[Pagina precedente]...uogo suo vacuo conosca in che modo ella manchi e subito studii di riaverla, che per negligenza non si perda, e poi riavutola tu la rasegnerai al luogo suo, ove, se sarà da tenerla serrata, comanderai si serri e rendasi le chiavi a te, però che tu, moglie mia, hai a custodire e mantenere ciò che sta in casa. E per bene potere questo, a te conviene non tutto il dà sedendo starti oziosa colle gomita in sulla finestra, quale fanno alcune mone lentose, quali per suo scusa tengono il cucito in mano che mai viene meno. Ma pigliati questo piacevole essercizio di rivedere ogni dà piú volte da sommo a imo tutta la casa, rinumerare se le cose sono ne' luoghi loro, e conoscere ciascuno quanto s'adoperi, lodare piú chi meglio faccia il debito suo, e se quello che fa costui meglio si potesse in altro modo fare, informarlo: al tutto sempre fuggire l'ozio, sempre in qualche cosa essercitarti, imperoché questo essercizio molto gioverà alla masserizia, e molto anche a te sarà utilissimo, ché poi cenerai con migliore appetito, sara'ne piú sana, piú colorita, fresca e bella, e la famiglia ne sarà piú regolata, non potranno cosà scialacquare la roba».
LIONARDO Certo dite il vero. Quando e' famigli non temono essere veduti, né hanno chi gli rasegni, quelli allora gettano via piú molto che non logorano.
GIANNOZZO Ancora ivi surge maggiore danno, diventano ghiotti e lascivi, e dalla negligenza de' padri della famiglia pigliano licenza e ozio a maggiori vizii. Però dissi io alla donna mia, quanto potesse fusse diligente provedendo che in casa si distribuisse le cose con ragione e ordine, e che per casa non sofferisse essere alcuna cosa in uso la quale fusse piú che al bisogno s'apartenesse superflua, ma scemasse ogni superchio e quello facesse riporre in luogo salvo; se fusse disutile, lo desse a vendere, e sempre piú si dilettasse di vendere che di comperare, e de' danari comperasse solo cose necessarie alla famiglia.
LIONARDO Insegnastili voi conoscere quando qualche cosa si dovesse giudicare superchia?
GIANNOZZO Feci. Dissili: «Donna mia, ogni cosa senza la quale onestamente si può a' nostri bisogni supplire, quella si vuole stimare superchia, e vuolsi non lasciarla per casa alle mani di tutti, ma riporla: come gli arienti, quali in casa ogni dà non s'adoperano, ripo'gli, assettali ne' luoghi loro, e quando noi onoraremo gli amici, tu allora ne ornerai la mensa. E cosà quello che s'adopera solo il verno provederai non stia per casa la state, e quello che si adopera solo la state conviene stia riposto il verno; e quanto di qualunque cosa nell'uso nostro domestico potrai onestamente scemare, stima ivi tutto quello esservi troppo. Però scemalo, ripollo e serbalo».
LIONARDO E per serballo desti voi alla donna regola alcuna?
GIANNOZZO SÃ, diedi questa. Dissili: «Bisogna per conservare le cose prima provedere che da sé a sé quelle non si guastino, poi guardalle che da altri non fussino magagnate o destrutte. Pertanto in prima bisogna riporre ciascuna in luogo atto a molto mantenerla, come il grano in luogo fresco, scoperto da tramontana, el vino in luogo dove né caldo né freddo superchio, né vento né cattivo alcuno odore vi possa nuocere; e conviensi spesso rivedella, che se per caso alcuno incominciassi a corrompersi, subito si possa o risanarla o prima adoperarla che in tutto ella sia fatta disutile, o per modo medicarla ch'ella tutta non si perda; poi sarà necessario tenerle chiuse in parte che non a ogni persona sia licito aoperarla e logorarla». Adunque cosà li dissi; in questo non biasimerei se le cose da serbare, per non le lasciare in mano e uso della brigata, si serrassino ne' luoghi loro colle chiavi, e lodarei le chiavi tutte stessono apresso della madre di famiglia, la quale osservasse ch'elle non andassono per troppe mani, anzi le tenesse tutte apresso di sé; solo quelle chiavi quali s'adoperassino tutta ora, come della cella e della dispensa, queste consegnasse a uno de' piú assidui in casa e piú fidato, piú onesto, piú costumato, piú amorevole e massaio verso le cose nostre.
