...
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