[Pagina precedente]...demmo a Genova, non fa molti anni, sendo concorso il popolo a uno spettaculo religioso e publico, alcuni salirono in luoghi ove prima qualche amorbato era giaciuto e perito. Fra pochi dà qualunque ivi allo spettaculo era in su que' luoghi dimorato, cosa miserabile! in brieve morÃ, e amorbossi chi gli ricevette in casa, amorbossi chi gli visitò, per modo che tutta la terra sentà la ruina e strage di quella pestiferissima velenosa furia. O veneno nocentissimo, o infirmità orribilissima, o cosa molto da fuggirla! Non so io se qui merito essere in queste parole duro e impio riputato, ma poiché di questo trattiamo, siaci licito non tacere l'utile della famiglia. Dirò quello comandano i dotti fisici, quale confermano il giudicio di ciascuno prudente, quale anche ogni uomo non in tutto pazzo può per esperienza cosà el vero conoscere. Fugga el padre, fugga el figliuolo, fugga il fratello, fuggano tutti, poiché a tanta forza di veneno, a tanta bestemmia, nulla si truova che giovi se non fuggirla. Fuggansi, poiché altra arme o arte cóntroli niuna ci vale. Non si può, non, propulsare, non difendere quella rabbia mortifera ed essecrabile. Adunque vorranno i savi prima salvare sé fuggendo, che rimanendo non giovare ad altri e nuocere a sé. Piaccia a' piatosi non meno la salute sua che una vana opinione di grazia. All'uomo per salvare sé, chi niega non essere licito e concesso dalle leggi uccidere chi con inimico animo l'assaliva? Se cosà lice, quale pertinace mi negherà non molto piú meritare perdono chi abandonerà quell'uomo, el quale al continuo gli porga pericolo di morte? Anzi qual prudente, quale affezionato al bene e salute de' suoi mai riputasse abbandonatosi, ove si vegga di quelle cose tutte copia, quali giovano a' bisogni suo', medici, servidori, e medicine? Può a quel modo guarire, ove avendo atorno i suoi non però meglio potrebbe guarire, ma presto ucciderli. Non voglio essere lungo in questo ragionamento, el quale priego Iddio in la nostra famiglia mai acaggia da seguirmi con opera quanto la necessità e utilità della famiglia desidera. Torniamo a' primi ragionamenti. Fuggansi adunque, sà come dicemmo, tutti e' luoghi e tutte le cagioni atte a infermare alcuno della famiglia.
Truovo ancora che in altro modo si rende la famiglia men populosa, quando ella si divide, e dove prima era una sola ben populosa e ben grande, testé son due né populose, né grandi, come già intervenne ad alcuna famiglia in Italia. Qual fusse la ragione testé nollo ricerco. Ben confermo che a me pare da credere cosÃ, che qualunque padre vorrà la sua famiglia essere divisa e minore, cosà e piú debole, per constituire sé piú maggiore e piú fermo, costui prima sarà ingiusto molto e da biasimare; imperoché, comune giudicio di tutti e' prudenti, l'utilità e onore di tutta la famiglia si dee preporre alla propia, come tutto proverremo nel luogo suo; poi costui medesimo cosà ingiusto non si può riputare prudente, anzi giace in grandissimo errore, s'egli sta col pensiero e mente occupato a essere capo maggiore che alle membra della famiglia sua si convenga. Le deboli membra non possono sofferire el capo troppo grave, anzi pel troppo peso si fiaccano, e il capo non sostenuto da tutti i membri cade e si fracassa. Però colui el quale sarà saggio, e per giudicio intenderà in altri quello che altri co' suoi dolori pruova, costui conoscerà che d'uno trave segato quella e quell'altra parte molto piú sarà debole a sostenere il peso che s'elle fossono non dispartite. Né mai si potrà tanto raggiugnere el già diviso legno che sia, come prima era, fermo e tegnente. Ma di questa materia piú diremo appieno nel luogo suo, ove acaderà a dire dell'amicizie, concordia e unione quali bisogna nella famiglia. Per ora tanto basti avisarvi che le famiglie per essere divise non solo minuiscono di numero e gioventú, ma ancora scemano d'autorità , rendono minore la fama e dignità , per modo che in grande parte ogni nome e grazia acquistata si perde. Molti ameranno, temeranno, onoreranno una famiglia unita, e' quali di due famiglie discorde e divise nulla stimeranno.