LIONARDO E a questo desse quelle chiavi, che andasse in su in giú portando quanto bisogna?
GIANNOZZO SÃ, ancora perché sarebbe una ricadia alla donna dare e richiedere le chiavi sà spesso. Ma dissi: «Donna mia, ordina che le chiavi sempre siano in casa, per non aver cercando ad indugiare se forse bisognasse, e ordina che al tempo costui apparecchi in modo che la brigata tutto abbi ciò che bisogna a fuggire la sete e la fame, però che loro mancando questo, ci servirebbono male e non procurerebbono con diligenza le cose nostre. A' sani farai dare le cose buone, acciò che di loro niuno infermi; e' non sani farai molto governare, e con molta diligenza curerai che tornino a sanità , imperò che egli è masserizia presto guarirli; mentre che giacessoro, tu non saresti servita e arestine spesa. Quando e' saranno sani e liberi, e' ti serviranno con piú fede e con piú amore. Sà che, donna mia, cosà farai ciascuno in casa abbia quello che a lui bisogna». Cosà li dissi, e agiunsi ancora questo: «Moglie mia, acciò che a questo e agli altri domestici bisogni non manchi le cose, fa in casa come fo io nel resto fuori di casa. Pensa molto prima quale cosa possa bisognare, poni mente quanto di ciascuna sia in casa, quanto quella soglia bastare, quanto sia durata, e quanto ancora all'uso nostro possa supplire; e a quello modo bene comprenderai ove sia da provedere, e subito me lo dirai molto prima che quella a noi in casa scemi afatto, acciò che io possa di fuori trovare del migliore e con minore spesa. SÃ, quello che si compera in fretta le piú volte sarà male stagionato, mal netto, guastasi presto, costa piú, e cosà se ne getta via altretanto piú che non se n'adopera».
LIONARDO E la donna cosà faceva, prevedeva e avisava?
GIANNOZZO SÃ, e per questo sempre io avevo spazio a procacciarne del migliore.
LIONARDO Trovate voi masserizia in comperare sempre del migliore?
GIANNOZZO E quanto grande! Se tu manometti il vino forte, el salato guasto, o qualunque altra cosa non buona a pascere la famiglia, non so come veruno sappia farne riserbo. Gettasi, versasi, niuno se ne cura, ciascuno se ne duole, e per questo ti serve di peggio, ascrivonti questo ad avarizia, chià manti misero. Adunque ne ricevi danno e infamia, e cosà chi non ama le cose tue triste impara poco amare e riverire te. Ma se tu hai il vino buono, il pane migliore, l'altre cose competente, la famiglia sta contenta e lieta a servirti. Il dispensatore fa delle buone cose masserizia, e delle cattive insieme con gli altri si duole; e per ciascuno de' tuoi le cose buone si riguardano, e dagli strani molto ne se' onorato, e durano sempre le cose buone piú che le non buone. Eccoti questa mia cioppa quale io tengo in dosso. Qui già sotto ho io consumato piú e piú anni, poiché io me la feci persino quando maritai la prima mia figliuola, e fui di questa onorevole parecchi anni le feste; testé per ogni dà ancora vedi quanto ella sia non disdicevole. Se io allora non avessi scelto il migliore panno di Firenze, io dipoi n'arei fatte due altre, né però sarei stato di quelle onorevole come di questa.
LIONARDO Ben si suole dire le cose buone meno costano che le non buone.
GIANNOZZO Non dubitare, egli è verissimo. Le cose quanto sono migliori tanto piú durano, tanto piú ti onorano, tanto piú ti contentano, tanto piú si riguardano. E voglionsi avere in casa le cose buone, e averne in copia quanto basti. E quello detto d'alcuni e' quali dicono essere meglio carestia di piazza che dovizia di casa, mi pare solo vero in una famiglia disordinata e sanza regola. Ma chi per tempo e con ordine sa regolare sé e' suoi, a costui giova avere la casa doviziosa e abondante d'ogni bene. Né si potrebbe dire a mezzo quanto in ogni cosa sia nocivo il disordine, e per contrario utilissimo l'ordine, né so quale piú sia alle famiglie dannoso o la straccuraggine de' padri o il disordine della famiglia.
LIONARDO Dicesti voi alla donna di questo ordine quanto bisognava?