Abbiamo adunque detto come si debbe fare e conservare la casa populosa, come a farla populosa tolgasi moglie, procreasi figliuoli, come a conservalla si vuole dare opera che la gioventú perseveri in lunga vita con sanità e unione; le quali tutte cose con nostra industria e diligenza potremo quanto al bene e utile della famiglia si richiede, essequire. Ma perché alcuna volta contro ad ogni nostra umana prudenza accade che 'l numero nella famiglia manca, o perché le mogli rimangono sterili, o perché la morte ci toglie e' già acquistati figliuoli, però mi pare necessario qui ancora considerare in che modo allora ci sia licito mantenere la famiglia pur populosa. Appresso gli antichi, e' quali con molta prudenza e consiglio a ogni commodità e necessità della famiglia provedevano, soleva licita essere e legittima consuetudine fare divorzio dalle loro maritate, e divider l'uso e unione congiugale e separarsi dalla moglie. Questo facevano quando vedevano del matrimonio loro seguire niuno frutto, e per pruova conoscevano cosà insieme sé non essere utili a quanto si desidera ne' matrimonii, divenire padri. E nacque questo uso e licenza non prima in Roma che anni dugento e trenta doppo la rapina fatta delle donne sabine, tanto avea voluto Romulo ne' matrimonii essere integrità e pudicizia. E non però sanza cagione Spurio Corvinio, overo Corpilio, fu el primo el quale repudiò la sua moglie perché essa era infecunda e sterile. Parsegli non disonesto lasciar questa, disiderando altronde avere figliuoli. Ma oggi e' costumi civili, le religiose constituzioni le quali affermano el matrimonio essere non congiunzione di membra tanto, ma piú unione di volontà e animo, e per questo statuiscono sponsalizio essere sacramento e legame religioso, però vetano che quegli e' quali sono cosà per divino sacramento congiunti mai si separino per volontà umana. Quella adunque utile alla famiglia antiqua consuetudine di lasciare quella sterile per tôr questa colla quale s'acquisti figliuoli, oggi, come vedete, non è valida a rompere el vincolo religioso congiugale. Solo, quella può separare la congiunzione delle membra, ove siano alla salute e vita loro dannose. Giova adunque questa separazione non ad ampliare el numero della famiglia, ma a conservalla.
Restaci quella altra consuetudine antichissima che solevano e' fortissimi cittadini, e' quali forse aveano tradutta l'età sua nell'arme fra gli esserciti in remotissime province per rendere suo officio al nome e autorità della patria, poi quando si riducevano in riposo fra' suoi e in la sua già ultima età cessavano dalle publice fatiche e davansi a' civili onestissimi ozii, ove grandemente desideravano come in la superiore età coll'opera e sudore, cosà testé con prudenza e consiglio essere a' cittadini suoi gratissimi e carissimi; e conoscevano quanto negli ozii sia voluttà , quel che loro nell'arme non era licito avere, la carissima e amatissima compagnia della moglie; e non dubitavano quanto sia alla republica e alle famiglie private utilissimo procreare figliuoli, e per questo curavano non uscire di vita sanza vedere chi sia nel nome e fortune sue osservatore e successore, facevano come oggi alcuni, e come a que' tempi sà degli altri assai, sà anche el figliuolo d'Africano superiore, quale adottò el figliuolo nato di Paulo Emilio. E pare a me questa utilissima, licita consuetudine, adottarsi degli altri già nati figliuoli, ove a te quegli nascere non possano. Potrei adurne piú cagioni; solo ne dirò qualcuna per brevità ; e per non lasciare questo luogo sà nudo, sia licito adottare per ovviare che la famiglia non declini in solitudine e ad infelicità . Sia ancora non inutile considerare che se già e' figliuoli nascono, a noi sta niuna certezza quanto e' sieno per crescere e sani e interi di membra e sentimento. Ma in quelli e' quali già in parte sono allevati, non sarà tanto da dubitare quali uomini e' possano con nostro studio e diligenza divenire, però che già da' costumi della indole ed effigie