GIANNOZZO Nulla rimase adrieto. Piú e in piú modi lodai l'ordine e biasimai il disordine, quali modi testé sarebbe lungo recitarli. Monstra'li che l'ordine era necessario, come con l'ordine si facevano le cose leggiermente e bene, e doppo molte ragioni io diedi questa similitudine: dissi: «Eh! moglie mia, se il dà solenne della grande festa tu uscissi in publico e mandassiti inanzi le fanti e le serve, tu poi seguissi drieto cortese, e fussi vestita col broccato, e avessi il capo fasciato come quando tu vai a posarti, e portassi cinta la spada e in mano la rocca, come ti parrebbe esserne lodata? Quanto ne saresti tu onorata?».
LIONARDO Considerate voi, Battista e tu Carlo, quanto in sé abbino forza queste similitudini insieme e quanta grazia. Ma che vi rispuose ella, Giannozzo?
GIANNOZZO «Certo», disse ella, «trista a me, in quello abito mi riputeresti pazza». «Però», li dissi io, «moglie mia, si vuole avere ordine e modo in tutte le cose. A te non sta portare la spada, né come gli uomini fare l'altre cose virili, né ancora alle donne sta bene in ogni luogo e a ogni tempo fare ogni cosa licita alle femmine, come tu vedi che tenere la rócca, portare el broccato, avere il capo fasciato non si conviene se non ciascuno a' tempi e a' luoghi suoi. Ma sia tuo officio, donna mia, essere la prima inanzi a tutto il resto della famiglia, non con superbia, ma con molta umanità , e con ogni diligenza avere a tutto buono ordine e buona cura, e provedere che le cose siano in uso a' tempi dovuti, per modo che quello el quale s'afaceva all'autunno non si consumi il maggio, e quello dovea bastare uno mese non si logori in uno dû.
LIONARDO Come vi parse la donna bene animata a fare quante cose voi contavi?
GIANNOZZO Ella pure stava non poco in sé sospesa. Per questo li dissi: «Moglie mia, queste cose quali io dico, se tu disporrai di farle, tutte verranno a te leggiermente fatte. Non ti paia grieve fare quello di che tu sarai lodata; piú tosto ti pesi lasciare adrieto quello quale non faccendo saresti biasimata. Credo io sino a qui tu, in ciò che io t'ho detto, abbia inteso me senza alcuna fatica, e piacemi. Dicoti, come queste a te sono state leggieri ad imparare, cosà molte saranno dilettose a farle, ove tu amando me, desiderando l'utile nostro, qui porrai l'animo a fare con ordine e diligenza quanto da me tutto il dà imparerai. E, moglie mia, quello che tu farai volentieri, per difficile che sia, ti verrà fatto bene. Sempre quello che si fa non volentieri, per facile che sia, non si fa bene. Non però voglio tu sia quella che facci ogni cosa, no. Molte cose a te sarebbono male a fare, sendovi altri che le facesse, ma a te sta nelle cose piú infime comandare, e in tutte, quanto spesso ti dico, conoscere in casa quello che ciascuno s'adoperi».
LIONARDO O buoni e santissimi amaestramenti, quali desti alla donna vostra: fusse e volesse parere onesta, comandasse e facessesi riverire, curasse l'utile della famiglia e conservasse le cose domestice! E quanto li dovesti voi parere uomo da gloriarsi esservi moglie!
GIANNOZZO Sia certo, ella conobbe che io li dissi il vero, comprese quanto io diceva per sua utilità , intese me essere piú savio di lei; però sempre mi portò grandissimo amore e molta riverenza.
LIONARDO Quanto fa, quanto è il sapere ammaestrare e' suoi! Ma quanto vi parse ella avervene grazia?
GIANNOZZO La maggiore. Anzi solea dire spesso tutte le ricchezze sue, tutte le fortune sue essere in me, e con l'altre donne sempre dicea che io era e' suoi ornamenti. E io dicea: «Donna mia, gli ornamenti tuoi e le bellezze tue saranno la modestia, il costume, e le ricchezze tue staranno nella tua diligenza; però piú si loda in voi donne la diligenza che la bellezza. Mai fu la casa per vostra bellezza ricca, ma sà spesso diventa per diligenza ricchissima. Pertanto tu, donna mia, e sarai e desidererai parere piú diligente, modesta e costumata che bella, e a quello modo ogni tuo bene sarà in te».
LIONARDO Queste parole la doverono incendere per modo che tutti e' suoi pensieri, ...
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