loro assai di presso apparisce e comprendesi onde tu possa constituire a te non incerta espettazione. Ma ritorniamo alla brevità nostra, e sia persuaso che l'adottare non è cosa se non usitata, giusta e utilissima alle famiglie. E perché questo adottare quasi non è altro se non aggiugnere uno nuovo cugino a' tuoi nipoti e un congiunto a' tuoi parenti, però si vuole sceglierlo tale quale que' di casa l'acettino volentieri. Vuolsi conferire con tutti, acciò che niuno poi biasimi quello quale essi abbino lodato e consentito; vuolsi aver cura d'adottare nati di buon sangue e di buon sentimento, di gentile aspetto, e tali nell'altre cose che la casa mai abbia con ragione da dolersene. E poi' maggiori cosà faranno quanto in loro sarà possibile, prima con aver buon consiglio e diligenza, poi con aver buona cura e sollecitudine in fare dotto e costumato el fanciullo e mantenerlo virtuoso. E stimi chi adotta, se nollo amerà come figliuolo, gli altri di casa non terranno quello per congiunto, onde costui sarà non solo come forestiero in casa, ma piú viverà carico d'invidia, né forse libero da ingiurie e danno. E ciascuno sa quanto nelle famiglie le discordie sieno da fuggire. Vuolsi adunque adottare nati atti a virtú, amarli e farli virtuosi, ché allora tutti e' tuoi staranno lieti e contenti vedere in la famiglia un virtuoso. Circa il fare e mantenere una famiglia populosa pare a me qui resti a dire piú nulla, se già a voi non altro venisse a mente.
BATTISTA Io non so in che mi ti lodare piú, Lionardo, o della facilità quale tu hai usata in narrarci quanto ti priegammo, o dello ingegno col quale tu hai cosà distinto e disposto in mezzo cose qual mai arei stimato si facessono a questa materia, sopra tutto, Lionardo, in tanta copia di perfettissimi quanti recitasti documenti. A me piace questa tua maravigliosa brevità , e in tanta brevità parse a me el tuo stile nel dire elegantissimo, facile e molto chiaro. Né mai arei pensato ivi fusse stato a gran quantità presso tanto che dirne. Abbiamotene grazia. Quando che sia a noi gioverà avere imparato da te queste cose bellissime e utilissime alla famiglia. Cosà aspettiamo dell'altre che restano, ché, se ben mi ricordo, rimane a dire in che modo la famiglia diventi ricca, amata e famosa. Séguita.
LIONARDO Ben istà . Ma prima quel mi pare da fare. Parmi vostro officio sempre coll'animo e con tutte l'opere osservare in ciò che potete a vostro padre esser dovunque bisogni presti, grati e utili. Ite adunque. Vedete prima se a Lorenzo bisognasse nulla. Non si vuole posporre la pietà ad alcuno studio. Va, Battista. Tu me poi ritroverrai qui.
BATTISTA
O diem utilissimam! Vado. Carlo, tu sta con Lionardo, non rimanga solo.
Cosà feci. Andai. Vidi a nostro padre bisognava nulla. Per questo a lui pregai licenza, se cosà gli piaceva, ritornassi da Lionardo, el quale m'aspettava per seguire quanto gli avea cominciato per insegnarci cose molto utili. - Da Lionardo, - disse Lorenzo nostro padre, - non potete imparare se non virtú. Piacemi, ite, non perdete tempo; qui testé nulla bisogna di te, e, se tu bene bisognassi, piú a me sarà caro sapere sia dove diventi piú dotto. Va, Battista, e stima, figliuol mio, ogni tempo essere perduto se non quello el quale tu adoperi in virtú. Né potresti a me fare cosa piú grata quanto di farti virtuoso. Lascia qual sia faccenda adrieto per acquistare virtú e onore. Va, non indugiare. Va, figliuol mio -. Cosà disse Lorenzo, e io cosà feci, rende'mi a Lionardo, narra'gli la risposta.
- Oh! que' padri felici, - disse allora Lionardo, - e' quali non avendo maggior desiderio se non che diventino virtuosi, s'abattono ad avere figliuoli, e' quali sono cupidissimi di prendere buone arti e ornarsi d'ottimi costumi e grazia di molti. Seguite, fratelli miei, Battista e tu Carlo, adempiete quanto in voi sia la voglia ed espettazione di vostro padre, poiché né lui desidera da voi altro, né voi potete far cosa piú in uom...
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